Notizie storiche sulla famiglia De Rosis

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1884-II nuovo sindaco, Cav. Avv. Francesco De Rosis

Abbiamo avuto anche noi, in questi giorni, la nomina del novello Sindaco, nella persona del Cav. Francesco De Rosis, il quale, nella sera del 15, presentandosi per la prima volta al Consiglio, con forbito discorso esponeva il suo programma. Noi confidiamo che il novello Sindaco, modificando davvero i suoi precedenti amministrativi, riesca a dare alla sua amministrazione un carattere d'imparzialità e di giustizia, per come lo ha promesso, per poter così raggiungere il benessere generale. Non vogliamo intanto avventurar giudizii, e attendiamo il nuovo Sindaco all'opera. (Il Popolano N. 21 del 20/11/1884)

1895-Gli auguri del Popolano al neo Laureato Scipione De Rosis
L'egregio giovane Scipione dei Baroni De Rosis, ha conseguito nella passata sessione di esami la Laurea in legge, distinguendosi per lo svolgimento dato alla sua tesi.
Esprimiamo al nuovo Laureato il nostro sincero compiacimento
(Il Popolano n° 1 del 1 gennaio 1895)

1896-Marianna De Rosis

(Non so perché mi viene il pianto agli occhi)

Quella sera che andai in casa De Rosis la bella fanciulla era all'estremo della vita. L'amico Scipione (il fratello maggiore di lei) la buona madre, gli zii e tutti gli altri della famiglia mostravano nel viso, negli atti, nelle parole, quello smarrimento angoscioso che precede una sventura. Il valente giovane, Dott. Vincenzo Fiore, calmo ma puranche afflitto, si sforzava, sin da due giorni, con tutti i nuovi mezzi della scienza, con amore fraterno, con arte magica ed estrema, di strappare alla morte incalzante quella tenera vita gentile. Ed era commovente vedere questa fanciulla riaversi ad ogni inalazione di ossigeno, ad ogni iniezione di caffeina, e mostrare una lucidezza di mente che meravigliava — Dottore, esclamava, ora mi sento bene! — E in quei momenti di spirituale esistenza la poverina si abbandonava fra i parenti alle più dolci e tristi fantasie, a nuove ed ignote tenerezze che strappavano le lagrime, ad espressioni soavi, come chi sa di partire per non mai più tornare — Io vado al camposanto, diceva, dove son tutte quelle crocine nere!... — Chiedeva della mamma, ch'era svenuta in un'altra stanza, abbracciava le sorelle e i fratelli, e al maggior di questi diceva, dopo averlo baciato: — Io ti voglio bene, te n'ho voluto sempre, ma non te lo dicevo perché mi vergognavo, ora te lo dico — Volle sentire una fiaba, volle raccogliere gli ultimi e più belli colori della vita, ch'ella, astro purissimo, abbandonava. E cosi tra le fantasie della fiaba, l'astro passava in un altro orizzonte, più chiaro, più fulgido, dove incominciava a vedere dello cose belle, molto belle — Io vedo la Madonna... — Ah si, la fanciulla andava dimenticando la propria madre per quell'altra de' cieli, che aveva vista tante volte ne' quadri delle chiese, e che ora rivedeva viva e sfolgorante in mezzo a un coro d'angioletti alati, con corona di stelle e manto rosato, con le braccia tese verso di lei che veniva.

Quando tornai al mattino, la bella fanciulla era morta. Giaceva sopra un candido letto in veste di rosa, siccome un angelo addormentato su d'una nuvola vaporosa d'incenso. Dall'uno e dall'altro lato le sfuggivano fuori del velo bianco giù per le spalle le chiome d'oro fino-colato, siccome due raggi dell'aurora fuor d'una candida nuvola mattutina. Teneva le mani teneri gigli appassiti, posate sul petto in atto di preghiera; parea volesse offrire l'anima sua gentile alla sacra visione di un sogno celestiale. Fissai quel visino latteo, la tenue fronte virginia, le palpebre chiuse come due petali di rosa bianca, le labbra sottili, rosse, incorallate ... D'intorno ardevano pochi ceri; erano forse dodici, quanti gli anni della dolce creatura! Nella camera e intorno al letto piangevano un lungo pianto di nenia le nostre donne popolane. Magnificavano tutte dolorosamente le preziose virtù dell'estinta, il buon cuore, il carattere soave e gentile. Mi venne un nodo alla gola... e uscii fuori, coll'animo pieno di sogni e visioni. Il cielo ora triste, cinereo, direi quasi medioevale, e a me pareva che la bionda fanciulla, vestita di veste rosea e coronata di bianchi fiorellini, sì com'era sul suo letto, viaggiasse sola e pensosa e con mesto sorriso sulle labbra per qualche parte di quel cielo, guidata da una stella errante, verso un luogo di luce, di suoni e di canti, alla festa immortale del paradiso.

Al vespro ritornai — La casa De Rosis pareva un sepolcro: vi mancava la luce. Ahimè, la luce era Marianna, che suonava sul piano, che declamava le canzonette francesi, che improvvisava le chiesuole in un cantuccio, che narrava le fiabe, che amava tutti, che andava e veniva per le stanze, lasciandosi dietro le chiome disciolte quasi un solco luminoso. Fuori e dentro una calca di gente di ogni ceto. Si apparecchiavano a portarla via. Non scorderò mai, fra i molti episodi strazianti, il grido angoscioso della madre, quando corse a baciare per l'ultima volta la sua povera creaturina. Povera Marianna! e la portarono via. Io vidi per poco, da un balcone, la sua bara serica e bianca ondeggiare tra una folla immensa di popolo quella bara che lasciava tanti cuori nella più triste desolazione, e piansi. La portavano al camposanto dove sono tutte quelle croci nere!... Povera Marianna, fanciulla benedetta, or va e riposa in pace! Sul tuo tumolo fioriscano i fiori più belli della primavera, e il vento ti mormori fra gli ulivi una musica mesta e soave. Noi ricorderemo nel triste esilio della vita e nelle vicende degli anni la tua gentile figura serafica; noi ti vedremo nella luce de’ sogni passare in candida veste come visione di cielo, più bolla d'un arcangelo, più fulgida d'una speranza.

(Il Popolano N. 3 del 7 febbraio 1896)

29-7-1899-Le nozze del nostro sindaco Scipione De Rosis

Parliamo di quelle ben augurate e felicemenivvenute tra il Barone Avv. Scipione De Rosis, sindaco e concittadino e la bella e distintissima Signorina Rivira dei Baroni Zurlo di Contone nipote dell'onorevole Deputato Lucifero. La cerimonia ebbe luogo in Crotone, patria di lei, il 29 volgente mese. Fu compare dell'anello l’on. Barracco e vi assistettero anche l'Avv. Giuseppe, fratello dello sposo, e lo zio Cav. Avv. Francesco. Alle ore 19 i novelli coniugi giunsero in Corigliano, accompagnati anche dai signori Baroncino Giuseppe, Stanislao e Rodolfo, fratelli della sposa, e dal loro futuro cognato Conte del Balzo Squillaccioti e salutati, all'ingresso del paese, dalla banda cittadina. Allo scalone di casa De Rosis la sposa fu ricevuta dal sig. Alessandro, zio paterno dello sposo, e dalla zia materna signora Candida De Rosis, mentre la madre di lui, Donna Gaetana, ed il Barone Orazio Abenante erano scesi ad incontrarla alla Stazione Ferroviaria. Fecero splendidamente gli onori di casa i fratelli dello stesso sig. Scipione: signori Nicola, Pasquale e massime il simpatico Riccardo e gli zii materni Giovanni e Luca venuti da Rossano. Nella splendida sala richiamarono la nostra attenzione le signorine: Carlotta ed Antonietta sorelle dello sposo; Maria e Margherita sue cugine: Teresina, Maria, Peppina ed Isabella Abenante; Norina Tricarico ed Ernesta Lettieri, e le signore Gaetana e Candida De Rosis, madre e zia dello sposo, Cavalieri, Leoni, Cimino, Dragosei, Lettieri, Meligeni, Minisci, Misurelli, Farfaglia ecc. Finissimi, squisitissimi i gelati, i dolci, i rosoli che furono serviti dal nostro valente amico Misurelli. Dopo i quali, la sposa, che in abito da viaggio avea fatto la conoscenza degli invitati, andò a vestirsi d'un ricco e bellissimo abito di seta celeste, guarnito da ricchissimi merletti antichi, avuti in regalo dalla madre dello sposo. Nulla diciamo poi dei brillanti di cui era adorna, e fra cui sfolgorava il magnifico braccialetto che le aveva regalato il Cavalier Francesco, zio dello sposo. Non mancò la volta del ballo, che, con nostro piacere, durò poco. La quadriglia d'onore era così composta: Barone Orazio Abenante con la sposa; Barone Scipione De Rosis e la zia Candida; Conte del Balzo e la signora Gaetana De Rosis; Baroncino Giuseppe Zurlo e la signorina Carlotta De Rosis; Ing. Carlo Attanasio e la signorina Teresina Abenante; Avv. Vincenzo Terzi e la signora Dragosei; Avv. Francesco Policastri e la signorina Norina Tricarico; signor Riccardo De Rosis e signorina Ernesta Lettieri; sig. Carlo Abenante e signora Leoni; Prof. Leoni e signorina Maria Abenante; Stano Zurlo e signorina Maria De Rosis; sig. Gennaro Abenante e signorina Antonietta De Rosis. Il ballo fu diretto dal Prof. Leoni. Suonarono bellissime danze al pianoforte i signori Giuseppe Meligeni e Francesco Lettieri. Verso le ore 22 tutti, augurando agli sposi lunghi anni felici, si ritirarono. Indi, solamente, per quelli di famiglia e parenti, fu servito un sontuoso pranzo, ammanito dal signor Filacchione da Rossano. Così si chiuse la bella cerimonia; e noi, con quel cuore che ad essa partecipammo, siamo lieti di ripetere agli sposi l'augurio di un avvenire degno del nobilissimo Casato De Rosis. (Il Popolano Maggio 1900)

24-6-1900 - Una graziosa festa di famiglia

La sera del 24 giugno 1900, in casa dell’avv. Barone Scipione De Rosis, vi è stata una graziosa festa, per solennizzare il 1° onomastico del primogenito, Giovannino.

Molti gli invitati. Notammo: la Baronessa Elvira De Rosis, in elegante toilette di grepour bianco, con guarnizioni di merletti antichi, le signore Gaetana De Rosis, Varcaro, Attanasio, Spezzano, Dragosei, Minisci, Leoni, Abenante,  le signorine Carlotta ed Antonietta De Rosis e Teresina e Maria Abenante.

Le danze, dirette maestrevolmente dall’egregio prof. Leoni, principiate alle 9 di sera, durarono sino all’alba del giorno seguente.

La musica fu eseguita da una frazione della banda e dal dilettante di piano G. Lettieri.

Vi furono gelati, dolci e liquori a profusione.

Nell’augurare alla gentile coppia De Rosis una eterna felicità, facciamo voti che il loro Giovannino cresca vegeto e bello e che con le sue future virtù accresca il lustro della famiglia De Rosis.

 

(Il Popolano luglio 1900)

1901 - Franceschino De Rosis

Al distinto sig. Avv. Scipione Barone De Rosis ed alla gentile sua signora esprimiamo le nostre sincere condoglianze per la perdita del loro neonato Franceschino

(Il Popolano n. 5 del mese di Marzo 1901)

1901-L'Avv. Cav. F. De Dosis Morgia (cessava di vivere) 

II Cav. Avv. Francesco De Rosis Morgia cessava di vivere la sera del 13 giugno in Corigliano, in seguito a lunga malattia delle vie urinarie, che a poco a poco ne distrusse l'esistenza. Era qui nato l'8 dicembre 1840 dai signori Scipione e Carolina Morgia, e da piccolo si era avviato per la carriera ecclesiastica. Venuto negli anni del discernimento, lasciò gli abiti da prete e imprese a studiare lettere e legge in Napoli, ove acquistò altre scientìfiche conoscenze, per cui divenne uno dei migliori avvocati per senno e dottrina. Ed all'esercizio della professione si dedicò con amore. Quantunque per la sua posizione sociale avesse potuto menare vita riposata e tranquilla, egli lavorò quasi fino agli ultimi giorni di vita, difendendo tanto in questa pretura che nel tribunale della vicina Rossano, né si disse mai egli avesse angariati i suoi clienti. Nobile e ricco fu modesto e democratico in tutto e godeva di esser amico degli operai. Egli esercitò diverse cariche pubbliche che disimpegnò con onoratezza e zelo. Resse per più anni la Tesoreria provinciale a Foggia, prima che il servizio fosse assunto dalla Banca nazionale, fu Sindaco di questa città e consigliere del comune quasi sempre.

La sua perdita lascia perciò un vuoto nelle fila degli uomini distinti del nostro paese.

Implorando per lui la pace eterna, esprimiamo al di lui fratello, Alessandro, e ai nipoti tutti, le nostre affettuose condoglianze.
                                                                   X

Adagiata la salma in una cassa di noce fu tenuta esposta per tutto il giorno 14 nella cappella del palazzo Morgia, ove il compianto De Rosis abitava. A sera fu portata nella parrocchiale chiesa di S. Maria, ove gli si fecero solenni funerali. Alle ore 10 del 15 fu portata al Camposanto.

Precedevano le confraternite ed il clero, indi il feretro i cui cordoni erano tenuti dal sindaco, signor Garetti P., dal Pretore, sig. Cassiano A., dal sig. Abenante O., dall'Avv. sig. Cimino P. e dall'avv. sig. Terzi Giovanni.  Venivano dopo le corone, il gonfalone del Municipio col consiglio municipale, i notabili del paese e numerosi cittadini di ogni classe.

In Piazza del Popolo, l'Avv Domenico Spataro parlò di lui bellamente, esponendone i meriti sociali e professionali, e poi si continuò a discendere per via Roma a Villa Margherita ove il corteo si sciolse.
 
(Il Popolano N. 9 del 30 giugno 1901)

1903-Una festa (fidanzamento di Carlotta De Rosis)
La sera di domenica, 4 del corrente mese, il palazzo De Rosis fu allietato da sontuosa festa, per celebrare il fidanzamento della vaga signorina Carlotta coll'avv. sig. Luciano dei Baroni De Stefano di Rossano, e il felice compleanno del bellissimo Raone, secondo-genito del Barone Scipione. Numerosi gl'invitati. Tra i forestieri erano : il Barone G. Zurlo, il Barone F. De Rosis col figlio Salvatore, il Barone M. De Rosis, il baroncino L. De Stefano, il Dottor F. De Russis, l'avv. G. Vitelli e il notar F. Branca. Furono notate le signore : Baronessa Gaetana, madre della fidanzata, in abito scuro; Baronessa Elvira De Rosis-Zurlo, in elegantissimo abito di velluto nero; Caterina De Russis, in bianco argento; Maria Terzi-Varcasia, in grigio; Fortunata Gianzi, in avana; Clotilde Leoni, in celeste e nero; Mariannina Minisci, in verde; Maria Dragosei, in rosso e nero; Adelaide Longo, in verde; Maria Lucarini, in rosa e nero; Concetta Quintieri-Sarvello, in abito nero. E le signorine : Carlotta De Rosis, fidanzata, in grigio; Antonietta De Rosis, in bianco; Maria e Margherita De Rosis, in grigio-perla; Acheropita De Stefano, in granato; Aurora e Teresa De Stefano, in noisette; Teresa Tramonti, in grigio; Rosina Vitelli, in resedà; Adelina Lucarini, in bianco. Fece squisitamente gli onori di casa l'avv. sig. Giuseppe De Rosis, dimostrando la stessa abilità onde adempie la sua professione. Nell'ampio e magnifico salone De Rosis, splendidamente illuminato ad elettrico e a ceri, la festa fu inaugurata dalla lettura e sottoscrizione della scritta nuziale, testimoni il nostro distinto Consigliere Provinciale, sig. Giacomo Garetti e il distinto Dott. Francesco De Russis, di Rossano. Dopo gli auguri di tutti gl'intervenuti ai fidanzati, ai quali giunse gratissimo il saluto dell'avv. Rizzuti, del giudice Vitelli e del Barone Filippo Labonia, e dopo gli auguri al grazioso Raone, furono distribuiti, a profusione, gelati, dolci, liquori scelti, finamente preparati dal nostro Caffè Misurelli. Indi si dette principio ai balli, diretti, colla solita valentia, dall'egregio Prof. Leoni. Il lieto trattenimento durò sino a tarda ora, interrotto dall'opportuna distribuzione di dolci, liquori e spumante champagne. Le coppe di questo si levarono dagl'invitati alla prosperità dei fidanzati e del piccolo Raone, ai quali il prof. Gallerano rivolse un poetico saluto. Un variato e artistico coutillon chiuse la splendida festa. uguri sincerissimi.

(Il Popolano n. 1 del 19 gennaio 1903)

1903-Il battesimo di Alessandro De Rosis ("don Lisanni")
La sera dell’11 corrente, in casa dell’egregio Barone Scipione De Rosis, convenivano parecchie signore e signori, per assistere al battesimo di un bel e roseo bimbo, che la distinta Baronessa Elvira aveva dato alla luce pochi giorni innanzi. Funzionò il Rev. Parroco Vulcano e tennero il bambino l’egregio Avv. Giuseppe De Rosis e la contessa Maria Del Balzo, zia materna del bambino, al quale fu dato il nome di Alessandro.

Furono serviti rinfreschi, dolci e liquori in gran copia, e dopo si ballò fino a notte inoltrata.

Nell’insieme fu una festa riuscitissima nella quale regnò la massima cordialità e gentilezza.

I nostri rallegramenti agli egregi Baronessa e Barone De Rosis, e al neonato gli auguri di prospera e lunga vita.

 (Il Popolano n. 7 del 20 giugno 1903)

1903-Il fidanzamento di Maria Antonietta DE Rosis

Con piacere annunziamo l'avvenuto fidanzamento della gentile e bella signora Mariantonia De Rosis, sorella al caro amico nostro barone Scipione, con il distinto giovine gentiluomo barone Zurlo.

Alla coppia distinta gli auguri di una felicità senza fine.
(Il Popolano n. 16 del 12 dicembre 1903)

1904-Maria Antonietta De Rosis sposa il barone Giuseppe Zurlo

Il giorno 9 del volgente mese si celebrarono le nozze del Baroncino Giuseppe Zurlo da Crotone con la gentile signorina Antonietta dei Baroni De Rosis.

In casa De Rosis la festa si protrasse fino a quasi le quattro del mattino seguente, e fra i molti intervenuti regnò la massima cordialità e gentilezza.

La mattina del 10 i giovani sposi partirono per un lungo viaggio di nozze. Si abbiano essi i nostri sinceri auguri.
(Il Popolano n. 2 del 30 gennaio 1904)

1907- Furto nell'ufficio del barone Scipione De Rosis

Il 4 andante mese, il sig. Scipione De Rosis ebbe a constatare nel cassetto del suo ufficio d'Amministrazione sito nel portone del proprio palazzo un ammanco di L. 1750, tra titoli di rendita e biglietti di Banca.

Le autorità di Polizia, dopo alacri indagini sull'accaduto, credono aver finalmente scoperto l'autore del furto.
(Il Popolano n. 16 del 18 agosto 1907)

1908- La Baronessa Antonietta De Rosis
La Parca inesorabile, il giorno 11 corrente, troncava, in Crotone, una giovane, nobile e preziosa esistenza!

La Baronessa Antonietta De Rosis-Zurlo, ventiduenne appena cadeva vittima di un male indomabile, che per circa un anno ne affievolì lentamente ogni giovanile energia, non riuscendo a debellarlo, né la valentia dei vari medici curanti, né le cure affettuose della madre sua. Adorna della più pura gentilezza e delle virtù più squisite a 17 anni diveniva sposa del Barone Zurlo, giovane anche lui virtuoso e gentile. Ma la felicità che si augurava alla giovane coppia fu assai breve, e, dopo soli cinque anni, la giovanissima Signora, volava in cielo, con la candidezza dell'animo suo puro e virtuoso!
Corigliano, che vide crescere bella e gentile Donna Maria Antonietta in questa casa dei Baroni De Rosis, ne ricorda le virtù e ne compiange sinceramente la perdita.

E noi, associandoci al dolore delle famiglie De Rosis e Zurlo, esprimiamo ad esse le nostre sentite condoglianze.
(Il Popolano n.32 del 14/11/1908)

1910 - Battesimo in casa De Rosis Scipione
Il 24 del passato febbraio in casa di questo barone Scipione De Rosis fu amministrato il battesimo a una rosea bimba, data alla luce dalla sua signora baronessa.
Alla bambina fu dato il nome(*) di Angelina. Padrino ne fu il barone Luciano De Stefano e madrina la Marchese Lucifero.

I nostri rallegramenti ed auguri

(Il Popolano del 21 marzo 1910)

[mi risulta dall'anagrafe che a febbraio del 1910 nasceva Maria De Rosis figlia anche di Scipione(?)]

1910 - Compiacimenti a Nicola De Rosis

Esprimiamo al D.Vincenzo Varcaro il nostro sincero compiacimento per la sua recuperata salute, dopo parecchi mesi di gravissima malattia. Auguri di sempre florida salute.

Lo stesso compiacimento all'egregio sig. Nicola De Rosis per essere ritornato dalla sua lunga villeggiatura pieno di giovanile vigore e in validissima salute.

(Il Popolano n.29 e 30 del 31 ottobre 1910)

7-12-1910 - La morte del barone Alessandor De Rosis

Lasciando ad altri il compito di dire degnamento di lui, ci limitiamo a dare per ora la notizia del suo decesso e le singolarità delle disposizioni da lui lasciate per le sue esequie, che volle semplici senza intervento di pubblico e col solo parroco – Ed i di lui nipoti, rispettando il suo volere, malgrado abbiano pagato il carro di prima classe, lo fecero portare a braccia al cimitero nelle prime ore del giorno 8.

Si dice anche che abbia disposto di essere seppellito nei fossi comuni e non nel magnifico monumentale dei suoi maggiori.

Al barone Scipione e fratelli le nostre sentite condoglianze.

 

(Il Popolano del 11-12-1910)

1911 - Il 20 del volgente mese cessava serenamente di vivere la nobile signora

GAETANA Baronessa DE ROSIS 

Ella fu donna di grandi virtù, sia come sposa impareggiabile, sia come madre affettuosa di eletta figliolanza che seppe, nella vedovanza, nobilmente educare. Ma ciò che la fece eccellere più d’altro fu la sua filantropia;  non vi fu povero che a Lei si fosse rivolto invano ; la sua mano benefica ora sempre pronta ad alleviare le altrui miserie.

Né di ciò menava vanto; che anzi erano più i soccorsi che Ella dava in segreto, per minore umiliazione dei beneficati.

Animata da un puro sentimento cristiano, Ella si vedeva frequentare la chiesa senza alcun fasto, ma umile e dimessa come una semplice donna del popolo. Il suo nome che, pieno di stima e di venerazione correva per le bocche di tutti, quando Ella era in vita, rimarrà scolpito nel cuore della cittadinanza, come quello della signora più benefica e virtuosa che fra noi avevamo. E’ per le sue grandi virtù si ebbe il generale compianto, e la cittadinanza le diede l’ultimo attestato di stima, accompagnando il feretro all’ultima dimora.

Al Barone Scipione, agli altri suoi figli, ai parenti tutti rinnoviamo le nostre sentitissime condoglianze.

Alle 4 p.m. del 21, furono reso alla defunta Baronessa solenni esequie.

Prima di avviarsi il corteo  dalla chiesa di Ognissanti, quel rev. Parroco Spataro lesse un bel discorso, elogiando le virtù dell’estinta.

Aprirono poi il corteo le tre congreg. Di S.Maria, poi venivano i cleri e i parroci, quindi il carro funebre di  prima classe, preceduto da gran numero di corone e seguito dalla cassa di zinco e da un immenso stuolo di cittadini di ogni ceto o condizione.

(Il Popolano  del 24-12-1911)

1912 - Ed ancora una culla. Il 27 scorso mese la Baronessa Zurlo Elvira, moglie del Barone avv. Scipione De Rosis, partorì una graziosa bimba cui diedero i nomi di Carolina Maria Nazarena.

Alla piccola Carolina, venuta ad accrescere la numerosa figliuolanza di Barone De Rosis, ogni più cordiale affettuoso augurio di felicità.

(Il Popolano del maggio 1912)

1912 - Studio di avvocato a Roma

Il nostro egregio amico e concittadino avvocato Giuseppe dei baroni De Rosis ha trasferito il suo ufficio legale a Roma, via delle isole n. 18 (Villino Tasca). Egli si occupa del disbrigo, oltre che degli affari presso il Tribunale, le Corti d'Appello e Cassazione, anche per quelli in ogni Sede Amministrativa di Roma. Al nosto caro amico auguri infiniti.

(Il Popolano n. 10 del 9 maggio 1912)

1919 Giuseppe De Rosis
(Il Popolano N. 26-26 del 2 Novembre 1919)

Giuseppe De Rosis
 

E’ un distinto figlio della nostra Corigliano. Un tempo, fu anche collaboratore assiduo del nostro giornale e nostro compagno di lotte in diverse circostanze. Fummo avversarii nell'ultima  lotta amministrativa, ma avversarii educati e senza acrimonie. Lottammo in  un campo diverso, ma la lotta fu lotta di partito e non di persone.

Il nostro amico De Rosis si presenta ora candidalo politico. Egli, ripetiamo,  è coriglianese puro sangue ed appartiene ad una delle più nobili antiche e cospicue famiglie del nostro paese. Stabilitosi alla capitale per avere sposato una sorella dell'on. Squitti, esercita la professione d'avvocato presso quella corte di Cassazione.

Consigliere Provinciale fin dal 1913, pur dimorando nella capitale, non ha  trascuralo di occuparsi degli affari che riguardavano la sua terra natìa. Le due seguenti lettere che volentieri pubblichiamo, oltre a provare l’interesse dimostrato dall’amico De Rosis nel difendere le cose nostre, confermano quanto noi pubblichiamo nel decorso mese di luglio circa la presentazione in tempo utile del progetto della nuova conduttura e fognatura, e smentiscono coloro che affermano il contrario, chiamando noi bugiardi e ingannatori del pubblico.

 

Direttore Generale

Della Sanità Pubblica

Roma 10 Aprile 1919

Egregio Barone,

A seguito di quanto le ho significato verbalmente questa mattina non ho che confermarle che fino ad oggi non sono pervenuti al Ministero gli atti relativi alle pratiche dell’acquedotto e della fognatura del Comune di Corigliano Calabro.

L’assicuro però che le dette pratiche appena saranno trasmesse dalla Prefettura di Cosenza si prenderanno in esame con tutta sollecitudine.

Mi creda con distinti ossequi

De.mo Chateli

 

Direttore della Sanità Pubblica

Roma 12 Luglio 1919

Onorevole Sig. Avvocato,

In relazione alle sue premure, la informo che la domanda del Comune di Corigliano Calabro per la concessione del Concorso dello Stato sul mutuo per l’acquedotto e per la fognatura si trova in corso di esame.

Mi è grato, intanto di assicurarla che il Ministero provvederà per la parte di sua competenza con tutta sollecitudine.

Con osservanza

Dev.mo Chateli

1928 - Il Barone don Peppino De Rosis e , alla sua destra, la moglie, Baronessa Squitti
1928 - Il Barone don Peppino De Rosis e , alla sua destra, la moglie, Baronessa Squitti

Concludendo, diciamo che il nostro amico Barone De Rosis, andando a Montecitorio, potrà fare per il suo zelo, per le sue relazioni, per il suo attaccamento devoto a questa terra, il bene della nostra regione e soprattutto quello della nostra provincia.

 

[il Barone , Giuseppe De Rosis si interessò dell’acquedotto. Ecco una sua lettera al Popolano n.27 del 8 Novembre 1919 :

 

Roma , 1 novembre 1919,

Sig. Direttore de “Il Popolano” Corigliano Calabro
Mi è grato comunicare alla S.V. Ill.ma che oggi, in seguito a rinnovate ed insistenti mie premure, mi è stato dato affidamento della imminente emanazione del Decreto relativo all’acquedotto della nostra città.

Ho ottenuto, in pari tempo, che la discussione dell’acquedotto in seno al Consiglio Superiore dei LL. PP. circa il parere sul mutuo occorrente sia fissata per il giorno 11 del corrente novembre.

Con distinti ossequi

Firmato : Giuseppe De Rosis

Però il Barone Giuseppe De Rosis, che faceva parte della lista del Partito Popolare Italiano, non fu eletto deputato.

Così Il Popolano n. 31 del 30 novembre 1919 scriveva :

 

Barone Giuseppe De Rosis

Anche questo nostro egregio e carissimo concittadino avremmo voluto sentire eletto. Ché certo, egli, animato dai migliori proposti, avrebbe spiegato tutto l’autorevole ed affettuoso interessamento a pro del nostro paese.

 

Ma che fare, se - come si afferma- gli sono stati infedeli non pochi dei suoi amici? ]  

1926 - Giovannino dei baroni De Rosis

Era da più mesi in villeggiatura in un casino della Sila e passava colà le sue giornate tra la caccia e le gite in automobile... Nessuno prevedeva la sua precoce fine, che fu appresa da tutta Corigliano con immenso dolore, perchè Giovannino De Rosis di appena 26 anni era amato da tutti per le sue belle qualità di mente e di cuore.

Ognuno può immaginare lo schianto della famiglia che s'è visto strappare dalla cruda morte il figliuolo dilettissimo, il primogenito.

E volle che il cadavere venisse sepolto nel nostro cimitero in una cripta della cappella gentilizia, ove riposano le spoglie venerate dei nonni e degli zii. E la salma adorata fu portata qui in una vettura automobile trasformata in cappella ardente e deposta nella chiesa di S. Antonio, ove il giorno seguente si celebrarono funerali solenni.

Nel centro della chiesa, tutta parata a lutto, si ergeva maestoso un magnifico catafalco, opera del bravo operaio Francesco Policastri, coperto addirittura di ceri e di corone, inviate alla memoria del caro istinto, dagli innumerevoli amici dell'illustre Famiglia De Rosis.

Finita la cerimonia, ove erano intervenuti gli zii e i fratelli dell'istinto, gli amici tutti vollero accompagnarne la salma, portata a braccio, sino al cimitero.

Nei tre giorni successivi, nella chiesa parrocchiale di Ognissanti, parata a lutto, e dove era stato eretto altro magnifico catafalco dallo stesso Francesco Policastri, furono celebrati solenni funerali.

Alla famiglia De Rosis, vadano le nostre vivissime, sentite condoglianze.

(Il Polonano n. 19 del 13 ottobre 1926)

1928 - Vincenzo De Rosis

Quando tutti speravamo che egli avrebbe trionfato del male che lo insidiava, Vincenzo De Rosis, il 22 u.s. chiudeva gli occhi per sempre.

Nel tracciare il suo nome, io lo rivedo immobile, composto nel suo letto di morte. Odo ancora i singhiozzi e le grida disperate dei genitori, degli zii, dei fratelli.

Rivivo tutta l’angoscia di quel giorno, ma non oso rassegnarmi alla triste realtà. Perché Vincenzo De Rosis è troppo vivo in tanti miei ricordi lontani e recenti, perché io lo sento ancora, come una volta, in mezzo a noi, suoi compagni sin dalla prima fanciullezza. Egli è legato alla parte più bella e spienserata della nostra vita, che non potremo riandare col pensiero senza intravedere la figura di lui esile e gentile, senza incontrare lo sguardo dei suoi occhi pieni di vita e di sogni, senza essere attratti dal suo sorriso buono.

Risorge ora dal passato per dirci la parola dell’incoraggiamento e della speranza e resta fulgido esempio a noi per la squisita nobiltà del sentire.

A lui intanto, così crudamente strappato all’affetto della famiglia, cui consacrava i palpiti più belli dell’anima sua, rivolgo commosso e memore il saluto ultimo mio e degli altri suoi compagni, che, nelle ore grige di sconforto, andremo ad attingere alla sua tomba, come a sacra fonte di idealità, nuova lena per le immancabili lotte della vita.
Francesco Gallerano

 

Imponente furono le esequie, cui parteciparono la Confraternita dell’Addolorata, il Clero al completo e un fitto stuolo di gente. Molte le corone. Reggevano i cordoni : il Podestà Console Avv. Cav. Gaetano Fino, il Preside del Ginnasio, Prof. Fortunato Bruno, il Cav. Ruggiero Graziani e il Prof. Vincenzo Gallerano.

In Piazza del Popolo pronunziò belle parole il bravo e giovane studente Pasquale Manigrassi.

Alla famiglia De Rosis rinnoviamo le nostre condoglianze. 

(Il Popolano N. 9 del 12 maggio 1928) 

1929 - Nozze Conidi-De Rosis

Il 14 corrente hanno avuto luogo le nozze della sig.na Angelina De Rosis, eletta figliuola del Barone Avv. Scipione, e l'avv. Francesco Conidi da Catanzaro.

Per il rito civile ha funzionato il Podestà Console Gaetano Fino e per quello religioso il Molto Rev. Parroco Giovanni Spataro.

A causa di un recente lutto di casa De Rosis, assistettero alla celebrazione del matrimonio i parenti e pochi intimi.

Gli onori di casa sono stati resi, con la consueta signorilità, dalla Baronessa D. Elvira Zurlo, madre della sposa, e dal Barone Scipione, nonchè dai suoi egregi fratelli e figli.

Gli sposi felici, la sera sono partiti per un lungo viaggio di nozze.

I nostri migliori auguri

(Il Popolano N. 10 del 31 maggio 1929)

1929 - Il cav. barone Giuseppe de Rosis

Il cav Barone Giuseppe De Rosis, da poco nominato Console della Milizia V. S. N. è stato qui ultimamente con la sua nobile Signora, Baronessa Squlli, per vistare la famiglia.

Il Console De Rosis che da più anni risiede nella Capitale come giudice nel Tribunale speciale, è stato salutato calorosamente da tutti i suoi amici ed amministratori, perché egli, oltre ad essere uno dei più eletti magistrati della Suprema Corte Fascista, è un vero gentiluomo, degno discendente dei suoi nobilissimi antenati, sì che noi ci onoriamo di averlo avuto anche nostro collaboratore.

All'amico carissimo, e alla sua distinta Signora, mandiamo il nostro deferente e cordiale saluto.

(Il Popolano N. 10-11 del 31 maggio-15 giugno 1929)

1938 - Morte di Gaetano de Rosis

 

L'11 maggio del 1938 muore a Parigi Gaetano de Rosis, figlio di Scipione e di Elvira Zurlo. Era nato il 23 novembre del 1904. Uomo generoso e gentile era un intimo amico di Umberto Giordano, grande compositore di opere liriche.
I familiari così lo vollero ricordare


1957 - Grave lutto De Rosis

Dal n. 12 e 13 del Cor Bonum

(cliccare a destra sull'immagine per la lettura)

1988 - Ricordo di Alessandro De Rosis

Alessandro De Rosis (18/3/1919 - 4/10/1970) svolse una funzione importante nella vita culturale e sociale del nostro paese negli anni che seguirono la fine della 2^ guerra mondiale, gli anni della ricostruzione, per la straordinaria sensibilità dimostrata verso i più indigenti e per la dedizione continua verso i problemi educativi delle nuove generazioni.

Diplomatosi maestro nel 1939, non ebbe tempo di dedicarsi alla sua professione, perché fu chiamato alle armi. Dopo aver frequentato la Scuola Allievi Ufficiali di Ascoli Piceno, fu avviato come Sottotenente di Artiglieria al Reggimento di stanza a Nocera Inferiore.

Sposò il 28/2/1942 la signorina Grazia Aceto, che gli diede 8 figli. Oggi in pensione, la Sig.ra Aceto è stata per oltre 40 anni maestra amatissima di intere generazioni di alunni coriglianesi. L'8 settembre 1943, a Nocera Inf., in seguito ad un'incursione dell'aviazione tedesca sulla città, A. De Rosis fu colpito da una scheggia di bomba, per cui fu necessaria l'amputazione del braccio sinistro. Tornato a Corigliano, si dedicò amorosamente ai poveri, alla famiglia e ai ragazzi di Piano Caruso, dove scelse di insegnare, perché riteneva quegli scolari particolarmente bisognosi delle cure di un maestro che si dedicasse loro a tempo pieno, anche al di fuori dell'orario scolastico, per un approfondimento, un consiglio, una discussione sui problemi dell'esistenza umana. Ricoprì più volte cariche pubbliche ed amministrative, fu consigliere comunale e, tra l'altro, Vice Sindaco.

(E.C.)

2015 - Alla cara vecchia” montagna” di Piano Caruso di Pino Vitale

Alla cara vecchia 1(pino vitale).pdf
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