Costabile Guidi
Costabile Guidi nasce in Corigliano il 25-12-1890 da Giovanni e da Maria La Porta, ambedue insegnanti elementari, ma viene rivelato all'Ufficio Anagrafe del Comune il 3-1-1891. Vive con il fratello Pietro e le sorelle Antonietta e Diodata gli anni della fanciullezza nella casa posta in via L. Palma, 10. Studia presso il Ginnasio "Garopoli" e, avviato agli studi di Diritto, consegue prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale la Laurea in Giurisprudenza, a Napoli. Con giovanile entusiasmo parte volontario per il fronte. Tenente del 77° Rgt. Fanteria, partecipa a varie azioni belliche con coraggio e valore, dimostrando ardente animo di patriota. Nel 1916 viene decorato con Medaglia d'Argento al Valor Militare, e, poi, insignito del grado di Capitano. Una granata nemica gli deturpa in parte il viso; vistose cicatrici restano sulla fronte, sulla guancia e sul mento; ma, soprattutto, perde l'occhio destro. Grande invalido di guerra, fonda nel 1920 in Corigliano la Sezione dell'Associazione Nazionale fra Mutilati ed Invalidi di Guerra e ne diventa Presidente. E' consigliere comunale, all'opposizione, nel turbolento periodo del dopoguerra. Aderisce al Fascismo, ma ne fustiga gli eccessi. Nel 1922 è alla testa del Comitato sorto per la raccolta di fondi per la costruzione del Monumento ai Caduti. Nel 1924 fonda e dirige Il Monitore, giornale trimensile regionale politico- letterario-amministrativo. Quantunque di breve durata, Il Monitore merita una menzione particolare nel panorama, pur decoroso, del giornalismo coriglianese. Esso, infatti, senza abdicare alla cronaca cittadina e alla corrispondenza dei paesi limitrofi, come d'altra parte nell'uso del tempo, si da una configurazione regionale, che riesce a mantenere nell'arco delle sue pubblicazioni.
Ciò rappresenta una novità, che merita una sottolineatura maggiore se rapportata alle difficoltà dei tempi e alla posizione politicamente critica assunta dal suo Direttore. Nel 1925 Il Monitore conclude la sua breve vita per motivi politici. I contrasti con i dirigenti locali del Fascio si acuiscono ed il Guidi lascia la carica di Consigliere Comunale e si ritira nella quiete della sua abitazione, in vico 1° Principe Umberto n. 8, vicino all'ex convento delle Clarisse, confortato dall'affetto del fratello e delle due sorelle, tutti e tre maestri elementari. Amante dell'arte, profondo conoscitore di musica (suona moltissimi strumenti, ma predilige il violino), C. Guidi insieme con Francesco Lettieri, Vincenzo Cumino, l'avv. Di Pietro, Francesco Milano e pochi altri fonda nel 1925 la prima Filarmonica coriglianese, sotto la guida del maestro Salvatore Garasto. Nella chiesa di S. Maria, il 14 agosto 1925, la Filarmonica tiene il suo primo concerto. La musica sarà, perciò, musa ispiratrice di varie pagine in rima e in prosa dello scrittore coriglianese e gli consentirà, spesso, di superare i tanti ostacoli incontrati nel corso della vita. Vive di poco: con una modesta pensione di guerra. Non esercita la professione di avvocato. II distacco forzato dalla vita pubblica, l'astio dei nemici politici, l'incomprensione e l'ipocrisia di tanti compaesani creano in lui tanta amarezza. Ma il combattente di razza non si abbatte. Egli ha la possibilità di dedicarsi agli studi e di iniziare la stesura di quegli scritti, su cui continuerà - sia pure su un piano spirituale e letterario - la sua battaglia di cittadino, patriota, educatore. Nel 1927 il Guidi dà alle stampe Le novelle di Fra Caldino, sotto lo pseudonimo di Fra Caldino (ex commendatore). Le 23 novelle della raccolta contengono descrizioni particolareggiate che pretendono di essere poetiche, ma non lo sono. Racconti per lo più brevi, spesso languidi e noiosi, trattano episodi di vita militare o vicende amorose che fanno pensare a novelle di alcune riviste femminili. La donna è vista spesso come essere superficiale o ipocrita (Chiaro di luna), opportunista (Ritorno all'amore), bugiarda (Circe), tentatrice (L'anno santo).
Quando le va dietro o ne è innamorato spesso l'uomo fa la figura dell'imbecille o diventa ridicolo (Il rovescio della medaglia). In generale ci si trova davanti a novelle fredde e un po' smorte.
Non mancano, tuttavia, quei precetti morali che sono alla base del vivere civile (I derelitti).
Nel 1928 il Guidi pubblica L'ultima notte di Sibari, romanzo storico scritto attraverso una prosa fluida e nitida, anche se a volte appesantita dall'eccessiva ricerca di aggettivazioni. L'autore riproduce ambientazioni storicamente precise e rende molto bene lo stato di pervertimento, depravazione e licenziosità dei Sibariti, sotto la guida del tiranno e demagogo Telys: lussuria, mollezza di costumi, mancanza di ideali, disordini continui; dall'altra parte mette in risalto le virtù morali e civili dei cotroniati, seguaci del famoso filosofo Pitagora di Samo. Nel testo si sviluppa la dolce tenera e soave storia d'amore tra la sibarita Aisa, figlia del sacerdote Callia, e Milone, il più famoso atleta di Crotone e della Magna Grecia, più volte campione nelle Olimpiadi antiche. L'incoscienza dei Sibariti, il loro istinto sanguinario, la malvagità nello scatenarsi della folla che non rispetta ciò che era stato sempre considerato sacro (gli ambasciatori, i sacerdoti) provocano la caduta ineluttabile di una delle più splendide città della Magna Grecia.
L'incendio di Sibari e la sua scomparsa sotto le acque del fiume Grati sono la logica conseguenza del degrado della città, venuta in odio agli Dei. Sembra, quasi, che a tanto abbrutimento non ci sia altra soluzione che la sparizione totale della città dalla geografia del tempo. L'autore attinge la materia del suo romanzo dalle fonti dell'anima, oltre che dalla storia. Un romanzo, L'ultima notte di Sibari, da gustare ancora oggi per la sua immutata freschezza.
Nel 1930 esce La Deputatessa, commedia in quattro atti scritta dal Guidi nel 1925. E' un lavoro teatrale di una certa validità, con un intreccio chiaro. Autobiografica la figura di Carlo Fabri, invalido di guerra come lo scrittore e sostenitore del Fascismo, movimento di cui esalta l’ascesa specie nell'ultima parte della commedia.
I personaggi, ben delineati, sono ritratti nella loro varia umanità. Simpatica piacevole e umoristica la figura di Elisa.
Alla base, come nella maggior parte dei lavori dello scrittore coriglianese, il senso del dovere e del sacrificio, l'amore per la patria e per la famiglia.
Ambientata nel dopoguerra, La deputatessa analizza l'avanzata del comunismo, considerato causa del sovvertimento della società, e la sua sconfitta per mezzo del Fascismo, movimento capace di rinnovare gli spiriti.
Nello stesso anno (1930) lo scrittore calabrese pubblica L'eterno nomade (romanzo semiserio... quasi per tutti), volume in cui si racconta il vagabondare di tre personaggi che passano attraverso varie esperienze, alcune proprio inverosimili: Pierrot, "il gentiluomo perfetto", è l'eterno sognatore che ama in silenzio e sopporta tutti i tradimenti di Pierrette. Costei, donna fatua e superficiale, amante del lusso e della vita comoda, passa da un uomo all'altro senza alcuno scrupolo; Pinocchio, l’ "alter ego" di Pierrette, è un vanesio, spendaccione e senza principi morali. Abbondano nell'opera descrizioni appesantite da riflessioni moralistiche e da ripiegamenti forzatamente poetici. Il racconto sembra un viaggio nel regno dei sogni, ma in verità è una riflessione sulla realtà della vita, con le sue eterne vicende di bene e di male, di gioie e di dolori
In Roveti in fiamma (1934), romanzo autobiografico ambientato nel clima della grande guerra, vengono minuziosamente raccontate le partenze dei soldati per il fronte, viene descritto lo strazio dei familiari che accompagnano i soldati al treno, si esaltano le azioni belliche e le gesta eroiche dei patrioti; su tutto si staglia la sofferenza e la distruzione della guerra. Tra un episodio e l'altro si intrecciano le vicende amorose del protagonista, Mario degli Abati, giovane ufficiale, anche lui - come l'autore - ferito e mutilato durante un'azione di guerra. La prosa è limpida, ma risente come sempre dell'esasperato moralismo e di descrizioni davvero prolisse.
II romanzo Gli avvoltoi (1936), è la continuazione ideale di Roveti in fiamme e descrive i tumultuosi avvenimenti dell'immediato dopoguerra. L'autore si scaglia contro gli imboscati e i profittatori che hanno pensato solo ad arricchirsi, mentre gli onesti soffrivano e morivano in guerra; si rivolge contro i comunisti, considerati pericolosi sovvertitori della società, perché avvelenati da una falsa dottrina. Il protagonista, il capitano Folco Parravicino, soffre per il clima turbolento in cui si consumano continuamente furti ed imbrogli. Il suo animo si abbandona ad amari sfoghi che denotano il risentimento dinanzi ad una realtà priva di ideali. Nel caos generale, i Fannulla rappresentano gli avvoltoi, che tutto ghermiscono e tutto rapinano per soddisfare il loro tornaconto. Solo alcune anime nobili (Folco e Giorgio Parravicino, Don Carmelo) si oppongono alla loro cupidigia e al loro sfrontato arrivismo, cercando di arginare i danni da essi prodotti, con azioni virtuose, degne di ogni rispetto. Dolce è la figura di Simona Alfieri; languida la sua storia d'amore con Falco, anche se un po' prevedibile.
Nel 1939 viene dato alle stampe La fanciulla del tempio, romanzo storico ambientato nella Magna Grecia del VI secolo a. C. L'opera, che è la naturale continuazione de L'ultima notte di Sibari, descrive le vicende di Crotone dopo l'insperata vittoria su Sibari. I riferimenti a fatti (la guerra condotta da Cambise contro gli Egizi, la caduta di Sibari), a figure di atleti (Milone) o di filosofi (Pitagora) fanno da cornice alla dolce, ma contrastata, storia d'amore tra il giovane scultore Peonio di Mende e la bellissima Dinia, sacerdotessa del tempio di Mera. La vicenda amorosa è a lieto fine, ma il meraviglioso modello di Stato elaborato e realizzato in Crotone da Pitagora si frantuma sotto i colpi dell'ignoranza, dell'invidia e della tracotanza dei superbi.
Nel 1941 appare la prima raccolta di poesie del Guidi Intermezzo lirico, arricchita da altre 25 composizioni nel 1950 (terza edizione); nel '51 le stesse liriche verranno tradotte in tedesco a cura di Robert Grabski. Lo scrittore usa indifferentemente versi liberi o in rima. Si può apprezzare una discreta musicalità del verso, che si eleva nei momenti in cui l'animo canta la natura (il ciclo, la terra, il mare) o l'amore (la donna, il prossimo). L'amore per la donna, sempre desiderata, ma spesso sogno irraggiungibile, è sollievo al cuore del poeta, ma lo abbatte quando le illusioni restano tali; è motivo di tormento, quando i palpiti del cuore restano incompresi. Nella silloge si registrano echi ed accenti dolenti, ma tutto si stempera alla luce della Fede nel Dio della tradizione ebraica e cristiana. Nell' edizione del '50 diventa più pressante il tema dei ricordi, del passato. Una dolce serenità si effonde in liriche vibranti di sentita nostalgia, per l'età infantile o per i luoghi che riportano ai primi passi della vita. Una nota va sottolineata su tutto: la poesia del Guidi si impone per l'originalità dell' espressione. Lo scrittore non segue, infatti, alcuna corrente letteraria e non si richiama ad alcun modello di Poeta precedente o contemporaneo, anche se la lezione del Pascoli e delle Avanguardie del primo Novecento non gli è certo estranea.
Allo scoppio del secondo conflitto mondiale il Poeta calabrese, ardente animo di patriota, si arruola volontario e viene utilizzato come Ufficiale addetto alla Censura presso l'Ufficio Postale di Reggio Calabria, col grado di Capitano. Dopo l’ 8 settembre 1943, viene chiamato a svolgere le funzioni di Giudice presso la Pretura di Corigliano.
In tale veste, con genuino spirito cristiano ricambia col bene il male ricevuto dai suoi nemici politici, specialmente nel primo decennio dell' era fascista. In lui non alberga né il rancore né la vendetta. Addirittura cerca di alleviare le pene in carcere di quei fascisti che per vent'anni hanno dominato la scena politica in Corigliano. Basterebbe solo questo per proporre come esempio la figura del Guidi alle generazioni future. Nel 1945 C. Guidi pubblica All’insegna del fico, raccolta di... piccole storielle malevoli all' ombra del medesimo (non adatto per... i dotti-ignoranti o viceversa). L’opera si rifà ad un modello classico, il Decamerone di G. Boccaccio, da cui prende in prestito la struttura generale. Nella "Villa Paradiso", luogo ameno e solitario, giunge Don Pelandrone che - tra un bicchiere e l'altro - narra dodici storielle (una al giorno) che trattano di beffe, tradimenti, vicende amorose per lo più peccaminose. Sono racconti ora gustosi, ora un po' fiacchi, che si richiamano a modelli classici di autori antichi o medioevali. A rendere non sempre accettabile la prosa dello scrittore le introduzioni prolisse e pedanti, specie quando l'Autore insiste con le sue riflessioni moralistiche. In virtù delle doti di uomo e di scrittore, C. Guidi riceve nel corso degli anni molti riconoscimenti: medaglia d'oro e diploma di gran merito dell'Accademia Italiana di Scienze e Lettere di Genova; membro della prestigiosa Accademia Cosentina; membro dell' Accademia Latina di Parigi e di altre autorevoli istituzioni. E' conosciuto in ambito regionale e nazionale. Attilio Gallo Cristiani, nel 1950, gli chiede la presentazione al libro Donne di Calabria. Nel 1955 Guidi pubblica l'unica sua opera stampata in Corigliano, l'opuscolo In merito alla riforma agraria, in cui, però, dedica all'argomento specifico soltanto le ultime pagine, attardandosi a dimostrare le pretese origini non-proletarie della sua famiglia e l'arrivismo dei vecchi e nuovi borghesi. Il suo giudizio sulla Riforma Agraria del 1952 è ampiamente positivo.
II dramma sacro Resurrexit !... (1957), atto unico in tre tempi, alla luce del Vangelo di Giovanni e degli Atti degli Apostoli, ricostruisce i momenti che precedono e seguono le Resurrezione di Gesù. Alla genuina e incrollabile fede di Giovanni e degli altri discepoli si contrappongono i dubbi, le perplessità e le paure di Tommaso, che riesce a credere veramente solo quando Gesù risorto apparirà in tutto il suo splendore all'intera comunità dei primi cristiani, cui affiderà il compito di annunciare la sua Parola in tutto il mondo. Nella sua brevità, il lavoro risulta originale, in forza di una narrazione che si affida a continui feed-back, e coinvolgente, in virtù di una rapida e sicura successione di stati d'animo e di situazioni.
Nel 1959 lo scrittore raccoglie in volume altre liriche:
Frammenti (2a edizione). In questa silloge si accentua la modernità dello stile del poeta, che accetta in foto le forme senza rime della poesia contemporanea. Le liriche sono brevi, a volte
brevissime, poche volte davvero frammenti. La voce del Guidi si alza, come in Intermezzo lirico, sempre originale, giacché nulli sono i riferimenti a Scuole o movimenti letterari precedenti o
contemporanei. Se proprio si vuole trovare un legame con qualche movimento del Novecento, si potrebbe forzatamente fare un accostamento con l'Ermetismo;
ma solo a livello epidermico, giacché la brevità di alcuni componimenti porta inevitabilmente a rendere le immagini poco dispiegate. Temi fondamentali: la Natura, l'Amore, e, in particolare, la
riflessione sulla Morte, cristianamente accetta nella Fede profonda nel Dio della Resurrezione. La prima lirica proposta, che da il titolo alla raccolta, illustra significativamente il mondo
intcriore del Poeta.
Verso il tramonto (1970) è una nuova raccolta di liriche in cui si accentua la riflessione sulla vita e sulla meta finale del cristiano. Peccato che in questa silloge il canto venga troppo spesso inficiato dall'eccessiva meditazione razionale; ma quando l'Autore si fa trasportare dalla spontanea effusione del cuore riesce a creare poesia pura. Quello del Guidi non è un viaggio malinconico Verso il tramonto della vita, ma un'accorata rivisitazione dei momenti più veri della sua esistenza e la cristiana attesa di un'alba nuova, che darà una dimensione immortale ad un uomo che ha consacrato se stesso all'altare del dovere e delle virtù civili e cristiane. In Memento il poeta guarda con fiduciosa serenità alla pace senza fine.
L'ultima raccolta di liriche del Guidi è Riflessi (2a edizione, 1971). Anche in questa silloge prevale la riflessione sul sentimento. Se alcune composizioni fossero rimaste inedite, il volume avrebbe certamente avuto più smalto e il lettore avrebbe apprezzato maggiormente questa opera del Poeta coriglianese
L'ultima opera pubblicata di Costabile Guidi è L'ombra di Caino, commedia in tre atti in cui l'Autore rievoca la fine del giornale "II Momento" e la rovina dei suoi redattori (è evidente il riferimento alla breve, ma esaltante stagione de "II Monitore"). Di lì a poco, termina l'avventura umana dell'infaticabile poeta - romanziere - novelliere - commediografo - drammaturgo.
Dopo la burrascosa e traumatica parentesi politica negli anni dell'affermazione del partito fascista, lo scrittore coriglianese dedica tutto se stesso alla produzione letteraria con il fine manifesto di contribuire all'educazione e alla crescita culturale delle nuove generazioni. Compito tutt'altro che facile! Egli, tuttavia, lo assolve con alto senso di se stesso, portando ad esempio dei giovani non tanto gli insegnamenti suggeriti o, a volte, sollecitati, quanto la propria persona, la fede adamantina, il rispetto per l'altro, la visione cristiana della vita, l'inestinguibile amor patrio fino all'olocausto, il senso altissimo degli affetti familiari. Là dove predomina il risentimento verso chi negli anni delle lotte politiche non lo ha compreso, anzi lo ha avversato, costringendolo a ritirarsi a tranquilla vita privata, le forme descrittive restano a testimonianza di un periodo difficile, ma non assurgono a dignità letteraria (Roveti infiamme, Gli avvoltoi
Quando, invece, il Guidi stempera le sue passioni e le sue riflessioni si fanno più serene, allora le sue pagine raggiungono le vette dell'arte. (L'ultima notte di Sibari, La fanciulla del tempio, Resurrey.it /...). Per oltre un quarantennio, egli fa sentire la sua voce attraverso testi di varia produzione, come è già stato detto, e, in ognuno dei sentieri letterari seguiti, riesce a volte a raggiungere esiti davvero pregevoli, se non addirittura notevoli: è il caso dei romanzi storici e dei lavori teatrali. Ma è soprattutto nella produzione poetica che il Guidi si impone come uno dei più alti e genuini esponenti della letteratura coriglianese. Le raccolte di poesie (in specie, Intermezzo lirico), scritte negli anni della maturità, quando ormai la vecchia classe politica è riuscita a distruggere se stessa, mostrano un animo puro, capace di cogliere le bellezze della Natura e del Creato e di abbandonarsi al Canto, sull'onda del ricordo della primavera della vita e degli affetti più cari. Toccante poesia si alza dal suo cuore, quando egli si dimentica di insistere nelle riflessioni moralistiche. Alla purezza della poesia giova anche, e forse soprattutto, l'aver seguito lo scrittore calabrese un suo percorso,un originale itinerario poetico che lo colloca di diritto tra le voci più genuine della tradizione letteraria locale. La poetica di questo Autore si radica su temi esistenziali, espressi nitidamente da un uomo che riesce a sondare a pieno la propria esistenza. I temi fondamentali sono il senso civico, l'appartenenza ad una società malata, l'amore, la fede religiosa sentita come unica sponda per chi è angosciato dal- l'incomunicabilità. La vita dell'uomo-poeta si svolge lontano dalle banalità e dalle miserie di ogni giorno; essa si sviluppa nella solitudine riflessiva ed è, perciò, una seconda vita, più vera e più autentica, che nessuno conosce e che nessuno può intendere. E' un'esistenza triste, piena di una mestizia ricorrente che fa cadere ogni illusione, straziata da un dolore per una giovinezza che poteva essere operosa e, invece, ... è stata costretta all'inerzia. Ma è proprio tale dolore che alimenta l'arte, da vita ai pensieri di un'esistenza nascosta, quella di un individuo che è costretto a sentirsi estraneo alla realtà. Sono questi i temi dominanti della poetica del Guidi. Una poetica incentrata sui perché della vita, così dura e così provata dagli avvenimenti, sul vero significato dell'esistenza, sulla difficoltà di comunicare con un mondo che si rifiuta di capire la sensibilità del suo animo.
E', dunque, la poesia che aiuta l'uomo ad andare avanti, a
superare le delusioni e i dolori contingenti. Si nota un sentimento di sofferenza, ma anche di assuefazione. L'esistenza è, dunque un passaggio, un bellissimo fiore che alla fine sfiorirà: "ogni
cuore, ogni amore così, come i fiori, inaridisce e muore !" (Fiori, in "Intermezzo lirico"). Tuttavia, per superare questo "male di vivere", interviene la fede. Il tema Dio-uomo e, viceversa,
uomo-Dio si presenta in maniera costante, anche se in alcuni casi è velato da simboli. Esso è, comunque, la base della stessa vita dell'uomo, il quale, per esistere, deve capire fino in fondo la
necessità di tale rapporto, deve intendere fin dove può osare il limite umano, perché tale rapporto è comprensibile solo nella impossibilità della sua realizzazione. Dio, infatti, è al di sopra
della possibilità di analisi dell'uomo, che deve affidarsi unicamente a Lui per ottenere la salvezza e la vera vita, quella eterna. Dio si rivela nelle situazioni-limite e, in questi temi, lo
scrittore sembra rifarsi alle teorie esistenzialistiche della cosiddetta "Rinascita Kierkegaardiana", che riprende e rielabora le teorie del grande filosofo danese, teorie esistenzialistiche che
dominano il pensiero filosofico della prima metà del Novecento. Di fronte all'impossibilità ogni ribellione è vana. L'uomo, dunque, deve accettare Dio come emblema della trascendenza, come unica
via per la redenzione. Una salvezza che viene da Dio, ma che Guidi cerca sempre di assecondare con una condotta di vita ispirata ai principi morali e spirituali più autentici. Costabile Guidi
muore in Corigliano il 10 settembre 1971.
(Enzo Cumino)