Berardino Bombini
Avvocato e maestro ebbe la fortuna, a differenza di tanti, di nascere, nel 1789, in una famiglia illustre e benestante. Suo padre, avvocato, era stato sindaco di Corigliano e tre sindaci v’erano stati nel ramo materno. In casa, tra gli altri agi, poté fruire anche di una ricca biblioteca, quando i libri erano pressoché rari. Ricchezza e nobiltà di famiglia non furono, però, motivo di vanto ed occasione di dolce far niente. Accrebbero, anzi, in lui il senso della responsabilità e lo determinarono maggiormente nello studio. A Napoli, si addottorò, così, in legge e, come avvocato, superò il papà e divenne celebre. I suoi pareri furono sempre tenuti in gran conto e a lui, come ad un maestro, fecero riferimento i giovani avvocati del comprensorio. Se ne apprezzava la dottrina giuridica e l’umanesimo di fondo. Dagli avvenimenti tumultuosi dell’età in cui visse Berardino Bombini si tenne fuori e non per viltà, ma per naturale disposizione d’animo, che lo portò a professare rispetto, sempre, per i governi costituiti. Fu dell’avviso che bisognasse desiderare il progresso e per esso adoprarsi, ma usando la forza delle leggi e non la violenza delle sanguinarie rivoluzioni. Negli uffici comunali e distrettuali, che per elezione ricoprì, fu discreto e decoroso e nel loro espletamento profuse quella bontà d’animo, che lo rese esemplare come padre di famiglia. Pensò, e lo testimoniò coi fatti, che uomo pubblico ed uomo privato dovessero coincidere e che, perciò, non potessero trovarsi nella stessa persona vizi privati e pubbliche virtù. Alle cariche politiche dovevano, dunque, accedere solo i cittadini integerrimi. Fedele ad uno stile connaturato, esercitò l’avvocatura tra Corigliano e Cosenza, avendo scelto di rientrare e di vivere in paese, subito dopo la laurea. La grande città non lo aveva coinvolto né lo aveva mai sfiorato un pensiero di gloria. A Corigliano, ove era nato, volle spendere, così, la sua professione ed impiegare il suo sapere. Di lui tramandano che mai lasciò lo studio e mai smise di consigliare i giovani. Per questa sua esemplarità dovremmo onorarlo, come già fece il Consiglio comunale, in seduta solenne, il 31 agosto dell’anno 1869, ad una settimana dalla sua scomparsa. In quella occasione, Luigi Palma, chiamato a commemorarlo, affermò che “la sua vita merita di essere ricordata agli uomini maturi e scolpita nel cuore e nella mente dei giovani, che vi potranno imparare come la virtù dell’ingegno, la tenacità del volere, riescano ad essere utili a se stessi, alle famiglie, al paese, a procacciare riputazione e fama ed a lasciare dopo di sé onoratissima memoria”. L’Amato, che di quest’uomo ebbe tanta considerazione da annotarlo all’ultima pagina, quasi sigillo, della sua Crono-Istoria, riferendo l’unanime compianto, scrisse che con Berardino Bombini finivano “quegli uomini di stampo antico, che tanta gloria diedero alla patria”. Di lui, che pure profuse l’esempio della virtù come buon padre, prima, e, poi, come onesto professionista, nonché come pubblico amministratore, resta, purtroppo, solo una fievole memoria, a conferma di quanto parziali siano alcuni indirizzi municipali e scolastici.
(da Coriglianesi di Giulio Iudicissa, 2010)