Sai che cos'era?

Sai che cos’era “’u stipp’e fuja”?

Un tempo le gazzose a Corigliano venivano prodotte da artigiani. Prima di Tortorella c'era un altro produttore di cui purtroppo non ricordo il nome, anche se mio padre lo ripeteva più volte, e contenevano solo acqua, limone spremuto, zucchero ed anidride carbonica. Nella bottiglietta era contenuta una biglia di vetro che per effetto del gas si sollevava fino al collo e fungeva da tappo; per cui quando si premeva ("stippeva") il contenuto "fujiva".Ho fatto in tempo a vederle.(Gerardo Bonifiglio)

[prima delle gassose di Tortorella c'erano le gassose di Tebano]

Sapevi perché, a Corigliano Calabro, durante il periodo fascista si diceva così :

 

... e ss' e' 'mbrugghjèta 'a matassa.

O ti 'nzuri o pègh'a tassa.

E ra tassa 'a vuogghji paghèri

e ri fimmini 'ani cripèri

Ecco la risposta

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Avviso del Comune di Corigliano Calabro 16 gennaio 1928

 

Imposta personale progressiva sui celibi

Si fa noto che, a norma dell’art. 8 del R.D. 13 febbraio 1927 N° 124, non più tardi del 31 gennaio p.v. i celibi che, nell’anno 1927, hanno compiuto i 25 anni di età, debbono presentare all’Ufficio delle Imposte od all’Ufficio Municipale del Comune di residenza dichiarazione contenente le generalità, l’indirizzo, la professione e la indicazione dei redditi che godono.

Per i celibi a carico della famiglia di origine la dichiarazione deve essere presentata dal capo di famiglia.

Si avverte che chi omette di presentare la denunzia nei termini sopra indicati incorre a titolo di penale in una sovrimposta pari ad un sesto dell’imposta annua dovuta in base all’accertamento definitivo, nonché in una ammenda da Lire 100 a Lire 1000 commutabile nell’arresto in ragione di Lire 20 al giorno.

Gli stampati occorrenti per la dichiarazione sono distribuiti gratuitamente dagli Uffici Municipali e delle Imposte.

Sai perchè si dice in alcune circostanze particolari, "Santu Martni"?
Ecco la risposta

Martini, ghera nu chepi briganti, avìa nu curaggi barbari; nu monachi, na vota, l’ha ditti: Martì, ma si ti facissiri a ttia chi tu fè all'autri, tu cumi ti sintissa? Martini, pinzeva sempri a ri paroli i ru monichi e allura i cumpagni l’hanni caccieti cumi chepi-briganti. Ghilli nu juorni ha pinzeti i jiri a truveri a suora e siccumi ghè arriveti ’i notti, ha pinzeti mo suorma sta rurmienni caura, caura 'ntru lietti, ’unn ’a risbigghji ’i nenti.

Se misi avanti ’a porta, ma siccumi faciva friddi ‘u poviri Martini c'è muorti ’ntisicheti. ’A matina a suora, repa ra porta e ti trova a Martini muorti. Allura ha pinzeti i ru mintiri arrieti na vutta 'ntra cantina. ’A vutta scerta unn finiva meji i reri vini, e allura i genti si suni insuspittiti e anni visti a Martini arriera a vutta.

 

(Ecco perché quando una persona sta facendo la vendemmia, o prepara provviste o dolci, soprattutto nel periodo natalizio, si dice “Santu Martini”, appunto per augurare abbondanza, prosperità.)