Risposte a "Lo sapevi che?"

1- Il 2 giugno 1926 viene inaugurata a Corigliano Stazione la luce elettrica.

 

- Il 4 luglio 1915 muore il primo coriglianese sui fronti del primo conflitto mondiale,        il soldato Pietro Nigro (classe 1893). Per saperne di più, basta un click:
https://www.coriglianocal.it/come-eravamo/frammenti-storici/prima-guerra-mondiale/

Cavallarizza, luogo in Via Pometti, con fabbricato già adibito a scuderia.

Torre del Cupo

La Torre del Cupo, a Schiavonea, posta all’angolo tra il Quadrato Compagna e la Chiesa di Santa Maria ad Nives, si chiama così perché prende il nome dalla zona dove fu costruita, che era denominata, appunto, il Cupo. 
Costruita nel 1601, ha una forma quadrata ed è sormontata da cupolette di foggia orientaleggiante. 
Nelle sue vicinanze esisteva già una taverna, conosciuta come Taverna del Cupo, collocata in un grande edificio, che, attualmente, viene ancora indicato con questo nome dalla popolazione.
La torre, di proprietà del re, serviva per sorvegliare il territorio e soprattutto per prevenire attacchi di sorpresa, via mare, da parte di pirati o di popoli invasori. I turchi erano i più temuti.
I francesi successivamente la usarono come uffici della dogana.

(Giuseppe Pellegrino)

- Il Fabbricato delle Fiere, più conosciuto come Quadrato Compagna, è stato inaugurato nel 1850, dopo solo 4 anni dalla autorizzazione del Re alla sua costruzione. 
I Compagna decisero di edificare questa struttura perché, all'epoca, le tradizionali fiere di Maggio (detta dell'Ascensione) e quella di Novembre (detta dei Morti) duravano otto giorni, per cui si rendeva necessario dare ai tanti venditori che accorrevano dal circondario ed anche da più lontano, un minimo di comodità e di sicurezza, per essi e per le loro mercanzie, costituite per lo più da bestiame.
L’opera, progettata dall’architetto Francesco Bartholini, ha forma rettangolare con i lati che misurano 138,50 x 73,50 e presenta 4 porte di ingresso denominate, a seconda della posizione: Porta Corigliano, la principale, di fronte, per chi viene dallo Scalo; all’opposto la Porta Mare; ai lati Porta Rossano e Porta Cassano.

(Giuseppe Pellegrino)

6 - Significati      
Tùmini   circa 50    Kg  
Munzulli 1/2  tùmini circa 25    Kg  
Quarti 1/4  tùmini circa 12,5  Kg  
Stuppielli 1/8  tùmini circa 6,25  Kg  
Mulitùra 1/16 tùmini circa 3,125Kg  
(vino misurato in) Barile  31 litri  
(olio misurato in ) Soma 142,5 Kg  

Particolare importante, il termine mulitura tira la sua origine dal fatto che quella era la quantità di grano che era dovuta al mugnaio ("u mulineri") come costo della molitura (o molenda) di un tomolo di grano , cioè per la sua trasformazione in farina.(Rinaldo Longo)

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7- All’Acquanova, c’era una volta ‘u minzulli

di Mimì Sapia

 

‘Hai visto? Piazza del Popolo è tutta cambiata; la dimora dei Caruso ormai è palazzo cittadino e fra poco sarà completata la sua destinazione’. Abbiamo atteso e, almeno questa è, siamo, stando ancora nell’ordine della speranza, sulla dirittura d’arrivo: il parco delle incompiute a Corigliano non è mai saturo! Forse si chiedono molte, troppe cose! Che ne sarà della progettata, avviata strada di collegamento tra Piazza del Popolo e l’Ospedale? Non pesa il macigno delle spese fatte e lasciate marcire dall’incuria che arricchisce il numero delle opere incompiute, per cui questa città eccelle? Ora, rimessa a nuovo la piazza, adorniamola con un reperto antico: ‘u minzulli. Ai giovani la parola, per la sua antichità, suona nuova, priva di senso. Sappiate, giovani, che una misura delle varie derrate alimentari, in altri tempi, era il tomolo e che in piazza, all’angolo che dà inizio alla Via Garopoli, c’era una pietra concava, appositamente scavata, con la capienza di 31,5 litri. La pietra era fornita di portella di scarico e veniva usata per la misura di molta merce. Se ricomparisse al suo posto, dopo decenni di sparizione, come avvenuto ad Acri in piazza S. Domenico, sarebbe un simpatico riacquisto ed attirerebbe la curiosità di turisti e scolaresche. Eppure, da qualche parte ancora ci deve essere. Tenerla nascosta in qualche androne non rende a nessuno! Che bello sarebbe se un eventuale detentore, in buona fede, che forse neanche sa di averla tra le sue cose, la scoprisse, rivalutandone il valore storico, di comune interesse, ne proponesse la rimozione dal nascondiglio e ne consentisse il rimpiazzo sul suo storico sito! Per saperne di più. Il tomolo è una misura di capacità, in uso nei tempi andati nel nostro circondario, con differenze, sia pure minime, da paese a paese: a Rossano, Longobucco ed altri centri lungo il fiume Trionto, la capienza è di 61 litri (‘u minzulli è la metà del tomolo, ossia 30,5 litri); a Corigliano il tomolo è di 63 litri (‘u minzulli ha la capienza di 31,5 litri); ad Acri il tomolo è di 65 litri (‘u minzulli misura 32,5 litri). Dunque, il campione che interessa Corigliano è di litri 31,5. Altri sottomultipli del tomolo sono (erano in uso una volta) ’u quarti (litri 15,75), ‘u stuppielli (litri 7,87), ‘a mulitura (litri 3,93), ‘a cozzarella (litri 1,96). Un vecchio detto, diffi-dente nei confronti delle organizzazioni societarie, così suonava: Sìmina e ffa’ suli e ffa’ puri ‘na mulitura. 

U minzullo, (dal latino "medium", mezzo, metà) mezzo tomolo, fu collocato all'Acquanova, nel 1832 e fu rimosso nel 1906. A tale proposito vi suggerisco di leggere l'articolo de Il Popolano n. 10 dell'8 novembre 1906.

- La Santa Croce di Mimì Sapia  

I nostri paesi onorano quasi tutti la Santa Croce, posta in un luogo trafficato, sulla strada di entrata e di uscita dell’abitato, oggetto di sguardo devoto dei passanti, ovvero occasione fugace per un pensiero pio. Furono i Padri Passionisti, che nel secolo passato conducevano brevi, ma intensi corsi missionari, fortemente seguiti dalla popolazione, a lasciare il segno della loro azione pastorale, impiantando il simbolo della Passione di Cristo, un Calvario, sempre una Croce, spesso tre. A Corigliano una pesante Croce in metallo fu impiantata su un’altura prospiciente la chiesa di Sant’Antonio, sul lato destro della strada statale che porta a Rossano, visibile anche dalla strada che porta al piano, nonché dalla facciata nord-est del borgo. Un punto di riferimento ora intenso, ora sfiorato di devozione, comunque sentito da un popolo, che, nella sua semplicità, ha sempre posto nelle mani del Redentore ogni sua ansia e fiducia. Se non sembro prolisso, mi permetto di ricordare due anziane signore, entrambe vedove di guerra, za Mmaculata e za Pippina, che ogni giorno salivano sulla collinetta e, ai piedi della Croce, recitavano il Santo Rosario. Quando un imprenditore edile acquistò l’area, su cui era edificata la Santa Croce, fu deciso di spostare quest’ultima, spianando l’altura e costruendo due edifici per civile abitazione. All’epoca era parroco di S. Antonio mons. Luigi Gravina. Il sacro segno fu spostato di poche decine di metri, sulla restante parte della stessa altura, a ridosso dei due palazzi di cui sopra. Ma anche da lì fu rimossa, pochi anni dopo, con grande disappunto di tante devote, che, per poter giungere al nuovo sito, si inerpicavano per una scaletta in muratura ancora esistente. Nasceva l’urgenza per la Scuola Media “A. Toscano‟, alloggiata in un edificio pericolante, sito in via Ospizio. Fu così che, parroco di S. Antonio don Antonio Ciliberti, il sito per la definitiva ubicazione della Santa Croce fu scelto sempre nello stesso ambito, precisamente su un costone opposto al precedente, sovrastato dai palazzi del nuovo rione “Ariella‟. Fu così possibile che il nuovo edificio scolastico potesse avere la sede, che occupa tuttora.

 

Dal "Il Popolano n.7 del 12 maggio 1902":

Il tre corrente a cura della congregazione del SS. Rosario s'inaugurò una nuova croce nelle vicinanze della città, nel punto detto Santa Croce. V'intervenne il Preposito ed il Clero di S. Pietro, la Congrega anziddetta, preceduti dalla musica e seguiti da numeroso stuolo di devoti. 

Piazza Vittorio Veneto, conosciuta come Piazza San Francesco, si chiamava Piazza Plebiscito?   

Il 1923 il grande Francesco Dragosei, direttore del quindicinale coriglianese, “Il Popolano”, noto come "Don Ciccio ", propose e fece approvare dal consiglio comunale (del. n. 14) il cambio di denominazione di Piazza Plebiscito in Piazza Vittorio Veneto. Ciò allo scopo di eternare e sublimare l'olocausto della vita dei nostri eroi della Grande Guerra. 

10-Fu Ruggero Sanseverino, che nel 1192 ebbe, su incarico del re di Sicilia, Tancredi, il feudo di Corigliano. La famiglia Sanseverino lo tenne, tranne un breve periodo (1487-1501), fino al 1616.

La decadenza della famiglia Sanseverino iniziò nella metà del ‘500 con Pietro Antonio, che, pur in un periodo di crisi, continuava a condurre una vita lussuosa con mania di grandezza. L’8 ottobre del 1560, sua moglie, Erina Castriota Scanderbech, dichiarava che i debiti della famiglia ammontavano ad oltre 700 mila ducati.

Anche il figlio di Pietro Antonio, Niccolò Berardino, ultimo conte di Corigliano e principe di Bisignano, non saprà fare meglio del padre. 

Così, il 21 novembre del 1606, alla morte di quest’ultimo, iniziava l’inevitabile e definitivo tramonto della famiglia Sanseverino. Il 5 giugno del 1616, Corigliano, con i casali di San Mauro e Apollinara, passava ad Agostino Saluzzo per 315 mila ducati.

11- Si narra che, durante la permanenza a Corigliano di San Francesco di Paola (1476-1478), c'era bisogno di acqua potabile. Per tale motivo, il Santo Paolano si recò in montagna (Bosco dell’Acqua) fino ad una sorgente e supplicò l'acqua di seguirlo, tracciando con il suo bastone un solco fino al convento (di San Francesco). Pochi mesi dopo, San Francesco distribuirà quell’acqua in altre zone di Corigliano. In particolare, sulla collina dove sorgeva il Castello, tramite il famoso Ponte Canale, e nell’attuale Piazza del Popolo, tramite una fontana. Pertanto sin dalla fine del ‘400 la piazza più importante di Corigliano si chiamava Acquanova (per l’acqua nuova che aveva portato San Francesco)

 

12- Agli inizi del '600, a causa dell'incremento della popolazione, si iniziava a costruire fuori le mura di Corigliano. Una delle zone più interessate a tale espansione era la contrada Acquanova, che, nei secoli successivi, prenderà il nome di Piazza del Popolo.

Proprio qui, il 9 agosto del 1616 Carlo Cesare Romanello vi edificò una casa "palazziata" (cioè a più livelli)

13- Un tempo l’unica strada che collegava Corigliano con Schiavonea era quella denominata “Strada della Chiubbica”. Solo nel 1873 iniziarono i lavori della strada che attualmente collega Corigliano a Schiavonea (via Provinciale). Importante fu la collaborazione del barone Luigi Compagna nella realizzazione di questa grande opera. 

Nel 1880, il Comune per la manutenzione di questa strada, lunga circa tre chilometri e mezzo, nomina il cantoniere nella persona di Salvatore Marino.

14 -Nei primi decenni dell'Ottocento, per i circa otto mila abitanti di Corigliano non era più sufficiente l'acqua portata da San Francesco, per cui il Comune decideva di realizzare un nuovo acquedotto capace di soddisfare le esigenze della popolazione. Per tale motivo, stabiliva anche di ristrutturare il Ponte Canale, per utilizzarlo come transito per i cittadini che dovevano andare da un colle (S.Francesco) all'altro (Castello). Sarà l'architetto Francesco Bartholini che, nel 1852, per rendere agibile il transito dell'Arco, fa innalzare due muretti di guardia sul pianerottolo del Ponte, con dei passamano in pietra tufacea lavorata.

15 - Il Cimitero fu costruito il 9 Ottobre del 1882(per saperne di più, leggi gli articoli)

Cor Bonum 1955
Cor Bonum 1955
Cor Bonum 1956
Cor Bonum 1956

16 - Il 25 aprile del 1929 iniziò la cerimonia della posa della prima pietra per l’Ospedale di Corigliano. Un giorno di festa per la città che vide la partecipazione di tutte le autorità politiche e religiose locali e la presenza di tutti gli alunni delle scuole di Corigliano. Sarà l'arcivescovo di Rossano, mons. Giovanni Scotti, a benedire la prima pietra, evidenziando l'importanza di questa giornata storica per la città di Corigliano.

I lavori saranno ultimati dopo circa otto anni e l’Ospedale (Guido Compagna), entrerà in funzione il 1938

17 - Nei febbraio del 1884. Si chiamava Banca Tocci & C. ed era una succursale della Banca Nazionale di Cosenza. Per saperne di più clicca su:
https://www.coriglianocal.it/come-eravamo/correva-l-anno/1884/
Seguirà, poi, dal 1911 fino agli anni '70, La banca "Cassa Rurale ed Artigiana di Corigliano, nota come "La banca dei Preti" (perché tra i 14 fondatori il primo socio firmatario era don Agostino De Gennaro. L'atto costitutivo del 3 luglio del 1911, rogato da notaio Francesco Varcaro, fu trascritto nella segreteria della chiesa di S. Maria Maggiore). 

18 - Si chiamava (dal catasto onciario del 1743) Ponte del Pendino. Ma ancora prima, volgarmente era noto come 'u Ponte ''i Ciota-ciota" e si trovava, prima che venisse costruita la strada statale 106, nella seconda metà dell'Ottocento, poco più a Est di quello attuale, lungo il tracciato della vecchia via di accesso al paese.

19 - Si chiamava Fatebenefratelli ed era sorto nel 1604 ai piedi della città. Sarà soppresso il 7 agosto del 1809. Per saperne di più, clicca qui

20 - Fu costruito nella prima metà del '400 ed era un convento. Ospitò dal 1450 al 1809 i padri Francescani Minori Conventuali. Noto come ex Convento dei Liguorini, si presenta sotto una forma rettangolare ed è posto su due piani.

21 - Fu aperto il 5 dicembre del 1865, sotto la presidenza del sindaco Alfonso Terzi e del direttore Guglielmo Tocci. La storia del Ginnasio-Convitto terminerà nell'anno scolastico 1937-38.

Nei primi mesi del 1939, il prof. Fortunato Bruno viene chiamato dal Comune ad assumere l'incarico di rettore del convitto Garopoli, istituzione che ospiterà ancora studenti del ginnasio e del liceo scientifico e che chiuderà definitivamente i battenti al termine dell'anno scolastico 1949-1950 (E. Cumino)

 

22 - Il 21 gennaio del 1863. Fino a questa data si chiamava solo "Corigliano"

23 - Fu aperta nel 1872, per meriti del poeta e letterato, Girolamo De Rada (1814-1903), direttore per un triennio dell'Istituto Garopoli. Inizialmente si chiamava Tipografia Albanese, per la numerosa presenza di docenti e collaboratori al Garopoli provenienti dai paesi albanesi. Successivamente sarà chiamata Tipografia Letteraria (scrittura che ancora oggi resiste al tempo)

24 - Si chiamava Ubertino; un frate minore, nominato vescovo di Gorki, in Arnenia, il           22 dicembre del 1372 dal papa Gregorio XI.

25 - Per la risposta, clicca qui

26 - Viale Rimembranza è nota come via dei Cappuccini per ricordare i Frati Minori di Corigliano, che nel 1582 fondarono un loro convento (dove attualmente c'è l'Ospedale), con l'annessa chiesa di S. Anna.
Così, lo storico Giuseppe Amato, nel 1884, scriveva sul suo libro, Crono-Istoria di Corigliano Calabro:

"... Il Largo Plebiscito(1), vasto spiazzale, che domina quasi tutto il golfo di Taranto, dalla baia de Cassano fino quasi a Cariati, è tutto circondato da sedili con acacie ombrellifere con un arco rimpetto al diruto Ospizio dei Basiliani, e su questo arco due statuette rozzamente fatte di calce, una rappresentante S. Antonio da Padova, l'altra S. Gennaro, le quali ai loro piedi hanno lo stemma di Corigliano, e questa iscrizione: Gennaro Bomparola Sindaco, l'anno del Signore 1851; perché il Bomparola, sotto il suo sindacato, fe' regolarizzare ed abbellire questo largo, tagliando un comignolo che eravi nel mezzo, e lo circondò di mura e sedili; dà principo alla via Cappuccini, larga, piana e tutta fiancheggiata d'arancie ombrelliferi, fatte piantare, come nel largo, dal Sindaco Garetti Luigi, fu Giovanni. Questa strada offre una delle belle passeggiate della città, perché un vasto orizzonte si apre allo sguardo dell'uomo, e perché essendo il punto più culminante della città, è sempre rinfrescato da leggiero venticello, la sera, e nel giorno dal levante. Sempre bella e spaziosa giunge a Frissurella (2), da dove comincia la nuova via rotabile, in costruzione, che conduce alla contrada delle vigne Spra l'Irto."

 

(1) È la piazza che comunemente chiamiamo piazza S. Francesco. Dal 1861 al 1923 il nome era piazza del Plebiscito.

(2) Zona Acquedotto

 

 

27 - Assolutamente NO. Il nome corretto è Porta di Brandi. La denominazione è dovuta alla presenza dell'antica famiglia dei Brandi che abitavano nelle immediate vicinanze di questa porta.

I nomi delle altre porte:

Porta della Giudeca (o Giudecca)
Porta delle Riforme
(per l'approfondimento di quanto appena detto ti suggerisco di leggere il Capitolo V di Crono-Istoria di Giuseppe Amato che troverai su questo sito. Basta cliccare qui.) 

28 - In ricordo del terribile terremoto del 25 aprile 1836 che a Corigliano, al contrario di Rossano e di altri paesi limitrofi, fece, per grazie del Santo paolano, solo due vittime.
Per saperne di più clicca qui.

29 - Fu istituita nel 1815. In quest'anno furono 35 alunni che frequentarono la Scuola sotto la guida del maestro Giuseppe Schiavelli.
Per eventuali approfondimenti, clicca qui.

30 - Era il 28 marzo del 1895 quando la popolazione stupita assiste alla prima prova di illuminazione di due lampadine elettriche, che vengono accese in Piazza del Popolo. Il 30 marzo, nella stessa piazza, si ha una seconda prova con dieci pampadine.
Il 12 giugno, l'inaugurazione ufficiale, alla presenzadel sindaco, delle autorità e della folla esultante. Il mese successivo, l'illuminazione elettrica comincia a diffondersi in case, uffici, negozi. In dicembre sono 120 le lampade esterne. Nel 1896, 160 lampade verranno ammirate di sera dagli abitanti dei paesi circonvicini.
(tratto da "Storia di Corigliano Calabro" di Enzo Cumino)

31 - Il primo cinema-teatro a Corigliano veniva aperto il 7 febbraio del 1894, e si chiamava "Principe di Napoli", in omaggio all'erede al trono Vittorio Emanuele III. Nell'agosto del 1911, nei locali dell'ex Convento dei Padri Riformati, il cinema veniva gestito dal "vulcanico" Francesco Dragosei, che durante la Prima Guerra Mondiale, ne cambierà il nome (Cinema "Trieste e Trento”). Poi, diventerà il 27 aprile del 1927 Cinema-Teatro “Vincenzo Valente” (quello che abbiamo sempre chiamato "Cinema Comunale"). Negli anni '30 il Dragosei gestirà il "Cinema Italia" in Piazza del Popolo n.8.
Se vuoi leggere la cronaca di quel giorno riguardante l'inaugurazione del Cinema "Vincenzo Valente", basta solo un click
https://www.coriglianocal.it/come-eravamo/correva-l-anno/1927/

 

 

32 - Furono, nel 1884, il barone Francesco Compagna, Orazio Abenante, Luigi Gianzi, Nicola Tassitano, Salvatore Policastro, Paolo Mollo, Fedele Spezzano, Giuseppe Iannini, Francesca Mollo, Luigi De Rosa,e Francesco Spezzano. Il canone annuo era di lire 20, mentre all’atto della stipula del contratto si dovevano versare la somma di lire 100, come cauzione.

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33Era una fontana di marmo bianco, collocata in piazza del Popolo (Acquanova) nel 1752. Il nome fisc(i)hìa, dal greco phiskia”, vasca d’acqua, era nota così per il fischio modulato che i proprietari facevano per fare abbeverare gli asini, muli, cavalli...

Nel 1907(1), dopo circa un secolo e mezzo, fu trasferita nel rione S. Antonio, in prossimità dell’incrocio di via Margherita con via Barnaba Abenante.

Nel 1955, veniva da mani ignote e incolte distrutta, i cui resti buttati non si sa dove. 

(1)Il Popolano n. 11 del 1907 (presente su questo sito)

34 - In omaggio al capostazione Valdastri assassinato nel 1884 da Raffaele Cocola. per saperne di più clicca su
https://www.coriglianocal.it/come-eravamo/correva-l-anno/1884/

35 - La vecchia strada delle “Furche", denominata, agli inizi dell’Ottocento, via Nova, nel 1871, dopo la Breccia di Porta Pia, col sindaco Luigi Lettieri, assunse il nome di via Roma.

 

Per saperne di più, basta un click:
https://www.coriglianocal.it/come-eravamo/i-racconti-della-memoria/racconti-di-giuseppe-franz%C3%A9/

36 - Alla fine del ‘500. Infatti, nella prima metà del ‘500 quasi tutti gli abitanti di Corigliano, circa 5000, abitavano all’interno delle mura, che non comprendeva l’attuale Piazza del Popolo. Successivamente, a causa di un forte aumento della popolazione (circa il 30%), si iniziò a costruire fuori le mura. Tra le zone in grande espansione c’era quella che oggi è nota, appunto, col nome di Acquanova, dove il barone Saluzzo aveva fatto costruire una taverna, una specie di albergo per i pellegrini di passaggio a Corigliano.  

37 - In agosto del 1913. Nasce per iniziativa di alcuni signori di Corigliano che avevano acquistato un'automobile per il servizio pubblico tra Corigliano, lo Scalo e Schiavonea

38-Sul finire degli anni venti del secolo scorso a Corigliano, in corso Garibaldi, si realizza la prima costruzione in cemento armato. Sì tratta di un edificio per civili abitazioni, strutturato in appartamenti. È noto con il nome di U MAJILLUNI. Lo si deve ad una impresa fornata dalla terna Gallina-Còcola-Qintieri. Materialmente la costruzione è affidata al primo, il capo d'arte Giuseppe Gallina (nella foto col progetto in mano e con alla sua destra il figlio Cosimo diciottenne). È il momento dell'inizio della realizzazione della copertura. Sono in 23 sul tetto tra mastri, manovali e riscìpuli. (Fonte: Rinaldo Longo)