Vittorio Emanuele III a Corigliano Calabro
La visita del Re, le dimissioni del Sindaco
(Il Popolano N. 22 del 8 dicembre 1891)
La venuta dell'augusto Principe di Napoli fu ritardata di qualche giorno: ora si dà come certa per l'undici corrente, giungendo alla nostra stazione alle ore 6 e 5 pomeridiane. Questo ritardo in qualche modo è giovato all'ultimazione dei lavori di abbellimento e d'illuminazione. Oltre ai dieci mila lumi alla veneziana disposti in bel ordine lungo il percorso dalla Via Margherita al Castello del Barone Compagna, si è già fatta venire una macchina per la luce elettrica, con lampade della forza di mille candele. Da più giorni sono qui venuti dei Carabinieri a cavallo, con un Capitano ed un Tenente, ed altri facilmente ne verranno. Ci duole, e non poco, che in mezzo a tanta gioia, il nostro egregio Sindaco sig. Spezzano Avv. Eugenio, per motivi personali, che per ora non ci è dato indagare, siasi determinato a rassegnare le sue dimissioni. Non appena se ne apprese la notizia, fu organizzata una imponentissima dimostrazione con musica e bandiere, alla quale presero parte cittadini di ogni classe. Si andò sotto l'abitazione del Sindaco dimissionario, e fra le incessanti acclamazioni, una commissione di cittadini l'obbligava a recarsi al palazzo municipale. Ivi giunti ed entrati nella gran sala del Consiglio, il Sindaco commosso ringraziava per tanto affetto, dichiarando non potere per ora continuare a reggere le sorti del comune. Brevi e sentite parole pronunziarono l'assessore sig. Dragosei e il Prof. Guidi, dimostrando la necessità di avere a capo del nostro comune il Sig. Spezzano, che tanto bene avea cominciato a reggerlo, sanando i mali da cui era afflitto. Con la stessa solennità di applausi e di evviva, il Sindaco Spezzano fu ricondotto alla sua abitazione, ove rinnovò a tutti i suoi ringraziamenti. Provvisoriamente lo ha supplito negli affari l'assessore anziano Dott. A. Cimino.
"Il Popolano" così salutava la visita di Vittorio
Emanuele III, Principe di Napoli e futuro Re d'Italia, a Corigliano Calabro
(Il Popolano N.23 del 10 dicembre 1891)
Salve, Ospite magnanimo. Salutata dallo entusiasmo febbrile, l'alba di domani aprirà benedetta la pagina più splendida nel nostro libro d'oro.
Non degeneri della gloria calabrese, né ad altri secondi nel culto delle patrie tradizioni, noi dimostreremo al mondo civile che in queste contrade il nome sabaudo riscuote, forse, affetto, unico, perché ispirato da un clima sacro al genio della poesia e dell'amore.
In Te, non solo l'erede d'una stirpe che innalzava l'Italia al plauso della civiltà e dell’ammirazione delle genti e dei secoli, ma salutiamo l'astro che i fati assegnano all'avvenire della Patria.
Raccolto all'ombra d'innumerevoli bandiere, fra una nova esultanza di luce, di musiche, di fiori, Corigliano Ti protenderà commossa le braccia, inneggiando frenetica agli eroi sabaudi, per cui possiamo levar alto il programma della fratellanza e della democrazia, che in essi stabilmente si afferma e si personifica.
Il Castello è tutto un lusso sublime, e guarda torreggiante il Ionio, nel palpito della gioia e della festa, onde geloso circonderà Te, Cavaliere gentile, fra le nobili espansioni di affetto del Barone, della Banda, del Cav. Alfonso Compagna, di D. Isabella Doria D'Angri e del Senatore Pietro Compagna.
Espansioni che troveranno eco entusiasta nell'omaggio del Prefetto e della Deputazione provinciale, del Sindaco, della Giunta di Cosenza, del Sindaco di Taranto, oltre i Sindaci dei paesi vicini, e molte altre autorità e rappresentanze ufficiali; ai quali risponderà frenetica, come un sol uomo, tutta una cittadinanza concorde nella devozione ad una Dinastia, cui l'Italia deve la sua intangibile redenzione.
Il Castello Compagna ospiterà il Principe Vittorio Emanuele III
(Il Popolano N.23 del 10 dicembre 1891)
Nel passato numero porgemmo ai nostri lettori in litografia, l'ingresso, ed una facciata del Castello ove sarà ricevuto il real Principe di Napoli. Ci venne allora l'idea di far loro una descrizione dell'interno di esso, ma poi vedemmo esser compito troppo difficile il farla minuziosa, stante la vastità della materia. Ci limitiamo pertanto di riportar qui appresso alcuni semplici appunti, rilevati, e che in ogni modo varranno a qualche cosa. La camera da letto, destinata al Principe Reale è tutta tappezzata a damasco rosso col tetto alla cinese, ai lati della porta sono due piccoli paraventi e due magnifici Armoire. I mobili vi sono di noce finissimi, intarsiati a madreperla. Il letto, con materassi di seta ripieni di morbidissime piume, poggia su di un gradino coperto di velluto rosso; la coperta venuta da Londra, è imbottita di penne di Duvet; ai lati di esso sono due magnifiche colonnette intarsiate. Segue il gabinetto da toilette. Esso è tappezzato alla cinese; il servizio vi è tutto di cristallo finissimo e d'oro; i boccali e i bacili da lavare sono di argento; i tavoli di cristallo con sotto del damasco rosso.
Quindi si scende alla stanza da bagno ove trovansi due vasche di marmo, ognuna formata di un sol pezzo, e ad ogni vasca corrispondono due grossi getti di acqua, fredda in uno, e calda nell'altro.
Dall'altro lato havvi la sala da bigliardo tappezzata a color di rosa. Vi si trovano due grandi quadri antichissimi e di gran valore, i mobili son rivestiti di tappeti di crini di cavallo.
Dalla stanza da bigliardo si passa in un salottino, tappezzato di bianco, con mobili coperti di raso bianco e il tetto dipinto ad affresco da valente artista.
In mezzo ad esso trovasi una bellissima statua in marmo bianco, rappresentante una Venere con un Satiro.
Il gran salone sorpassa poi ogni credibilità. Esso è tutto tappezzato a damasco giallo. Alle pareti vi sono dei grandissimi specchi dì Boemia con cornici indorate d'oro zecchino, e nello stesso modo indorate son pure le cornici delle imposte. Il tetto è oltremodo bello e stellato; da esso pendono cinque grandiosi lampadari in cristallo, capaci di contenere forse un migliaio di candele.
Tutto all’intorno sono dei ricchi divani dello stesso damasco, e dietro di essi in vari punti dei giardinetti artificiali di una bellezza straordinaria.
Dalla sala del biliardo si passa al quarto nobile, ove s'incontra prima una stanza con ricchi arredi di noce e stoffa bianca, poi altre due stanze da letto, tutte magnificamente addobbate, e in ultimo la stanza degli stemmi, con tappeti di color verde e mobili a stilo del 500. In questa abiterà il generale Morra, Aiutante di campo del Principe reale.
Opera bellissima ed ammirabile è la sala da pranzo. Alle pareti ha pure dei grandiosi specchi di Boemia, e a dritta di chi entra una cristalliera con una profusione di argenteria da destare lo stupore di chi la vede.
Il servizio da tavola sarà tutto d'oro e argento massiccio: un piatto di questo metallo pesa circa 500 grammi.
Dalla sottoposta cucina il pranzo viene servito a mezzo degli ascensori.
Dalla sala da pranzo si passa alla contigua Serra, la quale tutta in cristallo di varii colori è addobbata col massimo gusto. Vi si trovano varie piante esotiche e getti d'acqua.
Da essa si entra nella gran Torre, nella quale si ascende per una scala a chiocciola ed in ferro, di circa duecento gradini. Essa guarda il mare e da lassù godesi un panorama incantevole.
Da questi fuggevoli appunti i nostri lettori potranno ben comprendere che non a torto noi dicemmo nel passato numero che il Castello Compagna ha tutto di grande, di sontuoso di magnifico, da essere una residenza degna di Principi e di Re.
Notizie in breve(per l'arrivo del principe Vittorio Emanuele III)
(Il Popolano N. 23 del 10 dicembre 1891)
Il cielo si è coperto di nere nubi , e pioviccica lento lento!— Vorrà mai giove pluvio turbare la serenità delle feste che Corigliano prepara all'augusto Principe di Napoli? Che Iddio non voglia!
Poiché noi desideriamo che alla gioia dei nostri cuori, risponda la gioia della natura, e che il sole irradii le ubertose nostre contrade e dia solenne prova della mitezza del nostro clima.
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E' già venuto il sig. Barone con la Baronessa e il loro primogenito. Verrà in giornata il cav. Alfonso Compagna con la sua Signora D. Isabella Doria e il Senatore Pietro Compagna, zio del Barone, i quali tutti faranno gli onori di casa.
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Si attende stasera la Banda di Bari, di oltre quaranta persone e con la nostra Banda cittadina allieteranno la città durante la dimora del Principe.
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Cominciano a giungere dei forestieri, e faran bene ad affrettarsi, perchè suol dirsi che chi tardi arriva male alloggia
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Cento e mille bandìere già sventolano dai balconi, dalle finestre, dai negozii, dalle alte antenne che sostengono le lunghe fila di lampadine.
Una grandiosa stella è stata posta in Piazza del popolo, che sarà accesa in tutte le sere con lumi di varii colori.
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E' giunto anche fra noi il Sottoprefetto del Circondario e il Presidente del Tribunale di Rossano, che crediamo s'intrattenga con altri funzionarii di P.S. fino alla partenza del Principe.
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Dicesi che il Prefetto e la Deputazione provinciale incontreranno il Principe a Si bari. Certo verranno molti Snidaci del Circondario e della provincia, fra cui quella di Cosenza e di Rossano. Si dà per certa anche la venuta del sig Conte D'Alife da Napoli e del Sindaco di Taranto.
Il saluto del "Il Popolano" all'ospite illustre : Vittorio Emanuele III
(Il Popolano N. 24 del 13 dicembre 1891)
A Te, o augusto Principe Sabaudo, il Popolano manda con affetto un saluto, anche a nome di questa cittadinanza, che, quantunque da taluni ritenuta indegna di sì alto onore, ha pure un cuore che batte all'unisono con quello delle altre città italiane per affetto alla Dinastia ed alla Patria.
Corigliano Calabro scriverà a caratteri d’oro nella sua storia il fausto avvenimento, certa che anche l'Altezza Vostra, nell'allontanarsi da lei, porterà seco più benevoli concetto di questi calabri luoghi, non ultimi nella gloriosa epopea dell'unità nazionale.
Salve dunque, o Principe amato, e le virtù degli Avi illustri ti sian guida nell'aspro sentiero della vita, e Iddio ti serbi lungamente alla prosperità della Tua Casa e della italiana famiglia.
Prima dell'arrivo del principe Vittorio Emanuele
III
(Il Popolano N. 24 del 13 dicembre 1891)
Il cielo è sereno e il sole splende luminoso per concorrere anch'esso alla solennità del ricevimento.
Il movimento della città si va gradatamente aumentando a misura che le ore si avanzano. Numerosi accorrano i curiosi dai paesi vicini, e massime dalla consorella Rossano.
In tutt'i volti si manifesta la gioia, l'aspettazione è grande.
Alle ore 10 a. m. l'ottima Banda musicale di Bari ci fa sentire i suoi melodiosi concenti in Piazza Castello e riscuote gli applausi del pubblico nella Cavalleria rusticana.
Si contano le ore col pensiero si misura la distanza che ancora separa l'augusto Principe da noi.
Alle 3 p.m. la nostra banda cittadina, indossando la grande uniforme alla bersagliera, percorre tutte le principali strade della città al suono dell'inno reale.
Sono oramai le 4 p.m. Cominciano nel Castello Compagna i preparativi per l'andata alla stazione. La carrozza principesca ed altre quattro di seguito attendono l'ordine per mettersi in moto.
Finalmente comincia la sfilata. Fanno bella mostra di se i grom con la loro divisa a fondo giallo e le parrucche incipriate.
In una delle carrozze siede il Cav. Alfonso Compagna, in altre alcuni pubblici funzionari.
Scende anche il Conte d'Alife e nella sua carrozza siede il Sottoprefetto e il Presidente del Tribunale di Rossano.
Si va, ed in città si resta con la ansia di chi aspetta!
Finalmente il cannone dà l'annunzio dall'arrivo, e le vie si popolano ed ognuno si affretta a cercare un posto che meglio soddisfaccia la sua curiosità.
L'arrivo di Vittorio Emanuele III
(Il Popolano N. 24 del 13 dicembre 1891)
ALLA STAZIONE
Alle 6,4 di sera, giusta il preavviso, il treno col Principe Reale giungeva alla nostra stazione. Una sala della stessa era stata per la circostanza magnificamente addobbata e un lungo tappeto era steso per terra dal treno alla carrozza.
Facevano ala al passaggio, a destra il Sindaco e la Giunta municipale, a sinistra, il Sottoprefetto, il Presidente del Tribunale, il Pretore di questo Mandamento ed altri funzionari. Fuori la stazione stavano da una parte un drappello di Carabinieri a cavallo, dall'altra le carrozze e più in lì il servizio a cavallo del Sig. Barone Compagna.
Scesi dal treno ed entrati nella sala il Barone, che avea accompagnato il Principe reale nel viaggio fece la presentazione del Sindaco e della Giunta municipale, del Sottoprefetto, del Conte d'Alife e delle altre Autorità presenti.
Il Principe strinse a tutti gentilmente la mano e si mostrò soddisfatto del tempo assai bello, a differenza della uggiosa giornata precedente.
Poi si montò in carrozza. Precedeva il drappello dei Carabinieri; indi veniva la carrozza del Principe col Generale Morra, il Marchese di Santasilia ed il Barone, poi le altre carrozze.
La via dalla stazione alla città era tutta illuminata da fuochi di bengala e da tede di legno resinoso. Lunghessa erano dei bellissimi archi dì aranci e mirto illuminati. Bello era quello dinnanzi lo stabilimento oleario Spezzano e Compagni, più bello quello dello Stabilimento del Conte d'Alife illuminato con luce elettrica e lampadini a diversi colori.
Altri archi si trovarono al ponte sul Coriglianeto e alla barriera daziaria anch'essa bellamente addobbata.
IN CITTA'
Sono le 6,40, ed il cannone col suo più frequente rimbombo ci avvisa che l'augusto Nipote del Padre della Patria è nelle nostre mura; ma qui noi non ci sentiamo la forza per poter descrivere ciò che avvenne in città! Altri forse lo farà meglio di noi: i nostri lettori si contenteranno di quanto di meglio possiamo loro offrire, supplendo al nostro diletto con la loro immaginazione.
Dalla Villa Margherita a Piazza Castello e tutta una galleria con cento e più archi adorni di lampadine alla Veneziana a varii colori e di un effetto mirabile.
Il primo saluto in città gli vien dato dalla nostra Banda cittadina e da mille e mille voci che lo acclamano e gli danno il benvenuto.
Il corteo percorre le vie Margherita, Roma, P. Umberto e Castello, in mezzo ad una calca immensa di genti acclamanti.
L'entusiasmo è indicibile, sublime in Piazza Castello, ove cinque lampade diffondono copiosamente la chiara luce dell'elettrico.
Il Principe commosso ringrazia e saluta, ma il pubblico non è ancor contento di averlo veduto e d'avergli dimostrato il suo affetto con espansione inusitata, e lo acclama ancora dopo la sua entrata nel Castello e Lui gentile si affaccia alla ringhiera che sporge sulla piazza e saluta e ringrazia di nuovo.
NEL CASTELLO
All'ingresso del Castello il Principe veniva salutato dalla Banda musicale di Bari, ed a piè del grande scalone era ricevuto della Baronessa Maria Compagna e dal Senatore Pietro Compagna e condotto nel gran salone, donde si mostrò poi al pubblico. Prima del pranzo fu presentato a Sua Altezza il primogenito del Barone. A tavola il Principe Reale aveva alla sua destra, la Baronessa Compagna, il Maggiore Cattaneo ed il Cav. Alfonso Compagna; a sinistra, il senatore Pietro Compagna, il Capitano Malvezzi ed il primogenito del Barone.
Di fronte a Sua Altezza sedeva il Sig. Barone Compagna con a destra S.E. il generale Morra, e l'Aiutante di campo di servizio, Capitano Avogadro; a sinistra il colonnello Bisesti ed il Cerimoniere di Corte, Marchese di Santasilia.
Sua Altezza dopo pranzo restò a conversare fin dopo le 11; poi ritiratosi nelle sue stanze, diede ordine che fosse destato alle 7 di stamane.
Il pubblico stette intanto ancor numeroso nei pressi del Castello fin circa le 10, sempre acclamando; poi la folla si andò a poco a poco diradando, ma buona parte stette ancora fino alla mezza notte.
Cosi si chiudeva questa giornata memorabile che rimarrà per lungo tempo impressa nell'animo di ogni coriglianese.
Visita di Vittorio Emanuele III a Corigliano Calabro : Il 2° giorno
(Il Popolano N. 25 del 22 dicembre 1891)
Quantunque orami chiuso questo, per noi, grandioso avvenimento, non vogliamo defraudare i nostri lettori di tutti i suoi
particolari.
Nel secondo giorno di caccia il Principe uccise due cignali, uno dei quali di circa 130 chili fu spedito al Re.
Al ritorno le stesse entusiastiche acclamazioni con imponente fiaccolata. A pranzo furono invitati il Prefetto, il Sottoprefetto, il Sindaco e il Pretore di Corigliano, il Presidente e il Procuratore del Re del Tribunale di Rossano, i Presidenti della Deputazioue e del Consiglio Provinciale e il Maggiore dei Carabinieri.
Alle 9 di sera le autorità e molti signori cominciarono a riunirsi nel gran salone Compagna, splendidamente illuminato con gran copia di ceri.
Gli onori di casa eran fatti, con la proverbiale cortesia, dal Barone e dalla Baronessa, dal Senatore Pietro, dal Cav. Alfonso e dal primogenito del Barone.
La eccellentissima Baronessa, sempre gaia e sorridente, indossava un ricco abito di velluto blù-zaffiro, e corsage con finimento di merletto in oro, tempestato di gemme. Al collo avea una bellissima goliera di brillanti e una farfalla di brillanti alla testa.
Facevan corona alla gentile Baronessa molte signore e signorine, fra cui notammo la baronessa Abenante e le signore Attanasio, Varcaro, Bombini, Cimino, Fino, Scarpelli, Leone, Graziani, Patari, Policastri, La Costa, Bomparola e le Signorine Martire, Scarpelli, Milano ed altre.
Tra i principali intervenuti erano il Presidente del Consiglio Provinciale e quello della Deputazione con una rappresentanza della stessa, il Sindaco di Cosenza Castiglione Morelli e gli Avvocati Persiani e Tafuri rappresentanti quella Giunta, il Sindaco di Rossano, Barone De Rosis, il Sindaco di Longobucco, Sig. Citino, il Sindaco di Corigliano Sig. Cimino e gli assessori De Novellis, Dragosei e Servidio, il Sig. Garetti Giacomo, Consigliere Provinciale, il Comitato delle feste nelle persone dei Signori Spezzano G., Attanasio G., Varcaro V., Policastri G. e Graziani Ruggiero. Il Sig. Garetti D. presidente ed il Sig. Cimino Attilio componente la Congregazione di carità. I Consiglieri comunali Signori Abenante, Bombini, Fino, Calabrese e Stabile. II Pretore Mortati T., il Vice-Pretore Terzi V. e il Conciliatore A. Dragosei. L'Ispettore di P.S. Sig. Tancredi ed il nostro Delegato di P.S. Sig. Formica. Il Comm. Raffaele Falcone di Acri, l'Uffiziale postale Sig. G.B. Bomparola e il Capo ufficio Telegrafico Sig. Graziani F. II Direttore del Ginnnsio Prof. Vinacci e i Professori Mortati, Leone e Gallerano. Gli ufficiali della milizia territoriale, Capitano Fuppallo e Tenenti Atcanasio e Greco. Il Maggiore dei Carabinièri, il Capitano Liguori e il Tenente Ferrè, ed i Signori Abenante Orazio, Adimari F., Rizzo da Francavilla, Pucci da Amendolara, Leonardis da Rossano ed altri.
Sua Altezza, alle 9,40 comparve nel gran salone e prima di tutti si recò a salutare la Baronessa e le altre signore e signorine che le furono presentate.
Poi il Sig. Barone fece successivamente la presentazione delle diverse autorità e Signori, e a tutti S. Altezza rivolse la sua augusta parola con la più squisita affabilità. Si congratulò col Tancredi per la sua medaglia al valore e le stesse congratulazioni fece al Comm. Falcone che aveva il petto fregiato di diverse medaglie.
Dopo di che il Principe ritiròssi nel suo appartamento.
Dalla gentilezza della Famiglia Compagna furono poi offerti a tutti i convenuti dei sorbetti e alle 11.50 si usciva soddisfattissimi dell’accoglienza avuta.
Visita di Vittorio Emanuele III a Corigliano Calabro : Il 3° giorno
(Il Popolano N. 25 del 22 dicembre 1891)
Lunedì mattino, alle 7, Sua Altezza, in mezzo ad un popolo festante si recò a visitare il nostro Ginnasio Garopoli.
Innanzi al Portone lo salutava la Banda cittadina coll'inno patriottico. Nel primo corridoio erano schierati in bell'ordine i 65 alunni interni. Il Sig. Barone presentò al Principe il Direttore Sig. Vinacci, il Rettore Sig. Calabrese e i Professori Marino, Mortati, Raulli, Leone e Gallerano.
A piè della gradinata il Prof, Vinacci lesse al Principe brevi, ma solenni ed entusiastiche parole; dopo di che S.A.R. salì nel piano superiore e visitò le camerate, tutte ben tenute, mercé le cure dell'ottimo Rettore Sig Calabrese; e poi le scuole, mostrando per tutto la massima soddisfazione.
Dopo la visita Egli si rimise in carrozza e si avviò all'ultima partita di caccia, nella quale uccise altri due cignali, che spedì agli ufficiali del suo Reggimento.
II ritorno fu ancor più festoso delle altre sere, essendo andati ad incontrare il Principe gran numero di contadini con ramoscelli di ulivi in mano, entusiasticamente acclamandolo fino al Castello.
Dopo il pranzo, a soddisfare un desiderio di Sua Altezza, il Cav. Guglielmo Tocci Le presentava un gruppo di cinque donne albanesi, nel loro originale costume, e il Principe ne fu conpiaciutissimo.
Lo stesso Sig. Tocci presentava a Sua Altezza un indirizzo di omaggio degli Albanesi.
Vi riporto le seguenti bellissime iscrizioni che erano affisse alle pareti interne del Ginnasio :
A Sua Altezza Reale
Il Principe di Napoli
Che
Nel sorriso di Giovinezza
Congiunge le glorie della Monarchia
Con le future speranze d'Italia
Il saluto e l'Omaggio
Del Ginnasio Convitto Garopoli
O Magnanimo
Sempre ti risplenda
Tra l'affetto del popolo
L'astro della vita e della fama
Ed abbia tuo nome Augusto
Come oggi
Dai bruzii zii monti alle classiche marine
Spontanei e universali evviva
Nei pericoli delle Patria
Da Superga e dal Pantheon
Ti parli la voce dei forti
Dalla Reggia l'esempio paterno
E i memori allori del Campidoglio
Diranno al mondo
Che l'antica virtù latina
Rivive in te
Auspice il vessillo tricolore
La scuola
Che in patto di amore
Tra Re e Popolo
Educa Cittadini e Soldati
Ti accoglie
Fra gl'inni e le speranze
Della generazione novella
Avanti Savoia!
La stella che in Oporto
Santificò il martirio
E lieta rifulse in Roma papale
Fugando
Col verbo della Patria e le virtù cittadine
Le tenebre del falsato Vangelo
Sarà guida alla meta
Che Dio e i secoli
Assegnano a Te e all'Italia
Notizie in Breve
(Il Popolano N. 24 del 13 dicembre 1891)
La città è nel colmo della gioia. Tutti i discorsi si versano intorno alla venuta del Principe di Napoli, che ha destato tra noi la più grande simpatia.
Ci si assicura che Egli sia rimasto soddisfattissimo dell'accoglienza avuta.
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Più soddisfatto è ancora l'illustre Barone Compagna e la sua Famiglia, che han veduto andare le cose a secondo dei loro desideri, e la popolazione mostrarsi degna del grande onore da Lui procuratole.
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Sua Altezza Reale la sera del suo arrivo, dopo il pranzo volle sentire la Cavalleria rusticana, suonata dalla Banda di Bari, alla quale esprimeva il suo compiacimento, congratulandosi anche col suo Direttore Annoscia per una composizione da lui offertagli.
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Verso le otto, insieme col Barone, col Generale Morra e gli altri del seguito si avviava per la caccia, preceduto lungo il percorso dalla Banda di Bari, e acclamato da numeroso pubblico fino all'uscita della città, ove lo salutava anche la Banda cittadina.
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Alle 5,30 di sera si ritorna dalla caccia e lo stesso entusiasmo, le stesse incessanti acclamazioni della prima sera accompagnano il Principe reale dal cominciare della città al Castello.
Sappiamo che nella caccia c’erano molti cacciatori con cento cani. Dalla nostra stazione ai pressi del bosco Apollinara si andò col treno; poi si adoperarono 12 carrettoni, di cui quattro tirati da bufali.
Si fecero quattro mine. Il Principe uccise tre cignali o ne ferì un quarto.
Parecchi altri rimasero feriti nel busco o rotolarono nel Crati.
Nel bosco istesso, e proprio nel così detto varco del Cervo, si fece colazione.
Stamane di nuovo a caccia, e nel ritorno, alle 9 e mezzo di sera, vi sarà ricevimento delle autorità e cittadini che avranno l'onore di essere presentati al Principe.
La partenza di Vittorio Emanuele III da Corigliano Calabro
Il Popolano N. 25 del 22 dicembre 1891)
Alle 6 a. m. di martedì, S.A.R. il Principe di Napoli lasciò Corigliano. Altri dica dei particolari e delle nuove manifestazioni di affetto e devozione, onde fu circondato fino all'ultimo momento; a noi giova rilevare che la memoria delle feste di questa città rimane incancellabile e che incancellabilissimo sarà per noi e i Calabresi tutti il fausto avvenimento dell'arrivo di S.A.R., che volle, così splendidamente, onorare queste contrade. La sua figura marziale, che rispecchia tutta una falange di forti e le sue gentili maniere che rivelano un animo eletto, sono impresse nella mente e nel cuore di tutti; e tutti ora rivolgono i loro sguardi alla città fortunata, che Lui vide nascere ed ha il vanto di accoglierlo fra le sue mura. Il popolo di Corigliano non sa ancora rassegnarsi alla Sua dipartita, e come, prima che l'Augusto ospite fosse qui venuto, parea un sogno la notizia del Suo arrivo, adesso sembra più che sogno il saperlo lontano. Così è questo popolo; si affeziona, si entusiasma, si esalta, perché ha un cuore che palpita per quanto v'ha di buono e bello.
La venuta di S.A.R. è stata per noi tutti come una rivelazione di affetto, come un atto di fiducia, e lascia nei nostri animi un senso dì profonda gratitudine. Se non che quanto ambito non dovea essere per questa città l'onore di ospitare l'erede della Corona d'Italia, il figlio unico del magnanimo Sovrano, che, accomunando gioie e dolori coi suoi sudditi, fa rifulgere dal soglio l’esempio della più fiorita carità cittadina? L'entusiasmo perciò non ebbe limiti, e le manifestazioni dei Coriglianesi solo hanno riscontro con le giornate delle feste popolari, che seguirono i primi e memorandi fatti della unificazione della Patria.
Oh memorie sante! In nome di esse rivolgiamo il nostro caldo saluto a S.A.R., glorificando in lui le speranze, la grandezza futura d'Italia.
Affratellati con tutti gli altri Italiani in un sentimento spontaneo di devozione alla Casa Savoia, noi oggi vediamo soddisfatto ciò che di più tenero ha l’amor proprio, perché oramai la venuta di S.A.R. in questa Calabria, così spesso calunniata, prova che anche qui si ha un cuore per amare, e che i benefizii della libertà e della civiltà non tardarono qui ad avere i loro frutti.
Con senso di pieno compiacimento, noi osiamo oggi affermare al mondo che, se S.A.R. onorò di sua presenza queste obliate contrade, noi Calabresi non abbiamo trascurato nessun mezzo per mostrarcene degni, e, quand'altro non fosse, abbiamo testimoniato che la terra, cui non è ignoto il martirio per la patria, sa crescere spontanei i fiori dell'affetto e della devozione alla gloriosa Dinastia, cui l'Italia deve la sua presente grandezza.
All'Ill.mo sig. Barone Compagna è poi nostro debito rivolgere i più vivi ringraziamenti, perché lui solo, nello slancio di cuore gentile e generoso, ha saputo rivendicare alle Calabrie, e a questa nostra anzitutto, l’onore che prima era concesso a poche altre. Ma che dire di lui? Ogni parola di elogio sarebbe insufficiente.
Calabresi, per il recente onore avuto con la visita dell'Ospite Reale, gareggiamo tra noi in renderci sempreppiù degni del nome d'Italiani, ed eleviamo un concorde, fragoroso evviva, che suoni gloria al Re , al Principe Ereditario, alla eroica Famiglia Sabauda.
La partenza dal Castello Compagna e l'arrivo alla stazione di Corigliano Calabro
(Il Popolano N. "5 del 22 dicembre 1891)
Alle 5 del mattino del 15, un primo colpo di cannone desta i cittadini, annunziando loro che ormai S. Altezza Reale si prepara alla partenza.
In breve le strade vengon illuminate come nelle precedenti sere; dai balconi e dalle finestre si caccian fuori cento e cento lumi, tutti si accingono ad uscir di casa per dare l'ultimo saluto, l'ultima dimostrazione di affetto all'Augusto Principe, speranza della Nazione.
La Banda cittadina, alle 5,30 percorre le vie della città, al suono dell'inno reale.
Alle 6, preceduto dalla stessa Banda, la carrozza principesca esce dal Castello e si avvia in mezzo ad una calca di popolo frenetico. Ad ogni passo la folla sempre più si accresce, e la carrozza a stenti procede lentamente. L'entusiasmo supera ogni credibilità. In piazza Margherita la carrozza non può andare avanti. Il Sig. Barone allora si alza nella carrozza, e raccomanda la calma e così a poco a poco si riesce a prendere il largo ed uscire dalla città.
Ma molti e molti corrono appresso; corre anche la Banda cittadina, e per una scorciatoia si fa trovare al ponte sul Coriglianeto; e là nuove entusiastiche acclamazioni.
ALLA STAZIONE
Erano alla stazione a salutare Sua Altezza il Sottoprefetto, il Presidente del Tribunale di Rossano, il Sindaco e la Giunta comunale, il sig. Conte d'Alife, il comitato per le feste, il Pretore ed altre autorità e cittadini.
Il Sindaco ringraziò nuovamente il Principe, per aver onorato di sua presenza la nostra città, esprimendogli i sensi di affetto e di devozione di questa cittadinanza.
L'avv. Spezzano, membro del comitato delle feste, aggiunse altre patriottiche parole.
Sua Altezza ringraziò tutt'i presenti e disse che serberà grato ricordo dell'affettuosa accoglienza avuta da questa cittadinanza.
Indi salì sul vagone reale, e quando il Principe si affacciò allo sportello per salutare i presenti, scoppiò da cento bocche un applauso prolungato.
Cosi ebbe fine questo periodo di feste e di entusiastiche ovazioni con cui Corigliano accoglieva l'augusto Discendente del Re Galantuomo, a cui si concretizzano tutte le speranza della Patria, e che lascia nel cuore dei Coriglianesi un incancellabile ricordo.
Il Barone Compagna ringrazia la cittadinanza
(Il Popolano N. 25 del 22 dicembre 1891)
Il sig. Barone Compagna ci manda la seguente lettera di ringraziamento ai coriglianesi, che noi con gran piacere pubblichiamo:
Miei concittadini!
Oltreché il dovere, sento il bisogno vivissimo esternarvi tutta la mia gratitudine, per la splendida accoglienza da voi fatta a S.A.E. il Principe di Napoli, che onorò di Sua Augusta presenza la Città nostra e la mia casa.
Senza la vostra cooperazione efficace, senza la vostra spontanea manifestazione di gratitudine al degno figliuolo del nostro invitto Sovrano, le feste fatte a S.A. non avrebbero sortito il lieto fine, che ebbero, onorando la Calabria tutta e particolarmente questa generosa popolazione Coriglianese.
Se queste feste hanno avuto in tutta Italia e fuori una eco simpatica, che sollevò di molto il concetto, che si ha dei Calabresi, si deve appunto alla spontaneità entusiastica della vostra devozione, che mi rese fiero di chiamarmi vostro concittadino. Abbiatevi tutti la riconferma della mia riconoscenza e del mio affetto.
Barone Francesco Compagna
Telegrammi di ringraziamenti(anche quello del Re Umberto)
(Il Popolano N. 25 del 22 dicembre 1891)
Pubblichiamo con piacere i seguenti telegrammi del signor Barone Compagna, come conclusione del fausto avvenimento, che allietò Corigliano, nei decorsi giorni, e che il Sindaco ff Dott.Cimino fece affiggere nelle cantonate della città con le belle parole che noi pubblichiamo unite ai detti telegrammi.
Concittadini,
Con sommo compiacimento dell'animo mio porto a vostra conoscenza i tre seguenti telegrammi ricevuti ieri sera dall'Ill.mo Sig. Barone Compagna:
Sindaco — Corigliano Calabro
Sono commosso!! Ricevo in questo momento da Roma il seguente telegramma: «Le sono gratissimo della cortese e splendida ospitalità offerta all'amatissimo mio figlio e tengo l'amabilità di Lei e della Sua Famiglia in conto di nuova prova dell’affezione Loro per me e per la Regina. Le porgo coi più vivi ringraziamenti cordiali saluti»
Firmato-Affezionatissimo Umberto
Sindaco — Corigliano Calabro
D'ordine di Sua Altezza Reale il Principe di Napoli, sono felice esprimere Vostra Signoria, Cittadinanza, Comitato, soddisfazione provata da Sua Altezza Reale nei passati giorni, ed il suo profondo e vivo gradimento per la riconferma di quei sentimenti, che gli furono così entusiasticamente e cordialmente espressi, durante il Suo soggiorno a Corigliano.
F. COMPAGNA
Sindaco — Corigliano Cal.
I ringraziamenti di Vostra Signoria e del Comitato a me non sono dovuti: Calabrese come voi sono stato fiero dividere con mia patria l'altissimo onore concessomi da Sua Altezza Reale il Principe di Napoli.
Ossequi. F. COMPAGNA.
Siate perciò fieri di tanto onore impartitoci, soddisfatti ili quanto da noi si è fatto par corrispondervi degnamente, come ad un popolo civile si conveniva.
Il Sindaco
Cimino
Notizie in breve
Il Popolano N. 25 del 22 dicembre 1891)
Or che la calma è fra noi ritornata, sentiamo il dovere di tributare una sentita lode agli eccellentissimi Barone e Baronessa Compagna, al Senatore Pietro ed al Cav. Alfonso, per l'impegno da ciascun di essi spiegato, perché Sua Altezza fosse rimasta contenta della sua venuta in questa nostra città; scopo oramai pienamente raggiunto.
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Secondò molto i loro desideri il Sig. Marino Scarpelli, Agente generale della Casa, il quale con la sua operosità e buon volere fece sì che tutto si fosse trovato pel giorno stabilito; e a lui si deve se si potè avere in brevissimo tempo, dai F.i Leonardis di Bari, la luce elettrica.
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Aiutarono poi l'opera loro la comunale Amministrazione e i signori del Comitato delle feste i quali tutti raddoppiarono la loro attività, nell'ordinare e disporre le cose con incensurabile diligenza.
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Fra i palazzi bene adornati dobbiamo notare, precipuamente quelli dei sig. Bianchi, Spezzano, Garetti, Cimino P. Abenante, Scarpelli ed Attanasio.
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Inappuntabile è stato il servizio telegrafico, malgrado i lunghi e numerosi telegrammi. E sebbene fosse stato qui mandato, per due giorni, altro impiegato, pure sappiamo che il servizio fu disimpegnato per la massima parte dal Capo Ufficio sig. Graziani, il quale dal giorno 11 al 15 stette all'ufficio in permanenza, spiegando una attività e diligenza non comune. Anche il fattorino Stella Francesco fece servizio permanente, senza alcun aiuto, e lo vedemmo in continua attività. Designiamo tanto il Capo Uff°. che il Fattorino alla benemerenza dei superiori.
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Durante la dimora del Principe, fu qui pure l'Ispettore telegrafico sig. Martucci, che seguì il treno reale con apposito apparato telegrafico, per esser pronto ad ogni occorrenza. Egli è anche meritevole di encomio per la diligenza spiegata nel servizio; il suo compito però non si estese alla direzione del servizio interno di questo ufficio, com'altro giornale erroneamente disse, mentre la direzione di tale servizio fu unicamente affidata al Capo Ufficio sig. Graziani.
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Accompagnarono il Principe Reale nella sua partenza il barone e il Cav. Alfonso Compagna; il primo andò fino a Napoli; il secondo fino a Rocca Imperiale limite della nostra piovincia.
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Prima che il Principe partisse, la Baronessa Compagna gli chiese l'onore di apporre la sua firma su di un album da lasciare fra i più preziosi ricordi ai suoi figliuoli, e S.A. si degnò gentilmente di accontentarla, scrivendovi le seguenti righe: «Ricordo delle gentilissime accoglienze ricevute dal Barone e dalla Baronessa Compagna durante il mio soggiorno in Corigliano Calabro» Corigliano Ca. 14 dicembre 1891 Vittorio Emanuele di Savoia
Gli ultimi echi della visita di Vittorio Emanuele III
(Il Popolano N. 1 del 1 gennaio 1892)
Ai telegrammi di ringraziamento pubblicati nel precedente nostro numero aggiungiamo la seguente lettera ricevuta da questo Sig. Sindaco dal Ministro di Casa Reale e pubblicata da lui col seguente
manifesto:
CITTADINI!
L'eco dell'affettuosa entusiastica accoglienza fatta a S.A. Reale il Principe di Napoli è arrivata fino a Sua Maestà, il Nostro Amatissimo Sovrano.
Sua Maestà si è degnata di manifestarcene la Sua soddisfazione e rivolgerci i Suoi
ringraziamenti con la lettera seguente, che io son lietissimo di parteciparvi:
Roma 20 dicembre 1891.
S.A.R. il Principe di Napoli ha informato il Suo Augusto Genitore delle festose e cordiali accoglienze che gli vennero fatte dal Municipio e dalla Cittadinanza di Corigliano.
Sua Maestà il Re gradì vivamente quella spontanea prova di affetto stata data al Suo amatissimo Figlio, e vuole che io ne attesti a V. S. la Sua, Sovrana soddisfazione, pregandola di ringraziare nell'augusto nome le Autorità e la popolazione, che confermarono in questa circostanza il loro amore e la loro devozione alla Dinastia.
Accolga, Ill.mo signor Sindaco, gli atti di mia particolare osservanza.
Pel Ministro — U. Rattazzi
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Con altra lettera del 23 decorso mese il Primo Aiutante di S.A.Reale, trasmetteva a questo Sindaco la somma di lire mille da distribuirsi ai poveri.
Nello stesso plico mandava un ricchissimo spillo in brillanti, con corona ed iniziali di S.A. da consegnarsi al nostro Direttore sig. Francesco Dragosei per regalo del Principe. Tal dono era accompagnato dalla seguente lettera:
Casa Militare
di S.A.R. il Principe di Napoli
Napoli, 23 dicembre 1891
Sua Altezza Reale il Principe di Napoli, memore della parte avuta da Vostra Signoria nelle festose accogliente di Corigliano, come pure dell'omaggio che Ella ebbe a fargli di una sua
composizione, ha voluto attestarle il proprio gradimento destinandole in dono il qui unito spillo fregiato delle Auguste iniziali.
Si abbia, egregio signore, le mie felicitazioni e gli atti di mia perfetta stima.
Il Primo Aiutante di Campo
R.MORRA
Preg.mo Sig. Francesco Dragosei
Corigliano Oalabro
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In seguito il Sig. Dragosci mandava a Sua Eccellenza il Generale Morra la risposta che segue:
Eccellenza,
Da questo Sig. Sindaco mi fu consegnata la ricca e splendida spilla della quale Sua Altezza Reale si compiacque, nella Sua squisita munificenza, farmi dono.
Prego pertanto l’Eccellenza vostra di presentarne all'Altezza Sua i miei più sentiti ringraziamenti, insieme ai sensi della mia sincera e indimenticabile riconoscenza e devozione, assicurandola che il dono reale sarà per me il ricordo più prezioso che mi abbia nella mia vita.
Gradisca anche l'Eccellenza Vostra la riconferma della mia alta considerazione e stima, e mi abbia sempre Dell'Eccellenza Vostra
Dev.mo Sempre
F. Dragosci
Dal Corriere delle Puglie, che si pubblica in Bari, abbiamo appreso che anche un simile dono fu fatto da S. Altezza al Direttore di quella Banda musicale, che fu qui a suonare durante le feste.
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Sappiamo che la Direzione dei Telegrafi espresse a questo Capo Ufficio Sig Graziani il suo compiacimento per il modo inappuntabile con cui egli diresse ed eseguì il servizio durante la dimora di Sua Altezza Reale in questa città. Si abbia anche i nostri congratulamenti.