Scuole
Per andare al Ginnasio bisognava
avere il berretto
Il Ginnasio Convitto Garopoli nell’anno scolastico 1884-85
di Luigi Petrone
Ci siamo mai chiesti chi ha avuto l’idea di fare nascere a Corigliano il Ginnasio Garopoli? Il 17 marzo dell’anno 1861 è proclamato a Torino il Regno d’Italia; una delle frasi pronunciate in quell’occasione, e che col tempo si sarebbe resa popolare nella storia, fu “fatta l’Italia, ora bisogna fare gli Italiani”. Di lì a poco, in una storica seduta, il Consiglio Comunale di Corigliano deliberava d’istituire un ginnasio convitto per l’istruzione e l’educazione dei giovani.
Non sappiamo se quando si pensò di dar vita ad un Ginnasio qualcuno avesse davvero in mente quella celeberrima frase con cui d’Azeglio, uomo politico piemontese tra i protagonisti del processo di unificazione dell’Italia, commentò la nascita del nuovo Stato1. In realtà il ginnasio si fece in attuazione della Legge Casati (1859)2 che prevedeva che dopo la conclusione dell'istruzione elementare (obbligatoria per tutti) si potesse proseguire, facoltativamente, gli studi secondari con il Ginnasio, quinquennale (che dava accesso al Liceo) o frequentando una Scuola Tecnica, triennale (cha lasciava entrare agli Istituti Tecnici). Il nuovo Stato Unitario istituì le scuole d’insegnamento primario (le elementari, ma rimase attardato con quelle secondarie non riuscendo a dare pieno compimento ed in maniera capillare alla riforma Casati. A Corigliano dunque, ma non solo qui, se uno scolaro dopo la conclusione del ciclo dell'istruzione primaria desiderava proseguire gli studi, questi doveva lasciare il paese per andare a studiare a Cosenza, Catanzaro o addirittura Napoli com’era consuetudine, possibilità che per evidenti ragioni di natura economica e logistiche, in pochi potevano permettersi. Fu così che nella seduta del Consiglio Comunale del 12 maggio 1862 il sindaco Luigi Carusi, cui stava a cuore la sorte della gioventù studiosa cittadina, sostenne la proposta di creare un ginnasio con convitto, un istituto che oltre a provvedere all’istruzione e all’educazione dei giovani potesse provvedere anche al loro mantenimento e alloggio, una scuola che “avrebbe reso un servizio a moltissime persone e avrebbe dato lustro al paese”; e a voler fare intendere che si faceva sul serio e che non si sarebbe potuto più tornare indietro su quella decisione, fu proclamata l’intitolazione dell’istituto al poeta epico coriglianese “Girolamo Garopoli” prima ancora che questo si formasse3. Alla nascita del ginnasio contribuì anche un giovane medico, Luigi Patari (1827-1908) che seppe levare la sua voce sulla necessità di istituire un ginnasio a Corigliano e divenendone, con la sua costituzione, direttore nel 1867.
Certo, la nascita di questa scuola fu favorita da uno spirito di rinnovamento socialista che vedeva con questa istituzione una possibilità di crescita culturale e sociale dei propri figlioli e, quindi, la necessità di avere stabilmente una struttura che potesse consentire alle giovani menti di crescere culturalmente era sentita come un fondamentale momento di progresso. Ma è pur vero che quell’istituzione nacque nel solco del gran fermento intellettuale postunitario che stava preparando il nuovo Stato e in cui molti cittadini si stavano affermando con successo sulla scena sociale e culturale. Come non ricordare i fratelli Palma Antonio (1836-1896), ingegnere, e Luigi (1837-1899) giurista di squisita intelligenza, Giuseppe Amato (1831-1886) medico, che ebbe modo d’insegnare nel nostro Ginnasio ma a noi noto per averci lasciato la Crono-istoria di Corigliano Calabro, o Domenico Persiani (1837-1918) magistrato ed avvocato di fama. L’elenco potrebbe esse più corposo ma ci allontanerebbe dal nostro compito.
Ma cos’era un ginnasio e cosa vi s’insegnava? Il “Ginnasio” era l’insegnamento scolastico che seguiva all’istruzione primaria ed era perciò frequentato dai ragazzi con età compresa tra i 10 ed i 15 anni. Qui gli alunni apprendevano l’italiano, il latino, il greco, storia e geografia, l’aritmetica, religione e ginnastica (da cui il nome “ginnasio” dal latino gymnasium, che significa "allenare, esercitare, praticare allenamenti ginnici") che comprendeva anche gli esercizi militari.
Alcune cose sono state scritte sul Ginnasio Garopoli di Corigliano, poco tuttavia su com’era organizzata il mantenimento e l’ospitalità degli studenti. L’occasione c’è fornita da un rarissimo foglio volante con il quale è data notizia dell’apertura delle iscrizioni per il nuovo anno scolastico 1888-854. Dopo alcuni anni di difficoltà (non per penuria di scolari quanto piuttosto nel far quadrare i conti del suo magro bilancio), il Ginnasio di Corigliano in quell’anno scolastico ebbe un boom d’iscrizioni e studenti, oltre che da Corigliano, giungevano da diversi luoghi della provincia, persino dalla Basilicata. I convittori sono più di cento anche se la retta annua da pagare ha raggiunto le 400 Lire, “pagabile a quinquimestre anticipato, cioè L.200 il 1.Ottobre e L.200 il 1.Marzo”. Le domande di ammissione si dovevano indirizzare al direttore del collegio, il prof. Giuseppe Cadicamo, corredate dall’atto di nascita, dal certificato di studi fatti e da quello medico di sana costituzione. Il ginnasio apriva il primo giorno d’ottobre, ma l’anno scolastico con l’inizio delle lezioni cominciavano il 18 dello stesso mese per concludersi il 15 luglio secondo le prescrizioni ministeriali. Per poter essere ammessi a frequentare la scuola ovviamente non era sufficiente presentare la domanda d’iscrizione ed ogni studente doveva superare l’apposito esame d’ammissione che si svolgeva dall’8 al 15 ottobre, per sapere se era stato accolto o meno. “Nessuno – recita il foglio informativo – può essere iscritto alla classe, a cui aspira, se non dietro regolari esami”. Ed era inutile cercare scorciatoie, poiché “i passaggi intempestivi da una classe all’altra sono assolutamente vietati” e “nessuno alunno ha diritto a lezioni particolari che alimentassero in lui la lusinga di simili passaggi…”. Quello che stupisce non è tanto l’averlo ricordato, che ci appare ovvio, quanto il fatto di averlo volutamente stampato sull’avviso; evidentemente, in passato, dovevano essersi verificati episodi del genere e, la nuova direzione, ci teneva a ribadirlo. Sta di fatto che la serietà dell’istituzione coriglianese, per rigore nell’insegnamento, ordine e disciplina, era una delle migliori del Regno. Il 1° maggio 1889 giungerà, infatti, da parte del Ministero della Pubblica Istruzione, l’agognato “pareggiamento” del Ginnasio Garopoli agli altri istituti governativi5.
Il collegio-convitto era attrezzato di tutto ciò che occorreva per l’istruzione, insegnanti, aule, biblioteca, palestra, servizi igienici, un medico all’occorrenza. Al suo interno aveva persino una stamperia ed un panificio, ma all’alloggio dovevano pensarci gli studenti. L’avviso, infatti, più che fornire informazioni sulle materie, spiegava cosa si doveva rispettare riguardo all’ospitalità degli alunni. Questi erano alloggiati nelle grandi camerate comuni dell’ex convento francescano e qui a ciascuno era assegnato un posto che doveva arredare a sue spese. Ogni di loro, recita l’avviso, «dovrà presentarsi fornito de’ seguenti oggetto di corredo: lettino di ferro, secondo il modello adottato nel Convitto, a tavole spezzate, con due materassi…, guanciali 2-lenzuola paja 3-federe paja 3-polsini impermeabili paja 3-camicie 8-mutande paja 6-fazzoletti di colore 12; di lino 6-salviette 12-solini n.2 di tela, impermeabile, alla militare-coperte, a discrezione-un abito uniforme completo…”. Dovevano inoltre portarsi anche un comodino “di noce o di altro legno inverniciato a spirito” per sistemarvi gli effetti personali, pure questi di corredo, tazze da caffè, un cucchiaino, bicchieri per acqua, un vassoio o guantiera, un bacile di zinco o di ottone, pantofole, posata di plakfond6 e articoli da toeletta. Tutti gli oggetti di corredo dovevano rigorosamente portare le iniziali del convittore e il loro numero di matricola in modo da evitare spiacevoli discussioni nel caso qualcosa venisse a mancare. Per le stesse ragioni era assolutamente proibito tenere con se orologi, anelli o denaro ed altri oggetti di valore. Questa cosa oggi ci pare oggi curiosa ma dobbiamo sapere che si trattava di ‘effetti personali', e poi, la conduzione del ginnasio era onerosa ed aveva accumulato negli anni consistenti debiti; nel 1887 il Ginnasio aveva un debito di 18.000 Lire e sarebbe forse stato chiuso se il barone Alfonso Compagna non avesse offerto, a titolo personale, di ripianarne le somme dovute. I genitori degli alunni però potevano stare tranquilli perché al ginnasio non solo l’insegnamento era di qualità ma pure il vitto. Gli scolari avevano diritto alla colazione con latte, caffè e pane fresco, ad un pranzo con due pietanze (che diventavano tre nei giorni festivi) e ad una cena composta da una pietanza calda, formaggio o salame ed insalata. Il vitto insomma era sostanzioso e ricco di proteine, come si doveva a giovani che hanno bisogno di apprendere, con “carne vaccina tutti i giorni, tranne il venerdì”, che un macellaio fornisce esclusivamente al collegio, pane di prima qualità manifatturato nel panificio del ginnasio e servito a soddisfazione ma “in modo però da evitare l’abuso e lo sciupo”, frutta di stagione, vino tutti i giorni e “nelle feste solenni, piatto dolce con bicchierino di vino scelto”; insomma, con qualche perplessità per il vino fornito a questi giovani allievi, non si poteva dire che si mangiava male. Già, e se qualcuno era di salute cagionevole o si ammalava? Nessun problema perché la direzione del nostro convitto assicurava che avrebbe provveduto anche a questo. “I soli ammalati dietro prescrizioni del medico del Collegio - è scritto nell’avviso- hanno diritto, durante l’indisposizione, e soltanto nell’infermeria o in camerata, ad una vittazione particolare”; tuttavia, “se per cure ricostituenti, prescritte dal medico curante, o per invincibile idiosincrasia l’alunno reclamasse un trattamento diverso” e si doveva consumare il vitto in camerata anziché nella sala da pranzo in comune (insomma se faceva i capricci a mangiare) pure questo era garantito, ma il genitore doveva pagare una retta suppletoria di Lire 75, anticipatamente.
Tutti gli alunni avevano l’obbligo di indossare la divisa del Ginnasio, una giacca scura sopra una camicia di colore bianco, pantaloni neri, stivali e il berretto. Se per la giacca ed i pantaloni era permesso di poter rimediare con abiti di sartoria7 (purché conformi al modello adottato), per il berretto, vero segno distintivo del ginnasio di Corigliano, non erano concesse irregolarità. Il berretto era un copricapo di tessuto, di colore scuro, che nella foggia ricordava quelli risorgimentali (alla “garibaldina” ), con la visiera tonda e guarnito con bottoni dorati e da una fascia dello stesso colore che cingeva al centro lo stemma del ginnasio; per il berretto e il suo astuccio bianco (così come i polsini e i solini impermeabili), ci si poteva rifornire presso l’emporio del signor Raffaele Durante, a Napoli, via Toledo n.187, dove i genitori erano invitati a rivolgersi.
L’anno scolastico giunge al termine. Fatiche, emozioni, ricordi sono riposti, insieme ai libri, nella cartella della memoria. Rubiamo un’immagine che troveremo nel libro Cuore, l’ultimo giorno di scuola, con i ragazzi che si lanciano chiassosi e festanti verso l’uscita facendo volare in alto il loro berretto.
Corigliano, Li 18-3-1911
Mio adorato papà,
questa sera non avrei voluto scriverti, perché ti ho mandato una lettera l’altro ieri, ma poiché
il Direttore non ha ancora ricevuto la retta e la tassa, lo stesso mi ha ordinato di avvisartene.
Mandami pure Lire 6,50 che come ti scrissi, mi servono per comprare due libri.
Hai ricevuto la lettera?
Finora non ho avuto il pacco, né lettere di zia e di Titina, come tu mi promettesti.
Rispondimi subito.
Ti abbraccio con zia e Titina, e ti bacio la mano. Benedicimi.
Ciccio
Da una cartolina postale inviata da Francesco Vitari, alunno presso il Ginnasio Garopoli, al padre.
1 A dire il vero pare che questa frase non fu mai detta da d’Azeglio che scrisse invece “Pur troppo s’è fatta l’Italia, ma non si fanno gl’italiani” (M. Taparelli d’Azeglio, Origine e scopo dell’opera in I miei ricordi, Firenze, Barbera, 1891, p.5.
2 L’insegnamento scolastico aveva inizio con l’istruzione elementare (o istruzione primaria), obbligatoria per tutti, ed era frequentata dai ragazzi di età compresa tra i 6 e gli 8 anni; a questa seguiva l’istruzione secondaria facoltativa. Con la Legge Casati del 15 novembre 1859, fu riformato il ciclo d'istruzione secondaria che istituì due percorsi ben distinti, il Ginnasio (quinquennale)che dava accesso al Liceo (triennale), e la Scuola Tecnica (triennale), che dava accesso all'Istituto Tecnico (triennale); entrambi erano il proseguimento della scuola primaria. L’ordinamento scolastico ginnasiale restò in vigore sino al 1923 quando con la Riforma Gentile venne riformato.
3 T.Mingrone, “Il ginnasio Garopoli di Corigliano” in Kratos, anno I, n.1, Editrice Aurora, Corigliano Cal. 2012, pp.23, 24. In realtà le cose furono più difficili del previsto e ripetuti e diversi furono i dinieghi prima di giungere all’apertura del Ginnasio. Il decreto di assegnazione della sede (presso l’ex convento dei Padri Liguorini, già convento dei Francescani Minori) arrivò nel 1865 e solo nel mese di gennaio dell’anno 1866 il “Collegio Convitto ginnasiale di Corigliano Calabro” poté dare inizio alle lezioni (cfr. Enzo Cumino, Storia di Corigliano Calabro, Editrice MIT, Cosenza 1992, p.125 e sgg.).
4 Foglio volante bifacciale, Corigliano 1884. Collegio Garopoli in Corigliano Calabro. Registro d’ammissione pel nuovo anno scolastico 1884-85. Coll. Privata.
5 Dopo averne ripetutamente e, senza esito, fatto richiesta, il Ginnasio di Corigliano sino ad allora di fatto una scuola “privata”, venne equiparato e riconosciuto al pari dei ginnasi governativi. Sul decreto di riconoscimento leggiamo: “Il Ministro della Pubblica istruzione Veduta la domanda del Municipio di Corigliano Calabro per ottenere il pareggiamento ai governativi del proprio Ginnasio; Veduti gli atti che accompagnano la domanda stessa; Decreta: Il Ginnasio Comunale di Corigliano Calabro è pareggiato ai governativi, con diritto di dare esami e di rilasciare diplomi a forma delle Leggi e dei Regolamenti in vigore nella Pubblica Istruzione. Roma, 1 maggio 1889. Il Ministro P.Boselli” (Archivio Comunale di Corigliano Calabro, fasc. Istruzione Pubblica, carte sciolte).
6 Con il termine “plakfond” si definiva un procedimento di “rimetallizzazione” fatta con lega di metalli diversi che precipitava sulla superficie di oggetti di lega più povera formando una vernice che ne abbelliva l’apparenza.
7 “Per l’uniforme di uscita e di casa – suggerisce l’avviso –, qualora non si avessero modelli di altri alunni, dirigersi a’ sarti di questa Città: Carlo Palopoli, Luigi Rango, Fratelli Buonafede”.