La mia Città e la prima Guerra Mondiale
In onore a tutti i miei concittadini che hanno combattuto per la Patria.
L'Italia, che si era dichiarata neutrale nel 1914 allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, il 24 Maggio del 1915, a seguito del Patto di Londra del 24 aprile 1915, un trattato segreto stipulato dal Capo di Governo Italiano, Antonio Salandra, d'accordo col Re, e la Triplice Intesa, all'insaputa dello stesso Parlamento, entrava in guerra. Una guerra ingiusta, voluta dalla minoranza del Popolo Italiano. Grandissimo fu il sacrificio e il prezzo che dovettero pagare i nostri concittadini. Qui di seguito, facendo riferimento agli articoli del Popolano, diretto da Francesco Dragosei, detto don Ciccio, e alle mie ricerche, vi racconterò mese per mese, da Giugno 1915 a Novembre 1918, ed anche oltre, le vicissitudini di questa triste guerra. I grafici presenti li ho realizzati per rappresentare in sintesi alcuni dati importanti. (Mi piacerebbe, infine, con la vostra collaborazione, approfondire questi argomenti con documenti originali e foto per un ulteriore omaggio ai nostri gloriosi concittadini. (giovanniscorzafave@libero.it)
Giugno 1915
A giugno le prime partenze dei nostri valorosi concittadini. L'entusiasmo delle piazze e le prime lettere dei soldati, appena partiti, fanno pensare ad una guerra che durerà pochi mesi. Invece la guerra sarà lunga, anzi troppo lunga. Così scrive un nostro soldato in viaggio verso il fronte : «...si lavora molto, ma per l’entusiasmo della guerra per la salvezza della Patria non mi sembra nulla»
La cronaca di questi giorni del Popolano
SEMPRE AVANTI
Avanti, sempre avanti, o baldi bersaglieri d'Italia, o prodi garibaldini del mare, al riscatto delle nostre terre che da tanto aspettano e sperano!
Avanti! Da la bocca rotonda del cannone dite all'esacrato nemico:
Le case d’Italia son fatte per noi
e là, sul Danubio, la casa dei tuoi.
Tu i campi ci guasti,
tu il pane c'involi,
i nostri figlioli per noi li vogliamo.
Cantatelo più alto in un inno di fuoco, ora che una sfida ultima e vigliacca che nella stessa esasperazione tradisce la sua vanità, ci lancia «l'angelo dalla forca sempiterna»
Egli, «l'angelicato impiccatore», lordo e grondante ancora del sangue di mille martiri nostri, con una compiacenza malvagia ed inane nella sua malvagità, ricorda l'ora bieca del tradimento: Lissa; l'ora dolente ma sfavillante della sconfitta: Novara e Custoza. E sia ben venuto il triste ricordo se di più santo sdegno infiamma il cuore dei nostri soldati, ed essi riprendono la via segnata da Montebello a Palestro, continuino la gloriosa marcia garibaldina oltre la vietata Bezzecca. E Luigi di Savoia, Augusto e supremo reggitore della nostra marina, saprà ben correre alla rivincita di Lissa, cui l’incita la grande ombra di Alfredo Cappellini, sorta dalle acque infide.
Rispondiamo così al triste imperatore dalla faccia smorta.
Ma la iena esacrata osa accusarci financo di tradimento e ci rinfaccia, per giunta, l'aiuto che ha sempre dato all'Italia.
Bugiardo ed ipocrita! ma perché nascondi le persecuzione che da fedele alleato hai fatto ogni giorno ai nostri fratelli irredenti? perché nascondi la trama che ordisti contro di noi durante la guerra libica? perché nascondi il veto a noi posto di distruggere la flotta turca? perché nascondi la scure clic recise il capo di Guglielmo Oberdan?
Tu nascondi il vero e gioisci sapendo di mentire e ti glorii di date e di fatti che mettono in luce tutta la vergogna e la turpe laidezza della tua persona!
E’ venuta l'ora!
Su, fuori d'Italia per sempre e lontano, oltre il Brennero, oltre le Api Giulie.
Si compia ora la Nemesi storica, il sangue di tanti martiri brulica e fermenta e i cuori inebria di perdizione.
E l'onda rossa sale, sale, sale fino al trono maledetto e lo travolge e l'affoga.
Quel giorno l'ombra di Dante corrucciata finora, canterà dal Quarnero la fausta liberazione.
Non è un buon italiano quello che a sera coricandosi non osa porsi questa domanda: Ho io compiuta oggi un'opera in pro della mia Patria, dell'Idea di Libertà e di giustizia per cui combattono le Nazioni Alleate, in pro dei valorosi che con la forza delle armi sostengono il buon diritto della nostra gente? Ho io compiuta oggi un'opera che direttamente o indirettamente sia stata utile sulle linee del fuoco?
LA GRANDE DIMOSTRAZIONE DEL 1° GIUGNO:
I richiamati partono Al grido di “Viva l’Italia”
Il cuore di Corigliano batte allo unisono con quello di tutte le altre città d'Italia. Mentre la mobilitazione si compie fra l'entusiasmo crescente dell'intera popolazione, le dimostrazioni di giubilo si seguono. Quella del primo giugno fu imponentissirna. Ad essa parteciparono circa sei mila persone di ogni classe e di ogni ceto.
Tutte le case erano imbandierate, tutti i balconi erano parati a festa e da essi le donne lanciavano a piene mani fiori sulla folla.
Fin dal giorno precedente il nostro Direttore sig. Dragosei fece stampare su fogli volanti il seguente inno patriottico che distribuì gratis a migliaia di copie per la città.
Inno di guerra
Su, corriamo, fratelli, corriamo
a dar morie d'Asburgo al tiranno!
Sol col sangue si lava l'inganno
ch'egli tese a l'italico suol.
Va fuori da Trento,
và fuori da Trieste!
Son ferro d'Italia;
và fuori, o stranier.
Alma voce da l'Istria al Trentino
contro l'Austria reclama vendetta:
è l'Italia, gran madre che aspetta
il supremo glorioso suo dì.
Và fuori da Trento ecc.
Su, con tulle le nostre bandiere,
su, col fuoco dlei nostri vulcani,
a distrugger quei lividi cani,
turpe avanzo d'infamia d'orror!
Va fuori da Trento ecc.
«Morte!» gridan, risorti gli eroi
che a l'Italia sacraron la vita,
«morte a l'empio che tiene avvilita
nostra gente non nata a servir!
Va' fuori da Trento ecc.
Vendichiam col pugnalo, o fratelli,
di Trieste il bel martire biondo,
che di libera luce fecondo
il pensiero a l'Italia sacrò.
Và fuori da Trento ecc.
Con le bombe d'Orsini, o fratelli,
vendichiamo gli eroi di Belfiore.
Sacre sono all'Italia quest'ore:
morte, morte al tiranno signor!
Và fuori da Trento ecc.
Garibaldi, tornato, in frontiera
con Vittorio tornato ci aspetta;
su, compiamo la sacra vendetta
per tant'anni nutrita nel cor!
Và fuori da Trento ecc.
Morte, morte a Francesco Giuseppe,
a sua stirpe, agli sgherri devoti!
Maledetto nei dì più remoti
col delitto lor nome sarà!
Va' fuori da Trento ecc.
Verso le nove del 1° giugno tutti gli alunni delle scuole elementari, d'ambo i sessi, sventolanti migliaia di bandierine tricolori, con a capo i rispettivi insegnanti ed il vice Ispettore scolastico, ed aventi in mezzo alle fila la simbolica figura d'Italia coronata d'alloro e con in mano il tricolore vessillo, giunsero nel Palazzo Municipale ove si trovava il Sindaco avv. Fino - con una larga rappresentanza del Consiglio, il gonfalone municipale, ed altra rappresentanza del Tiro a Segno Nazionale. Indi il corteo, preceduto dalla musica cittadina, si mosse tra un delirio d'entusiasmo patriottico.
In Piazza del Popolo
Piazza del Popolo ha un aspetto meraviglioso. Ivi si è raccolta una immane quantità di gente di ogni gradazione sociale, non esclusa la benemerita Società Operaia.
Sono migliaia di bandiere e bandierine che si agitano, e migliaia di voci echeggiano, come un coro formidabile: Viva l'Italia! Viva il Re!
Si ode il suono di una fanfara che si avvicina. È il Convitto Garopoli che sale dalla via Roma accompagnato dall'intero corpo insegnante e dal direttore prof. Leoni. La fanfara, giunta in piazza del Popolo, intuona l'inno di Garibaldi, mentre il nostro direttore Dragosei fa cantare da un coro di oltre cento giovani studenti ed operai l'inno di guerra, e i bambini delle scuole elementari intuonano con le loro voci argentine, l'inno di Mameli. Intanto per il corso Principe Umberto scende il corteo preceduto dalla banda cittadina che suona l’inno di Trieste,musicato dal nostro amico prof. L. Ferrari.
La piazza è gremita di popolo.
Quanti sono i dimostranti? Chi lo sa?
L'avv. Giacomo Fino è il primo ad arringare la folla:
— Anch'io — egli dice — dovrò raggiungere come voi il campo di battaglia e lo raggiungerò con entusiasmo, benché fino a ieri ero contrario alla guerra. Quando sono in ballo i destini della patria è dovere di ogni buon cittadino di prendere le armi e correre contro il nemico. Dopo ciò manda il suo saluto ai partenti, con l'augurio ch'essi tornino con gli allori della vittoria.
Il valoroso avvocato è fatto segno a vivissimi applausi.
Parla dopo l'egregio avvocato Felice De Tommasi, il quale comincia col dire che la primavera è fatale per l'Italia: anche nel '59 la guerra scoppiò nella primavera, e come allora si vinse, si vincerà anche ora, e questa nostra bella Italia, terra di fiori e di luce siederà regina tra le più forti nazioni del mondo. Finisce, augurando ai giovani partenti un ritorno circondato di gloria.
Fragorosi applausi coronarono le ultime parole dell’egregio avvocato.
Lessero pure bellissime parole gli studenti F. Milano e Gerem. Rizzuti del noslro Convitto Garopoli ed il sig. Attilio Alice. Tutti applauditi.
In ultimo sale sul tavolo l’insegnante elementare Tieri Vincenzo, anch'egli soldato e dice: lo non so se in questo momento debba parlarvi in nome del maestro che lascia la Scuola o in nome del soldato che parte per il campo di battaglia. Perché mi sembra che quella del maestro e quella del soldato siano - oggi più che mai - due funzioni integrantisi nell'altissimo scopo della grandezza presente e futura della Patria.
Sento che, se dovessi parlarvi in nome del maestro, non saprei trovare, nella commozione che mi vince, le parole atte a ritrarre interi e inalterati, i sentimenti di gratitudine ineffabile, che io debito a Voi, il carissimi colleghi, a Voi, alunni dilettissimi.
Parlo in nome del soldato.
E raccolgo in un fascio i fiori aulenti di patriottismo sbocciati sull’altare della Scuola, nel cuore di questi bimbi d’Italia, che come nel l'inno del Poeta giovinetto
Si chiama Balilla
E raccolgo in un fascio i voti augurali che ogni cittadino, presente ed assente, formula ed esprime; e raccolgo le offerte di giovinezza e di forza e di sangue, che ogni soldato partente fa alla vittoria del sacro nome latino …(applausi e grida di Viva l’Italia!)…
Dopo il discorso del maestro Tieri, vivamente applaudito, l'interminabile corteo si muove.
Lungo la via Roma dai balconi e dalle finestre tutte imbandierate, è una pioggia continua di fiori, confetti e cartellini tricolori con motti patriottici, che signori e signorine gettano a piene mani.
Alla villa Margherita parla ancora il Rev. Preposito De Stefano, il quale, facendo un bellissimo raffronto tra la Patria e la Religione, augura la vittoria della nostra cara Italia e benedice i partenti in nome del buon Dio. Dice poi poche parole di ringraziamento il richiamato Giuseppe Nocito terminando col grido di : viva L’Italia; viva il Re.
Dopo ciò il corteo si avvia alla stazione.
L’arrivo del treno
Il colpo d'occhio che presenta lo spiazzale della stazione è addirittura meraviglioso. Sono migliaia di persone ivi raccolte che attendono l’arrivo del treno.
La folla appare come invasa da un brivido.
Finalmente il treno arriva. Esso è stracarico di richiamati, i quali rispondono ai nostri evviva sventolando i fazzoletti.
La musica intuona l’inno di guerra che viene cantato da cento e cento voci.
E’ un vero delirio di entusiasmo. E mentre il treno si muove, la musica intuona l'inno reale accolto da frenetici evviva e battimani, mentre i partenti sventolano i fazzoletti dagli sportelli.
E così ebbe termine questa solenne ed indimenticabile manifestazione patriottica che resterà eternamente scolpita nel cuore di ogni coriglianese.
I nostri soldati
Caro cognato,
Ammirando il tuo amor patrio credo manifestarti la mia idea non dissenziente dalla tua. Ora che la fortuna volle ch’io fossi richiamato alle armi per la giusta causa della liberazione e della redenzione delle terre italiane soggette alla barbera teutonica stirpe, voglio dire della decrepita carcassa Austriaca, ti confesso sinceramente che non vedo l’ora di battermi da Italiano qual sono.
Da quando mi trovavo in America, nell’occasione della guerra libica, avevo chiesto la riammissione in servizio, per cooperare col mio braccio ai nuovi trionfi dell’Italia nostra e per le conquiste indispensabili alla grandezza ed espansione economica della Patria. Altri potrebbero credere questo mio dire ciance retoriche, mentre ti confesso sinceramente che tali sentimenti sono insiti nell’animo mio, perché adusato da bambino ai sentimenti di libertà e di giustizia o alla formazione del proprio Io. Per la giusta causa per cui siamo stati chiamati, disprezzo la vita, pur di vedere messa alla gogna ed alla esecrazione del mondo civile la forza bruta degli Imperi centrali. Ci rivedremo? Chi sa! Pur di vincere la Patria nostra preferirei non rivederci. Viva l’Italia, viva l’Esercito Italiano, viva Trento e Trieste.
Aff.mo cognato Francesco
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Cara madrina,
Mi trovo in viaggio per la frontiera. Si lavora molto, ma per l’entusiasmo della guerra per la salvezza della Patria non mi sembra nulla. Perciò prendetevi coraggio e non pensate a nulla perché noi dobbiamo difendere la Patria e il Re. Vi bacio e penso sempre a voi.
Aff.mo Figlioccio
Giulio
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Genitori carissimi,
il 27 corrente siamo partiti per il fronte, dove ci troviamo accampati sotto le tende tutto l’intero reggimento. Di salute la passiamo bene, nonostante le marce che abbiamo fatto a cavallo per 90 chilometri.
Vi avverto di stare molto tranquilli e non pensare a me, perché l’Italia deve fare il suo dovere innanzi le nuove nazioni alleate.
Pregate che le nostre armi siano vittoriose, già nelle truppe v’è grande entusiasmo da non credersi. Ci abbiamo dei buoni comandanti che ci trattano come figli.
Finisco con dare un saluto a tutti di famiglia.
Vostro aff.mo figlio
Pietro
Comitato di assistenza civile.
La sera del 5 corrente, sotto la presidenza del Sindaco avv. Vincenzo Fino, si è riunito il Comitato di assistenza civile per la guerra, ed ha proceduto alla nomina dei presidenti e dei segretari dei singoli sottocomitati.
Risultarono eletti:
Nel primo sottocomitato: propaganda e servizi di assistenza sociale, avv. Costantino Tocci, presidente; Dragosei Francesco, segretario.
Nel secondo sottocomitato: corrispondenza famiglie richiamati pubblici esercizi, servizii sanitarii: Avv. Paolo Maioiano, presidente, Impagliazzo Gabriele, segretario.
3. Sotto comitato: assistenza in servizii di tutti i bisognosi delle aziende private: Ing. Leonarrlo Cimino, presidente; Pisani Vincenzo, segretario.
4. Sotto comitato: raccolta di fondi: Cav. Antonio Dott. Antonio Cimino, presidente; Staffa Saverio, segretario.
Il Comitato di preparazione civile, costituitosi in Corigliano, e che funzionerà per tutta la durata della guerra, ha pure bisogno, per l'esplicazione del suo ampio programma, dell’opera di giovani volenterosi che si prestino gratuitamente a compiere i lavori occorrenti, a seconda delle rispettive attitudini. Poiché Corigliano ha dato in ogni tempo e ad ogni evenienza prove non dubbia del suo patriottismo, si confida che a quest'appello nessuno dei giovani coriglianesi vorrà non rispondere, facendo all’uopo pervenire la propria generosa offerta al Presidente del Comitato.
Il Presidente del comitato
V.Fino
La prima vittima : Contrastato Antonio
Caporale 1° reggimento artiglieria da montagna, nato il 27 Gennaio 1893 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, disperso il 18 giugno 1915 in Libia in combattimento
Luglio 1915
La guerra per i nostri concittadini "richiamati" è appena iniziata. Oltre alle lettere dalle frontiere e ad alcune scarne notizie, in questo mese si registrano già le prime vittime, e così si intuisce subito cosa sarà questa guerra per i nostri concittadini.
Lettere dalla Frontiera
Mio carissimo,
Dal quattro corrente mi trovo qui, oltre l’antica mal segnata frontiera, in una bella cittadina, che non mi è dato poter nominare.
E’ qui che ho ricevuto ieri tutte le tue lettere e quelle di casa.
Dopo un mese di assoluta mancanza di nuove tante lettere!
Ora sembra però che la posta funzioni perfettamente, senza molto ritardo. Ho anche ricevuto una lettera di Ciccio ed una di Rosina.
In una delle tue lettere mi dici di parlarti di quando in quando della guerra. E questo non lo posso fare, perché ci è assolutamente proibito. Io qui leggo quasi ogni giorno il giornale ed ho sempre riscontrato nella sobria parola del Generale Cadorna la verità per quanto riguarda questo fronte. Le corrispondenze dei giornali sono esatte, non gonfiano le cose.
Il Giornale d’Italia, non ricordo di quale giorno, ma certo del quattro o del cinque corrente, in prima pagina parlava della città di X…… del prosindaco Marni, dello sfolgorio di bandiere che la infiamma, della popolazione esultante ecc. ecc. Ebbene X…. è la città ove sono io, e ti posso dire che tutto ciò che è stato detto corrisponde alla pura verità.
Dei feriti che vogliono tornare sul campo, del Re ch’è sempre in mezzo a noi, dell’eroismo di ciascun soldato, non dicono che la verità.
Di feriti ne ho sentito io tanti che vogliono tornare a combattere. Il Re me lo vedo sempre intorno, un giorno ero sopra una collina bersagliata varie volte dal cannone nemico ed ottimo punto di osservazione. Mi trovavo colà con altri cinque uomini e lavoravamo per congiungere al corpo d’armata una divisione. Ad un tratto, per un dirupo sentiero, pieno di sassi e di fango, scorgo il re, il quale con Cadorna ed altri Generali scendeva appoggiandosi ad un pezzo di legno, proprio come i mandriani. Il Re lo si incontra poi sempre in automobile. La prima volta lo incontrai a Dolegnano. S’è fermato dinanzi alla nostra caserma a domandare ad un soldato a quale corpo d’armata si apparteneva. Riconosciuto, veniva acclamato da tutti i presenti.
Dell’eroismo dei nostri soldati e ufficiali ti racconto uno degli episodi che più mi piacquero. Ero in un paese qui vicino e qui incontrai, per combinazione, due nostri compaesani del 20° Fanteria, dai quali appresi che era vicino anche Ciccio D’Agostino, ch’è in tale reggimento per stendere una linea telefonica. Passa un nostro biplano, sorvola le posizioni nemiche. Le artiglierie nemiche lo presero di mira. Le granate le scoppiavano intorno. Non un solo momento quel biplano perdette la sicurezza del volo, non un solo istante si scostò da quel ciclo di insidie. Girò, girò sempre per circa un’ora, destando la meraviglia di quanti, come me, lo seguivano con lo sguardo!
La sera, frutto di tanta temerarietà, fu l’assalto rabbioso, tra il crepitio incessante, ostinato delle palle (cannoni, mitragliatrici, fucili) e l’occupazione di quella posizione nemica. Un combattimento mai visto. Pareva che si fosse scatenato l’inferno. Ricordi l’incessante scarica di mortaretti della festa dell’8 settembre? Ebbene, immagina che i colpi fossero più forti! Tale fu questa battaglia. Il cielo era illuminato da continui bagliori. Pareva fosse venuta l’ora in cui Giove volesse distruggere la terra con i suoi fulmini!
La mia salute è ottima. Lo spirito di tutta la truppa è elevatissimo. Noi facciamo la guerra come se fosse un giuoco da bambini, con la massima spensieratezza e con tutto il brio possibile. Nessuna cosa ci fa impressione, nemmeno il lavoro ci grava.
Bacioni affettuosamente
Tuo aff.mo
Romeo Giuseppe
Per coloro che sono o possono essere chiamati alle armi
Il Ministero della Guerra ci invita a pubblicare quanto segue:
Per disposizione di regolamento, notificata mediante i manifesti di chiamata, i sottufficiali e i militari di truppa che si presentano alle armi sono autorizzati a conservare oggetti di corredo di loro proprietà privata, in luogo di corrispondenti oggetti militari, purché siano in condizioni da poter prestare buon servizio, con diritto a riceverne un adeguato compenso in denaro.
Si consiglia ogni buon cittadino di presentarsi alle armi con un paio di calzature di marcia (stivaletti allacciati con gambaletto, usualmente chiamati scarpe alpine) munite di chiodature; ne ritrarrà il vantaggio di calzare scarpe già ben adattate al piede ed agevolerà in pari tempo le operazioni di vestizione presso i depositi rendendole più sperditive.
Si consiglia inoltre di presentarsi con un farsetto a maglia di lana pesante, con una correggia da pantaloni e con oggetti di biancheria in buone condizioni.
L'ammontare del compenso in danaro sarà subito pagato in misura corrispondente allo stato d'uso dell'oggetto. Per oggetti in ottime condizioni saranno corrisposti i seguenti compensi :
Per un paio di calzature di marcia L. 16,50
Per un farsetto a maglia di lana L. 5,00
Per ciascuna camicia di tela L. 2,00
Per ciascuna camicia di flanella L. 6,00
Per ciascun paio di mutande tela L. 2,00
Per ciascun paio di mutande lana L. 4,00
Per ciascun paio di calze cotone L. 0,30
Per ciascun paio di calze lana L. 1,50
Per ciascun fazzoletto L. 0,20
Per una correggia di pantaloni L. 0,80
Lettere dalla Frontiera
Mio carissimo Arcangelo,
Ti ringrazio tanto delle buone notizie che mi hai dato.
Volendoti dare notizie della mia salute posso assicurarti che sto benone, nonostante la vita piena di disagi, di fatiche e di privazione di ogni sorte che con maniera, con pazienza e rassegnazione dobbiamo sopportare.
Pochi giorni orsono abbiamo fatto una lunga e faticosa marcia con lo zaino affardellato, passando per paesi e villaggi e boschi e finalmente come Dio volle sfiniti, esausti di forze, siamo giunti in territorio una volta posseduto da quei cani di Austriaci.
Fin’ora non abbiamo preso parte a nessun combattimento. Siamo però da tutte le parti circondati da cento pericoli.
Ora, mentre scrivo, i cannoni delle nostre artiglierie, a più riprese e senza tregua, tirano sull’infame nemico e colpiscono inesorabilmente. Si vedono i monti, le dune incendiarsi dai ripetuti colpi di granate e di sdraie. Frattanto quei cani resistono, sono ben trincerati da modernissime trincee in cemento armato, occupano posizioni inespugnabili, ma è pur certo che cadranno; oramai è assodato che il nostro esercito saprà superare gli ostacoli, saprà distruggere i più potenti e infernali trinceramenti Austriaci. Costanza, calma e buona volontà, e fra non molto Trento e Trieste saranno imbandierate dal Vessillo Tricolore, e allora farò ritorno al mio paese in grembo alla mia adorata famiglia, in mezzo agli amici. E’ questo l’augurio che io faccio, voglio sperare che S. Francesco ci faccia la grazia che nessuno di Corigliano abbia a passare qualche guaio.
Non ti secco più. Ti prego di salutarmi gli amici tutti ed abbracciandoti mi dico
Aff.mo amico
Salvatore Maradea
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Amato Padre,
Con la più viva soddisfazione ho ricevuto tue notizie e mi è grato udire vostra buona salute, così spero ancora. Io sono qui in ottima salute, pure non dubitare; spero e sogno il ritorno da eroe, per la seconda volta. In alto i cuori devoti all’altare della Patria. Avremo vittoria. Tornerò con onore.
Baci di cuore mando sulle ali del vento. Saluti e baci ai fratelli e sorelle, genitori, amici e tutti.
Vostro figlio
Luigi Santella
Per brevi licenze
E’ ritornato fra noi, con licenza di cinque giorni l’egregio nostro amico Farmacista Francesco Cavalieri, ora tenente Aiutante Maggiore, nell’ospedale di riserva residente a Conversano.
Sono tornati fra noi, anche con breve licenza, il Dottor Luca Policastri, nel 6° Artiglieria, residente a Bordonecchia e l’avv. Giuseppe Caracciolo, tenente di Artiglieria di fortezza, residente a Messina.
A tutti i nostri amici diamo il benvenuto.
Un nostro primo ferito.
E’ giunta notizia che il soldato Benvenuto Giovanni di Francesco sia stato ferito alla testa in uno dei passati combattimenti.
La ferita essendo piuttosto leggiera, auguriamo al giovane soldato una sollecita guarigione, per ritornare al suo posto di onore contro l’odiato nemico.
Il ritorno di un ferito
Il 23 corrente è tornato in seno alla famiglia il soldato Giovanni Benvenuto di Francesco, ferito alla testa da una scheggia di mitraglia circa un mese fa ed ora quasi guarito. Il Benvenuto non ha ricevuto alcuna dimostrazione perché è venuto all'insaputa di tutti.
Al valoroso reduce il nostro plauso e il nostro compiacimento
I nomi dei caduti :
Curcio Natale di Bruno, soldato 18° reggimento fanteria, nato il 12 ottobre 1893 a Corigliano Calabro, distretto di Castrovillari, morto il 28 luglio 1915, nell'ospedaletto da campo n° 32 per ferite riportate in combattimento
Polino Emilio di Giuseppe, caporale 82° reggimento fanteria, nato il 12 febbraio 1893 a Corigliano Calabro, distretto di Castrovillari, morto il 30 luglio 1915 sul campo per ferite riportate in combattimento.
Agosto 1915
In agosto non ci sono dubbi; c'è la conferma che la guerra non durerà, come si sperava, solo pochi mesi, ma sarà lunga e difficile. E per tale motivo, nella mia Città, come in moltissime altre, sorgono i Comitati di preparazione Civile, che si occupano di dare assistenza ai figli dei combattenti. Ecco la cronaca del Popolano
La voce degli assenti
Concittadini!
Il Comitato di preparazione Civile è già all'opera: uno dei primi, esso ha disposto un ruolo d'onore dei soccorritori delle famiglie dei combattenti che si va covrendo di firme e di oblazioni.
Le offerte dei cittadini e le contribuzioni del Comune costituiranno una somma che potrei alquanto alleviare le prime necessità cui andremo incontro.
La via è lunga! e i bisogni cresceranno!
In quest'ora grave di destino, quando gli animi si tendono alla prossima riconquista — più che delle terre — dell'onore e della libertà d'Italia, verso radiosi orizzonti del nuovo assetto europeo... non fate mancare l'olio sacro alla lampada sacra!
Questi giorni rimarranno memorabili per chi ha dato, saranno giorni d'infinita vergogna per chi non dà.
Non guardate a questa come alle altre sottoscrizioni! Essa è un'offerta spirituale più che un dono materiale. Non mai carità si ricongiunse così ardentemente al sentimento collettivo e così bene alla carità per la Patria!
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Essa vi chiama a gran voce, severa e triste, sicura e ardente, cosparsa d'un sudore di sangue, nell'aspra contesa.
E Salandra, l'uomo classico dell'ora italiana, vi dice: i più abbienti hanno l’obbligo di contribuire … lo Stato in questi momenti non potrebbe a tutto ovviare!...
Che diremo noi? Se la legge, oltre l'assegno solito, non ha ancora stabilito una contribuzione speciale, quasi tassa su la ricchezza, per il soccorso alle famiglie dei richiamati, è perché si è confidato su la spontanea contribuzione, che già ammonta a parecchi milioni, nelle città di lavoro e d'ideali.
Non si sa comprendere come, in quest'ora, vi possa essere chi pur possedendo, si rifiuti di portare il suo contributo di danaro ch'è atto di amore e di dovere civico insieme. Non si può supporre che a tanto eroismo fiammante, su le trincee, dal cuore della nostra gioventù corrisponda il freddo egoismo avaro dei tempi normali. Nei gloriosi Comuni, tutti i cittadini erano solidali nel momento del pericolo, e dei sacrifizi; nei più antichi regimi, il Re inquadrava gli uomini per le sue guerre con milizia vestita, armata, fornita di cavalli e di denaro dal feudatario. Sicché, a parte l'organizzazione sociale primitiva in cui non era sorto lo Stato moderno con le sue molteplici funzioni, il peso della guerra veniva, più giustamente distribuito, sui proprietari, sugli abbienti, sui Signori del tempo.
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Ora noi speriamo che s'intenda il dovere presente, che s'intenda anche quell'aperta fustigazione che, dalla stampa, colpì i signorotti meridionali e calabresi in ispecie, per la loro antipatriottica inerzia.
E speriamo che una somma — se non grande— adeguata alla ricchezza della città di Corigliano sarà versata all'invito del Comitato — che siatene certi, non largheggerà inconsultamente — ma sarà presente nei casi in cui l'opera del Governo non può arrivare, quando la famiglia è poverissima e ha sentito aggravare le condizioni economiche per l'assenza d'un suo caro, chiamato dalla Patria.
Oh! allora! di fronte alla pietà umana del caso — il Governo è lontano — e non sa, non vede, non sente questo palpito di tristezza— oh! allora, la più piccola patria — il paese, la città natia, quella che pure ha sul fronte, per mezzo degli assenti, gli uomini che si battono, soccorre, aiuta, conforta.
Cittadini Coriglianesi, o voi che avete soccorso, col vostro cor bonum un antico guerriero che la leggenda — evocatrice di umana bellezza — dice che fosse Coriolano — o voi che appartenete alla città che ha dato a Coriolano perseguitato e sperduto un asilo e un conforto e ai quali si vuole che il guerriero rispondesse , offrendo in cambio, come dice il Lenormant ………. son coeur brisè, il suo cuore affranto di commozione e di dolore — il cuore che oggi è lo stemma del vostro paese, o voi, cittadini coriglianesi, amanti della Patria, rispondete alle voci fraterne che vengono a voi, per mezzo dei teneri bambini delle madri e delle mogli trepidanti — rispondete voi al saluto fraterno che viene dai nostri eroici soldati, dal più grande confine d'Italia!
Avv. Costantino Tocci
Lettera dalla Frontiera
Carissima Madre,
In seguito alla mia scritta ieri, spedisco questa lettera assicurandovi sempre dell’ottima mia salute, che spero lo stesso in tutta la famiglia.
Dovunque cara madre io scrivo spesso, quindi se qualche lettera vi giunge con ritardo non è colpa mia.
Cara madre ieri sera sognai un fatto che conviene a descriverlo.
Sembravami che voi eravate qui dove mi trovo io e mi dicevate : figlio dove sei in divertimento, divertimento che continua sempre e non stanca mai. Ed io rispondevo : Buonavenuta madre, dove mi avete inviato, nel campo della gloria, a difendere la nostra bella bandiera.
Dalla gioia mi svegliai e voi non eravate, io ero in trincea con i miei compagni, nel campo della gloria davvero, nel continuo divertimento che non stanca mai davvero, anzi anima i cuori per rendere alla bella Italia i suoi vecchi confini.
Cara madre mia, state tranquilla e contenta come pure orgogliosa di aver mandato un vostro figlio in questa guerra di civiltà e amore.
Scrivetemi spesso e sempre buone notizie e baciando assai assai i miei fratelli, saluto amici e parenti e baciandovi a voi assai assai.
Sono il vostro figlio aff.mo
Petrone Giovanni
I nomi dei caduti :
Graziano Giorgio di Alfonso, soldato 60° reggimento fanteria, nato il 15
novembre 1895 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 4 agosto 1915, sul campo per ferite riportate in combattimento.
Spina Pietro di Antonio, soldato 142° reggimento fanteria, nato il 11 febbraio 1889 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 25 agosto
1915, sul campo per ferite riportate in combattimento.
Settembre 1915
Le lettere dei combattenti vengono severamente censurate e talvolta anche cestinate per nascondere la triste realtà della guerra. Eccone una.
Zona di Guerra 6 settembre 1915
Carissimo cognato,
da più tempo attendo tue nuove, ma invano. Ti volevo scrivere tante belle cose dal fronte, ma la censura mi impedisce. In salute sto benissimo, di te e famiglia mi auguro sentire al pari. Ieri l’altro è venuto qui, per passare un po’ di convalescenza, Taverna Vincenzo di Corigliano : in salute sta benissimo e te lo assicuro sulla mia parola. Incomincia a sentirsi il freddo, ma noi siamo provvisti bene. I disagi della guerra si comportano bene al mio fisico. Dormo attendato all’aperto, la notte mi sveglia il tuono dei cannoni di grosso e medio calibro che continuamente, quasi tutte le sere, mandano un fuoco infernale. Il nemico cerca di molestare le nostre truppe, ma l’avanzata segue dopo il cannoneggiamento. Nel momento mi trovo sotto la tenda ed il rombo mi sveglia: penso a tutti e mi ricordo di te ed eccomi a scriverti. Il sibilar degli obici e delle granate rompono l’aria calma, tuona insistente il cannone da 149 e 210, ma si vive bene. Oramai non ci fa nessuna impressione il rombo, siamo abituati. Così certo si vive agitati, è vero, ma l’attuale guerra è sacrosanta ed era necessaria. La vittoria finale ci arride. Oggi si son visti parecchi areoplani nemici in ricognizione, ma le nostre batterie antiaeree li hanno fugati. Si vede bene ad occhio nudo quando tirano. Intanto qualche due settimane fa le nostre batterie antiaeree hanno colpito il bersaglio, ed il velivolo nemico arrotolò pian piano ed atterrò certamente cosa che sui giornali non si è letta. Perché non l’hanno pubblicata : ciò posso assicurare e da fonte sicura. Qui è passato lo Stato Maggiore Francese di buona ora stamane.
Tanti affettuosi baci ai miei nipotini ed a te con Angelina baciandoti mille volte credimi
Aff. Cognato
Demetrio Guarritano
Ottobre 1915
In questo mese, molti nostri valorosi concittadini partecipano alla terza battaglia dell’Isonzo (18 ottobre - 4 novembre 1915). Una battaglia durissima caratterizzata, purtroppo, dalla scarsa incisività della tattica del generale Cadorna. I feroci attacchi e contrattacchi tra i soldati italiani e quelli austro-ungarici procurano la perdita di moltissime vite umane di entrambe le parti, e tra queste molti nostri concittadini. Di seguito leggerete l’elenco di questi coraggiosi cittadini coriglianesi morti per la Patria.
Zona di Guerra 10 ottobre 1915
Caro D. Ciccio,
il 17 maggio partimmo verso i confini d’Italia e, dopo esserci fermati pochi giorni a Treviso, il 25 mettemmo piede nelle terre redenti e ci fermammo a G…… ove subito impiantammo i forni e cominciammo a panificare. Dopo pochi altri giorni, collo zaino affardellato per la via Aquilea, entrammo a X….. ove fummo ricevuti da tutta la popolazione con grandi acclamazioni e getto di fiori e di confetti. Pioveva a catinelle, ma noi marciavamo ritti ed allegri, incoraggiati dalle voci di mille e mille giovanette che ci gridavano : coraggio, bravi soldati d’Italia.
Alloggiammo nel locale delle scuole comunali, nel cortile del quale vennero situati i forni, ed incominciammo a lavorare, producendo 20 mila razioni di pane ogni 24 ore.
La sera, nell’ora della sortita, eravamo fatti segno a grandi acclamazioni da signori e signorine che ci sussurravano dolci parole di conforto e ci davano coraggio per proseguire nella nostra ardua impresa.
Ma anche da X…. Dovemmo partire per un improvviso ordine arrivato, che ci ingiungeva di recarci subito nel piccolo paese di S.R. da poco occupato dalle nostre valorose truppe.
In questo paesello, ogni giorno avevamo la visita di quattro o cinque aeroplani nemici che tentavano danneggiare il nostro accampamento con lanciare una grande quantità di bombe, che il più volte esplodevano a rispettosa distanza, senza far male ad alcuno.
Il 9 settembre, mentre si stava lavorando a pulire i forni, un automobile si fermò davanti a noi. Ne scese il Principino Umberto accompagnato da altri ufficiali. Ognuno si può immaginare che parapiglia portò tra noi questa visita inaspettata e gradita. Tutti uscimmo dalle tende per avere l’onore di vedere il futuro Re d'Italia. Ci mettemmo tutti sull’attenti, facendo omaggio all’augusto piccolo personaggio.
Il Principino si levò il berretto e stringendo la mano a tutti si mise a girare per vedere i forni. Entrò nel primo forno, chiedendo prima premesso, e diede un bravo ai soldati che panizzavano e che erano tutti affaccendati. Guardò tutto, e, presesi una pagnotta se la mise a mangiare e con la pagnotta fra le mani, continuò il giro di tutto l’accampamento.
Rimase soddisfatto di tutto quel che vide e nel partire lasciò, come suo ricordo, delle bellissime cartoline a tutti gli ufficiali ed a tutti i soldati. Dopo ciò, stretta la mano agli ufficiali, salì in automobile, salutando tutti col berretto.
Tutti rispondemmo con un grido di : evviva il nostro Principe, evviva l'Italia.
Vi scriverò qualche altra cosetta se la censura lo permetterà.
Tagliaferri Domenico
<>
Stimatis. D. Ciccio,
A mezzo del suo simpatico giornale mando i miei più cari saluti e baci ai miei cari parenti, saluti agli amici lontani. Noi speriamo vincere i nostri nemici che si spaventano al solo nostro grido : Savoia! E si arrendono come tante pecore. Da 60 giorni mi trovo di fronte al nostro secolare nemico, e sono alla cima del Monte S.M. Fra poco i nostri nemici dovranno passare un brutto guaio! Comanda la nostra Compagnia il Tenente Avv. Fini sig. Gaetano, funzionante da capitano, il quale manda i suoi saluti a tutti gli amici, a voi e alla famiglia.
Trombettiere Le Pera Salvatore
Zona di guerra lì 16-10-1915
Gent.mo Sig. D. Ciccio,
Un gruppo di Coriglianesi, i quali conoscono il valore del Signor Fino e ne apprezzano i suoi meriti come tutta la nostra città, hanno inteso il dovere, per rispetto a lui e alla sua distinta famiglia di festeggiare il giorno della promozione meritata a Capitano, inviandogli la seguente lettera :
Preg.mo Capitano Sig. Fino Gaetano,
Con vivissimo compiacimento per la meritata promozione, augurandole la continuazione per i suoi alti meriti, vanto e onore della nostra Corigliano, i sottoscritti in segno di alta stima e riconoscenza offrono al Capitano Fino Sig. Gaetano questo piccolo dono brindando in suo onore e per la vittoria finale delle nostre armi.
Sergente Policastri Alfonso
Caporale Magg. Mingrone Pasquale
Caporale Magg. Bianco Salvatore da Rossano
Spezzano Giuseppe
Scarcella Giovanni
Brunetti Giuseppe
Adimari Santo Alfonso
Ritacco Paolo
Grispo Vincenzo
Vi ringrazio molto per la pubblicazione di questa mia, a mezzo del suo diffuso popolano, e salutando voi e il caro Professore, credetemi
dev.mo Giuseppe Spezzano
D.S. Tanti ringraziamenti per l’invio del giornale. Siate gentile porgere i saluti più cari a mio padre e nuovamente saluto a voi e tutti di famiglia
Dev.mo G. Spezzano
COMITATO di preparazione civile ed assistenza sociale
Ammontare liste precedenti L. 269,75
Altre somme raccolte dai falegnami L. 21,50
On. Ioele Francesco | L. 100,00 |
Meligeni Luigi | L. 1,00 |
Congrega delle Grazie | L. 150,00 |
Servidio Carmine | L. 6,30 |
Francesco Ielo | L.1,00 |
Calabrese Orazio e Famiglia | L. 13,20 |
Antonio Godino | L. 5,00 |
Agente delle Imposte | L. 6,60 |
Antonio Tramonti | L. 1,30 |
Battista Tramonti | L. 1,00 |
Cosentino Francesco | L. 2,00 |
Cosentino Domenico | L. 2,00 |
Cimino Dottor Antonio | L. 59,15 |
Famiglia Cimino fu Giuseppe | L. 71,45 |
Salvatore e Giorgio Cimino | L. 10,00 |
Salvatore Carbone | L. 10,00 |
Tiano Carmelo | L. 3,50 |
Pisani Francesca fu Salvatore | L. 2,50 |
Avv Felice De Tommasi e Fam. | L. 10,00 |
Notar Rizzo Corallo | L. 10,00 |
Dottor Michele Persiani | L. 20,00 |
Vincenzo Lauria e figli | L. 6,00 |
Bruno Andrea | L. 20,00 |
Cicero Pietro | L. 5,00 |
Garetti Comm. Giacomo | L. 50,00 |
Romanelli Annina | L. 10,00 |
Giovanni Torchiari | L. 5,00 |
Ciollaro Sac. Stefano | L. 1,20 |
Pisani Isabella fu Salvatore | L. 2,25 |
Rev. Arciprete De Gennaro | L. 12,60 |
Purgatorio di S. Maria | L. 1,00 |
Vedova arena | L. 5,00 |
Vincenzo Pisani | L. 5,00 |
Godino Alfonso | L. 1,50 |
De Rosis Barone Scipione | L. 125,05 |
Dragosei Francesco | L. 1,00 |
Parroco di S. Pietro | L. 5,25 |
Parroco di S. Luca | L. 3,80 |
Impagliazzo Cesare | L. 1,20 |
Dottor Pasquale Noce | L. 5,00 |
Congrega SS Sacramento S.M. | L. 10,00 |
Congrega SS. Rosario | L. 1,00 |
Tassitani Giovanni | L. 5,00 |
Alfonso Pinto | L. 2,00 |
Maria Demma | L. 15,00 |
La guerra inizia a farsi sentire. Ecco l'elenco dei nostri concittadini caduti nel mese di ottobre per la Patria :
Scarcella Natale di Cosimo, soldato 51° reggimento fanteria, nato il 13 ottobre 1892 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 20 ottobre 1915, nell'ospedaletto da campo n° 57 per ferite riportate in combattimento.
Luzzi Paolo di Francesco, soldato 129° reggimento fanteria, nato il 12 aprile 1893 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 23 ottobre 1915, sul Monte San Michele per ferite riportate in combattimento.
Ceraso Luigi di Santo, soldato 129° reggimento fanteria, nato il 13 aprile 1893 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 25 ottobre 1915, sul campo per ferite riportate in combattimento.
Terrazzano Vincenzo di Francesco, soldato 65.ma compagnia presidiaria, nato il 31 luglio 1893 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 25 ottobre 1915 a Corigliano per malattia.
Aquilino Pietro di Francesco, soldato 1° reggimento bersaglieri, nato il 26 luglio 1895 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 29 ottobre 1915 sul Monte Cappuccio per ferite riportate in combattimento.
Muraca Alfonso di Tommaso, soldato 35° reggimento fanteria, nato il 27 marzo 1895 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, disperso il 29 ottobre 1915 sul Monte Podgora in combattimento.
Novembre 1915
Anche la quarta battaglia dell’Isonzo, combattuta tra il 10 novembre e il 5 dicembre del 1915, fa segnare momenti drammatici per l’esercito italiano. I ripetuti assalti si rivelano vani e le perdite rilevanti. Muoiono moltissimi nostri concittadini. Corigliano tutta è in lutto, nonostante le notizie di valorosi Coriglianesi che, in questo periodo, si distinguono con azioni eroiche sui campi di battaglia. Tra questi ultimi, il coraggioso eroe Salimbeni Angelo e il valoroso sottotenente Francesco Attanasio. Il Popolano così racconta gli avvenimenti di questi giorni.
Lettere dalla Frontiera
Carissimo D. Ciccio,
Mi trovo in uno di questi ospedali per ferita riportata negli ultimi combattimenti, e perché la mia ferita è piuttosto leggiera, profitto di un po’ di tempo per mandare qualche mia notizia.
Passai quindici giorni al fronte prendendo parte a vari contrattacchi ed avanzate sulle balze del monte X, specialmente nelle gloriose giornate del … e … dello scorso ottobre. Poi nell’ultimo di detti giorni fui costretto a fermarmi, perché una pallottola nemica m’impedì di proseguire, togliendomi il piacere di vedere il nostri avversario sbandarsi, lasciando nelle nostre mani le loro più belle posizioni.
Però, anche nei giorni precedenti avevamo coi miei compagni d’arma occupato altra importante posizione, della quale non posso dire il nome, essendomi ciò impedito dalla censura.
Se non l’annoio, posso farvi una breve narrazione del modo come si svolse un combattimento che ci rese padroni della predetta posizione ben saldamente tenuta dai nostri avversari.
Dopo una notte passata al continuo rombare dei cannoni, con cui si cercava di smuovere il nemico dalle sue posizioni a abbattere i reticolati che ostacolavano la nostra avanzata, alle ore 4 del mattino del … ottobre, venne l’ordine di avanzare ed occupare, a qualunque costo, le posizioni sulla destra del detto monte, mentre i bersaglieri avrebbero espugnato e cacciato il nemico che si trovava sulla sinistra.
Avanzammo carponi in mezzo ad un intenso fuoco di fucileria e di mitragliatrici, accompagnato dal sibilare degli shrapnel e dal fragoroso rimbombo delle bombe a mano!
Dopo un periodo di tempo, che non saprei determinare, ci trovammo di fronte all’odiato nemico, ed al grido di Savoia, irrompemmo nelle loro trincee, già piene di cadaveri putrefatti!
Ciò che avvenne in quel momento, per me è indimenticabile, potrebbe solo descriverlo un dotto scrittore.
Le dico però di aver veduto gli ultimi superstiti di quella trincea, da noi conquistata, alzare le mani verso di noi, implorando, in italiano mal pronunciato, di lasciar loro la vita, giacché noi riscaldati dalla lotta ed accecati dall’odio contro questi vili e codardi di fronte alla baionetta italiana, non avevano più nessuna facoltà umana.
Quel giorno per noi soldati del ……. Fanteria fu una giornata stupenda, avendo fatto anche parecchi prigionieri.
Ho la speranza di guarire presto, essendo non grave la mia ferita, per poter nuovamente andare al fronte; non dispiacendomi di rivedere quei luoghi, dove si batte con onore il soldato italiano!!
Saluti tutti gli amici e parenti, ai quali vorrà far conoscere questa mia a mezzo del suo accreditato giornale. Voglia gradire i miei più distinti saluti e credermi sempre
Di lei aff. mo
Giovanni Romio
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Egregio D. Ciccio,
Sto bene, così mi auguro sentire di voi e famiglia tutta.
Proprio nel momento che vi scrivo, quanti e quanti prigionieri austriaci che passano per la strada dove mi trovo; non potete immaginare l’impressione che mi hanno fatto; se li vedesti, tutti vecchi; la maggior parte giovanetti di quindici a sedici anni; fanno proprio compassione a vederli; tutti mal vestiti ed anche pieni di fame; però loro sono molto contenti che sono prigionieri con l’Italia. Scopo della presente è che io e Capua Pasquale vi preghiamo di pubblicare sul vostro pregiatissimo giornale i più cari saluti alle famiglie e ai parenti tutti ed agli amici. Non altro, sicuro della vostra bontà mi segno
Vostro discepolo
Eugenio Scarcella
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Carissimo Compare,
Non ti scrissi prima per tante ragioni che è inutile ripetere. Dopo un mese di riposo, son tornato di nuovo al fronte a compiere il mio dovere di cittadino italiano. Spero che questo tempo che passa nel campo dell’onore passerà subito e senza avere dispiaceri, perché noi compiamo un dovere sacrosanto che tutti i cittadini devono compiere con tutta la loro forza per fare un’Italia grande. Fra giorni si dovrà fare una grande avanzata e spero che tutto andrà bene ed essere alla fine padroni della bella cittadina di G…. che può ben chiamarsi la sorella di T…. Qui si lavora per vincere o morire. Con un po’ di pazienza noi vinceremo ed a guerra finita poi verrò a darti un abbraccio col cuore pieno di gioia per avere preso parte a questa guerra santa e giusta. Lo dico con tutta l’anima che è cento volte vigliacco chi negasse il suo braccio per dare aiuto alla nostra cara Patria. Nel momento che la nostra bella Italia chiama a raccolta i suoi figli, tutti dobbiamo rispondere all’appello con amore e con grande entusiasmo.
Finisco perché il mio dovere mi chiama ed andrò a compiere il mio dovere di bravo cannoniere. Ti abbraccio e mi dico
Aff. Compare
Giulio Cosentino
Notizie
Corigliano non soltanto ha i suoi morti e i suoi feriti sul campo della gloria, ma ha pure tra i suoi figli chi sa impavido distinguersi per coraggio ed eroismo. Uno di questi è Salimbeni Angelo di Alfonso, del quale si legge sulla Tribuna del 6 corrente quanto appresso :
Sei fucilieri salvati da un eroe calabrese.
Il soldato Salimbeni Angelo di Corigliano Calabro, in questi giorni, proposto per la medaglia d’argento per avere il 19 dello scorso mese, durante un accanito combattimento, disprezzando il pericolo, raccolto sotto il fuoco incessante i feriti della sua compagnia caduti allo scoperto.
Mercé l’opera di questo eroe si poterono raccogliere e strappare alla morte sei fucilieri che, benché feriti e paralizzati nei movimenti, dal nemico appollaiato sulle alte vette di … Il valoroso raccolse anche i fucili, tascapani e munizioni che trovavansi nella zona battuta dal fuoco.
Feriti
Il Capitano Fino
Fra i nostri eroici soldati che si battono per l’onore d’Italia, devonsi annoverare quasi tutti i nostri concittadini che si trovano al fronte.
Il capitano Avv. Gaetano Fino, promosso testé per merito di guerra, è stato ferito due volte nel combattimento di …. Per l’assalto audace e vittorioso ad una trincea nemica. L’impresa cui si accinse il valoroso capitano Fino lo rende degno figlio di Corigliano forte ed eroica, e noi, commossi, gli esprimiamo le nostre felicitazioni.
Un altro valoroso
Francesco Attanasio, Sottotenente nel …. Reg. Fanteria, prendendo parte agli aspri e sanguinosi combattimenti svoltosi nella seconda quindicina del mese scorso a … per le prove di ardimento e di valore ad dimostrate, meritava dal Comando l’encomio solenne. Quindi veniva nominato Aiutante Maggiore carica che ordinariamente si assegna ai Tenenti.
Il Popolano, lieto di registrare tali notizie, che onorano il valoroso per quanto giovane Ufficiale, gli esprime l’augurio della più rapida e brillante carriera.
Altro ferito
Anche il sottotenente Avv. Giuseppe Amato, promosso tenente per merito di guerra, è stato ferito alla guancia destra, mentre guidava il suo plotone all’attacco alla baionetta.
Onore al valoroso
Ancora feriti
Il sottotenente Teodoro Rossi, nipote dei Sigg. Cimino, è stato ferito leggermente in uno dei sanguinosi combattimenti di ottobre
Comitato di Mobilitazione Civile
Spesso ci si domanda se vi è o no in Corigliano un siffatto Comitato, e noi non possiamo rispondere che affermativamente, sapendo che esso è stato uno dei primi ad essere costituito. Ma possiamo dire lo stesso dell’opera e dell’attività del detto Comitato? No, perché finora poco ha fatto per le famiglie dei richiamati, niente per l’educazione dei loro figli, niente del tutto per i soldati combattenti.
Senza confrontare che han fatto e quello fanno i Comitati della media e dell’alta Italia, vediamo quello che fanno i più piccoli paesi della Calabria, i quali non lasciano mezzi intentati per raccogliere somme e spenderle poi a totale beneficio dei soldati e delle loro famiglie.
E perché noi dobbiamo essere annoverati fra i più neghittosi, come se sopito fosse in noi l'amore della Patria? Perché dobbiamo sempre fare noi le più cattive figure di fronte ai paesi molto meno interessanti del nostro?
Del nostro Comitato fanno parte persone intelligentissime ed operosissime. Che si sveglino dunque; che si faccia qualche cosa anche da noi a prò di tanti nostri cari giovani che espongono la loro vita per fare l'Italia più temuta e più grande.
Vi sono anche qui delle gentili signore e signorine che volentieri si presterebbero a fare calze, maglie, mutande per i nostri valorosi combattenti. Basterebbe solo che il Comitato le provvedesse della lana.
Facciamo come altri Comitati han fatto per raccogliere danaro; si facciano tombole, conferenze a pagamento, invitando qualche Deputato calabrese che si presterebbe volentieri, ma si faccia qualche cosa, per Dio, e non restiamo sempre gli ultimi.
Speriamo che le nostre parole riescano ad ottenere qualche cosa.
Ed a proposito di quanto sopra abbiamo detto, pubblichiamo con piacere la seguente lettera del nostro egregio amico e redattore capo cav. Francesco Rossi:
Mio caro Ciccio,
è occorso a me, come credo a tanti altri, di constatare che persone meritevoli di consigli e di aiuto per avere i loro cari sotto le armi, vadano da Erode a Pilato per sapere dov'è che si trovi, e come viva, se pur vive, il nostro Comitato di organizzazione civile.
Ricordo, a questo proposito, e lo dico ad onore di Corigliano, che il Comitato sorse con tale prontezza e con tanto caldo entusiasmo, da suscitare quasi un sentimento di gelosia negli altri Comuni della Provincia; gelosia, intendiamoci, di buona lega, che ho esitato a chiamare emulazione, per non ricadere di peso sui banchi della scuola. Ricordo altresì, e mi sembra di avervi avuta una certa parte, che per evitare discussioni, appunti, ed anche, perché no? qualche possibile malumore, il Comitato decise di chiamare tutti i cittadini a contribuire, ciascuno nei limiti delle proprie risorse, mediante la istituzione di un ruolo moralmente coattivo. Con detto ruolo, mentre da una parte si sarebbero evitate spiacevoli disparità fra gli stessi volenterosi, si sarebbe altresì, dall'altra, reso possibile il piccolo salasso alla borsa di coloro, per fortuna assai pochi, che pur se casca il mondo, quest'avvenimento è sempre di assai minore importanza che un pezzo da cinque lire sottratto al loro peculio.
Questa trovata, che dapprima trovò pure qualche dissidente, finì per essere accettata; e mi consta che anche fuori di Corigliano produsse ottima impressione, e fu giudicata opportuna ed eccellente.
Ora, tutto questo sta bene,... ma poi?
E poi, caro Ciccio, dobbiamo proprio dire che facemmo furia francese e ritirata spagnola?
Dov'è, difatti, il ruolo? Dov'è il Comitato? Chi ne ha assommato ì poteri? Che si fa in prò delle famiglie bisognose? Che si fa per alleviare le sofferenze fisiche e morali della gioventù coriglianese che affronta con patriottico ardimento i disagi, i geli ed i pericoli?
Mistero!
Ora, questo abbandono non è difetto del cuore, ché il cuore c'è, e Corigliano l'ha splendidamente dimostrato in tutte le occasioni. È In perseveranza che questa volta manca, mentre, mai più di questa volta, noi avremmo dovuto sentire il dovere ed il bisogno di pensare, di aprire la nostra borsa, e di lavorare.
Che S. Francesco protegga davvero la nostra Città, ed ora anche i nostri cari soldati che si battono al fronte; io non so di quelli che per affettare spirito forte e superiore, vorrò metterlo in dubbio, ma, caro Ciccio, v’è anche un proverbio che dice: aiutami ché il Ciel t’aiuta!
Cordialmente,
tuo, F. Rossi
Lettere dal Fronte
Carissimo Ciccio,
Tu elevi contro di me un atto di accusa per silenzio continuato. Il fatto esiste; ma non costituisce reato. E’ questa l’opinione di quel giudice unico e vero che si chiama : la propria coscienza.
Potevo scrivere di star bene il 20 ottobre e potevo il 20 ottobre stesso non stare né bene, né male. Fino al 31 la nostra vita è dipesa dal capriccio di un proiettile e i miei nervi erano tesi come corde di violino.
Si può scrivere con le corde di violino? Certamente no. Ed ecco perché non scrissi. Ma appena allentata la tensione nervosa, appena sentii di poter rispondere della mia esistenza, l’anima si tese verso di voi, e scrissi.
Non potevo fare di più.
Ora mi son messo di proposito a riparare al silenzio incriminato e vado, mano mano , ricordandomi agli amici. I quali, nella loro bontà mi precedono e mi danno una delle soddisfazioni più belle.
Ma quà la vita si svolge con una intensità spaventosa e le vicende si alternano vertiginosamente. Ieri ero perfettamente calmo; stanotte ha nevicato e stamane, svegliandomi e affacciandomi dalla tenda, ho visto certi luoghi coperti di neve. Ho sentito una stretta al cuore; perché, caro Ciccio, per comprendere tutta la grandezza del sacrificio di chi si trova sul fronte, bisogna essere stato sul fronte 5 mesi come ci sono stato io.
Per quanto si legga, per quanto si senta raccontare, non è possibile rendersene conto neanche approssimativamente. Tu puoi descrivere alla perfezione il dolore di un padre che perde il figlio, ma non riuscirai a far sentire al lettore lo stesso dolore. Io potrei raccontarti mille episodi della guerra senza riuscire a provocare in te una sola delle sensazioni che io ho provato.
Ed io non ho narrato mai nulla della guerra, perché so che quel che si ha di veramente orribile o di veramente bello non si può umanamente esprimere. I giornali? Barzini? Le lettere dal fronte? Ne parleremo a quattr’occhi, se mi sarà concesso. Dire «Tizio è morto» è una cosa; vederlo morire è un’altra; e morire è un’altra ancora. Scrivere dalle trincee è una cosa, scrivere dalle retrovie è un’altra e scrivere da Milano è un’altra ancora.
Tra tutte, la migliore è di non scrivere. Perché io non mi son mai commosso leggendo un giornale; ma quando ho visto quanta fede, quanta gentilezza e quanto eroismo han dimostrato i nostri soldati e come han dato generosamente la vita, ho pianto. Invece di scrivere, questa gente oscura ha dato volenterosamente la vita. Ha scritto col sangue invece che coll’inchiostro. E son questi che stanno scrivendo la vera storia della quarta Italia.
Siano benedetti per l’eternità!
Come vedi non sono di umore allegro, ma, come sempre, dico quello che sento. Io non potrò mai staccarmi col pensiero da chi soffre e lotta e segna col sangue i nuovi confini della Patria.
Stanotte ha nevicato. Una sofferenza in più. Ed io di più mi avvicino ai sofferenti.
Cos’altro mi domandavi?
Se verrò in licenza? Lo spero, ma non posso dir nulla di preciso. Le vicende potrebbero sbatacchiarmi egualmente sul fronte come a Corigliano. Se verrò, verrò in perfetto incognito, cioè a dire che non concederò interviste. Il portone della mia eloquenza sarà chiuso, anche se vi busserà un amico come te.
Sono assetato di silenzio, di quiete d’ombra.
Tuo
Tommaso Tricarico
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Carissimo cognato,
Mi rincresce tanto non poterti dare notizie del tuo caro amico, Avv. Tricarico, ma se è come dici tu, aiutante maggiore, è certamente al sicuro. Sarà in prima linea certamente. Posso dirti che ieri venne al mio reparto il tuo concittadino Bianco Giovanni, ferito leggermente all’avambraccio destro. Il morale è altissimo e sta molto allegro.
In seguito ad un duello di artiglieria la Brigata ….. ha dato un assalto con tale impeto da espugnare una trincea senza dare il grido Savoia! La stessa Brigata ha espugnato pure un trincerone abbastanza ampio, facendo numerosi prigionieri. Degno di tutti gli elogi è stato un Reggimento …. Il quale con mirabile sangue freddo, per un fronte abbastanza largo, due plotoni per uno, senza gridare Savoia, entrarono per un burrone, e dopo avervi preso posto aprirono un violento fuoco. I nemici, non conoscendo la forza degli assalitori, si arresero; ma venne in loro soccorso un’altra compagnia di austriaci. I nostri valorosi compagni, appena si sono accorti che arrivava il rinforzo, si slanciarono furibondi ad un nuovo assalto. Un nostro eroe, afferrato un ufficiale nemico lo strozzò con le mani. Tutti i nemici, compreso un colonnello furono fatti tutti prigionieri. Il colonnello dopo essere stato disarmato, vedendo quanto pochi erano i nostri, disse ad un ufficiale : Se avessi saputo che foste così pochi non mi sarei arreso. Evidentemente il colonnello austriaco aveva ragione, perché la trappola nella quale era caduto era stata bene tesa.
I comandanti dei due plotoni sono stati promossi e sono stati insigniti della medaglia al valore.
Il giorno 11 è stato a visitare i feriti il nostro beneamato Sovrano e il giorno 12 venne a visitarli S.A.R. la duchessa d’Asta.
Abbraccio tutti e credimi
Aff.mo Cognato
Francesco
<>
Zona di Guerra, lì … novembre 1915
Ill.mo sig. D. Ciccio,
Profittando della sua ben nota cortesia, i sottonotati militari la pregano di voler pubblicare sul nostro caro “Popolano” quanto segue:
Dopo aver raggiunto felicemente e vittoriosamente il nostro obbiettivo, sfidando ogni disagio atmosferico e le inutili trappole tesaci del nostro secolare nemico, noi altri artiglieri coriglianesi, a mezzo di codesto giornale, mandiamo alle nostre famiglie, ai parenti ed agli amici i più fervidi ed affettuosi saluti.
La ringraziamo anticipatamente e salutandola unito al suo caro zio professore D. Alessandro ci diciamo
Suoi dev.mi
Caporale Conte Luigi
Caporale Cosentino Giulio
Caporale Amato Francesco
Soldato Pasqua Vincenzo
Soldato Pacino Giovanni
Soldato Amatore Riccardo
Novembre 1915, una strage dei nostri concittadini. Ecco l'elenco :
Stamela Giuseppe di Pietro, soldato 139° reggimento fanteria, nato il 1 aprile 1895 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 4 novembre 1915 sul Carso in combattimento. Decorato di medaglia di bronzo al valore militare
Vigna Natale, soldato 56° reggimento fanteria, nato il 27 dicembre 1895 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 5 novembre 1915, nell'ospedaletto da campo n° 11 per malattia
Lateano Leonardo di Giuseppe, soldato 47° reggimento fanteria, nato il 30 ottobre 1892 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 10 novembre 1915 sul Carso in combattimento.
Malagrinò Giovanni Battista di Salvatore, soldato 59° reggimento fanteria, nato il 2 aprile 1890 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 10 novembre 1915 sul campo per ferite riportate in combattimento.
Piro Giuseppe di Giovanni, soldato 20° reggimento fanteria, nato il 9 novembre 1891 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, disperso il 10 novembre 1915 sul Monte San Michele in combattimento.
Grispino Francesco di Antonio, soldato 19° reggimento fanteria, nato il 21 aprile del 1890 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 13 novembre 1915, nell'ospedaletto da campo n°92 per ferite riportate in combattimento.
Giardiniere Cosimo, soldato 55° reggimento fanteria, nato il 29 settembre 1892 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 15 novembre 1915 a Dolegna per malattia
Manna Giorgio Francesco di Giovanni, soldato 2° reggimento granatieri, nato il 2 maggio 1889 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 15 novembre 1915, nell'ospedale da guerra n°35 per malattia
Palmieri Nicola di Alessandro, soldato 19° reggimento fanteria, nato il 23 agosto 1889 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 16 novembre 1915, nell'ospedaletto da campo n°99 per ferite riportate in combattimento.
Felicetti Riccardo di Errico, soldato 19° reggimento fanteria, nato il 9 aprile 1893 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 25 novembre 1915, nel 22° reparto someggiato di sanità per ferite riportate in combattimento.
Forciniti Giuseppe Leonardo di Saverio, soldato 35° reggimento fanteria, nato il 30 marzo 1892 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 28 novembre 1915, nella 12.ma sezione di sanità per ferite riportate in combattimento.
De Simone Francesco di Alfonso soldato 59° reggimento fanteria, nato il 7 giugno 1895 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 30 novembre 1915 sul Col di Lana per ferite riportate in combattimento
Dicembre 1915
L'anno 1915 termina con numerosi morti coriglianesi. Un bilancio triste. Di seguito l'elenco dei nostri eroi caduti per la Patria ed una mia rappresentazione grafica dei dati.
Montalto Leonardo di Francesco, soldato 19° reggimento fanteria, nato il 15 ottobre 1890 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 13 dicembre 1915 nell'ospedaletto da campo n°80 per ferite riportate in combattimento.
Romanelli Giovanni Battista di Salvatore, soldato 73° reggimento fanteria, nato il 13 luglio 1895 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 14 dicembre 1915 nell'ospedaletto da campo n°231 per malattia
Salimbeni Luigi Domenico di Alfonso soldato 5° reggimento bersaglieri, nato il 17 novembre 1894 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 15 dicembre sul campo per ferite riportate in combattimento
Anno 1915
L'età di questi nostri coraggiosi concittadini, vittime della guerra, era compresa tra i 19 anni e mezzo e i 26 anni e mezzo.
Gennaio 1916
L'anno inizia con la speranza da parte dei nostri concittadini che la guerra non duri molto. Intanto si continua a morire. Per le ferite riportate in combattimento muoiono Leonardo Romanelli, di anni 24, Vincenzo Piluso di anni 21 e Francesco Turiace di anni 23.
Prestito Nazionale
Corigliano ha anche questa volta risposto magnificamente all’appello della Patria, sottoscrivendo per circa trecentomila lire al prestito della Vittoria.
E se si tiene calcolo delle sottoscrizioni ai prestiti precedenti, si ha un complessivo di più che mezzo milione.
Fra le più cospicue sottoscrizioni all’ultimo prestito va registrata quella del Barone Guido Compagna per lire trentamila e fra le precedenti sono notevoli quelle dei signori Milano Giuseppe, De Tommasi Angelo, Attanasio Attanasio ed altri.
Le nostre espressioni di vivissimo plauso ai generosi
Comitato di preparazione civile
Noi, che, a suo tempo, rilevammo e criticammo la stasi da cui era affetto, sentiamo il dovere di tributare una sincera parola di lode pel cambiamento …. di sistema.
Ci consta infatti che, mentre esso ha discusse ed accolte non poche domande di sussidi a famiglie di richiamati, che non godono di quello governativo, ha pure provveduto alla confezione degli indumenti di lana ai militari che si trovano al fronte nei luoghi alpestri.
Per tale confezione hanno prestato l’opera loro le egregie Signore e Signorine del comitato ed altre ancora. Ad esse tutte giungano le nostre più vive espressioni di lode e i ringraziamenti dei nostri baldi soldati che con tanto entusiasmo, col sacrificio delle loro giovani esistenze, preparano la gloriosa fortuna della nuova Italia!
Elenco dei nostri concittadini caduti per la Patria nel Gennaio del 1916 :
Romanello Leonardo di Giuseppe, soldato 54° battaglione bersaglieri, nato il 30 giugno 1892 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 1 gennaio 1916 nella 29.ma sezione di sanità per ferite riportate in combattimento.
Piluso Vincenzo di Domenico, soldato 129° reggimento fanteria, nato il 20 giugno 1895 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 25 gennaio 1916 sul Monte San Michele in combattimento.
Turiace Francesco di Giovanni, soldato 219° reggimento fanteria, nato il 18 giugno 1893 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 27 gennaio 1916 a Nocera Inferiore per malattia
Febbraio 1916
Elenco dei nostri concittadini caduti per la Patria nel Febbraio del 1916 :
Gammetta Antonio di Giuseppe, soldato 19° reggimento fanteria, nato il 8 maggio 1889 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 9 febbraio 1916 sul Monte San Michele per ferite riportate in combattimento
Morrone Francesco di Salvatore, soldato 59° reggimento fanteria, nato il 11 gennaio 1889 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 23 febbraio 1916 in Albania per ferite riportate in combattimento
Marzo 1916
La cronaca del Popolano di questo mese e le lettere (censurate) dei nostri soldati sono una testimonianza delle grandi difficoltà che attanagliano la mia Città
Una proposta del “Il Popolano”
Dal momento che una disposizione che una disposizione prefettizia ha proibito ogni festa religiosa per evitare agglomeramenti di persone in questi tempi eccezionali, non sarebbe il caso di riunire tutte le somme che alle feste dovrebbero essere devolute, per venire in aiuto alle famiglie dei richiamati?
Lanciamo l’idea, nella speranza che qualche volenteroso voglia davvero utilizzarla.
Lettere dal Fronte
29 marzo 1916
Carissimo cognato,
ieri mattina, lunedì, una squadriglia di aeroplani nemici si è spinta fino a noi per esplorazione e chi sa che danni avrebbe arrecati, se una violenta azione dei nostri bravi artiglieri non li avesse abbattuti.
Figurati! Ci hanno svegliati prestissimo. L’orizzonte era solcato da lingue di fuoco impressionanti e l’aria rimbombava dei colpi assordanti delle Artiglierie antiaree. Uno spettacolo assolutamente indescrivibile!
Più tardi ho appreso che due velivoli nemici erano caduti. Il capo squadriglia austriaco s’era suicidato cadendo.
Benedetto lunedì! Abbiamo festeggiato la vittoria, brindando alla salute dei solerti tiratori ed alla prossima finale vittoria.
Ti abbraccio
Tuo cognato
Demetrio
<>
31 marzo 1916
Caro don Ciccio,
ricevo di rado il simpatico Popolano. Come va? Qui tutto procede benissimo e non c’è giorno che non si atterri qualche velivolo nemico. Ebbi la soddisfazione di vederne uno che cadde presso il nostro accampamento. Era carico di bombe, di cui, per fortuna, non scoppiò nessuna. Conteneva anche una mitragliatrice e due ufficiali : un tenente ferito ed il maggiore, comandante il raid, morto. Figuratevi l’ospitalità di cui furono onorati!
Saluti
Umile
<>
31 marzo 1916
Mio caro don Ciccio,
sotto il battesimo del fuoco mi rammento di voi e del mio bel paese. Non vi so dire quanto io sia contento di trovarmi in mezzo a tanti valorosi figli d’Italia! E m’è caro, così lontano, il ricordo dei concittadini e della famiglia.
Con stima
Caporale G. Nocito
Un nostro concittadino caduto nel Marzo 1916 :
Citino Francesco di Antonio, soldato 51° reggimento fanteria, nato il 4 maggio 1892 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 10 marzo 1916 sul Monte Piana in seguito a caduta di valanga
Aprile 1916
Nel mese di aprile del 1916 cade un nostro concittadino :
Orlando Francesco Salvatore di Giovanni, soldato 11° reggimento fanteria, nato il 6 giugno 1895 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 14 aprile 1916 sul campo per ferite riportate in combattimento
Maggio 1916
Un anno di guerra. Sono 36 le famiglie coriglianesi che non vedranno più i loro familiari partiti per la guerra. Tra questi eroi morti per la Patria ci sono ragazzi appena ventenni. Così il
Popolano racconta questi giorni.
Festa patriottica
Il 24 maggio, per invito di S.E. il Ministero della P.I., in tutte le scuole d’Italia commemorarono la nostra entrata in guerra.
A Corigliano la festa ebbe luogo nel locale delle scuole maschili, dove gli alunni riuniti ascolteranno con vivo interesse la parola dei maestri Vincenzo Tieri e Raffaele Amato. Il maestro Tieri illustrò le cause e lo svolgimento della guerra europea, dal delitto di Sarajevo alla partecipazione italiana, rilevando, con molto calore patriottico, le sante e giuste ragioni che determinarono la nostra entrata in guerra contro il secolare nemico. Il maestro Amato, pigliando le mosse dalla dichiarazione della guerra contro l’Austria, parlò con vivo fervore dell’opera dei nostri soldati ed indicò agli alunni i doveri che ciascun italiano ha verso la Patria nel tragico momento attuale.
Tutt’e due i discorsi furono entusiasticamente applauditi e provocarono una ammire-vole ovazione all’Italia ed all’esercito.
Noi, plaudendo agli iniziatori della simpatica festa, ci congratuliamo cordialmente con i giovani Tieri ed Amato, i quali, da buon educatori, contribuiscono validamente a tenere alto il morale della nostra popolazione
Un valoroso coriglianese
Luigi Manna di Giovanni della classe del 1891 è stato ferito per ben tre volte : 1.volta il 19 luglio 1915 sul Col di Lana da una pallottola di shrapnell; la 2. volta il 16 novembre dello stesso anno ad Ormello da una scheggia di granata; la 3. volta il 24 aprile 1916 a Dogonero. Ha sei fascette; per le Campagne Libiche, Avezzano e la Campagna attuale; ha avuto una medaglia d'argento al valore ed un'altra medaglia d'argento serba e la croce di guerra. Porta il distintivo per le fatiche di guerra con tre stellette. Sarebbe superfluo, stonerebbe addirittura, una lode al valore di questo giovane milite che ha onorato la natia Corigliano col suo eroismo.
Infatti sono per se stessi troppo eloquenti e noi perciò lasciamo ad essi di tessere la più bella e ambita lode a chi l'ha compiuti.
L'elenco dei nostri concittadini caduti per la Patria nel maggio 1916 :
Buono Francesco di Giovanni, soldato 19°
reggimento fanteria, nato il 23 aprile 1892 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, disperso il 14 maggio 1916 su San Martino del Carso in combattimento
Spina Giuseppe di Domenico, soldato 64° reggimento fanteria, nato il 1 maggio 1894 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, disperso il 15 maggio 1916 sul Campomolon in combattimento
Ceraso Antonio di Domenico, soldato 64° reggimento fanteria, nato il 18 settembre 1895 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 19 maggio 1916 sul Coston d’Arsiero per ferite riportate in combattimento
Rango Luigi di Pasquale, soldato 59° reggimento fanteria, nato il 20 giugno 1895 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, disperso il 26 maggio 1916 in combattimento
Giugno 1916
Questo mese è un altro mese drammatico per i nostri concittadini. Oltre ai dispersi per le navi affondate, ai morti sui campi di battaglia, ben due nostri eroi muoiono in seguito ad azione di gas asfissianti. È il 29 giugno 1916. Uno dei giorni più crudeli della prima guerra mondiale, perché in questo giorno gli austro-ungarici usano per la prima volta i gas asfissianti. Alle 5 e 15 del mattino di questo crudele giorno vengono aperte, dai nostri nemici, 6.000 bombole contenenti una miscela di cloro e fosgene. I gas trovano i soldati italiani completamente impreparati e ne uccidono a migliaia. Da questi gas viene investita anche la 72.ma batteria bombardiere del nostro concittadino, appena ventunenne, Cosentino Pasquale, che muore il giorno dopo nell’ospedaletto da campo n° 224, e il 30° reggimento fanteria di un altro nostro concittadino, Cosenza Pasquale, che muore sul campo. Altri resteranno invalidi. È il costo di una guerra decisamente crudele. Segue la cronaca di questi giorni del Popolano
Pierino Cimino
Innsbruck 1 giugno 1916
Mamma carissima, ieri scrissi a papà e, come dicevo, sto benissimo. Non vi posso dare per ora l’indirizzo; ve lo manderò la volta ventura; ma vi prevengo che non potrò scrivere più di due volte al mese. Per ora sono all’ospedale di Innsbruk, dove resterò quattro o cinque giorni. Non mi scrivete, perché temo che non mi pervenga la lettera.
Di Giovannino desidero notizie.
Vi bacio affettuosamente tutti, nella speranza di rivederci presto.
Aff.mo Pierino
Così l’ansia febbrile della lunga aspettazione è finita ed il grigio succedersi delle domande sconsolate ha ceduto il posto al sorriso della speranza nella casa del dott. Antonio Cimino.
Chi abbia vissuto quei momenti di trepidazione angosciosa non può non sentire un grande senso di sollievo nel leggere la lettera del caro lontano. Perché Pierino Cimino aveva donato la sua fiera giovinezza all’avvenire della Patria con quello slancio spensierato e sublime, che fa dell’uomo il soldato e del soldato l’eroe.
Laureatosi in Scienze agrarie nel maggio del 1915, fu chiamato a prestare il servizio militare, ed uscì dopo due mesi dalla Scuola di Modena col grado di Sottotenente. Fu quindi destinato a raggiungere l’eroico 156° Reggimento Fanteria su l’Isonzo, dove nell’ottobre prese parte a cinque assalti sul San Michele, riuscendo vittoriosissimo con altri pochi colleghi che assieme a lui conducevano il primo battaglione.
Dotato di coraggio e di fede nell’avvenire radioso dell’Italia, egli fu sempre tra i primi nell’assalire il nemico e nel difendere l’onore delle armi italiane. E il sereno entusiasmo giovanile con cui donava il suo braccio alla Patria traboccava nelle frequenti lettere dirette alla famiglia.
Poi venne la nube grigia, greve, inquietante. Di Pierino non si ebbero notizie per qualche mese.
Ch’era successo?
Su l’orlo del dubbio tremendo un dolore paterno ed uno straziante grido di madre trovarono eco nell’ansioso interessamento della cittadinanza intera. E non vi fu chi trascurasse un sol giorno di chiedere notizie del caro Pierino.
Secondo quello che ora si riferisce dal suo attendere e da alcuni ufficiali, egli era partito verso gli ultimi giorni dello scorso maggio per il fronte trentino, assieme ad alcuni colleghi, che, colti da qualche pattuglia austriaca, furono fatti segni ad una scarica terribile di fucilate. Egli, ferito al fianco destro ed alla gamba sinistra, dopo aver resistito eroicamente a l’assalto, esaurì i mezzi di difesa e il 26 maggio fu fatto prigioniero col suo maggiore, di cui egli era l’aiutante.
Al suo ritorno, egli ci dirà l’odissea di sofferenze di cui sarà intessuta la sua vita di prigioniero.
Per ora noi partecipiamo cordialmente al gaudio della famiglia Cimino e ci auguriamo di riabbracciare presto il carissimo Pierino, del cui valore la città di Corigliano e la Patria gli serberanno perenne ed affettuosa gratitudine.
Per la vittoria russa
Non è descrivibile l’entusiasmo che l’annunzio della recente importantissima vittoria dei Russi ha destato nella nostra popolazione. Una folla di popolo si riunì dinnanzi all’Ufficio postale, gridando « Viva la Russia! Viva gli alleati » e da tutte le finestre del paese sventolarono bandiere tricolori.
Noi siamo tanto più lieti del fatto, in quanto questo serve a rialzare il morale degli sfiduciati; i quali, improvvisandosi piccoli Cadorna e Joffre credono di poter dare i loro giudizi da … jettatori ad ogni piccola notizia poco soddisfacente. Ed inneggiamo, con lieto animo, alla strepitosa vittoria russa, che serve, senza dubbio, ad affrettare la vittoria degli alleati.
Profughi
E’ ormai certo che circa cento profughi saranno quanto prima nostri ospiti. Essi saranno alloggiati nel convento dei Cappuccini e naturalmente si tratterranno fra di noi per tutto il periodo della guerra.
Si preparano entusiastiche e patriottiche accoglienze.
Auguri
Al valoroso nostro amico, Capitano Gaetano Fino, che per la terza volta è stato ferito sul campo dell’onore, inviamo i più cordiali auguri di prossima completa guarigione.
A Giugno del 1916 cadono ben 10 nostri valorosi concittadini :
Lavorato Francesco di Giovanni, soldato 219° reggimento fanteria, nato il 31 marzo 1894 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, disperso il 1 giugno 1916 a Monte Maio in combattimento
Lavorato Gerardo di Fedele, soldato 14° reggimento bersaglieri, nato il 20 settembre 1882 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 4 giugno 1916 a Monte Maio sul campo per ferite riportate in combattimento
Staino Francesco di Giovanni, soldato 277° battaglione M. T., nato il 27 settembre 1879 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 6 giugno 1916 a Spezzano Piccolo per malattia
Buonofiglio Francesco di Pasquale, soldato 55° reggimento fanteria, nato il 25 settembre 1893 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, scomparso l’ 8 giugno 1916 in seguito ad affondamento di nave
Mazzaferri Natale di Antonio, soldato 55° reggimento fanteria, nato il 1 gennaio 1892 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, scomparso l’8 giugno 1916 in seguito ad affondamento di nave
De Bernardis Antonino di Giacomo, soldato 218° reggimento fanteria, nato il 31 maggio 1893 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 13 giugno 1916 su Monte Pasubio per ferite riportate in combattimento.
Schiavello Francesco di Giacomo, soldato 8° reggimento bersaglieri, nato il 29 aprile 1894 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 15 giugno 1916 su campo per ferite riportate in combattimento.
Cosenza Francesco di Pietro, soldato 30° reggimento fanteria, nato il 24 novembre 1887 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 29 giugno 1916 su Monte San Martino in seguito ad azione di gas asfissianti.
Meligeni Pietro Paolo di Giuseppe, soldato 22° reggimento fanteria, nato il 3 luglio 1893 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 29 giugno 1916 su campo per ferite riportate in combattimento.
Cosentino Pasquale di Leonardo, soldato 72° batteria bombardieri, nato il 14 aprile 1895 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 30 giugno 1916 nell’ospedaletto da campo n° 224 in seguito ad azione di gas asfissianti.
Luglio 1916
Siamo in piena guerra. Oramai sono molti, varie decine, i nostri concittadini eroi morti per la Patria. Sul Monte Pasubio, uno dei cardini del fronte italiano, in questo mese si registrano battaglie aspre e cruenti, che fanno molti morti. Tra questi, alcuni nostri concittadini, il cui elenco è di seguito. Ritornano per brevi periodi di convalescenza a Corigliano il glorioso tenente Alfredo Tricarico e il capitano medico Domenico Fino, mentre il capitano Francesco Leonetti viene a visitare la propria famiglia.
Il Tenente Alfredo Tricarico
Si trova tra di noi il tenente Alfredo Tricarico, il quale, per la seconda volta ferito, è reduce dal fronte per un breve periodo di convalescenza.
Egli presta servizio fin dai primi mesi di guerra e s’è distinto in varie circostanze, tanto da meritare in breve periodo la promozione a tenente effettivo. A quanto ora ci si riferisce, egli ha intenzione di continuare la carriera militare, che noi gli auguriamo rapida e brillantissima.
Il Capitano Leonetti
E’ stato tra noi per qualche giorno il Capitano Francesco Leonetti, che è venuto a visitare la famiglia.
A lui giunga il nostro saluto cordiale
Il Capitano medico Fino
E’ da qualche tempo tra di noi il Capitano medico dott. Domenico Fino, il quale si trova in licenza. Egli, chiamato a prestare la sua opera di medico fin dai principi della guerra, accorse con molto entusiasmo a compiere il proprio dovere, presso le prime linee di combattimento. E con sempre vivo fervore avrebbe continuata la sua opera umanitaria e consolatrice, se una disgrazia non lo avesse messo nella triste impossibilità di restare sotto le armi. Durante un servizio a lui affidato al fronte, un autocarro gli passò sul corpo, producendogli un danno non lieve a tutta la regione addominale.
Benché il caso sia dei più gravi, si spera che la guarigione possa essere completa. Ed è questo che noi gli auguriamo di tutto cuore.
Luglio 1916, otto nostri concittadini cadono sul campo di battaglia :
Pane Giovanni di Salvatore, soldato 218° reggimento fanteria, nato il 17 dicembre 1885 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 1 luglio 1916 su Monte Pasubio per ferite riportate in combattimento.
Bruno Francesco Saverio di Andrea, caporale 219° reggimento fanteria, nato il 9 maggio 1891 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, disperso il 2 luglio 1916 in combattimento.
De Nardo Vincenzo di Bruno, soldato 219° reggimento fanteria, nato il 28 settembre 1896 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, disperso il 2 luglio 1916 su Monte Pasubio in combattimento.
La Neve Luigi di Francesco, soldato 219° reggimento fanteria, nato il 24 settembre 1891 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 2 luglio 1916 su Monte Pasubio per ferite riportate in combattimento.
Romano Cosimo di Francesco, soldato 219° reggimento fanteria, nato il 1 maggio 1886 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, disperso il 2 luglio 1916 su Monte Pasubio in combattimento.
Cassano Antonio di Leonardo, soldato 4° reggimento fanteria, nato il 23 gennaio 1895 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 4 luglio 1916 in Val d’Assa per ferite riportate in combattimento.
Presa Luciano di Giuseppe, soldato 112° reggimento fanteria, nato il 13 novembre 1892 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 5 luglio 1916 nell’ospedaletto da campo n° 160 per ferite riportate in combattimento.
Fusaro Francesco Salvatore di Santo, soldato 219° reggimento fanteria, nato il 23 luglio 1880 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 20 luglio 1916 sul campo per ferite riportate in combattimento.
Agosto 1916
Dopo tanti morti sui campi di battaglia, l’8 agosto del 1916 le truppe italiane, con un ulteriore gran tributo di sangue, liberano Gorizia. È un giorno di festa che galvanizza l’opinione pubblica. Anche a Corigliano si festeggia. Una manifestazione patriottica invade le vie della Città. Di seguito la cronaca del Popolano per farvi rivivere quei giorni particolari dei nostri antenati.
Lettere dal fronte
Zona di guerra, 7 agosto 1916
Carissimo papà,
Scrivo ancora dalla trincea ed in giorni pericolosi ma sublimi, poiché ci si avvicina alla vittoria finale.
Leggendo i giornali, vi potete fare un’idea di quello che mi succede.
Da ogni parte il nemico viene stretto, attanagliato, sconfitto. Sono tre giorni che si lavora, ma il lavoro non ci stanca, perché si ha una meta da raggiungere. Lo spettacolo che offriva oggi il nostro fronte era meraviglioso, per quanto rappresentasse il quadro più spaventevole di morte per i nostri nemici.
E’ dalle dieci di questa mattina che le nostre bombe, da quelle da 16 chilogrammi a quelle da 95, scuotano, squartano, annientano le trincee nemiche. A migliaia, noncuranti del fuoco avversario ne abbiamo lanciate, fino a temere lo scoppio dei nostri cannoncini. La nostra artiglieria ha completata l’opera di distruzione e ad una cert’ora le fanterie si lanciarono all’assalto.
Mai come oggi mi ero formata una vera idea della guerra, perché mia come oggi avevo visto delle intere masse compatte di uomini arrampicarsi sul monte che è stato fino a poche ore fa la nostra dannazione, e, col grido fatidico di Savoia sulle labbra, conquistarlo in pochi momenti, sbaragliando il nemico.
L’Italia può andare altera dei suoi figli poiché qui non c’è uomo che non sia disposto a sacrificare tutto pur di arrivare alla vittoria. E la vittoria l’avremo.
Domani, dopodomani, per un po’ di tempo ne avremo ancora, fino a che il nemico sarà completamente disfatto.
Le fatiche della guerra, coronate dalla vittoria, sono nulla. Sembra che una forza a noi sconosciuta, ci spinga al lavoro, dandoci quella gagliardia di cui si ha tanto bisogno per la santa lotta. E, vedete, son due notti che non ho dormito, se non un paio d’ore, eppure non mi sento stanco. Domani sarà lo stesso poiché il bombardamento continuerà e vi saranno altri assalti; ebbene niente ci preoccupa. Noi abbiamo ormai un solo miraggio, quello della vittoria, e per esso tutto sacrificheremo.
Vi raccomando di star tranquilli ed attendere con me al più presto la gran notizia che ci darà la pace con la vittoria finale. Bacio tutti.
Eugenio Alice
<>
Zona di guerra, 8 agosto 1916
Viva l’Italia! Gorizia è nostra finalmente, ed il nemico, sconfitto, scappa.
Tutto ciò che qui succede, la lotta che qui si combatte ha del titanico, e se avrò la fortuna di assistere alla vittoria completa, potrò andare altero di aver fatto qualche cosa anch’io per la più grande Italia. Baci ed abbracci.
Eugenio
<>
Zona di guerra 8-8-915
Caro Don Ciccio.
Perché occupatissimo non ho scritto al primo numero ricevuto. Pochi giorni or sono di ritorno da un viaggetto su per le balze ho trovato un secondo numero del vostro sempre carissimo Popolano. Quanto fa piacere ricevere quel caro giornale che mi fa vivere una buona mezz’ora in mezzo al mio caro ambiente. Mi sembra di essere in mezzo a tutti voialtri nella nostra Corigliano, dalla quale tante centinaia di chilometri mi separano. E non mi stancherei mai di leggere e di rileggere , se il sacro dovere non mi chiamasse altrove. E la mia divisa è il dovere verso la patria anzitutto. L’antepongo a tutti gli affetti e a tutti i pensieri, e sempre pronto a qualunque impresa pur di essere necessario e di giovamento alla santa causa. É col cuore esultante che vi scrivo questa mia, per le brillanti vittorie che si sono ottenute, ed io e i miei compagni tutti dal primo all’ultimo abbiamo salutato col massimo delirio la caduta di Gorizia, dispiacenti solo di non aver avuto l’alto onore di partecipare a tanta vittoria. Saluti carissimi dal
Vostro
Cesare Amato
<>
Zona di guerra, 12 agosto 1916
Carissimo papà,
speravo ricevere una vostra lettera, ma anche quella di mamma mi ha tranquillizzato sulla salute di tutti.
Non posso scrivere a lungo perché non ho assolutamente tempo.
Qui si va avanti di gran corsa. Si fanno dei chilometri senza poter raggiungere il nemico. E’ da credersi che avevamo di fronte dei corridori, poiché sono tre giorni che non si sa dove il nemico sia arrivato e si va avanti, sempre avanti con grande entusiasmo.
La vita faticosa, la mancanza di sonno son cose da nulla. Non si mangia pur di poter conquistare terreno. Sono i giorni più belli della mia vita.
I bombardieri hanno spaventato il nemico e meravigliate tutte le altre armi. Non c’è un generale che non abbia encomiata la nostra arma. I nostri tiri hanno squartato le trincee, riducendo il nemico nell’impossibilità di difendersi.
Ieri un maggiore d’artiglieria mi rivolgeva queste parole: «Può star contento di star nei bombardamenti, perché questa volta hanno fatto più le bombarde che le artiglierie»
Vorrei scrivere più a lungo, ma non posso. Scrivo sulle ginocchia. State tranquilli ché tutto andrà bene.
Eugenio
Dimostrazione patriottica
E’ assolutamente indescrivibile l’entusiasmo destato nella nostra popolazione dall’annunzio della caduta di Gorizia.
Alle prime notizie fu un accorrere premuroso e ansioso all’ufficio postale, donde era partita la voce. Quindi il paese fu subito imbandierato fra le grida acclamanti dei cittadini.
Intanto veniva distribuito, in ricca edizione tricolore, un supplemento del Popolano, recante le seguenti patriottiche parole :
«Gorizia è caduta. Il baluardo ritenuto assolutamente inespugnabile e intangibile, la fortezza colossale che la tracotanza austriaca ergeva come una sfida superba contro l’Italia trepidante e ansimante sa la via della vittoria; l’ostacolo insormontabile, contro cui si spuntava ogni sforzo titanico del valore romano; la porta di Trieste; la soglia della vittoria; l’altare superbo che accoglie il primo sacrificio cruento della prossima pace : Gorizia nostra. Gorizia di Roma. Gorizia italiana, pegno di trionfo immancabile e ulivo di pace arridente, non è più che un soglio sontuoso da cui la Madre Italia porge le braccia liberatrici all’ansiosa figlia redenta.
Gorizia è caduta; la via di Trieste è aperta.
Chi pensi alle ansie ed alle trepidazioni che han preceduta questa strepitosa vittoria italiana, chi ricordi la lotta terribile sostenuta per un anno sotto le insidie infernali acquattate tra i picchi, gli spalti, le fosse, le trincee, i reticolati nemici, chi riveda il volto scoraggiato di quelli che ritenevano la presa di Gorizia un folle segno irrealizzabile non può oggi non esultare di giusto entusiastico legittimo orgoglio alla lieta inattesa sospirata vittoria italiana.
Abbasso i dubbiosi! Abbasso gli scoraggiati! Abbasso i jettatori!
Quella Gorizia che fu il sospiro anelante di cittadini e di soldati, di governanti e di re, di martiri e di eroi, quella Gorizia giganteggiante su l’Alpe contesa e rosseggiante su l’infocato cielo della vittoria, è vinta, è caduta, è soggiogata. Vi si asside, regina e dominatrice invincibile, l’Italia grande, intorno a cui aleggia, invisibile spirito beneaugurante, l’anima di Guglielmo Oberdan, che dalla fortezza espugnata sorride al cielo di Trieste, su cui al posto del nero profilo di un patibolo infame, occhieggiano le maglie sanguinanti di una catena spezzata.
Cittadini di Corigliano, italiani di Corigliano, la caduta di Gorizia merita la più bella celebrazione. Oggi, alle 5 in Piazza Vittorio Emanuele dovremo essere tutti, di ogni classe, di ogni partito, di ogni ceto, per gridare il nostro entusiasmo a questo sole trionfale, che spunta radioso dall’altitudine di Gorizia caduta, accompagna l’esercito d’Italia su per l’erta via della Vittoria e della Pace!
Viva l’Italia »
All’appello lanciato, con patriottico fervore, dal Popolano, rispose degnamente tutta la popolazione, la quale fin dalle prime ore del pomeriggio cominciò ad affluire in Piazza V.E. dove
le prime bandiere e le prime grida davano alla folla fremiti irresistibili di entusiasmo.
Alle cinque, una lieta sorpresa; la nuova banda cittadina, composta tutta di giovani allievi, sotto la direzione del nostro direttore Dragosei, usciva per la prima volta per festeggiare degnamente la presa di Gorizia. Quindi la folla scese in Piazza del Popolo, dove il più vivo entusiasmo e le più belle sonate patriottiche celebrarono allegramente la vittoria italiana.
La festa ebbe un epilogo originale. Un soldato ferito partecipante alla dimostrazione ebbe la curiosa idea di lanciare un pomidoro sul viso di un tale, che si dice faccia professione di austrofilia. Qualcuno sosteneva che la mattina egli avesse stracciato dinanzi al soldato ferito qualcuno dei manifestini pubblicati dal Popolano e che il soldato, indignandosi gravemente per l’atto quanto mai balordo ed antipatriottico, avesse detto al voluto austrofilo : «Bada di non farti vedere quest’oggi alla dimostrazione, se no ti piglio a pomidori»
Ma l’uno non aveva raccolta la minaccia e l’altro s’era vendicato.
Il Sottotenente Noce
E’ stato a Corigliano un solo giorno per salutare i numerosissimi amici e conoscenti il nostro egregio e stimatissimo amico Sottotenente Pasquale Noce.
Egli presta da circa un anno il servizio militare in qualità di ufficiale medico, ed attualmente si trova in una stazione di convalescenti nella zona di guerra, dove presta le sue sapienti ed amorevoli cure a soldati ed ufficiali feriti.
Il Sottotenente dottor Noce è subito ripartito per la sua attuale residenza festeggiatissimo da tutti gli amici.
Lo accompagni il nostro cordiale saluto beneagurale.
Passaggio di prigionieri
E’ stato segnalato alla nostra stazione ferroviaria il passaggio di un treno di prigionieri austriaci, tra cui ufficiali dello Stato Maggiore.
Alla Stazione si trovavano moltissimi cittadini. Ma fu mantenuta la più grande calma.
A proposito di prigionieri, sappiamo che il nostro egregio Sindaco ha sollecitato l’invio di quelli che saranno ospitati da Corigliano e ci auguriamo che la loro venuta non sia rimandata alle calende greche.
Agosto 1916, l'elenco dei nostri valorosi concittadini caduti in guerra :
Salvatore Giovanni Francesco di Domenico, soldato 70° reggimento fanteria, nato il 15 luglio 1886 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 4 agosto 1916 nel 238° reparto someggiato di sanità per ferite riportate in combattimento.
Ferraro Giuseppe di Antonio Nicola, soldato 57° reggimento fanteria, nato il 19 agosto 1885 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, disperso il 6 agosto 1916 a Gorizia in combattimento.
Ulisse Giuseppe di Leonardo, soldato 19° reggimento fanteria, nato il 23 maggio 1889 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 7 agosto 1916 nella 22.ma sezione di sanità per ferite.
Amodeo Antonio di Natale, soldato 156° reggimento fanteria, nato il 4 gennaio 1894 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 10 agosto 1916 a Monfalcone per ferite riportate in combattimento.
Grispo Francesco di Pietro paolo, soldato 19° reggimento fanteria, nato il 21 marzo 1890 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 11 agosto 1916 sul campo per ferite riportate in combattimento.
Settembre 1916
In questo mese partono per la guerra i nostri ragazzi appena diciannovenni. La Patria ha bisogno di loro per la vittoria finale. È la dura legge della guerra. Sui campi di battaglia continuano a morire numerosi nostri concittadini, tra questi il decorato di medaglia di bronzo : Straface Leonardo. La cronaca si occupa anche delle gesta dell’eroe Francesco Berardi, nostro concittadino. Nel Frattempo a Corigliano, come in tante altre città d’Italia, si organizzano i cosiddetti Ricreatori-Asilo per i figli dei combattenti. È un’iniziativa pregevole per i più bisognosi che godranno di refezioni e di corsi d’insegnamento gratuiti. Ecco gli articoli del Popolano
Un eroe coriglianese
Berardi Francesco di Gerardo, che è un robusto ed entusiasta figlio di Corigliano, risiedeva da più anni in America, donde volle subito ritornare appena l’Italia dichiarò la guerra all’Austria. E, partito per il fronte con i galloni di caporale, volle volontariamente servirsi di alcuni tubi di gelatina per far saltare dei reticolati nemici. L’impresa rischiosa ebbe i più felici risultati e l’intrepido caporale riscosse le lodi dei superiori, che gli regalarono una sommetta di danaro, concedendogli un breve periodo di licenza.
Il Berardi avrà la medaglia al valore, per proposta dei suoi superiori.
Congratulazioni ed auguri
Ricreatorio-Asilo per i figli dei richiamati.
Per lodevole iniziativa dell’Ispettore scolastico sig. Adolfo Costa, secondato da questo Vice Ispettore sig. Dragosei, dal nostro Sindaco Fino e da alcuni insegnanti, è stato aperto nella nostra città un ricreatorio-asilo per i figli poveri dei richiamati, che godranno una refezione gratuita e l’assistenza di quegli insegnanti che si sono volontariamente offerti a prestare la loro opera.
La direzione amministrativa dell’ottima istituzione è stata dall’Ispettore Costa affidata all’insegnante Vincenzo Tieri. La direttrice dell’Asilo infantile sig.na Diana, la sorella di lei, la maestra Tocci, l’allieva maestra sig.na Evelina Amato ed il maestro Spezzano provvederanno all’assistenza dei fanciulli inscritti.
Sappiamo che il Comune ha già garantito un buon sussidio e ci auguriamo che altri ne vengano dall’Amministrazione provinciale scolastica e dal Governo.
Il ricreatorio ha sede nel locale dell’Asilo Infantile.
La partenza del ‘97
La partenza delle reclute del 1897 è avvenuta nei giorni 21 e 22 settembre fra il più vivo entusiasmo. Senza dubbio a tale entusiasmo han contribuito le notizie delle ultime vittorie delle nostre armi, che precludono alla grande e meravigliosa vittoria finale.
Ai nuovi soldati il nostro plauso e i nostri auguri
Settembre 1916, l'elenco dei nostri valorosi concittadini caduti per la Patria :
Lagano Cosimo Santo di Nicola, soldato 98° reggimento fanteria, nato il 17 novembre 1894 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 1 settembre 1916 sul campo per ferite riportate in combattimento.
Straface Leonardo, soldato 59° reggimento fanteria, nato il 2 gennaio 1892 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 2 settembre 1916 sul campo per ferite riportate in combattimento. Decorato di medaglia di bronzo al Valore Militare.
La Rocca Francesco di Pietro Paolo, soldato 59° reggimento fanteria, nato il 29 ottobre 1890 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 6 settembre 1916 nell’ospedaletto da campo n° 62 per ferite riportate in combattimento.
Castelluccio Pietro di Francesco, soldato 161° reggimento fanteria, nato il 18 febbraio 1885 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 12 settembre 1916 sul campo per ferite riportate in combattimento.
Ferrari Francesco di Salvatore, soldato 89° reggimento fanteria, nato il 4 maggio 1891 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 14 settembre 1916 a Villa Nova per ferite riportate in combattimento.
Marinaro Antonio di Luigi, soldato 19° reggimento fanteria, nato il 27 febbraio 1890 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 18 settembre 1916 sul campo per ferite riportate in combattimento.
Cozza Francesco di Alfonso, soldato 219° reggimento fanteria, nato il 11 agosto 1891 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, disperso il 23 settembre 1916 sul Monte Cimone in combattimento.
Ottobre 1916
Tra il 10 e il 12 ottobre del 1916 si hanno circa 40.500 perdite tra gli austriaci e 24.500 tra gli italiani, tra questi il coriglianese Giorgio De Pasquale di Luigi, della classe 1886, disperso in combattimento. La guerra non solo è dura, ma ha pure dei costi. Ecco allora che si chiedono ai cittadini italiani i rottami di ferro che possono sembrare inutili, affinché la Patria possa trasformare i rottami in potenti armi contro il nemico. Corigliano, come sempre, dà un grande contributo a questa richiesta dello Stato. Da notare che in questo periodo vengono premiate anche le donne che sostituiscono gli uomini nella conduzione dei poderi. Segue la cronaca del Popolano
Per le donne addette ai lavori agricoli
In attuazione delle disposizioni contenute nel Decreto ministeriale 1° giugno 916, l’on. Ministero di Agricoltura ha sollecitato le proposte per l’assegnazione di premi alle donne che avranno sostituito gli uomini nella conduzione dei poderi o nella esecuzione dei lavori agricoli, ed ancora a quelle aziende ed organizzazioni che si saranno singolarmente distinte per la utilizzazione della mano d’opera femminile nei lavori agricoli.
La redazione delle proposte per le donne della provincia di Cosenza è stata affidata al prof. Giovanni Salerno, direttore della Cattedra ambulante di agricoltura di Castrovillari.
I premi consisteranno in diplomi accompagnati da medaglie, oppure in diplomi e medaglie, a cui si aggiungeranno piccole somme di danaro.
Ogni singola proposta di premio dovrà avere la sua motivazione.
All’uopo il prof. Salerno ha diramato una circolare, in cui chiede l’aiuto efficace di persone volenterose o di comitati locali espressamente costituiti per tale scopo o dei pubblici funzionari, che facciano un’accurata e coscienziosa inchiesta e gli segnalino quelle donne di loro personale conoscenza che più si sono distinte nei lavori agricoli, comunicandogli con sintetica relazione l’opera benemerita compiuta da ciascuna di esse.
Il tenente Pasquale Marino.
È stato tra di noi il tenente Pasquale Marino, il quale, combattendo alcuni mesi or sono, era stato ferito alla parte destra del petto. Egli è un valoroso figlio di Corigliano ed ha dal principio della guerra difeso strenuamente l’onore e la salvezza d’Italia. Promosso, ancora giovanissimo, tenente aiutante maggiore, diede prova di romano valore e si guadagnò la stima e la fiducia di tutti i superiori.
Ora è quasi completamente guarito e si prepara a continuare la sua opera gloriosa, che gli auguriamo feconda di nuove promozioni.
Il capitano medico Tricarico
Il dott. Nicola tricarico, nostro egregio e stimatissimo amico, è stato recentemente promosso capitano aiutante maggiore ed è venuto tra noi per una breve licenza. La rapida promozione è dovuta ai suoi non pochi meriti militari e professionali ed è giusto premio allo zelo energico e sapiente con cui egli attende al suo delicato e non facile compito.
Noi non possiamo che goderne. E, registrando la lieta notizia, ci è caro congratularci cordialmente con l’ottimo amico ed augurargli prossime maggiori vittorie.
Per il sottotenente Giuseppe Tricarico.
Il piombo austriaco non ha risparmiato il nostro amico e collaboratore prof. Giuseppe Tricarico, il quale, nominato sottotenente di artiglieria, era andato al fronte con l’ansia virile e ardimentosa di contribuire materialmente alla formazione della quarta Italia.
Nell’ospedale militare, dove egli attualmente si trova, lo raggiunga il nostro fervido e affettuoso augurio di perfetta e sollecita guarigione
Raccolta di rottami di metallo
Dal Ministro Comandini è stato rivolto un caldo appello ai Prefetti ed ai Comitati civili, perché sia fatta una raccolta di rottami di metallo che costituiscono la materia prima per la fabbricazione del materiale bellico, e dei quali è stato disciplinato il commercio nell’interno del paese.
I rottami potranno essere regalati ai comitati di assistenza civile, i quali, a loro volta, li venderanno, ai prezzi già fissati dall’Amministrazione della guerra, alle autorità militari.
L’operazione, dunque, di coloro che volessero offrire la propria quantità di rottami sarebbe ugualmente utile e patriottica.
Ottobre 1916, l'elenco dei nostri valorosi concittadini caduti per la Patria :
De Pasquale Giorgio di Luigi, soldato 70° reggimento fanteria, nato il 27 settembre 1886 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, disperso l’11 ottobre 1916 sul Monte Fior in combattimento.
Fossetto Gennaro di Vincenzo, soldato 16.ma compagnia mitraglieri Fiat, nato il 6 marzo 1890 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 18 ottobre 1916 sul Carso per ferite riportate in combattimento.
Novembre 1916
Nell'autunno del 1916, per avanzare di pochi metri, le truppe italiane, nel freddo e nella neve, subiscono gravissime perdite. Alcuni reparti, massacrati perché mandati allo sbaraglio, si ammutinano. Il generale Cadorna, severo e spietato, stronca con feroce decisione i casi di ribellione, adottando, per la prima volta, il sistema delle decimazioni. Nei reparti da punire viene preso a sorte un soldato su 10 e quindi fucilato. Di tutto questo non si parla mai nelle lettere inviate dai combattenti alle proprie famiglie, perché la censura non lo permette. Ecco, infatti, la seguente lettera di Salvatore Rugna, che è una testimonianza di quanto appena da me affermato.
Lettera dal Fronte
Caro don Ciccio,
vi ringrazio del Popolano che ho puntualmente ricevuto e letto con molto interesse. Qui procede tutto benissimo e il giorno ... [censura] ... le nostre artiglierie ... [censura] ... producevano danni gravissimi ai nemici, i quali ... [censura] ... Perciò la vittoria non può mancare e noi la attendiamo fiduciosi, con la speranza di riabbracciare presto la famiglia e gli amici.
Tanti ossequi
dev.mo Salvatore Rugna
Lettera dall'Austria
Siamo lietissimi di poter pubblicare la patriottica lettera del nostro amico dott. Pierino Cimino, che, come tutti sanno, fu fatto prigioniero dall'Austria in una delle recenti avanzate italiane. È interessante che la lettera sia in alcuni punti cancellata dalla censura austriaca, alla quale certo non debbono aver fatto gradita impressione il coraggioso patriottismo e la ferma fiducia nella vittoria, di questo giovine e valoroso figlio di Corigliano.
Mauthausen, 12-11-916
Carissimo Dragosei,
Ricevo una lettera di papà, dalla quale apprendo che vi siete particolarmente interessato di me pel caso, sfortunato, toccatomi, inserendo nel v. periodico delle righe al mio riguardo. Io, in verità, non posso immaginare che cosa di meritato abbiate potuto dire in quelle righe, né quale straordinarietà di caso v'abbia indotto a ciò, polche mi sembra tanto naturale e comune quanto a me è successo da non meritare, quasi, essere rilevato. Sono, anzi, dispiacente non aver potuto fare molto, ma molto di più e per meglio soddisfare ai santi doveri di cittadino e soldato, e per sentirmi maggiormente orgoglioso di appartenere alla forte razza Bruzia, che seppe cosi bene affermarsi in questa guerra [censura austriaca)....
Con ciò non intendo affatto sottrarmi al sentimento di riconoscenza di cui mi sento doveroso verso di voi, vecchio amico personale e di famiglia, e verso quei gentili lettori che non restarono indifferenti all'annunzio.
Sento pertanto il dovere di porgervi i miei più sentiti ringraziamenti pel pensiero estremamente gentile, ringraziamenti che vi prego comunicare a quei gentili lettori del v. periodico che presero a cuore i l caso mio.
Giunganvi graditi i miei più sinceri saluti nell'augurio di rivederci..." [censura austriaca]...
Aff.mo
Cimimo Dott. Pietro
Novembre 1916, l'elenco dei nostri valorosi concittadini caduti per la Patria :
Giordanelli Andrea di Antonio, soldato 139° reggimento fanteria, nato il 14 gennaio 1881 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto l’1 novembre 1916 sul Carso per ferite riportate in combattimento.
Fabbricatore Francesco di Domenico, soldato 6° reggimento bersaglieri, nato il 18 settembre 1896 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 2 novembre 1916 sul campo per ferite riportate in combattimento.
Lopez Giovanni di Antonio, soldato 78° reggimento fanteria, nato il 30 gennaio 1890 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 3 novembre 1916 sul campo per ferite riportate in combattimento.
Visciglia Francesco di Onofrio, soldato 8° reggimento bersaglieri, nato il 30 dicembre 1892 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 10 novembre 1916 nell’ospedaletto da campo n° 201 per ferite riportate in combattimento.
Mannaro Oreste di Francesco, soldato 225° reggimento fanteria, nato il 3 febbraio 1881 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 30 novembre 1916 sul campo per ferite riportate in combattimento.
Dicembre 2016
Alla fine del 1916, il bilancio dei nostri concittadini morti per la Patria è pesantissimo, ed è altrettanto pesante quello relativo ai nostri concittadini dispersi. Tra questi molti giovani non ancora ventenni. La guerra, oltre ai morti, crea una grande crisi economica, e così, in questo mese, si riunisce, in una seduta straordinario, il nostro Consiglio Comunale per un ordine prefettizio. Di seguito la cronaca del Popolano.
Al Municipio
Seduta straordinaria del 26 dicembre 1916
Sotto la presidenza del Sindaco, avv. V.Fino, si sono riuniti i consiglieri signori : Sangregorio, Romanelli, Maradea, Terzi, Polino, Dragosei, Mingrone, Ciollaro, Cimino, Gerace, Quintieri, De Novellis, Amato e Pisani.
Aperta la seduta, il Consigliere Sangregorio propone che si chiedano al Governo dei prigionieri da utilizzarsi nei lavori di bonifica dei torrenti Fiumarella, Malfrancati, Coscile e del Crati, nonché nei lavori montani e per la strada Montagna. Il Consiglio si associa.
Il Presidente fa quindi notare che la convocazione straordinaria del Consiglio è dovuta ad un ordine prefettizio, perché, ai sensi della legge Comunale e provinciale, si proceda o meno all’applicazione del contributo straordinario per l’assistenza civile e, nell’affermativa, si indichi la misura del contributo nella proporzione di cui nella legge 31 agosto 1916 N° 1020 e nelle circolari del Prefetto del 25 ottobre e 27 novembre scorsi.
Il Consiglio ad unanimità propone di imporre la sovra imposta nella seguente misura:
per quelli che pagano da 10 a 25.,………......2,50
« « « 25 a 50.……..….…..3,50
« « « 51 a 200…….….…...3,50
« « « 201 a 500…….….....7,50
« « « 501 a 1000………....7,50
« « « 101 a 2000………...12,50
« « « 2001 in più………...15,00
In ultimo si procede alla nomina della Commissione elettorale. Non potendo nominarsi coloro che che ne fanno attualmente parte, si eleggono : Pisani V., Impagliazzo Agostino, Ciollaro S., De Novellis G., come titolari; e Sangregorio, Maradea, e Torchiaro come supplenti.
L'anno 1916 termina con un'altra morte di un nostro concittadino valoroso :
Garasto Giovanni di Francesco, soldato 81° reggimento fanteria, nato il 3 maggio 1895 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 13 dicembre 1916 sul Monte Piana in seguito a caduta di valanga.
Anno 1916
Nel 1916 ben 49 nostri concittadini cadono sui campi di battaglia per la Patria, e in particolare per la conquista di Gorizia.
Dei 49 morti, ben 12 risultarono tra i dispersi
Gennaio 1917
É un inverno molto triste per l'Italia e per la mia Città. Sono appena trascorse le festività natalizie nella preghiera, nel silenzio e nel grande dolore che coinvolge molte famiglie coriglianesi per la perdita dei loro cari, morti e feriti sui campi di battaglia. In questo mese muoiono altri due coriglianesi, Alfonso Caldeo, di 28 anni, e Alfonso Prantera, di 23, quest'ultimo addirittura disperso. In questo mese viene decorato al valore militare un nostro soldato di fanteria, Pietro Santo. Di seguito la cronaca del Popolano.
Esonero dal pagamento della sovrattassa imposta di guerra.
La fine di questo mese scade il termine per la presentazione a questa Agenzia delle imposte delle domande di scarico della sovra imposta di guerra. Si ha diritto allo esonero per tutti i fabbricati abitati dai rispettivi proprietari o rimasti sfitti.
Coloro che non hanno provveduto si affrettino.
Un Coriglianese decorato al Valore Militare
Tra i nomi di coloro che furono recentemente decorati al valore, leggiamo quello di Santo Pietro da Corigliano, soldato di fanteria.
Durante un violento bombardamento nemico, dopo che ben quattordici portatori di ordini erano stati messi fuori combattimento, si offriva spontaneamente, due volte consecutive, per il recapito di ordini, riuscendo sempre ad eseguire l'incarico, attraverso zone intensamente battute. Egli si era già distinto in precedenti operazioni sul Monte Pasubio nel luglio 1916.
Al bravo e valoroso concittadino giunga il fervido plauso della città natale, che è lieta di dar tanto contributo di coraggio e di valore alla grandezza di Italia.
In questo mese cadono due nostri valorosi concittadini :
Caldeo Alfonso di Giovanni, soldato 221° reggimento fanteria, nato il 11 maggio 1889 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 10 gennaio 1917 nell’ospedaletto da campo n° 43 per ferite riportate in combattimento.
Prantera Alfonso
di Cosimo, soldato 216° reggimento fanteria, nato il 17 marzo 1894 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, disperso il 15 giugno 1917 sul Piave in
combattimento
Febbraio 1917
La guerra, che doveva durare solo pochi mesi, per l’Italia dura già da due anni. L’iniziale entusiasmo dei nostri concittadini “richiamati” si spegne sempre di più. La nostra Corigliano piange ogni giorno i suoi morti. In questo mese sono sei i nostri valorosi eroi morti, e di questi ben quattro risulteranno scomparsi. In Città, poi, manca un po’ di tutto. Manca il grano, la farina, la pasta, lo zucchero,… Ecco, di seguito, come il Popolano racconta gli avvenimenti di questi tristi giorni.
La questione dell’approvvigionamento discussa dai nostri commercianti
Beneficio della guerra? Non sappiamo. Ma è certo che c'è voluta la guerra a snidare dai covi dell'egoismo individuale la classe dei commercianti e dei negozianti, la quale è finalmente scossa dai primi sintomi di quel collettivismo, che nei nostri paesi sembrava e sembra tuttora una risibile utopia.
Ma non affrettiamo gli eventi. Contentiamoci di salutare per oggi questo sintomo di risveglio collettivo e segniamo con una becca memore e gradita la nuova pagina inattesa della storia paesana, su cui l'aforisma: «Non tutti i mali vengono per nuocere», potrà ripetere come non fosse altro che per ammaestrarci ed educarci, la guerra ci voleva.
Ci voleva, ed è venuta. Naturalmente richiese vite e danari. E vite e danari ebbe ed avrà fino a che la vittoria non avrà sorriso alle nostre forze agguerrite. Vite e danari. Eroismi e sacrifizi. Sacrifizi romanamente affrontati, stoicamente sopportati. Ma la nostra misera creta è così fatta che un solo sacrifizio non può sopportare:la fame. Perchè la fame uccide. Uccide lentamente.
Allora l'Italia è stata dalla guerra trascinata alla fame? No. Anzi l'Italia è la Nazione che più e meglio delle altre può alimentarsi in questo sfacelo inaudito di vite, di popoli e di sostanze. Ed era proprio questa la ragione del nostro scorno, del nostro timore e delle nostre preoccupazioni. Perché — chiedemmo — se l'Italia è ben provvista di tutto, a noi manca il grano, a noi manca la farina, a noi manca la pasta, a noi manca lo zucchero, a noi manca il petrolio? Siamo noi, dunque, tali da meritare il disinteressamento completo di un governo, che pur nelle nostre forze e nel nostro valore fonda i suoi diritti e la sua fama di nazione potente ed agguerrita?
Quando le prime linee del problema gravissimo minacciarono che la risposta sarebbe stata una: la fame; che il pericolo sarebbe stato uno: la fame, la popolazione si mosse. E con la popolazione una classe numerosa ma divisa dalle tirannie della concorrenza, dalle bassezze dell'invidia, dagli artigli dell’egoismo, trovò la via della riuscita: l'unione.
I commercianti si unirono. I negozianti si unirono.
Un comizio di commercianti e di negozianti? E perché no?
II primo cittadino di Corigliano lanciò il grido. Il Presidente della Camera di Commercio lo raccolse. Sindaco e negozianti discussero con serenità e compostezza il problema che serenità e compostezza richiedeva nell'ora che volge. Salutiamo, dunque, questo risveglio fecondo e promettente. Plaudiamo all'opera che negozianti e commercianti — sorretti e guidati dal Sindaco e dal Presidente della Camera di Commercio — vanno spiegando. Godiamo che i primi buoni risultati sorridano sull'orizzonte schiarito. Ma non ci dissimuliamo che a ben altri sacrifizi il nostro coraggio e la nostra fede debbono muovere e attendiamo gli eventi con quella stessa serenità che ci vide riuniti a discutere il problema impellente. Attendiamo. E nell'attesa, che non sarà meno feconda di patriottismo e di valore, la classe dei commercianti e dei negozianti dimentichi il triste egoismo che la vide divisa e disorganizzata a danno proprio e a discapito del pubblico, e sappia mostrarsi degna della patria, col non contribuire, con usure riprovevoli e camorre dannose, ad affamare una popolazione, la quale — superba del suo patriottismo — ha tutto il diritto di non morire di fame.
Quando le camorre e le usure saranno finite e la concordia avrà sorriso in questo, cielo sanguinoso, sapremo trovare la voce di protesta dignitosa e fiera contro coloro — siano governanti e siano arpìe — che con l’imperfetto traffico o con le scarse concessioni, negassero il pane alle famiglie dei soldati più agguerriti e più coraggiosi di cui l'Italia disponga!
Abbiamo nominato i soldati calabresi.
Il Comizio
25 febbraio.
Alle quattro pomeridiane la Sala del Consiglio del nostro Municipio rigurgita di intervenuti. Notiamo quasi tutti i commercianti e i negozianti coriglianesi, le autorità civili e militari, il Sindaco, molti consiglieri e un grandioso numero di cittadini. Partecipa anche l'avv. Adolfo Berardelli, presidente della Camera di Commercio e del Consorzio granario di Cosenza.
Alle quattro e mezza, tra la più deferente attenzione, incomincia a parlare il Sindaco avv. Vincenzo Fino. Egli presenta, con bellissime parole, l'avv. Berardelli, espressamente venuto — dietro suo invito —per sentire dagli stessi commercianti i bisogni e i desideri della cittadinanza. Dopo un breve ed indovinato esordio sulla necessità della guerra e sulla conseguente necessità di sottostare ai disagi da essa apportati, l'oratore dice come un solo disagio non sia sopportabile: la fame. Perciò egli ha creduto opportuno recarsi personalmente a Cosenza, per esporre a voce sia al Capo della Provincia che al Presidente della Camera di Commercio, le gravi condizioni in cui versa la nostra città per la mancanza dei più necessari generi. L'attenzione maggiore, ritiene l'oratore, va volta alla mancanza di grano e farina, di cui Corigliano ha bisogno in una misura approssimativa che va dai 50 ai 60 quintali al giorno. A proposito, legge alcune cifre che dimostrano chiaramente quanto grande sia stato l'interessamento dell'Amministrazione, la quale ha già impegnato per Corigliano un assieme di 3700 quintali di grano e farina per un ammontare di L. 169.733,50, al pagamento delle quali si è provveduto in parte con un mutuo di 65 mila lire e in parte con le risorse della cassa comunale. Se nonché dei 3700 quintali di grano e farina commissionati solo una parte finora è giunta. L'altra non poté essere spedita, per la mancanza di carri ferroviari.
Per la pasta, dice l’oratore, s’è commissionata dalla Camera di Commercio una quantità di 80 mila quintali, di cui Corigliano avrà la sua parte.
Del resto parlerà con più competenza l'avv. Berardelli, a cui i negozianti potranno liberamente esporre i propri desideri, perché egli possa meglio interessarsene presso il Governo.
All'invito del Sindaco parlano Pedatella, Longo L., Dragosei, Godino, Meligeni e Longobardi.
Pedatella si occupa specialmente del difetto di carri ferroviari, che comincia a preoccupare i commercianti. Egli dice che sarebbe addirittura meglio sospendere per determinati periodi di tempo la circolazione dei carri, anziché far procedere il servizio con tanta pigrizia e tante deficienze.
Dagli altri si parla del petrolio, dello zucchero, della pasta, della farina e di tutti i generi indispensabili.
Dopo di ciò prende la parola l'avv. Berardelli. Egli ringrazia anzi tutto il Sindaco del graditissimo invito, che gli ha porto la bella occasione di venire a Corigliano, che egli predilige per la stima di cui i Coriglianesi l'onorano e per il fatto che a Corigliano ricevono l’educazione i suoi figliuoli. D'altra parte - dice l'oratore — la sua venuta era quasi superflua, poiché egli aveva già avuto occasione di sentire dalla bocca del Sindaco quello che era necessario sapere. Egli stesso aveva accompagnato l'avv. Fino in tutti gli Uffici della Provincia, a cui erano state esposte le gravi condizioni della città.
Certo — dice l'oratore — la guerra impone sacrifizi, a cui dobbiamo sottostare per la vittoria delle nostre armi, che ci auguriamo sia prossima e completa. Ma, se noi ci sobbarchiamo ai sacrifizi ed alle privazioni dalla guerra imposti, il Governo deve, da parte sua, pensare a non far mancare il pane ai suoi cittadini e specie a noi calabresi, che stiamo dando tutto alla Patria, e con tanto slancio che questa guerra più che italo-austriaca potrebbe dirsi calabro-siculo-austriaca.
L’oratore esprime il suo pieno compiacimento per la presente riunione, che per la prima volta avvicina i commercianti per la discussione di problemi urgenti e vitali. Ha inteso egli quanto gl’intervenuti hanno esposto circa l’approvvigionamento della città, e sopra tutto ha notato come sia sentita la mancanza di grano e farina. Certo, in questi tempi, il consumo è quadruplicato e ciò allarma tutti. Ma alla mancanza si va energicamente e sollecitamente provvedendo. Difatti sono stati dalla Provincia commissionati 200.000 quintali di grano e farina, 60.000 di granone, 80.000 di pasta e poi gran quantità di zucchero, di riso, di legumi.
Si era fatto un deposito a Mandatoriccio. Ma la scarsa accessibilità del paese, che quasi resta tagliato fuori degli altri paesi del circondario rendeva difficilissima la distribuzione dei generi depositati. È dunque necessario che un deposito si istituisca a Rossano e a Corigliano. E a ciò sarà presto provveduto.
Per lo zucchero, Corigliano dovrebbe scegliere un deposito unico che potesse provvedere alla distribuzione.
La mancanza di petrolio poi è questione grave. Il petrolio difetta, è vero, ma più specialmente difettano i recipienti per la spedizione. Non solo. Mancano perfino i carri chiusi. Bisognerà, dunque, far pratiche presso la Società Anglo-Americana perché mandi il petrolio in carri-cisterne.
In quanto alla lamentata mancanza dei carri ferroviari, bisogna in parte attribuire l’incoveniente al fatto che a Cadorna occorrono circa sei mila carri al giorno per le esigenze militari. Ma la colpa è un po’ pure delle Autorità ferroviarie che non fanno dei carri disponibili un’equa distribuzione. L’oratore dice di essersene personalmente occupato presso il Ministro Arlotta, che aveva promesso di provvedere. Se i provvedimenti non verranno, egli andrà ancora una volta a Roma per sollecitare.
Ritornando al problema del grano e della farina, l’avv Berardelli ricorda l’interessamento della nostra Amministrazione e ripete che si instituirà in Corigliano un deposito di grano e farina. A proposito si telegraferà stasera al Ministro Canepa, Commissario generale dei Consumi, perché sia disposta la partenza di un’apposita tradotta da Napoli per Corigliano. Altre Autorità saranno del fatto telegraficamente interessate e telegrafato sarà pure il Ministro Fera, nostro illustre conterraneo, perché si occupi della questione.
Del resto, soggiunge l’oratore, se non sarà presto provveduto, egli si recherà appositamente a Roma, per occuparsene personalmente.
Il discorso di Berardelli finisce con un incitamento alla calma. Sa l’oratore che Corigliano ha dato e dà il suo apprezzabile contributo di vite e di sangue. Ma la guerra impone limitazioni e sacrifizi, a cui la città deve patriotticamente sobbarcarsi combattendo così una battaglia degna di quella che quotidianamente si combatte al fronte.
Uno scroscio di applausi corona la fine del discorso Berardelli.
Ma l’adunanza è ancora trattenuta dal Sindaco che vuole pubblicamente interessare il Presidente della Camera di Commercio di una classe di cittadini – i massari – i quali hanno bisogno per le semine e le coltivazioni dei soliti aiuti dell’Istituto Vittorio Emanuele III. Lo stesso Sindaco lamenta che le frequenti requisizioni di avena, orzo e fieno abbiano lasciato la città sprovvista. E Berardelli promette di occuparsi anche di ciò.
L’Assemblea quindi si scioglie, dopo aver autorizzato il Sindaco e l’avv. Berardelli a telegrafare subito alle Autorità.
Il Popolano
In questo mese cadono 6 nostri valorosi concittadini. Quattro di questi, in seguito ad affondamento nave, risulteranno scomparsi :
Pinto Vincenzo di Alfonso, soldato 281° battaglione M.T., nato il 11 febbraio 1879 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 2 febbraio 1917 a Crotone per malattia
Alesina Giorgio di Giuseppe, soldato 31° reggimento, nato il 29 novembre 1897 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, scomparso il 15 febbraio 1917 in seguito ad affondamento di nave.
Marino Agostino di Giuseppe, soldato 31° reggimento fanteria, nato il 16 giugno 1886 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, scomparso il 15 febbraio 1917 in seguito ad affondamento di nave.
Policastro Luigi di Salvatore, soldato 31° reggimento fanteria, nato il 28 ottobre 1897 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, scomparso il 15 febbraio 1917 in seguito ad affondamento di nave.
Salvatore Francesco di Leonardo, soldato 59.ma centuria, nato il 24 ottobre 1887 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 15 febbraio 1917 sul campo per ferite riportate in combattimento.
Tassitano Giuliano Raffaele di Salvatore, soldato 31° reggimento fanteria, nato il 20 ottobre 1894 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, scomparso il 15 febbraio 1917 in seguito ad affondamento di nave.
Marzo 1917
Mentre alcuni nostri concittadini vengono promossi e decorati, in tutte le case di Corigliano si prega per la fine della guerra, che sta massacrando i propri figli. In due case, in particolare, oltre alla preghiera, c’è anche la disperazione, il pianto per la morte di due loro familiari, ritornati dalla guerra a causa di gravissime ferite, riportate in combattimento : il caporal maggior Pietro Cicero e il soldato Salvatore De Cicco.
Nel primo pomeriggio del 30 marzo, con molto rispetto, molti nostri cittadini assistono, nei pressi di via Margherita, al passaggio di un centinaio di prigionieri austriaci, che si dirigono verso l'Abbazia del Patire. Di seguito la cronaca del Popolano.
Giosuè Donadio
Dopo Costabile Guidi, Giosuè Donadio : a tutt’e due la stessa sorte e lo stesso onore, in questa vermiglia aurora di vittoria.
Io l’ho veduto bendato, questo nuovo monocolo glorioso; ma sotto la benda la palpebra vuota avrà sorriso all’abbraccio fraterno e plaudente che me l’ha stretto sul cuore. Forse mai una palpebra vuota ebbe più alta significazione di vita e di gloria, né mai una benda coprì più mirabile e mirifico sacrificio di quello che rapì una pupilla a Giosuè Donadio.
Bendato, ma calmo, l’ho veduto; con un leggero pallore su le gote convalescenti ed un sorriso di bimbo agli angoli delle labbra nude.
Dov’è?
Non ci può essere un «dove» diverso da quello che sacrifica tante vite di giovani alla vita sacra della Patria. Pure, io gli ho rivolto la domanda, trepida di premura più che di curiosità.
-A quota 208 - egli m’ha risposto- il 23 di febbraio.
E con queste semplici e brevi parole egli ha fatto la storia di un sacrificio e di un eroismo, che trascendono il significato comune ed umano delle parole. Ed egli avrà compiuto quel sacrifizio e quell’eroismo con lo stesso sorriso che ora gli tremava su le labbra nude. Non so perché, ho ricordato le parole che «dalla soglia tra la vita e la morte» Alfonso Prantera mi scriveva prima di morire : «Son cinque mesi che son qui, fermo. Un passo e sono di là. Una palla è come una piccola spinta : son di là. Ma che importa una giovinezza, mille giovinezze di meno? Io mi sacrifico, o tu che comandi, perché vi sia un sacrifizio di meno da chiedere»
Tutti così, questi giovani nostri fratelli. Combattono, si sacrificano, e poi hanno un sorriso su le labbra o nella penna, che par ti chieda : «E che c’è di straordinario? Io mi sacrifico, o tu che comandi, perché vi sia un sacrifizio di meno da chiedere»
Belle e sublime parole, che nel pallore e nel sorriso di Giosuè Donadio mi hanno rivelato la grandezza di un ideale meraviglioso.
Vincenzo Tieri
Un nuovo Tenente
Il nostro carissimo amico Francesco Noce è stato recentemente promosso tenente di artiglieria, dopo aver prestato lungo e coraggioso servizio nelle prime linee del fuoco.
Tante congratulazioni e auguri.
Promozione
Il nostro concittadino sig. Francesco Leonetti è stato promosso maggiore.
La promozione è dovuta ai meriti eccezionali dell'egregio concittadino, il quale eccelle per virtù di mente e per brillanti energie.
Giunga a lui dalle colonne di questo giornale, che ospitò più volte la sua prosa efficace, la espressione del nostro gaudio plaudente.
Il Tenente A. Tricarico, decorato
Ecco una lieta notizia, che registriamo con la più viva cordiale soddisfazione : il tenente Alfredo Tricarico, valoroso e intelligente concittadino nostro, è stato, con decreto luogotenenziale del 15 marzo 1917, decorato della medaglia d'argento, con la seguente motivazione : «In varie ricognizioni, a cui prese parte volontariamente, si mostrò sempre sprezzante del pericolo. In una di esse si slanciò all'attacco di un posto avanzato, dando ai compagni esempio di mirabile coraggio, e, benché ferito alla coscia destra, continuò a combattere finché ricevette l'ordine di ritirarsi. Monte Zovetto, 9 giugno 1916»
La motivazione non ha bisogno di commenti. Il «disprezzo del pericolo», lo «slancio all'attacco», il «mirabile coraggio» son tutte cose, che, consacrate in un decreto ufficiale, onorano non solo il giovine concittadino, quanto Corigliano e la Calabria intera, che sa dare alla Patria tanto fuoco d'entusiasmo e tanta nobiltà di coraggio e d'ardire.
Giunga all'intrepido e valoroso Ufficiale il nostro saluto plaudente, che è saluto di concittadini, i quali vanno orgogliosi del suo eroismo.
Passaggio prigionieri
Il giorno 30 marzo, alle ore 15.30 passarono per Corigliano, diretti al Patire, 130 prigionieri austriaci, i quali saranno colà utilizzati in lavori campestri. Li accompagnavano un nostro ufficiale e una ventina di soldati italiani.
Una grande parte della popolazione – in cui notammo moltissime signore e signorine – volle assistere al passaggio presso la Villa margherita. E il passaggio avvenne tra la compostezza assoluta dei presenti, che seppero dare prova di ragionevole serietà.
Interrogati, alcuni prigionieri dichiararono di essere rumeni e di essere contenti della prigionia, in quanto che l’Italia li tratta bene sotto ogni rapporto. Essi medesimi sospirano la sconfitta dell’Austria, che sempre li oppresse e maltrattò
Locali per i soldati
Ci piace di rilevare la sollecitudine con cui sono stati preparati i locali, che dovranno ospitare i soldati italiani destinati a Corigliano; sono tutti ampi, belli, puliti e degni in tutto del nostro valoroso esercito. Specialmente quello del Carmine, per la vastità e la pulizia più assoluta, sarà certo una caserma elegante ed ambita
In questo mese muoiono a Corigliano per malattia due nostri valorosi concittadini :
Cicero Pietro di Francesco, caporal maggiore 4° reggimento fanteria, nato il 18 gennaio 1877 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 18 marzo 1917 a Corigliano Calabro per malattia.
De Cicco Salvatore di Giovanni, soldato 34° reggimento artiglieria da campagna, nato il 3 gennaio 1893 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 30 marzo 1917 a Corigliano Calabro per malattia.
Aprile 1917
Questa la cronaca del Popolano per questo mese
Lettere dal Fronte
Zona di Guerra 21-4-917
Egregio Don Ciccio,
Permetta che il giornale porti un saluto ai miei cari, e a chi mi vuole bene, a tutti quelli che di me serbano un ricordo e dia al nostro paese l’anima dei suoi figli.
Nel breve tempo di licenza fui commosso dalla gentilezza dei miei amici e di tutti quelli che ebbi la fortuna di avvicinare, ed io ancora e sempre sarò loro riconoscente.
I soldati d’Italia non chiedono altro, mi creda, non vogliono altro.
Essi danno tutto ciò perché è loro dovere dare tutto e non domandano ricompense; il loro pensiero è uno : vincere; la loro volontà forte e terribile si chiama : Vittoria. Ai loro sacrifizi vogliono solo che si risponda con un po’ di riconoscenza e il popolo d’Italia tutto abbia la sicurezza del loro valore e che li segua nell’assunzione di ogni giorno verso un più grande destino della Patria nostra; che il nostro paese sappia che i suoi figli son pronti a tutto e che sapranno dare ciò che da essi si aspetta. Si abbia questa certezza, egregio Don Ciccio, e sia profonda in ogni italiano; noi combattiamo con tutto il nostro ardore perché si vinca e presto, con tutte le nostre forze, perché l’Italia sia più grande e più forte.
Il paese aspetti con calma e silenzio in questa primavera, che sarà di gloria; e lasci che siano i soldati d’Italia quelli che combattono, quelli che vincono, quelli che muoiono, a segnare la pace e la Vittoria! …
La ringrazio dell’ospitalità che darà a queste mie parole nel suo pregevole giornale e la ossequio
Dev.mo
Berardi Francesco
Una medaglia al valore
Lieti, registriamo la notizia dell'avvenuta decorazione del tenente sig. Cataldo Giannuzzi, il quale, prestando il servizio militare, va dando non poche prove di encomiabile valore. La decorazione consiste in una medaglia di bronzo ed è così motivata : «Durante violenti bombardamenti nemici rimaneva calmo fra le macerie di una trincea conquistata, obbligando i suoi dipendenti a rimanere saldi al loro posto ed a difendere estremamente la posizione ».
La chiara motivazione fa onore al bravo concittadino, a cui inviamo il nostro plauso cordiale.
Un nostro ufficiale ferito
In **** è stato testé ferito al piede sinistro con pallottola 91 il nostro amico capitano Arturo D'Agostino, figliuolo del cav. Vincenzo.
Per fortuna la ferita è stata lieve e promette una sollecita guarigione.
Benché ferito, egli continuava a far fuoco con la sua batteria e l'intrepido ardimento gli varrà una terza medaglia, per la quale fu già dai superiori proposto.
Al bravo e coraggioso capitano il nostro plauso.
In questo mese altri 3 nostri concittadini caduti per la Patria, e di questi due per malattie :
Giannuzzi Cosimo di Francesco, soldato 274 battaglione M.T., nato il 4 giugno 1899 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 4 aprile 1917 a Castrovillari per malattia.
Curti Francesco di Vincenzo, soldato 98° reggimento fanteria, nato il 18 agosto 1886 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 10 aprile 1917 sul campo per ferite riportate in combattimento.
Leotti Salvatore di Vincenzo, soldato 10° reggimento fanteria, nato il 20 dicembre 1892 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 29 aprile 1917 a Bari per malattia.
Maggio 1917
Ancora morti. L’offensiva sul Carso, la decima, ancora una volta ottiene risultati modesti. La strategia del generale Cadorna, poco convincente per i numerosi morti, crea molto malcontento nelle truppe italiane, nonostante i suoi metodi repressivi nei confronti di coloro che si ribellano. Sono dodici i nostri valorosi concittadini che muoiono per la Patria in questo mese, e tra questi ci sono ragazzi non ancora ventenni. Intanto a Corigliano si addestrano giovani militari siciliani e al Municipio si festeggiano i promossi e i decorati per valori militari. Di seguito la cronaca del Popolano
Per le armi e le munizioni
Il concetto che la guerra odierna sia guerra di artiglieria,che a fornire i mezzi materiali all'esercito concorrono tutti i prodotti della meccanica e dell’ingegneria, che è necessario resistere a lungo e saper anche attendere il lento esaurirsi del nemico, è divenuto ormai saldo convincimento del popolo italiano, che con tanta abnegazione e fidente sacrificio s'è dedicato alla più bella e santa lotta che dovrà gettare le basi d'una patria veramente grande. Ma non basta che le idee e gli aforismi restino in potenza: occorre che essi divengano reali ed efficienti. È indispensabile che ogni cittadino metta a disposizione della Patria oltre la vita, il braccio e la mente, sommi beni, anche il massimo delle proprie sostanze; tanto più se queste rappresentano per lui il superfluo o l'inutile. Non intendo riferirmi al prestito nazionale, di cui si è parlato a sufficienza ed al quale gli italiani hanno saputo far onore, sebbene a cosa molto più modesta, ma non meno indispensabile: pur essendo ricchi come Creso, se si difettasse di alcune materie necessarie, la vita verserebbe ugualmente in serio imbarazzo. Tale è per l'Italia la necessità del carbone e dei metalli. Non v'è chi non veda quanta importanza abbiano questi due elementi, quale enorme quantità ne occorra per i bisogni di guerra, quali difficoltà si incontrino oggi per farle affluire dall'estero e come ciò sia inevitabile, data la povertà del nostro suolo. Da qui tutta una serie di provvedimenti del Governo intesi alla migliore utilizzazione del poco che abbiamo in casa; esempio le disposizioni emanate per la raccolta o requisizione dei rottami metallici (decreto luogotenenziale 23 marzo 1916, num. 354 ). Dei rottami metallici appunto intendo parlare, dichiarando subito che il decreto luogotenenziale non ha avuto tutto l'effetto che se ne sperava. Non è qui il caso di indagarne le cause; fra esse notevoli, secondo me, sono quelle che lo spirito animatore del decreto non è penetrato nella convinzione del pubblico, che il decreto non s'è volgarizzato, che molti sono stati trattenuti dal dare quanto possedevano da sentimenti vari, da riluttanza di entrare in rapporti obbligatori e complicati con l'autorità, da ritrosia ad offrire quantità non grandi, e, diciamolo pure, da non voler affrontare piccole cure per la consegna e raccolta dei materiali. Bisogna sgombrare il terreno da queste lievi pregiudiziali ed assecondare invece i moti del sentimento, che non v'è dubbio si saranno qualche volta agitati in ogni italiano che sa di possedere materiali metallici, superando le piccole difficoltà, le reticenze, la tendenza ad evitare le minute noie, pensando che ogni quintale di metallo può essere trasformato in breve in proiettili, in ordigni di guerra, capaci di aumentare la nostra difesa, i nostri mezzi di offesa. Perchè Corigliano, anche nell'interesse egoistico della protezione dei suoi nobili e molti figli, che partecipano alla lotta immane, non dà il suo contributo disinteressato e spontaneo, indipendentemente dagli obblighi fatti dalla legge? Ritengo non vi sia casa, bottega, maazzino, masseria, dove non si trovano vecchi utensili o strumenti di lavoro, o pezzi di metallo qualsiasi, vecchi, dimenticati, ingombranti, che potrebbero essere fusi e ridotti in rilucenti proiettili o macchinari. Perché non tirarli fuori di propria iniziativa, senza attendere che venga a cercarli lo speculatore ambulante, che poi li farà pagare al governo il quadruplo del prezzo pagato al proprietario, o le Autorità medesime come ne avrebbero il diritto e il dovere? (anche il Governo a chi lo pretenda paga il metallo a prezzo equo ) perché non raccoglierlo sollecitamente in un locale comune e poi metterlo a disposizione del Sottosegretariato Armi e Munizioni? Qualche tonnellata non credo debba essere impossibile raccoglierla, ma anche una quantità minore non sarebbe da trascurarsi; ogni sasso contribuisce all’elevamento dell’edificio. L’opera raccolta, di custodia é di registrazione sarebbe minima; certamente fra i Coriglianesi rimasti a discutere della guerra, si troveranno le persone di buona volontà che vorranno compierla con entusiasmo e zelo raggiungendo i maggiori risultati possibili. Il Comitato di organizzazione civile avrebbe una buona occasione di dimostrare la propria attività. Sarò stato un visionario indirizzando questo modesto invito ai miei concittadini?
Francesco Leonetti
Maggiore Commissario al
Sottosegretariato Armi e Munizioni
Per i soldati che partono
Quanto prima i giovani soldati siciliani, che nella nostra città ospitale sono stati addestrati alle fatiche della guerra, partiranno per il fronte, dove nuovi doveri e nuove bellezze prepara loro la vita militare.
Li segua il nostro saluto cordiale e l’augurio che la vittoria finale delle nostre armi vincitrici possa presto arridere alla loro forza vergine, per la grandezza d’Italia e la sospirata pace dei popoli.
Una promozione
La terza stelletta argentea va a posarsi sul braccio di Tommaso Tricarico, il nostro egregio e simpaticissimo concittadino e amico, il quale da due anni sa i rigori della guerra e il fremito marziale delle nostre avanzate vittoriose.
Il grado di capitano, però, non lo trova stanco, né turbato; ma calmo, sereno e forte al suo posto di lavoro e di combattimento, dove egli fa sfolgorare la luce dell’ingegno e il fuoco del suo amor patrio.
Poche sono le promozioni come questa, meritata e necessaria. E noi battiamo le mani al nuovo capitano, esprimendogli la nostra gioia ed i nostri auguri fraterni.
Per il dott. Persiani
Il valoroso e giovine amico nostro, dott. Michele Persiani, che da più tempo prestava servizio in qualità di sottotenente medico, è stato ora promosso al grado di tenente, che è giusto premio al suo valore professionale.
Congratulandoci coll’egregio amico, gli auguriamo nuove e maggiori promozioni, che egli merita per l’abnegazione e l’entusiasmo con cui esplica la sua opera necessaria e difficile.
Un altro tenente
Questo è un tenente dei mitraglieri, un tenente dell’arma temuta e vittoriosa che tanti allori va mietendo sul campo di battaglia.
E, trattandosi di mitraglieri, ognuno avrà pensato al giovanissimo sottotenente Alberto Garofalo, che cinge il cappello vittorioso del nuovo filetto argenteo, per continuare, da tenente, la sua bella opera entusiastica su i contesi valichi alpini.
Al nuovo tenente il nostro saluto plaudente e le nostre vive congratulazioni.
Per il sottotenente A. Caruso
Tra i giovani e bravi ufficiali, che qui da parecchio tempo istruiscono le reclute del ’98, abbiamo – lieta sorpresa – il carissimo amico Alessandro Caruso, che è il primo degli ufficiali, cui sia toccato il piacere e l’onore di cominciare a servire la Patria all’ombra gradita delle pareti domestiche.
Noi di ciò siamo ben lieti per noi, che godiamo del piacere di avere ancora vicino per qualche tempo l’amico carissimo, e per i soldati nostri ospiti, che alla schiera dei loro valorosi superiori aggiungono questo nuovo, che è bravissimo e clemente.
Tante congratulazioni e tanti auguri affettuosi.
Requisizione di locali scolastici
Si parlava da più tempo della requisizione dei nostri locali scolastici, che facevano giustamente gola alle autorità militari. Ma il nostro Sindaco, avv. Fino, si era sempre molto opportunamente opposto, nell’interesse della Scuola e dei cittadini.
Se nonché i gravi momenti che corrono richiedono gravi sacrifizi per la Patria in armi. E così il locale delle Scuole Femminili è stato già occupato dai soldati, che si accingono a requisire anche quello di San Francesco.
A patto che i nostri valorosi soldati stiano bene e siano degnamente alloggiati, noi ci possiamo sentire anche lieti della requisizione, che va annoverata tra i sacrifizi, cui Corigliano compie per il bene inseparabile del Re e della Patria.
La festa per la partenza degli Ufficiali del nostro Presidio
LA FESTA
29 maggio
Poche feste, come quella d'oggi, ebbero uno spiccato carattere di cordialità e di simpatia cosi schietto e vibrante. Perché poche feste, come quella d'oggi, furono feste del cuore, e però riti d'amore e di patriottismo. Il cuore, il cuore, niente altro che il cuore parla, ferve, brilla oggi in Corigliano. Pare che la rappresentanza cittadina rechi il suo cuore dentro gli occhi e nelle mani, per farne un'offerta ai gloriosi partenti, che Corigliano amò e predilisse come figli, più che figli diletti.
Uscendo dalla festa, noi ci sentiamo l'anima gonfiata dalla viva commozione, e sentiamo che Corigliano ha scritto una nuova pagina nella storia dei suoi affetti e del suo patriottismo, perché ella rivivrà nel cuore dei partenti, al fronte di battaglia — infierendo la mischia e sorridendo la vittoria — come oggi, brillando la festa eletta e simpatica, ella ha vissuto nel cuore dei partenti, alla mesta ora del commiato.
L'INVITO DEL SINDACO
Ecco il testo dell'invito, che il Sindaco, avv. Vincenzo Fino, ha diramato alle autorità cittadine — civili, militari ed ecclesiastiche — ed alla stampa locale:
«Stasera, alle ore 20.30 nel Palazzo Municipale, la rappresentanza cittadina vorrà dare il suo saluto augurale a tutti i signori Ufficiali del Presidio, che quanto prima dovranno lasciare Corigliano ed estendere, nel contempo, detto saluto all'intero Esercito Italiano, che ha dato e dà prova del più grande eroismo. A rendere la cerimonia ancora più solenne, prego vivamente la S. V. Ill.ma di volervi intervenire.
Con osservanza
Il Sindaco Fino »
LA SALA.
L'ampia ed elegante sala del Consiglio è riccamente e simpaticamente adornata di fiori e di bandiere. Presso la poltrona presidenziale il gonfalone municipale, sul cui bianco spicca e splende lo stemma in oro, s'erge magnificamente nella sala illuminata a giorno. Sui quadri dei regnanti i fiori ridono nel tricolore glorioso. Dai ricchi lampadari, splendenti di cristallo sfaccettato, il verde dell'erba pende e luce, con vivi riflessi di smeraldo. Da per tutto verde e luce, bandiere e fiori, e profumo di rose fresche e di gigli candidi.
IL RICEVIMENTO.
Alle 20,30 la Sala incomincia a popolarsi. Fanno gli onori di casa, con distinta e compita signorilità, il Sindaco avv. Vincenzo Fino, il Segretario Capo del Comune, Cav. Francesco Rossi e il Cav. avv. Gaetano Attanasio, presidente della Congregazione di Carità. Sono già a posto gl’impiegati della Segreteria e il corpo delle Guardie Municipali, con a capo il sig. Giuseppe De Rosa. L'animazione si va man mano facendo viva, entusiastica, irrequieta, nell'anticamera, nella sala del Consiglio, nel gabinetto sindacale. Gli assessori e i consiglieri comunali vanno riunendosi presso il tavolo presidenziale seminato di fiori. Nell'aria, nelle parole, sui volti vibra e freme l'ansia dell'aspettazione ed il commosso sentimento di simpatia per i festeggiati che si attendono. I primi tintinni di sciabole luccicanti vanno mettendo una nota più gaia nell'animazione dei presenti: sono gli Ufficiali paesani, col fregio argenteo della ferita o delle ferite sul braccio glorioso. Poi la improvvisa irruzione di note festose dall'anticamera si propaga nella segreteria, nell'aula magna, nel gabinetto sindacale. È la banda cittadina che saluta ed annunzia, con le gaie ed entusiastiche note della Marcia Reale, l'entrata degli Ufficiali del Presidio. Allora gl'intervenuti si riversano nell'anticamera. Difatti, ricevuti dal Sindaco avv. Fino e dal cav. avv. Attanasio, entrano gli Ufficiali festeggiati, con a capo il Maggiore Talarico. Ora son tutti in piedi, nella sala luminosa. Dai banchi, dalle sedie, dai vani dei balconi,dalle porte un grido formidabile saluta i sopravvenuti: « Viva l'Esercito Italiano! ». Ed al grido fa eco una esclamazione schietta e cordiale dei festeggiati: «Viva Corigliano!» L'entusiasmo e la commozione sono indescrivibili. Gli applausi suonano, si succedono, si confondono,si fondono in una esplosione irresistibile di calorosa approvazione. Poi, la banda tace, applaudita, e gli intervenuti si ricompongono perché già al posto d'onore sta in piedi il Maggiore Talarico ed alla sua sinistra è il Sindaco, che si accinge a parlare.
I DISCORSI.
Il fervido entusiasmo, esploso prima in applausi, trova ora la sua espressione nei discorsi degli oratori, che i presenti ascoltano, in attento e religioso silenzio.
Parla prima il Sindaco, avv. Vincenzo Fino, per la città di Corigliano e a lui risponde il Maggiore Talarico; poi parlano l'avv. Domenico Cilento da Cosenza, il quale, trovandosi di passaggio per Corigliano, fu gentilmente invitato dal Sindaco; il Capitano Peirano, per gli Ufficiali del Presidio; il sottotenente,Di Giorgio per i partenti; l'ufficiale Giuseppe Amato per gli Ufficiali paesani, ed infine — vivamente chiamati dagl'intervenuti — Vincenzo Tieri, a nome della stampa locale e della Scuola; il prof. Benedetto Leoni, direttore del Collegio Garopoli e il Cav. Francesco Rossi, segretario capo del Comune.
Fra un discorso e l'altro i geli, i dolci, i liquori vengono distribuiti a profusione. Continuano a fare gentilmente gli onori di casa il Sindaco Fino, il cav. Attanasio, il consigliere Sangregorio, il sig. Leonardo Cimino e il sig. Agostino Impagliazzo.
La festa ha espressioni di cordialità e di commozione ineffabili, tra la raggiante soddisfazione degl'intervenuti .
IL DISCORSO DEL SINDACO
Quando si accinge a parlare, nel profondo silenzio e nella viva attenzione dell'uditorio, egli è molto evidentemente commosso. La sua voce, velata dalla commozione, è però calma e sicura, e va man mano accalorandosi nella foga dell'espressione. Egli dice di portare all'esercito d'Italia, rappresentato dagli egregi Ufficiali del Presidio, il saluto della città di Corigliano, che egli rappresenta e che ebbe la ventura di ospitare tanto vigore di giovinezza e tanto fervore di patriottismo. E qui l'oratore evoca l'eroismo grandioso dell'esercito italiano, che va dando prova del più vero valore.Egli dice che gli ufficiali sono per Corigliano un simbolo, in quanto che essi ricordano alla città ospitale i numerosi suoi figli che si battono per la grandezza della Patria. E sente il bisogno di lodare la virtuosa correttezza, di cui gli Ufficiali seppero dar prova durante la loro permanenza in Corigliano.
Un saluto speciale e caldo egli però deve rivolgere a quelli che andranno al glorioso fronte di battaglia. Ad essi, dunque, l’oratore si rivolge : «E quando la battaglia infurierà – egli dice – e la bandiera italiana sventolerà nella vittoria vostra e dell’Italia, ricordate la mia Corigliano, che vi ha accolti e graditi con animo di madre».
Il caldo e affettuoso discorso del Sindaco, più volte interrotto da commosse approvazioni, è in fine salutato dai fragorosi frenetici applausi di tutto l’uditorio.
Nel maggio 1917 la Grande Guerra fa registrare la perdita di ben 12 valorosi soldati coriglianesi. Ecco l'elenco :
Alesina Francesco Alfonso di Fortunato, soldato 30° reggimento fanteria, nato il 1° agosto 1897 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, disperso il 14 maggio 1917 sul Dosso Faiti in combattimento.
Risafi Giuseppe di Antonio, soldato 221° reggimento fanteria, nato il 23 agosto 1893 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 14 maggio 1917 sul campo di battaglia per ferite riportate in combattimento.
Castagnello Francesco di Domenico, soldato 32° reggimento fanteria, nato il 21 febbraio 1897 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 16 maggio 1917 sul Monte Vodice in combattimento.
Filareto Francesco, soldato 241° reggimento fanteria, nato il 26 settembre 1897 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 16 maggio 1917 sul Monte Vodice per ferite riportate in combattimento.
Cimino Bombino Natale, di Giovanni soldato 19° reggimento fanteria, nato il 26 gennaio 1888 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 19 maggio 1917 sul campo per ferite riportate in combattimento.
Citino giuseppe di Antonio, soldato 231° reggimento fanteria, nato il 26 aprile 1888 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 19 maggio 1917 sul Monte Cucco per ferite riportate in combattimento.
Oriolo Giorgio, di Francesco, soldato 248° reggimento fanteria, nato il 14 aprile 1886 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 19 maggio 1917 a Pavia per ferite riportate in combattimento.
Bontempo Pasquale, di Francesco, soldato 150° reggimento fanteria, nato il 6 settembre 1885 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 21 maggio 1917 a Gorizia per ferite riportate in combattimento.
Capristo Francesco, di Luigi, soldato 118° reggimento fanteria, nato il 18 maggio 1894 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 23 maggio 1917 sul campo per ferite riportate in combattimento.
De Marco Giorgio, di Pasquale, soldato 139° reggimento fanteria, nato il 17 maggio 1884 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 26 maggio 1917 sul Carso per ferite riportate in combattimento.
Pedace Giuseppe, di Paolo, soldato 5° reggimento artiglieria da campagna, nato il 10 marzo 1895 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 26 maggio 1917 a Spezia per malattia.
La Macchia Giovanni, di Francesco, soldato 12° reggimento bersaglieri, nato il 26 aprile 1887 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 30 maggio 1917 nell’ospedaletto da campo n° 11 per ferite riportate in combattimento.
Giugno 1917
Anche in questo mese, nonostante il grande impegno dei nostri valorosi combattenti per recuperare alcuni territori sul trentino in possesso degli austriaci, i comandi italiani, ed in primis il
generale Cadorna, non seppero gestire al meglio le situazioni belliche. I risultati scarsi, e spesso nulli, furono la causa principale dell’altissimo numero di perdite di vite umane nelle nostre
truppe. Intanto nella mia Città, e in particolare al Casino d'unione, si festeggiano gli Ufficiali partenti per la guerra, come anche al caffè Misurelli la promozione del tenente Costabile Guidi.
Ma ecco la cronaca del Popolano e l’elenco dei nostri concittadini morti per la patria.
La partenza dei soldati
Commoventissima, oltre ogni dire, è riuscita la partenza dei nostri soldati (li chiamiamo nostri, tanto è l'affetto che oramai a noi li legava) per il fronte di battaglia. Dalle finestre, dai balconi, dalle porte, le nostre donne, a cui pareva di riveder nei partenti l'immagine e l'entusiasmo dei loro cari votati alla morte o alla vittoria, espressero la loro commozione, gridando gli addii e gli auguri tra le lacrime. E lo scambio di saluti tra soldati e cittadini fu così vivo e prolungato che ci parve proprio di assistere al commiato di membri della stessa famiglia.
Difatti le consuetudini amichevoli fra soldati e cittadini erano oramai così strette e cordiali che non potevano non dare al distacco una sì dolce tinta di tristezza.
Noi seguiamo col pensiero i bravi e valorosi giovani partiti, ripetendo il caldo augurio di vita e di vittoria.
Gli altri soldati al campo
Quella parte dei soldati che non ancora era istruita nelle fatiche di guerra, è partita il giorno dopo per il campo, dove sarà meglio addestrata e allenata nei difficili compiti del campo di battaglia.
Giunga anche a loro il nostro saluto e il nostro augurio
Per gli ufficiali partenti
Anche il Casino d'unione volle, qualche sera fa, offrire una bicchierata agli Ufficiali partenti, cui furono resi saluti ed omaggi
Per una promozione
Il caffè Misurelli - in cui è stata allegramente celebrata la nuova promozione - ha già raccolti i cordiali auguri nostri e degli amici per il nuovo Tenente Costabile Guidi, che reca sul bruno viso i segni incancellabili ma gloriosi del suo patriottismo e del suo valore.
Registrando la meritata promozione, noi, però, non vogliamo tralasciare di congratularci anche una volta col giovine e valorosissimo amico, che sul campo di battaglia ha saputo avere il patriottico entusiasmo dell'italiano e l'intrepido ardimento del forte calabrese.
Tanti auguri plaudenti
I falsi allarmi
Non sappiamo da chi e per colpa di chi era stata sparsa — e certo non allo scopo di allarmare la cittadinanza — la notizia di una nostra immaginaria sconfitta, che in poche ore assunse, nella fantasia del popolo, proporzioni inverosimili e fece vivere alla nostra patriottica cittadinanza delle ore di vera angoscia dolorosa. Quasi a confermarla, intanto, i principali quotidiani mancavano, quel giorno, del comunicato ufficiale e cosi l'allarme produsse una terribile preoccupazione per tutto il pomeriggio del 16 corrente. Per fortuna, però il giorno seguente al nostro giornale fu possibile aver da Rossano il comunicalo ufficiale del dì precedente, che fu subito dalla nostra tipografia stampato e distribuito, a rassicurare i cittadini.
Noi comprendiamo benissimo che un puro equivoco dev’essere stato a provocare l'allarme. Ma ci auguriamo che sia stata questa la prima e l’ultima volta; anche perché, se ora ci siamo limitati a diradare il dubbio opprimente con la pubblicazione del comunicato Cadorna, in una nuova occasione — che ci auguriamo non si debba più deplorare — non esiteremmo a ricercare e a denunziare alla pubblica sicurezza i colpevoli.
Nuovo tenente
Con viva soddisfazione apprendiamo che il nostro giovine concittadino prof. Felice Tocci è stato recentemente promosso al grado di temente e siamo lieti di esprimergli le nostre migliori congratulazioni ed i più fervidi auguri.
Un'altra promozione.
Anche Bruno Porri è stato fregiato del secondo filetto argenteo, dopo essere stato ferito, verso i primi di giugno, a tutt'e due le gambe da schegge di granata.
Mentre ci congratuliamo col nuovo tenente per la meritata promozione, gli esprimiamo i nostri vivi auguri di guarigione e di trionfo.
Chiusura delle Scuole maschili.
È stata riordinata la chiusura delle nostre scuole maschili per due ragioni importantissime, di cui l'una va ricercata nel pericolo gravissimo a cui erano esposti gli alunni a causa della nuova entrata pericolante e l'altra va attribuita al pericolo d'infezione cui sono esposti i locali scolastici per gli ammalati di meningite tuttora ricoverati nel sottostante ospedale.
Ora noi facciamo rilevare che alcuni provvedimenti, per essere presi, dovrebbero essere prima ponderati seriamente dalle Autorità, le quali hanno l'obbligo oltre che di curare il regolare funzionamento delle scuole, anche, e sopra tutto, quello di pensare alla pubblica salute. E ci pare che il provvedimento di riapertura, troppo incautamente ordinato, doveva essere subordinato alla perfetta eliminazione di ogni pericolo per gli alunni, i quali — a prescindere dal pericolo dell'entrata — avrebbero potuto diffondere in Corigliano una grave epidemia, che, per fortuna, si è riusciti a circoscrivere al solo ospedale.
Ci auguriamo che lo sconcio non abbia a ripetersi e che si pensi alla Scuola con una maggiore serietà e con più forti precauzioni. Così si risparmierà agli alunni un pericolo ed a noi il fastidio increscioso di dover tornare sull’argomento.
Ricompensa al valore
Siamo lieti di poter trascrivere dal Bollettino Ufficiale la motivazione della ricompensa al valore concessa al nostro giovine concittadino e amico tenente Felice Tocci :
«Durante gli ostinati bombardamenti nemici e per lungo periodo di permanenza in linea dimostrò di possedere grande saldezza d'animo, essendo sempre di bello esempio e d'incitamento ai suoi dipendenti. - Monte Vodice, 12 giugno 917»
Congratulazioni ed auguri
In questo mese cadono in guerra i seguenti nostri valorosi concittadini :
De Carlo Giovanni Battista di Vincenzo, soldato 222° reggimento fanteria, nato l’8 marzo 1895 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 3 giugno 1917 nell’ospedaletto da campo n° 8 per ferite riportate in combattimento.
Morrone Gennaro di Giorgio, soldato 22° reggimento fanteria, nato il 5 febbraio 1891 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 18 giugno 1917 a Camporovere per ferite riportate in combattimento.
Caracciolo Giuseppe di Giuseppe, soldato 214° reggimento fanteria, nato il 2 giugno 1892 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 20 giugno 1917 nella 7.ma ambulanza chirurgica d’armata per ferite riportate in combattimento.
Luglio 1917
Angelo Salimbeni e Alfredo Tricarico, quest'ultimo morirà a Dosso Faiti dopo pochi giorni, vengono premiati per le loro azioni militari. Dalla frontiera i nostri concittadini, oramai da troppo tempo sui campi di battaglia, avvertono la nostalgia del proprio paese natio e si tengono informati con il quindicinale coriglianese il Popolano, che così scrive :
La premiazione del soldato Angelo Salimbeni
Alle diciannove e mezza ha luogo la premiazione del giovine concittadino Salimbeni, che il 22 ottobre 1915, in Selletta Settsass, attraversava più volte la zona battuta per portare ordini del Comandante la Compagnia, per raccogliere i feriti e trarli ai riposo dietro le rocce, raccogliendo inoltre le armi e le munizioni. Ad azione finita volle egli stesso portarsi sotto le posizioni nemiche, saldamente vigilate, per recuperare il corpo di un compagno caduto che non si era potuto raccogliere durante il combattimento.
La consegna della medaglia è preceduta da un vibrato discorso del sottotenente dei RR. sig. Antonio Scali, il quale rievoca le ragioni e le idealità della nostra guerra, rivolgendo belle e commosse parole alla Patria: « Tu sei la nostra cara madre — egli dice — e dal tuo grembo fecondo e generoso i tuoi figli traggono il benessere, l'onore proprio e delle proprie famiglie ». Loda quindi le virtù dell'esercito; si dichiara onorato dall'incarico di consegnare la medaglia al valoroso soldato Salimbeni, di cui evoca l'intrepido ardimento e finisce così: «Beatissimo voi, o Salimbeni, che offriste il petto al piombo nemico per l’amore, la grandezza e la gloria dell'Italia nostra. Io sono lieto di fregiare, in nome del Re, il vostro petto della medaglia al valor militare, per premio al vostro eroismo, al grido di: Viva il Re, viva l'Italia, viva il valoroso esercito italiano, viva la forte Corigliano!».
Molti applausi coronano le parole del tenente Scali, il quale ferma la medaglia sul petto del valoroso concittadino, mentre il « presentat'arm!» del picchetto armato fa vibrare di profonda commozione il pubblico plaudente.
A questo punto appare palcoscenico l'on. Luigi Saraceni, che è salutato da una salve di fragorosi applausi.
Promozione
Soltanto giovani intelligenti ed entusiastici come Alfredo Tricarico sono capaci di certi miracoli. Difatti nessuno avrebbe pensato che, a distanza di pochi mesi dalla premiazione a tenente, Alfredo Tricarico sarebbe stato, per meriti di guerra, promosso al grado di Capitano, che certo sorride ai suoi ventiquattro anni come una lieta promessa di nuove e maggiori promozioni.
Il valoroso disprezzo del pericolo e l’intrepido ardimento del giovine amico non potevano, del resto, che serbarci di queste liete sorprese. E noi ne siamo tanto più lieti, in quanto il riconoscimento dei meriti di Alfredo Tricarico, consacrato nella decisione dei superiori, fa onore non solo al giovanissimo Ufficiale ma anche, e sopra tutto, alla sua città natale ed alla Calabria intera.
Il nostro plauso schietto ed i nostri auguri più affettuosi.
Lettera dalla Frontiera
Zona di guerra, 16-7-917
Mio caro D. Ciccio
Non posso che ringraziarla per la gentile idea che Ella ha inviandomi continuamente il giornale che regolarmente ricevo, e che mi fa rivivere un'ora piacevole, ricordandomi gli avvenimenti della mia cara Corigliano. Qui, in trincea, dove i sentimenti ed i ricordi di ciò che si ha di più caro al mondo si ridestano mestamente forse, ma con maggior forza, scorrendo le notizie riportate dal caro giornaletto, provo una gioia grande, tanto più che gli avvenimenti riguardanti quasi tutte le persone da me conosciute mi danno la piacevole sensazione di rivedere Corigliano e alle volte quella di trovarmi sempre con tutte le persone a me care. E creda pure che qui, ove giornalmente la gioventù italiana offre il proprio sangue per la grande causa dell'italianità, con uno spirito sublime di sacrificio, e dove la famiglia diventa il primo e più costante pensiero che continuamente assilla la mente, anche il semplice ricordo del paese nativo procura una gioia grande.
Perciò non posso esimermi dall'esprimerle di nuovo i miei sinceri ringraziamenti per l'atto fine e gentile che Ella continuamente compie a mio riguardo.
A mezzo del caro «Popolano» porgo a Lei, alla mia famiglia, parenti ed amici tutti, cordiali saluti.
L'amico
F. Salatino
L'elenco dei nostri valorosi concittadini morti, in questo mese,per la Patria :
Casciaro Giovanni Luigi di Antonio, soldato 129° reggimento fanteria, nato il 20 ottobre 1892 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 10 luglio 1917 nel Boscomalo per ferite riportate in combattimento.
Olivieri Antonio di Luigi, soldato 34° reggimento artiglieria da campagna, nato il 25 maggio 1897 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 10 luglio 1917 a Chieti per malattia.
Curatolo Pietro Antonio di Marino, marinaio C.R.E.M., nato nel 1897 Corigliano Calabro, capitaneria di porto di Taranto, morto il 17 luglio 1917 a Gaeta per malattia.
Gerace Francesco di Vincenzo, soldato 64° reggimento fanteria, nato il 4 febbraio 1896 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 30 luglio 1917 sul campo per ferite riportate in combattimento.
Agosto 1917
È il mese dell’undicesima battaglia dell’Isonzo, fra l’esercito italiano e quello austro-ungarico. La più potente offensiva lanciata dall’esercito italiano. Presso il fiume Isonzo, il generale Cadorna concentra tre quarti delle sue truppe : 600 battaglioni (52 divisioni) con 5.200 pezzi d’artiglieria. Anche questa volta, però, si conclude senza risultati decisivi, nonostante il numero elevatissimo di perdite : 165.000 uomini fra morti e feriti. Poco più di un mese e il generale Cadorna sarà sostituito dal generale Diaz. Questo mese, poi, fa registrare la grande perdita di uno dei più valorosi nostri concittadini : il capitano Alfredo Tricarico. Il Popolano dedicherà molte delle sue pagine a questo nostro illustre eroe.
Promozione
Ci giunge notizia che il chiarissimo prof. Giuseppe Tricarico, che tante belle prove ha dato del suo valore, è stato promosso tenente d'artiglieria.
Congratulazioni ed auguri
Medaglia al valore
Il nostro amico sig. Filippo Caruso, capitano dei Carabinieri Reali, è stato, con recente Decreto ministeriale, decorato della medaglia di bronzo al valor militare, con la seguente motivazione :
«Più volte si segnalava per atti di coraggio, sia organizzando un efficacissimo servizio alle spalle dei combattenti ed esponendosi serenamente ai pericoli del combattimento, sia regolando movimenti di carreggio resi difficili da bombardamento nemico e provvedendo con energia a raccogliere militari dispersi e ricondurli intrappellati sulla linea di fuoco»
Al valoroso e distinto ufficiale i nostri rallegramenti.
Promozione
Per il coraggio addimostrato in vari incontri, è stato promosso al grado di aiutante di battaglia il nostro concittadino Francesco Berardi di Gerardo.
Congratulazioni
Lettera dal Fronte
dal fronte, lì 29-8-917
Mio caro D. Ciccio,
Oggi ho ricevuto «Il Popolano», la lettura del quale mi procura molta gioia per le belle notizie che si riferiscono alla nostra Corigliano.
La diffusione del suo giornaletto procura non pochi vantaggi alla cittadinanza Coriglianese, perché esso si è sempre interessato di tutte le cose utili.
Io le sarei grato, se si compiacesse di spedirmelo assiduamente, perché in questi luoghi, nei momenti di tregua, riescono tante care le notizie delle nostre terre.
Mi trovo in un paesetto dei confini, eretto in una sperduta valle, ove la vita è esposta a pericoli e disagi. Tuttavia un buon calabrese nulla teme, conscio di compiere un santo dovere per concorrere all'esaudimento delle aspirazioni Nazionali.
Vado, dunque, superbo e fiero di potere contribuire a questo incalzare di avvenimenti.
In queste balze e rocce, in cui tutto ricorda gloria per noi, l'idea del dovere, ed il pensiero della famiglia ed amici tutti si immedesimano in un solo spirito, quello spirito di sacrificio di cui oggi, più che mai, è munita la gioventù italiana, che sta dando prova di valore e di ardimento.
Dalle colonne del suo giornale, si compiaccia, intanto, di porgere i saluti cordiali alla cara mia famiglia ed agli amici tutti. Ella si abbia i miei ossequi e mi creda.
dev.mo
Massimilla Bernardo
Morte di Alfredo Tricarico
Ecco il triste comunicato della morte di uno dei più valorosi combattenti coriglianese :
Tricarico Alfredo di Luigi, decorato di due medaglie d'argento al valore militare, capitano al 74° Reggimento Fanteria, nato il 30 ottobre 1893, muore il 22 agosto 1917 a Dosso Faiti per ferite riportate in guerra.
In questo
mese di Agosto insieme al valoroso capitano Alfredo Tricarico cadono altri sette nostri concittadini, ecco i nomi
:
Marinaro Giuseppe di Pasquale, soldato 60° reggimento fanteria, nato il 10 marzo 1892 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 2 agosto 1917 nell’ospedaletto da campo n° 227 per ferite riportate in combattimento.
Pistoia Giuseppe di Vito, soldato 12° reggimento bersaglieri, nato il 1° agosto 1883 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, disperso il 12 agosto 1917 sull’Altipiano di Bainsizza in combattimento.
Salatino Leonardo di Salvatore, soldato 219° batteria bombardieri, nato il 12 agosto 1897 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 18 agosto 1917 sul campo per ferite riportate in combattimento.
Spataro Alfonso di Giuseppe, soldato 47° reggimento fanteria, nato il 14 maggio 1879 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, disperso il 22 agosto 1917 sul Costone di Hoye in combattimento.
Biscardi
Francesco di Alfonso, soldato 20° reggimento fanteria, nato il 31 luglio 1879 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 25 agosto 1917 sul campo per ferite
riportate in combattimento.
Indulgente Giuseppe, soldato 214° reggimento fanteria, nato il 23 novembre 1895 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 25 agosto 1917 nell’ospedaletto da campo n° 92 per ferite riportate in combattimento.
Alesina Francesco di Francesco, soldato 207° reggimento fanteria, nato il 28 luglio 1894 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, disperso il 29 agosto 1917 in combattimento.
Settembre 1917
La mia Città è in lutto. La morte del capitano Alfredo Tricarico è un tragico evento che ha colpito il cuore di tutti i coriglianesi. In quasi tutte le case si prega per questo valoroso eroe, che nel combattimento ha offerto la propria vita alla Patria. Vi riporto la cronaca presente sulle pagine del Popolano di quei giorni.
Alfredo Tricarico
Se io chiudo gli occhi per comporre sul triste letto della morte la virile figura di Alfredo Tricarico ed appresso alle sue palpebre le mani per covrire la tremenda fissità vitrea delle pupille nere, gli occhi morti si muovono e le labbra pallide si colorano nel sorriso e la figura si anima, rivive, balza dalla tenebra fitta della morte, in un miracolo di resurrezione che si ribella alla crudeltà inverosimile della fine. Perché ci sono creature, nella vita, che nella mente nostra e nel nostro cuore hanno sola significazione di vita; tale che noi non possiamo immaginarle morte o mortali, senza che il nostro spirito si ribelli alla vile cecità del destino, il quale si compiace di uccidere i sublimi.
Sublime fu questo lampo di giovinezza, che, rapido, ma efficace, rifulse nella nera nuvolaglia della guerra...
Sublime nell'impegno, nella figura nel cuore. Sublime nell'eroismo, come Ettore, che il Poeta vide nell'isola degli eroi, sotto una verde quercia, con Durendala folgorante d'oro e gemme al sole.
Non altrimenti io so vedere questa figura del soldato, cui le tre stelle argentee del nuovo grado ridevano sul braccio gagliardo e una superba sfida alla morte. Nè ....
Settembre 917
Vincenzo Tieri
Notizia della gloriosa morte di Alfredo Tricarico
Giornale d'Italia del 7 settembre
Ed il tristissimo quanto inaspettato annunzio suscitò il più vivo cordoglio nella cittadinanza, che aveva ancora viva nella mente la robusta figura del giovanissimo capitano, venuto qualche mese fa a salutare gli amici ed i parenti prima di ripartire per il campo di battaglia.
Solo qualche giorno dopo ci fu possibile conoscere qualche particolare sull'eroica fine.
Egli, già capitano d'una compagnia a soli 24 anni, col grado di capitano che s'era meritato per non comune ardimento, combatteva strenuamente sul Carso, quando alle ore 13 del 23 agosto, precedendo i suoi soldati per occupare una trincea nemica, venne colpito al collo. Invano un ufficiale, che aveva notato la caduta, si affaticò per ricuperare la salma dell'eroico capitano, ché, mentre egli si accingeva a compiere il pietoso ufficio, cadeva prigioniero nelle mani dei nemici.
Così la salma dell'eroico e carissimo scomparso dovette restare in terra non ancora conquistata.
In una lettera affettuosissima diretta al fratello del povero morto, avv. Tommaso, attualmente capitano di Fanteria in zona di guerra, il Comandante del battaglione, a cui Alfredo Tricarico apparteneva, esalta il non comune valore del giovine e ardimentoso caduto, alla cui memoria sarà conferita la medaglia d'oro.
Il Popolano, deplorando la perdita immatura dell'intelligente e valorosissimo concittadino, esprime ai fratelli di lui, capitano avv. Tommaso, capitano medico dott. Nicola, tenente prof. Giuseppe e tenente avv. Pietro, nonché a tutti i parenti della distinta famiglia Tricarico il suo vivissimo e profondo cordoglio.
I funerali in onore di Alfredo Tricarico
Invito
«Il giorno 22 del corrente mese, alle ore 9, nella Chiesa di Santa Maria Maggiore, sarà celebrato il rito funebre in memoria del Capitano Alfredo Tricarico, morto per la Patria. Rendere onore di memoria e di pianto a chi non ebbe dalla bella morte solennità di mausoleo o fiore di crisantemo, è delle città, dove santo e lacrimato, è il sangue versato per la Patria. S'appressi, dunque, al rito, come a mistica ara aspettante, il dolore orgoglioso della città di Corigliano, che espresse, in Alfredo Tricarico, la grandezza romana del suo sangue e del suo sentire»
Corigliano, 20 settembre 1917
I funerali
Alle ore 9 del 22 settembre la Chiesa di Santa Maria Maggiore era parata a lutto. Nel mezzo un solenne catafalco, circondato di ceri e di corone, recava molti fiori e molte epigrafi. Ai piedi del tumulo, sul lato anteriore, la sciabola ed il berretto dell'Estinto rendevano più triste il ricordo dell'Assente. Di contro, nell'entrata della Chiesa, in un grandimento fotografico, sorrideva la bella e virile figura dell'eroico capitano. Al registro delle firme, posto ai piedi della fotografia, già si affollavano i cittadini, commossi e addolorati.
Assistevano, per la famiglia, il capitano medico dott. Nicola Tricarico e la sua distinta signora. Riceveva i numerosissimi intervenuti l'avv. Gaetano Attanasio.
Attorno al tumulo un picchetto armato di Carabinieri Reali - comandati dal nostro Maresciallo Bellagamba - assisteva alla funzione. Presso l'Altare Maggiore - rette da Ufficiali e soldati - s'ergevano le bandiere abbrunate del Tiro a segno, del Ginnasio Garopoli, delle Scuole elementari e il gonfalone Municipale. presso le bandiere, ufficiali, sottoufficiali e soldati di tutte le armi rendevano più solenne la cerimonia.
Assistettero al rito funebre, celebrato dal clero di Santa Maria con molta solennità, tutte le autorità cittadine, le rappresentanze degli istituti scolastici, il Barone Guido Compagna, un rappresentante del Conte D'Aife, il comm. Garetti, il Capitano di Porto, un rappresentante del Capo Timoniere della R. marina, sig. Guido Fascia, la stampa cittadina e poi una folla di cittadini d'ogni classe.
Disse dell' estinto valoroso dinanzi al tumulo, l'Arciprete Agostino De Gennaro, che ebbe accenti di vera commozione, ricordando, con belle parole, le virtù civili e patriottiche del compianto capitano, la cui vita fu breve - egli disse - ma bene spesa per la gloria della Patria.
Le epigrafi
Il sorriso di bimbo
che dall'alba rutilante al tramonto estuoso
della tua bella vita
t'illuminò le pupille e le labbra
fiammeggerà eterno
o giovinetto Eroe
nella pagina gloriosa e immortale
che la Storia d'Italia
consacrerà domani al tuo valore
Corigliano, 22 settembre 1917
Francesco Dragosei
<>
Dove c'inginocchieremo
o Fratello
a lacrimar su la tomba la Tua bara?
Con che torce veglieremo
la Croce che vigila il martirio?
Che serti comporremo
per la gloria del Tuo nome?
Nel martirio dell'ora
che dalla rossa ferita senza bende
sanguinar vide il Tuo cuore;
nella gloria degli anni
che su la Tua polve
verso l?italia aspettante cammina
noi piegheremo i ginocchi
o Fratello
ed avremo una torcia in ogni cuore
ed un serto faremo d'ogni pianto
per il benedetto martirio del Tuo corpo
per la gloria corrusca del Tuo nome
Corigliano, 22 settembre 1917
Vincenzo Gallerano
Francesco Lettieri
Vincenzo Tieri
<>
Anch'io, pel tuo valor, conscio o devoto, Consacro, Alfredo mio, a tua memoria il tributo d'un fior, d'un caldo voto!
Corigliano, 22 settembre 1917
Luigi Ferrari
<>
Te
nei vagiti del primo anno
accolsi con braccia materne
Orgogliosa
vidi crescere
in bontà giovinezza virtù
Trepida
seguii nei clamori della battaglia
Ora
invoco e aspetto
in perpetuo pianto
M. Teresa Curcio
<>
Quale ti vidi
nei teneri nei santi presagi
fra i banchi della scuola
tale fosti negli anni
superba giovinezza superbo amore
superbo culto dell'idea e del sacrifizio
e su le mal contese Alpi
ove la speranza aspetta
vigile
l'aedo epico novissimo
cadesti
incoronato di gloria
nelle braccia della Patria
O Alfredo o figlio,
io non ti do crisantemi né lacrime
ma
le ginocchia prone
su la zolla tinta del tuo sangue
benedico benedico benedico
a Te
che nella vittoria e nella luce
t'augusti
nel bacio di Antonio Toscano
Domenico Gallerano
Ringraziamenti
Zona di guerra 12-9-917
Egregio Sig. Sindaco
in quest'ora dolorosa, la voce materna di Corigliano mi è stata di gran conforto e di incitamento a perseverare nell'adempimento del Dovere con maggiore tenacia e con più salda fede, affinché il sacrificio eroico di tante giovinezze non rimanga infecondo.
Per renderci degni di tanto sacrifizio noi dobbiamo, oggi, giurare di combattere e di vincere.
La prego, Sig. Sindaco, di gradire i sensi della mia più viva riconoscenza e dei miei fratelli e di farsene interprete verso Corigliano tutta.
Devotissimo
Tommaso Tricarico
Ricreatorio per figli dei richiamati
Riprenderà le sue funzioni, fra non molto, il Ricreatorio per i figli dei richiamati.
Sappiamo che un sussidio di 300 lire è stato concesso dal Comune e che altri sussidi saranno elargiti dal Governo e dalla Provincia.
Non sarebbe inopportuno che anche enti e privati contribuissero alla vita di una sì utile instituzione, la quale, sotto l'esperta direzione di questo Ispettorato scolastico prof. Domenico Tanteri e con la cooperazione dei migliori insegnanti nostri, avrà certo vita prospera e benefica.
In questo mese cadono per la Patria sei nostri concittadini. Tra questi il decorato di medaglia d'argento al V.M. Curto Pasquale.
Spataro Paolo Francesco di Luigi, sergente maggiore del 1038.ma compagnia mitraglieri Fiat, nato il 19 gennaio 1878 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 1° settembre 1917 per ferite riportate in combattimento.
Nigro Pietro di Francesco, soldato 244° reggimento fanteria, nato il 30 giugno 1894 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 2 settembre 1917 nell’ospedale da guerra n° 8 per ferite riportate in combattimento.
Curto Pasquale di Giuseppe, decorato di medaglia d’argento al valore militare, soldato 146° reggimento fanteria, nato il 24 agosto 1898 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 4 settembre 1917 sul Carso per ferite riportate in combattimento.
Fabiano Salvatore di Michele, soldato 68° reggimento fanteria, nato il 4 febbraio 1886 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 7 settembre 1917 nell’11.ma sezione di sanità per ferite riportate in combattimento.
Pipieri Francesco di Giuseppe, soldato 246° reggimento fanteria, nato il 26 novembre 1897 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 7 settembre 1917 a Castagnevizza per ferite riportate in combattimento.
Pacino Salvatore di Alfonso, soldato 8° reggimento alpini, nato il 22 gennaio 1896 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 9 settembre 1917 a Corigliano Calabro per malattia.
Ottobre 1917
Questo è il mese della disfatta di Caporetto : 11.000 morti, 29.000 feriti, 280.000 prigionieri. Oltre 400.000 i soldati in fuga. Sembra il definivo crollo dell’intero fronte italiano. Il generale Cadorna viene esonerato dal supremo comando italiano, sostituito dal generale Armando Diaz, un napoletano, che saprà gestire con una certa umanità le truppe italiane, mandate in precedenza spesso al massacro. Nel frattempo per Corigliano un’altra vittima illustre. Nell’ospedale da campo n° 77, per ferite riportate in combattimento, muore il nostro valoroso concittadino Raffaele Pietro Ferrari, tenente della 1171.ma compagnia mitraglieri. Altri sette nostri concittadini muoiono per la Patria. Corigliano ancora una volta è in lutto. Aumenta, sempre di più, il malcontento tra i nostri cittadini per questa guerra ingiusta e drammatica. Il Popolano così racconta questi giorni.
Il capitano medico Policastri
Anche per un breve periodo di licenza, è tornato il dott. Luca Policastri, che da poco tempo è stato promosso al grado di capitano medico.
Gli giungano le nostre congratulazioni per la promozione e i nostri plaudenti saluti
(Il Popolano)
Promozione
Siamo lieti di annunziare la promozione a capitano, ottenuta di recente, dal nostro amico prof. Francesco Leonetti, che presta servizio in zona di guerra dagli inizi della guerra.
Vadano all'egregio amico le nostre vive e cordialissime congratulazioni.
Una medaglia
Con vivissimo piacere apprenderà, certo, la cittadinanza coriglianese che il nostro valoroso dott. Nicola Tricarico, già da tempo capitano medico di complemento, è stato insignito dal Ministero Francese della medaglia d'argento, che fu conferita agli ufficiali medici, distintisi per valentia ed intelligenza durante le epidemie.
L'onorificenza, oltre modo meritata, viene a riconfermare la grande estimazione che il valoroso e colto concittadino va guadagnandosi in Italia e all'estero.
Congratulazioni ed auguri cordialissimi e plaudenti
Lieto trattenimento
In occasione della partenza del nostro giovine amico sig. Giovanni Vulcano, che è stato chiamato, in qualità di aspirante ufficiale, a prestare il suo braccio alla Patria, si sono riuniti, nei locali del Popolano, alcuni redattori del giornale ed amici, i quali hanno allegramente brindato in versi e in prosa alla salute del partente.
La festicciola, pur avendo avuto uno spiccatissimo carattere di intimità, è riuscita molto simpatica ed ha messo in prova le facoltà poetiche ed umoristiche degli intervenuti, i quali hanno avuto parole di viva lode per il Vulcano.
Giunga a lui anche dalle colonne del giornale il nostro saluto ed il nostro augurio di liete vittorie.
Una promozione
Riceviamo e pubblichiamo :
Signor Direttore,
la vituperevole consuetudine di non mandare più in licenza gli ufficiali promossi ci ha tolto, da gran tempo, l'ineffabile sollievo di bagnare le nuove stellette.
E poi che non siamo disposti a rinunziare a ciò che costituisce un nostro sacro diritto di patrioti e di amici, invitiamo pubblicamente il lontano amico Giovanni Battista Policastri ad inviare, per cartolina vaglia, quanto occorre ad una decorosa celebrazione del grado di tenente, cui egli è stato promosso.
Crediamo inutile avvertire che, in caso d'inadempienza, saremo costretti ad iniziare un procedimento poco dissimile da quella gioconda vertenza cavalleresca, da cui fummo esilarati quando Esterina Blanche esasperava la nostra buona educazione con una ribalderia musicata che appellasi, a mortificazione dei presenti e dei futuri : «Simeone ovvero Ve li voglio fare quanto un pignuolo».
Abbiamo detto
Dev.mi
Vincenzo Tieri
Battista Marino
Vincenzo gallerano
Marcello Cimino
Francesco Lettieri
Un altro morto
Mentre montava la sentinella in un posto avanzato del Carso, era ferito mortalmente da piombo nemico il valoroso giovine Antonio Stella, figlio di Francesco, che per molti anni prestò lodevole
servizio nel nostro Ufficio telegrafico.
L'intrepido soldato era espressamente venuto dall'America per contribuire alla vittoria della Patria. Sia gloria, dunque, a Lui e giungano le nostre condoglianze al padre, ai fratelli, ai congiunti.
Un nuovo cavaliere
Certo, non questo è il momento di far festa a Tommaso Tricarico, insignito della croce di Cavaliere della Corona d'Italia. Non questo, perché Tommaso Tricarico difende, ora, la Patria con una sanguinante ferita nel cuore : la morte del suo carissimo indimenticabile Alfredo.
Ma non può, non deve il nostro animo d'amici memori e affezionati tacere il suo plauso irresistibile a questo fortissimo e simpatico ingegno calabrese, che ha sempre sfavillato in Corigliano, sia nella vita pubblica che nella privata, di un acume e di una genialità, veramente degni della più calorosa ammirazione.
Efficace e brillantissimo in ogni espressione verbale o scritta, egli ha una eletta anima di artista. E i suoi meriti consacra la meritata onorificenza, che noi oggi celebriamo su queste colonne, cui più volte toccò la ventura di ospitare la prosa arguta e sfavillante.
Gli giunga gradita l'espressione fraterna del nostro compiacimento e l'augurio di più liete e brillanti vittorie
RAFFAELE FERRARI.
Quanti sono? Non ricordiamo più. La tormenta passa; insaziabile, inesorabile. E, quando ancora l'uno è caldo, ingrommato di fango e di sangue sotto l'ultima ingiuria nemica, l'altro piega la testa sbiancata in un ospedaletto da campo, muto letto di morte a tanto vigore irrecuperabile.
Quanti sono? Chi lo sai! Sono tanti, tanti, tanti, che la memoria si perde nel triste novero senza speranza. E con la memoria la fede. E con la fede le illusioni.
Raffaele Ferrari era giovine e buono; buono, come pochi, nel mite animo sereno. Senza presunzioni, senza orpelli, con quel costante sorriso di giovialità, che ne faceva un compagno gradito, egli aveva guadagnato gradi e stima per non comune ardimento. E si riprometteva, certo, un bell’avvenire, se l'indeprecabile fine non lo avesse tolto alla vita.
Ecco come ne scrive dal fronte, in una lettera al padre, il nostro giovine amico Arturo Amato:
Mio caro papà,
come vi avevo scritto, per il cattivo tempo prima e per l'incertezza che Raffaele Ferrari fosse stato trasferito ad altro ospedale non andai a Verso a trovarlo; e siccome non mi aveva scritto, credetti che poteva andar bene; mentre il 15 alle ore 2 e mezzo mi vidi arrivare un fonogramma dal direttore dell'Ospedaletto 77, in cui mi annunziava che alle 16 dello stesso giorno, 15, avevano luogo i funerali del povero Tenente Ferrari e che potendo fossi andato per la cerimonia. Io con Pasquale Coletta fuggii subito; fare allestire la carrozza, metterci dentro, correre a Verso, fu tutto un lampo; arrivammo a tempo; all'Ospedale mi attendevano. Povero Raffaele, era in camera mortuaria; era coperto; il Tenente Cappellano me lo volle fare vedere; fece scoperchiarlo, e allora, vi giuro soffrii tanto; volli baciarlo, e lo baciai; fu l'amico mio del cuore; vivemmo giorni d'ansie e di gioie, fummo sempre assieme, ci volemmo tanto bene, lo vidi là; aveva l'occhio asciutto, fisso rivolto al suo ideale. Gli furono resi tutti gli onori militari; vi furono picchetti armati di soldati; tutti gli Ufficiali del Presidio e corone; io lo accompagnai fino all'ultima sua dimora; assistetti al seppellimento non senza piangere; mi sentii stringere il cuore. Dopo parlai col cappellano di lui; mi disse che era morto da vero cristiano, che si era conciliato, che avea baciato il Santo crocifisso che era morto serenamente. Io so dov'è seppellito e ciò è anche un grande conforto. Il mio dovere verso il caro, il buon amico d'infanzia è stato fatto; tutto quello che io potevo fare, l'ho fatto, sicuro di rendere cosa grata alla sana, alla santa memoria sua e ai suoi genitori. Confortateli; a me sembra un sogno che Raffaele Ferrari, bravo, un giovane d'oro, un amico sincero dotato di tutte le buone, le vere qualità eccelse, un cuore tutto nobile, alto animato da sentimenti puri santi sta scomparso dalla vita, si sia spento cosi giovine e così posto. Cercate pur tuttavia di non impressionarvi nessuno di voialtri; se potete date un po' di conforto al povero padre. Io vorrei scrivervi tanto altro, ma non so, non posso, mi sento così male e per di più non si può prolungare per non fare più male; certo il dolore è acuto immenso, tremendo, ma bisogna aver coraggio e tanto.
Arturo
In questo mese cade il nostro concittadino tenente Ferrari Raffaele e sette gloriosi soldati:
Ferrari Raffaele Pietro di Francesco, tenente 1171.ma compagnia mitraglieri Fiat, nato il 30 giugno 1894 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 14 ottobre 1917 nell’ospedaletto da campo n°77 per ferite riportate in combattimento.
Sabatino Stefano di Francesco, soldato 182.ma batteria bombardieri, nato il 2 settembre 1885 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 14 ottobre 1917 a Piacenza per malattia.
Stella Antonio di Francesco, soldato 18° reggimento fanteria, nato il 3 aprile 1898 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 19 ottobre 1917 sul campo per ferite riportate in combattimento.
Amato Antonio di Vincenzo, soldato 19° reggimento fanteria, nato il 28 luglio 1888 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 22 ottobre 1917 a Cuneo per malattia.
Turiace Antonio di Francesco, soldato 150° reggimento fanteria, nato il 16 luglio 1885 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 22 ottobre 1917 a Nola per ferite riportate in combattimento.
Costa Luigi di Antonio, caporale 46.ma compagnia presidiaria, nato il 17 gennaio 1879 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 24 ottobre 1917 ad Udine per ferite riportate in combattimento.
Amato Antonio di Pasquale, soldato 6° batteria bombardieri, nato l’8 marzo 1897 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 25 ottobre 1917 a Castagnevizza per ferite riportate in combattimento.
Marinaro Giovanni di Vincenzo, soldato 68° reggimento fanteria, nato il 26 gennaio 1889 a Corigliano Calabro, distretto militare di Cosenza, disperso il 25 ottobre 1917 in combattimento.
Novembre 1917
Le truppe italiane in grande difficoltà, con coraggio e con atti di eroismo resistono agli attacchi degli austro-ungarico-tedeschi. Il 23 settembre il monte Pertica è difeso tenacemente dai nostri valorosi soldati. Qui vengono feriti molti nostri concittadini. Tra questi, in particolare, Antonio Candia che, a seguito di numerose e gravissime ferite, morirà una settimana dopo. Per il resto vi riamando alla seguente cronaca del prezioso Popolano.
Una promozione
Il nostro stimato concittadino Maggiore Commissario Avv. Cav. Francesco Leonetti è stato recentemente promosso al grado di Tenente Colonnello Commissario, per meriti eccezionali.
La motivazione della nuova vittoria riportata dall'egregio amico ci dispensa da qualsiasi apprezzamento e da qualsiasi valutazione della feconda opera che Francesco Leonetti va spiegando nel suo ufficio presso il Ministero Armi e Munizioni. Non v'è, del resto, chi non sappia di quali meriti preclari vada ogni giorno più rilucendo la sua attività ed il suo fortissimo ingegnoso valore.
Registrando la lietissima notizia, esprimiamo il nostro omaggio plaudente al nuovo Tenente Colonnello.
Per il sottotenente Donadio
Con molto piacere abbiamo riveduto il nostro carissimo concittadino Giosuè Donadio, che da molti mesi si trovava in cura nella Clinica Oftalmica del prof. Angelucci.
Il valoroso Ufficiale migliora sempre più e sarà, certo, fra pochi mesi completamente guarito.
Saluti ed auguri
Disciplina
I momenti critici che attraversiamo e la necessità di provvedere adeguatamente all'assistenza dei numerosi profughi friulani rendono ogni giorno più difficoltoso l'approvvigionamento dei nostri paesi. E, fino a che le provvidenze governative non potranno alleviare il disagio e contentare pienamente le popolazioni, è necessario che la severa disciplina del dovere diventi per noi abito di vita, perché ogni scontento ed ogni debolezza farebbero il giuoco del nemico il quale conta sul nostro disgregamento morale per avanzare proposte di pace vergognosa.
Prepariamoci, dunque, ad affrontare, con serenità e fermezza, i certi disagi della prossima invernata e ricordiamo che anche i sacrifizi coraggiosamente sopportati costituiscono un'arma, forse la più formidabile contro il nemico.
Che cosa sarebbe stato degli stessi nostri nemici se una grande coesione morale ed una rigorosa inesorabile disciplina non fossero state opposte alle privazioni inaudite, cui essi furono costretti da tre anni di guerra?
Alla loro coesione morale opponiamo la nostra; alla loro disciplina la nostra disciplina e la vittoria non potrà non arridere alla nostra aspettazione ed al nostro ideale!
Per i profughi
Ecco il manifesto che il Popolano faceva distribuire la sera dell'8 precedente quella dell'arrivo dei profughi:
«Cittadini,
domani, venerdì, 9 corrente, alle otto antimeridiane, arriveranno a Corigliano i profughi d'Italia.
Lo spasimo tormentoso di notti insonni e di orrende fughe senza meta e il dolore lancinante della casa perduta e dei parenti dispersi avranno un solo volto, quello del terrore, dentro i loro occhi, ancora pieni dello scempio che gli efferati unni devastatori, ebri d'eccidio e di dissolvimelo, hanno compiuto sul sacro suolo della Patria. IL brivido di spavento corso su l’opulenza delle incantevoli terre friulane, violate e sbrandellate dall'inimico esacrando, avrà un solo pallore su i mille visi dei profughi fratelli. L'odio indomito e divampante de la bella terra, flagellata dai lurchi devastatori, avrà un'unica sete di vendetta, nei mille cuori inseguiti, contro le orde turpissime dei barbari volali allo sterminio.
Il loro odio, il loro brivido, il loro terrore siano nel nostro sangue, o cittadini. Lo stesso bisogno di vendetta asseti l'anima nostra ed armi il nostro dolore contro i profanatori maledetti. E dica il nostro cuore ai profughi fratelli provati dalla sventura che un solo cuore ha l'Italia, oggi, contro gl'invasori, e una sola fede, un solo viso ed un coraggio solo!
Cittadini,
sangue calabrese non mente alla sventura. Accorriamo, tutti, domani, incontro ai fratelli sfortunati, a dir loro tutta la nostra solidarietà e il nostro affetto infinito.
Ai nemici nefandi sia eterno il nostro odio insaziabile! Ai profughi fratelli la nostra casa e il nostro cuore, per la vita e per la morte!
Viva l'Italia
Il Popolano. »
All'appello nobile e patriottico ben rispose la cittadinanza coriglianese. E, benchè un imprevedibile contrattempo avesse già resa vana una prima attesa di buona parte della popolazione, che era
scesa la mattina alla nostra Stazione ferroviaria, con il nostro Sindaco avv. Fino, il Delegato di P.S. Arnone, il Cav.Rossi, il Cav. Graziani, il nostro Direttore e molti altri, il ricevimento
dei profughi friulani ebbe una imponenza ed una solennità veramente traboccanti di solidarietà e d'affetto. Non ci fu cittadino che non soccorresse con la parola, con l'opera, col conforto, gli
stanchi fratelli scampati alla profanazione dell’infame nemico. Ammalati e bambini erano già stati trasportati nell'automobile che fa servizio tra San Demetrio e Rossano; e, via via che i
profughi giungevano, erano ospitali nella vasta Chiesa di Sant'Antonio, dove erano resi i primi soccorsi a coloro che il lungo viaggio e l'emozione avevano lasciati abbattuti. Tra i numerosissimi
accorsi non mancava il sesso gentile : la Signora Teresa Gallerano, la Signorina Lydia Donadio, le Signorine Attanasio, la Signora Zaino, la Signora e la Signorina Adimari, la Signora Maradea ed
altre di cui ci sfugge il nome.
Dopo i primi e più urgenti soccorsi fu servito ai profughi un abbondante pranzo nel refettorio del nostro Ginnasio Garopoli. Servivano a tavola molte Signore e Signori, tra cui l’instancabile direttore Leoni, che fece prodigi d’energia. Alla fine del pranzo, i poveri friulani furono alloggiati nel locale di Cappuccini, dove attualmente si trovano ben tutelati e soccorsi.
Intanto altri profughi sono giunti, che sono stati alloggiali in varie località del paese, ed un attivo Comitato di Signori, che ha il suo ufficio in via degli Orefici, va spiegando solerte e affettuosa opera a favore di tanta gente duramente provata dalla sventura.
É inutile dire che le prove d'affetto della cittadinanza si vanno centuplicando e che una cordiale corrente di solidarietà e di simpatia, circonda i fratelli friulani, ai quali è cosi dato il sollievo di dimenticare in parte il duro martirio cui furono assoggettati dalle orde nemiche.
La rivendicazione nazionale sia prossima e grande: questo è nei voti di tutti, perché l'incantevole Friuli sia ripopolato dai suoi lavoratori energici e fattivi!
Profughi
La prima, la vidi spuntare da quella svolta della strada Margherita, che a cento passi da la villa, ha di contro ai fianchi erbosi e sbocconcellati della nuda collina un quadrifronte tabernacolo crociato, ch'è la calunnia vigile e vivente dell'architettura, della pittura e dell'ortografia. Era una donna ancor giovine dai capelli biondicci, dal naso greco e dai pomelli porporini e venati, che curvava la schiena sotto la classica gerla piramidale sostenuta dalle braccia vigorose per i manichi di salcio.
— Una profuga!
La voce serpeggiò tra la folla, punse la curiosità brulicante sul marciapiede de la villa Margherita, chiamò alle finestre le donne, fermò l'attenzione dei passanti, circondò, in discreta e imbarazzante, l'esule friulana e si spense in un tenue mormorio di delusione, che né pure la novità de la gerla valse a rianimare.
Io stesso, che sognavo capelli irti di terrore ed occhi sbarrati e petti ansimanti nella fuga e piedi lacerati dalle spine e vesti sbrandellate, dissi a me medesimo: « Sarebbe, stato più bello leggerlo sui giornali». Non perché dalla vista dei profughi io m'aspettassi nuove emozioni o novità capricciose — che, anzi, sognavo tristezze senza meta ed occhi smorti — ma perché l'atteggiamento filosofico della curva esule friulana mi parve così semplice e naturale, che non valeva proprio la pena di correre con l'urgenza e la curiosità di chi si prepari a spettacolo nuovo od emozionante. Di fatti, la profuga trascinava tra la folla la gerla carica di masserizie, schiaffeggiando il selciato con gli zoccoli, guardando la gente con gli occhi meravigliati o sospettosi, e non un segno aveva della fuga o del panico, ma una grande stanchezza negli occhi biavi ogni volta che essi si posavano su la evidente espressione di pietà che ammiccava dagli occhi de la folla.
Dopo, seppi da una cittadina di Udine che queste da le gerle e dagli zoccoli erano montanare del Friuli, le quali, a quattro passi dalla « guerra », tra i ghiacciai e la tormenta, sostituivano gli uomini nella cultura dei campi e che avevano lasciato con rammaricosa nostalgia il recente raccolto, i polli, le giovenche alle avide fauci del nemico invasore.
E quasi tutte così esse erano: con le gerle di vimini o di salcio, gli zoccoli ai piedi gonfiati dal cammino, il fazzoletto colorato su i capelli, le mani ed il viso anneriti dal fumo, gli occhi pieni di accorata nostalgia e le tracce del pianto su le gote. Non odio negli occhi, né terrore. L'odio - io credo - gonfierà a poco a poco il loro cuore su i pagliericci eguali ed allineati delle chiese, delle caserme, dei conventi; nella continua, assillante, asfissiante lotta quotidiana per la vita; dinanzi alla continua e mortificante esibizione della carità altrui; dinanzi alle porte dei comitati cittadini; su le soglie delle case non travolte dalla guerra…
Tutto quello che le circonda, che vuole, accarezzarle con la mano della pietà e della compassione, che vuole stendere un tenue velo d'oblio su le loro anime bagnate dal pianto, contribuirà ad annidar l'odio nel loro cuore ancora stupefatto dallo scatenarsi improvviso della sventura.
Gli stessi uomini — che sono pochi e in maggior parte vecchi — trascinano la loro pena per le vie, nell'anticamera degli uffici, nell'afa soffocante delle cantine, nella baldoria dei caffè, e certo nascondono sotto l'apparente indifferenza lo sconforto lancinante di chi fu strappato alla quiete del focolare, per essere travolto in un turbine d'incertezze e di sofferenze, che la pietà altrui potrà inasprire, non attenuare.
Dio! Dev'essere ben triste codesto loro giorno senza domani! Io vorrei che la pietà — questo sentimento grandioso ma umiliante— non li stringesse, non li soffocasse, ad ogni pie' sospinto. Io vorrei che la solidarietà, da cui siamo stretti a questi tristi fratelli esuli senza tetto, fosse velata non dalla nostra pietà, ma dal nostro dolore, perché solo il dolore può affratellare: la pietà divide, allontana le anime sofferenti dal nostro cuore.
Ne ho veduto uno — il più loquace ed allegro — che passeggiava, l’altr’ieri, lungo i Cappuccini. Nella tramontana, che gli sferzava il viso, egli trascinava la sua pena, dissimulata dinanzi agli altri dalla barzelletta e dal sorriso. Era solo. Pareva ubriaco. Ogni tanto portava due dita agli occhi come per difenderli dalla polvere sollevata dal vento.
- Questo è uno - pensai - che forse ha dimenticato la sventura nei bagordi e viene a sfidare con la sbornia la tramontana.
Ma dovetti ricredermi. Due donne lo seguivano con attenzione nell’andare incerto e cempennante.
Quando egli si fu allontanato, una di esse portò agli occhi la cocca del grembiale, come a raccogliervi una lagrima. Poi disse alla compagna, colla voce bagnata dalla commozione:
— L'hai visto? Piangeva....
Vincenzo Tieri
AL MUNICIPIO
Seduta del 19 novembre.
Sotto la presidenza del Sindaco avv. V. Fino, sono convenuti i consiglieri signori: Quintieri Giovanni, Fiorita V., Romanelli, Pisani, Borromeo, De Novellis, Quintieri Gius., Maradea, Sangregorio, Terzi, Amato, Polino, Dragosei, Mingrone, Ciollaro.
Stabilito che il Consiglio si riunisca in seduta ordinaria ogni martedì, Dragosei domanda la parola per proporre l'invio del seguente saluto ai nostri valorosi soldati:
« I novelli unni hanno invaso la più bella parte d'Italia, devastandola e profanandola; il nostro esercito — ne siamo certi — saprà anche questa volta scacciare i barbari e dar loro una degna lezione. In questa prima riunione del nostro Consiglio mandiamo un saluto, al nostro valoroso esercito con l'augurio di presto liberare il sacro suolo della Patria dai barbari profanatori d'ogni cosa bella».
La proposta Dragosei, dopo bellissime parole dette dal Sindaco, è approvata ad unanimità e ad essa fa seguito quella di Sangregorio, che chiede una somma di L. 1000 per i profughi friulani. Anche la proposta Sangregorio è approvata ad unanimità.
Ha, quindi, ancora una volta la parola Dragossi, il quale propone:
- la celebrazione di un funerale per tutti i nostri poveri caduti in guerra ( approvata );
- l’incisione di tutt'i nomi dei morti e dei feriti su due lapidi da apporre, a guerra finita, in una sala del Municipio ( approvala );
- il provvedimento di assegnare a ciascuna delle beccherie in funzione la vendita di una sola qualità di carne, ad evitare che più qualità se ne vendano in una sola beccheria (il Sindaco promette di provvedere );
- che la pasta sia venduta in diversi negozi (il Sindaco dice che sarà venduta per ordine alfabetico);
- che si provveda con sollecitudine alla nuova conduttura delle acque potabili ed alla illuminazione elettrica ( si rimanda alla prossima seduta );
-
che si definisca la questione dell'edifizio scolastico di S. Francesco (si rimanda alla prossima riunione
del Consiglio, in, cui sarà letta la relazione dell'Ingegnere delegato per la perizia ).
Sangregorio insiste perché le due importanti quistioni dell'acqua e della luce non siano rimandate oltre la ventura seduta. Mingrone propone che anche il petrolio si venda per conto del Municipio. Terzi osserva che la vendita di tutti i generi potrebbe essere regolata dalla tessera annonaria e che sarebbe opportuno esercitare un controllo serio e quotidiano. Ma il Sindaco fa notare che a far così non basterebbe un esercito di contabili.
Maradea dice come la quantità del pane non basti e Dragosei aggiunge che pur volendo fare tutti i sacrifizi possibili, un contadino, che non mangi pasta, non può assolutamente nutrirsi a sufficienza con soli 300 grammi di pane. É vero che in altri luoghi 300 sono i grammi di pane concessi a ciascun individuo, ma non bisogna dimenticare che assieme al pane si danno 250 grammi di pasta. Ma, poiché il Sindaco fa osservare come questa d'oggi sia ora di sacrifizi e di abnegazione, il Consiglio vota i 300 grammi di pane, con l'aggiunta di 100 grammi di pasta a per dona.
Infine Terzi chiede se sia stato approvato il bilancio e che cosa sia avvenuto per la questione dell'Ufficiale sanitario. Il Sindaco risponde che il bilancio è stato approvato e che la questione dell'Ufficiale sanitario sarà portata in Consiglio.
Dopo di che si passa all'ordine del giorno:
1)Ratifica di deliberazioni urgenti della Giunta, comunale.
Aumento di canoni d'acqua. Si approva.
Vendita all'asta pubblica per la somma di L. 1800 degli alberi abbattuti dal ciclone. Si
approva.
Compenso al sig. Francesco Tieri per opera prestata durante il servizio delle tessere annonarie.
Si approva.
2)Variazioni al bilancio 1917 proposta dalla G. P. A. Si delibera di attendere la decisione del Consiglio superiore di sanità.
3)Regolamento Daziario. Si approva.
4)Provvedimento circa la circolare prefettizia per indennità caro-viveri agl'impiegati. L'indennità è elevata alla misura stabilita dal relativo Decreto Luogotenenziale.
5)Provvedimenti in ordine al vitto del Collegio Garopoli. Si approva l'operato del consiglio d'Amministrazione del Ginnasio.
6)Nomina di professori e di istitutori per il Garopoli. Per gli istitutori si dà facoltà al Consiglio di Amministrazione di procedere alle nomine.
Ai posti vuoti di insegnanti medi restano nominati i professori: Nocito, Gallerano, Aceti e Serra.
7)Svincolo della cauzione dell’esattore fondiario sig. Pedatella. Si approva.
Sottoscrizione cittadina a favore dei profughi
Ecco le prime offerte del Comune e dei cittadini per i profughi friulani:
Municìpio di Corigliano Calabro L. 1000
Barone F. Compagna Sen. del Regno L. 1000
Barone Guido Compagna L. 500
Dottore Antonio Cimino L. 25
Famiglia Fino L.50
Comm. Giacomo Garelli L. 35
Giuseppe Marino L. 10
Ing. G. Williamson L. 50
Avv.Gaetano Attanasio L.25
Luigi Ferrari L.10
Cav. Francesco Rossi L.10
Delegato Arnoni L. 5
Cav. Ruggero Graziani L.10
Francesco Dragosei L.5
Alfonso Maradea e famiglia L. 10
Michele De Tommasi L. 10
Agente Imposte Fiaccaventi L. 5
Cesare De Novellls L. 5
Avv. Giuseppe Amato L. 5
Dott. Battista Marino L. 5
Francesco Pisani e famiglia L. 5
Antonio Zaino L. 10
Avv. Francesco Policastri L. 50
Avv. Costantino Tocci L. 5
Giovanni Quintieri L. 5
Prof. Bernardino Serra L. 5
Bellagamba Maresciallo RR. GG. L. 5
Dottor Francesco Cavalieri L. 5
Avv. Notaio Rizzo Corallo L. 25
Giordano Bruno L. 5
Sacerdote Francesco Sangregorio L. 25
La sottoscrizione è sempre aperta e le offerte si ricevono presso il Comitato di assistenza per i profughi, in via degli Orefici.
Aiutare i profughi. vuol dire saper rispondere degnamente alla barbarie nemica, che conta sul nostro dissolvimento morale per vincere la guerra.
I caduti in guerra, in questo mese, dei nostri gloriosi concittadini :
Russo Francesco di Vincenzo, soldato 274° battaglione M.T., nato il 19 aprile 1894 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 9 novembre 1917 ad Avellino per malattia.
Magno Vincenzo di Pasquale, soldato 6° reggimento fanteria, nato il 22 gennaio 1879 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 18 novembre 1917 nell’ospedaletto da campo n° 62 per malattia.
Dicembre 1917
Termina un altro anno. La gente si chiede : quanto tempo ancora? È difficile rispondere a questa domanda, per il momento. I fatti drammatici fanno pensare al peggio. I nostri concittadini morti sono 135. É un doloroso bilancio per la mia Città e per le numerose famiglie che versano in condizioni di estrema miseria e povertà. Di seguito, oltre alla consueta cronaca del Popolano, potete leggere i miei dati, in forma grafica, in linea con quelli del nostro Ministero della Difesa.
Il capitano medico dott. Tricarico
Abbiamo riveduto con grandissima gioia il nostro valoroso amico e concittadino capitano medico dott. Nicola Tricarico, il quale s'è trattenuto a Corigliano per le feste natalizie.
Gli giunga bene accetto il nostro cordiale e deferente saluto.
Seduta consiliare
Notiamo con vero dolore come la seduta consiliare indetta il 27 dicembre sia andata in fumo per deficienza del numero d'intervenuti.
Ci occuperemo del fatto in altro numero del giornale, ma non possiamo a meno di esprimere il nostro rincrescimento, oggi che tanti e vitali problemi s'impongono nell'interesse del paese.
Farebbero molto meglio i signori consiglieri negligenti a restituire il mandato a quanti si son presi l'inutile pena di eleggerli loro rappresentanti.
Il Popolano
Il 1917 termina con la morte di tre nostri gloriosi concittadini ed un quarto disperso :
Candia Antonio di Francesco, soldato 93° reggimento fanteria, nato il 21 febbraio 1897 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 1° dicembre 1917 sul Monte Pertica per ferite riportate in combattimento.
Petrone Domenico di Pasquale, soldato 14° reggimento fanteria, nato l’8 agosto 1894 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 4 dicembre 1917 sul Piave per ferite riportate in combattimento.
Pipieri Leonardo di Giovanni, soldato 34° reggimento fanteria, nato il 14 luglio 1886 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, disperso il 23 dicembre 1917 sul Monte Valbella in combattimento.
Campino Natale di Luigi, soldato 226° reggimento fanteria, nato il 22 dicembre 1894 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 26 dicembre 1917 in prigionia per malattia.
Gennaio 1918
Il nuovo anno, dopo i drammatici fatti dei mesi scorsi, inizia con la speranza che la guerra possa terminare nel più breve tempo possibile, risparmiando la vita di tanti altri nostri concittadini in guerrai. Nel frattempo, in questo mese si combatte la più grande battaglia d’artiglieria campale di questa triste guerra : la battaglia dei Tre Monti. Si combatte per la conquista del col del Rosso, del col d’Ecchele e del monte Valbella. E finalmente, dopo Caporetto, è la prima vittoria offensiva dell’esercito italiano. La nostra Città spera che questi ultimi avvenimenti possano favorire un capovolgimento della situazione. Anche nelle poche lettere dalla frontiera si legge questo sentimento, diffuso tra i soldati. In forma semplice e senza tanti festeggiamenti il Comitato di assistenza per i profughi distribuisce, nella mia Città, regali ai bambini più bisognosi. Di seguito la cronaca
Giovanni Sirignano
Appena ventenne, immolava la sua giovinezza feconda e virtuosa su l'altare della Patria, il nostro solerte e valoroso collaboratore Giovanni Sirignano, che per qualche anno aveva portato nel nostro giornale un fervore d'entusiasmo ed una energia di opere, veramente ammirevoli.
Il dolore per noi che lo avemmo, da lontano, compagno di lavoro e di lotta, è, in questa triste ora di morte, indicibile. Piangiamo con la famiglia il nostro giovine e povero amico, che visse da soldato nella vita e morì da eroe sul campo di battaglia.
Il Popolano
La befana dei profughi
Senza chiassi inopportuni e senza sventolar di bandiere apologistiche - non conciliabili con gli attuali momenti di raccoglimento fervido ed operoso - il giorno 6 di gennaio, a cura del locale Comitato di assistenza per i profughi, fu fatta una larga distribuzione di doni (circa 160) tra i bambini fino agli otto anni e tra i giovinetti dagli otto ai quindici, messi così in condizioni di frequentare la Scuola, instituita dietro proposta di questo R. V. Ispettore Scolastico prof. Tanteri e diretta dalla maestra profuga signorina De Antoni.
I doni furono in parte prelevati da un cospicuo regalo offerto dal Comitato delle Signore di Cosenza - a capo del quale siede la distinta Baronessa Bombini - e in parte acquistati dal nostro Comitato, che va spiegando solerte e affettuosa opera a favore dei nostri fratelli friulani.
Assistevano alla cerimonia il Sindaco Fino e molti distinti signori del luogo con tutti i membri del Comitato, signori : cav. G. Attanasio, notar A. Rizzo Corallo, Arciprete De Gennaro, prof. Tanteri, sac. Sangregorio, dott. Cimino.
Disse della festa, con brevi, ma belle ed opportune parole, il presidente del Comitato, cav. avv. Gaetano Attanasio, il quale chiuse il suo discorso con un vibrante invito ai giovanetti friulani, i quali - egli disse - sono chiamati a frequentare la Scuola «per apprendere la storia vecchia e nuova d'Italia, fatta di eroismi e di martiri per il trionfo delle supreme e sante leggi della giustizia e dell'umanità»
L'oratore fu vivamente applaudito e la cerimonia si svolse in un profumo di cordialità e di fraternità, che onora il Comitato promotore e riesce tanto gradito ai fratelli delle terre calpestate.
Lettere dal Fronte
Il nostro amico e corrispondente sig. Giovanni Castello ci manda da Buenos Aires una lettera di suo fratello Girolamo, tenente d'Artiglieria da Campagna, che noi volentieri pubblichiamo, inviando al valoroso ufficiale il nostro saluto e i più sinceri auguri di vittoria.
Zona di Guerra, gennaio 1918.
Mio caro fratello,
Che le ultime, vicende del nostro Esercito avessero impressionato e sorpreso il mondo c'era già da immaginarlo, e lo sapevo anche perché i giornali nostri ne hanno fatto recensioni d'ogni specie e d'ogni misura. Certo; la sventura che ci ha colpito è stata grande ed immeritata. Non ci ha, però, né abbattuti né avviliti nel modo ch'era necessario al nemico, il quale non può dirsi vittorioso e non può attribuire i suoi successi alle sue truppe ed alle sue armi. In un primo momento le conseguenze sembravano che dovessero risolversi nella forma vagheggiata e decantata dal nemico; ma, poi, la Nazione, tutta in piedi, si sollevò e diventò una forza sola e compatta, una sola volontà, una coscienza unica dei doveri imposti dal momento e dall'unico sentimento di salvare la Patria dalla vergogna e dalla prostrazione. Sicché il nemico venne fermato e dovette riconoscere nei petti di quelli che lo fermarono quelli che il valore e l'eroismo ispirarono a Napoleone la storica frase:
« Gl'italiani sono i primi soldati del mondo »
Ho detto dianzi che il nemico non può attribuire i suoi successi alle sue truppe che conoscono il bastone e la forca solamente. Difatti, la ragione è chiara. Gl'Imperi centrali, dopo essersi accorti che la guerra delle armi li ha esauriti e che la campagna dei sottomarini ha suscitato contro loro un altro terribile nemico, l'America, hanno pensato di portare la loro guerra nelle retrovie del campo avversario.
Difatti il Lanchen, un tedesco che è uno dei manovratori delle insidie della Germania, dice:
« Noi portiamo ora la guerra di dissoluzione nell’interno dei paesi dell’Intesa, facendo una propaganda di pace senza indennità. Grazie alla stanchezza generale di tutta Europa questa nostra nuova guerra avrà i suoi effetti non solo in tutta la Russia, ma in lutto il mondo ».
« Cinquecento Lenine ci costeranno meno di un anno di guerra».
«Da ora al prossimo autunno, noi avremo seminata la discordia in tutti i paesi dell'Intesa ».
Come vedi, l'autunno è venuto ed ha portato il tradimento della Russia, in Francia gli scandali di Bolo e di Gaillaux, in Italia i fatti di Caporetto e la invasione.
Dunque, i successi recenti il nemico non li deve più alle sue truppe, bensì ai Lenine che stanno disseminati da per tutto. Speriamo, adesso, che, se ne abbiamo avuto qualcuno, non se ne abbiano più a lamentare di questi signori Lenine, disposti a rinnegare i propri doveri verso la Patria, pur di ricevere dai nemici l'offa dei loro tradimenti. Anche di questa nuova guerra bisogna che noi trionfiamo. Di queste insidie che serpeggiano nelle viscere delle nostre case e dei nostri campi, occorre sia fatta giustizia. La portata degli ultimi avvenimenti ci ha aperto gli occhi ed ora ne abbiamo abbastanza per prevenire le losche inframmettenze e per evitare il ripetersi di altre sciagure.
Adesso la nostra pena è tanto più forte, quanto più in evidenza vengono poste la coscienza del dovere e le attitudini eroiche che i soldati nostri, i nostri soldati, che hanno sempre combattuto e combattono e combatteranno senza bastoni e senza forche, oppongono alle aggressioni nemiche. Perché, diciamolo pure, a noi non è mancato il valore delle nostre forze armate, in se stesso, bensì, è stata l'insidia, la preparazione infame di tanti traditori che quel valore hanno fatto venir meno nel momento in cui era necessario che fosse come per il passato.
A ristarci daccanto, sembra proprio impossibile ch'essi siano appunto i soldati che cedettero alla violenza d'un nemico osceno, quelli che in pochi giorni abbandonarono alle orde dei vandali e degli Unni due delle più fiorenti e ridenti Provincie del Veneto. Non è possibile che siano essi, quando a vederli, ora, una gran luce, ben nota, sembra che inondi i nostri occhi, che ancora rivedono le cose dei trionfi gloriosi: una gran fiamma di fede e di speranza sembra che avvolga i nostri cuori, che sanno i fremiti delle vittorie tradizionali ed il giubilo ed i deliri di non numerevoli cimenti.
Ecco quello che bisogna dire ai tedescofili che alloggiano e lavorano nella Repubblica Argentina.
Ho letto l’articolo di VIR «L’odio fraterno» apparso ne «L’Italia del Popolo» del 10 novembre ed ho ancora ammirato il valore di questo polemista insigne. Il VIR viene letto volentieri e ti sarei davvero grato se di tanto in tanto mi mandassi qualche giornale in cui vengono pubblicati i suoi articoli.
Tanti baci ed auguri
Tuo, Girolamo
A gennaio 1918 muoiono per malattia e/o ferite riportate in combattimento i seguenti quattro eroi coriglianesi :
Mele Luigi di Pasquale, soldato 3° reggimento fanteria, nato il 25 luglio 1891 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 7 gennaio 1918 a Padova per malattia.
Romio Giovanni di Salvatore, soldato 3° reggimento genio, nato il 28 luglio 1894 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 7 gennaio 1918 a Corigliano Calabro per malattia.
Bonadio Leonardo di Antonio, soldato 117° reggimento fanteria, nato il 2 gennaio 1887 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 9 gennaio 1918 in prigionia per malattia.
Arnone Francesco Antonio di Alfonso, soldato 2° reparto d’assalto, nato il 18 agosto 1895 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 29 gennaio 1918 nell’ospedaletto da campo n° 165 per ferite riportate in combattimento.
Febbraio 1918
La cronaca del Popolano
Distribuzione d'indumenti ai profughi
La domenica scorsa, giungeva improvvisamente da Cosenza una parte del Comitato femminile pro-profughi della Cassa di Risparmio Cosentina, nelle persone della Marchesa Caterina Caselli, della Signorina Vittoria Caselli e delle Signorine Giuseppina Mancini, De Matera Emma Lecaldano e Ceccotti Strazzulli, le quali, accompagnate dall'avv. Trocini e dal barone D'Amato, nel nostro Casino d'Unione, procedettero alla distribuzione di molti indumenti fra i profughi.
La beneficentissima Commissione ne ripartì subito alla volta di Rossano.
Onore al merito
Il nostro egregio concittadino Francesco Leonetti, tenente Colonnello al Commissariato Armi e Munizioni, è stato insignito delle seguenti onorificenze :
-
Cavaliere dei S.S. Maurizio e Lazzaro;
-
Cavaliere ufficiale dell'Ordine di Leopoldo da parte
del Re del Belgio,
-
Commendatore dell'Ordine di Danilo da parte del
Montenegro.
Al valoroso e collaboratore nostro esprimiamo anche una volta le nostre plaudenti congratulazioni ed i migliori auguri affettuosi.
In questo mese muoiono per malattia e/o ferite riportate in combattimento due nostri valorosi concittadini :
Le Pera Giuseppe di Antonio, soldato 279° reggimento fanteria, nato il 14 ottobre 1896 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 5 febbraio 1918 in prigionia per ferite riportate in combattimento.
Capristo Giorgio di Alfonso, soldato 285° battaglione M.T., nato il 6 giugno 1878 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 10 febbraio 1918 a Corigliano Calabro per malattia.
Marzo 1918
Nonostante qualche piccolo successo dell’esercito italiano, nelle piazze di tutt’Italia regna il malcontento per una grave crisi economica. La guerra, oltre ai numerosi lutti, porta fame e miseria. Impossibile per la maggior parte dei cittadini indossare un abito, una giacca, un pantalone nuovo. Vengono rivoltati quelli vecchi. Solo 250 grammi di pane a persona, e non sempre si riesce ad ottenerli. Il riso, la pasta, lo zucchero, la farina,… sono introvabili. Così Il Popolano racconta questi giorni.
Pane
È con vero e doloroso rincrescimento che notiamo come anche una volta la nostra Corigliano sia la più trascurata delle città calabresi nella grave questione dell’approvvigionamento. Potremmo anche, con poco acume e molto buon volere, risalire ai responsabili del danno; ma, non ci par tempo, questo, di recriminazioni e di proteste. Noi conosciamo troppo le norme di disciplina che s’impongono a ciascun cittadino nella tremenda ora che volge, e sappiamo la muta pazienza della rassegnazione dinanzi ai sacrifizi più disperati. Ma ci sono sacrifizi che trascendono le nostre forze umane e il nostro umano buon volere. Abbiamo sempre fermamente ritenuto e constatato che 250 grammi di pane sono più che insufficienti ad una popolazione agricola e lavoratrice qual'è la nostra, specie se si tien conto che allo scarso razionamento del pane manca un’adeguata concessione complementare di farina, di riso, di pasta. Pur tuttavia anche a questo ci eravamo rassegnati. Ma vederci venir meno giorno per giorno anche i 250 grammi di pane e dover fare a pugni dinanzi ai panifici per averne magari una parte è cosa che oltrepassa i limiti della pazienza.
Sul capo delle Autorità pesa una responsabilità terribile. Il malcontento vivissimo che serpeggia nel pubblico potrebbe un giorno traboccare e alberare. E francamente allora non sapremo dar torto a chi, non chiedendo che pane per isfamarsi, debba crogiolarsi al sole per una giornata intera senza riuscire ad ottenere neppure i 250 grammi che la legge gli concede.
Per la difesa antiaerea
Le recenti incursioni nemiche nel cielo di Napoli hanno determinato le Autorità ad ordinare la sospensione dell'illuminazione elettrica per le vie della città. Sono stati anche avvertiti tutt'i cittadini della necessità di chiudere porte, finestre, balconi ed ogni apertura che possa lasciar trasparire l'illuminazione interna delle case. Intanto s'è scelta una Commissione di vigilanza che provvederà alla più rigorosa osservanza della disposizione.
Naturalmente, in fatto d'incursioni aeree bisogna non essere né troppo ottimisti, né troppo pessimisti. Un vero e proprio allarme sarebbe ridicolo, e, del resto, la nostra popolazione dispone di una considerevole dose di sangue freddo, per aver paura degli ipotetici aeroplani nemici che dovrebbero bombardare il Castello Compagna o i Cappuccini. Ma escludere perfettamente la possibilità di una incursione aerea su la Calabria e, quindi, su Corigliano, come fanno alcuni strateghi faciloni, non è né serio , né prudente. I tedeschi, oramai, si son rivelati capaci di tutto; e, a dir vero, col poco affidamento che danno alcuni comandi addetti nelle città più importanti alla difesa antiaerea, tutto è possibile in questa valle di lacrime.
Se non che noi a Corigliano ci troviamo in una condizione molto curiosa. La corrente elettrica che illumina il paese per le vie e per le case è unica; ond'è che, per conservare la luce internamente, si son dovute smontare le lampade elettriche delle vie. Avviene così che, fin dalle prime ore della sera, le strade di Corigliano piombano nella più perfetta oscurità, quando le fasi lunari o le nubi addensate dal ponente non sorridono alcuna luce celeste. Ora il decreto, che sospende l'illuminazione, parla di un orario che va dalle nove della sera in poi; e ciò perché, ragionevolmente, mentre fino alle nove il pericolo di un'incursione è presso che impossibile, è bene che i cittadini abbiano il modo di ritornare alle proprie abitazioni senza il rischio di rompersi la noce del collo o di fare qualche incontro non gradito. L'impresa dell'illuminazione, da parte sua, ha ragione, perché, come abbiamo detto, la corrente è unica, e smorzare le lampade pubbliche senza pregiudizio di quelle private, allo stato delle cose, non è possibile. Ma è poi vero che una certa illuminazione non si potrebbe dar magari pel tutta la notte, pur osservando i decreti superiori?
Per esempio, si potrebbero usare delle lampade colorate, degli schermi che impediscano alla luce di illuminare la parte superiore del paese, dei proiettori ecc. ecc. I mezzi, insomma, ci sono. E le autorità potrebbero, con l'aiuto della costituita commissione, cercarli ed attuarli nell'interesse pubblico.
Staremo a vedere.
Anche a Marzo, come lo scorso Febbraio, si registrano due morti per malattia e/o ferite per due nostri valorosi concittadini :
Amica Salvatore Giuseppe di Annunziato, soldato 85° reggimento fanteria, nato il 13 dicembre 1897 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 5 marzo 1918 nell’ospedaletto da campo n° 119 per malattia.
Falbo Silvio di Vincenzo, soldato 248° reggimento fanteria, nato il 22 settembre 1898 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 28 marzo 1918 in prigioni per malattia.
Aprile 1918
Promozione
Con lieto animo annunziamo l'avvenuta promozione del nostro egregio amico avv Gaetano Fino a Maggiore di Fanteria a la concessione di una seconda medaglia di argento al valore militare.
Il Maggiore Fino è sotto le armi dai primi mesi di guerra e va dando non poche prove di audacia e di valore.
Auguri cordiali e congratulazioni.
In questo mese di Aprile altri due nostri valorosi concittadini muoiono per la Patria:
Malagrinò Giorgio di Andrea, soldato 2° batteria bombardieri, nato il 22 gennaio 1890 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto l’11 aprile 1918 sul Piave per ferite riportate in combattimento.
Spadaro Giovanni di Alfonso soldato 5° reggimento genio, nato il 21 gennaio 1880 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 12 aprile 1918 a Santa Caterina di Lusiana per infortunio per fatto di guerra.
Maggio 1918
Sono trascorsi tre lunghissimi anni dall’entrata in guerra dell’Italia. Una guerra che doveva durare pochi mesi, oramai non termina più. I nostri valorosi concittadini morti per la Patria sono quasi 150. Nelle nostre famiglie solo disperazione, fame e miseria. Il ruolo delle donne, in questo periodo di grande crisi, è fondamentale. Si occupano un po’ di tutto. Passano da angelo del focolare domestico a membro attivo dell’economia familiare. Duro è il loro lavoro nei campi, come pure in tanti altri settori nuovi. Ma si fa questo perché è l’unico modo per mandare avanti la propria famiglia.
Le nostre donne per la nostra guerra.
In tanto fervore di sacrificio e di eroismo per la grandezza di questa nostra Italia, che vogliamo liberare da ogni oppressione ed elevare al dominio civile, nessuno deve rimanere inoperoso nella lotta atroce che si combatte. Tutte le forze della nazione debbono unificarsi in questo unico scopo della vittoria e sopra le vanità e l'egoismo deve imperare, con la sua santa legge, il dovere. Molto hanno fatto le donne d'Italia per la guerra sotto la bandiera della Croce Rossa. Hanno dato, celando il dolore, il loro sangue alla Patria, hanno supplito i validi, nei servizi cittadini, e nelle officine hanno formato quella mirabile legione delle seimila dame infermiere che compiono servizio volontario faticoso e non privo di pericoli, dagli ospedali territoriali a quelli esposti alle offese nemiche. Questo esercito ha avuto le sue vittime gloriose, le sue eroine; ha mostrato alle contadine, all'umile gente, come il sentimento del dovere abbia cancellalo la differenza di casta di fronte al sacrificio per la vittoria e per la Patria. Mentre si muore, ogni lusso, ogni vanità, sono stati banditi. Grida il sangue di quelli che per noi si battono, grida il pianto delle vedove, delle madri, degli orfani; è tutta una voce che comanda di curvarci alla santità dell'ora, e operare, con ogni forza e con tutta la fede per la vittoria che ci darà la sicurezza e la pace. Chi ha coltura, intelligenza, agiatezza ha mostrato di saper comprendere la bellezza dell'offerta d'ogni benessere al fine supremo per cui lavoriamo tutti. Nessuna donna, che ha libera qualche ora del giorno, ha mancato di occuparsi in lavori di guerra; chi ha avuto la possibilità di frequentare i corsi di dame infermiere, lo ha fatto compiendo opera doppiamente meritoria dinanzi a Dio e dinanzi alla Nazione; la Croce Rossa armonizza in questa tragica ora i doveri verso la Patria e verso l'umanità. Alla Croce Rossa le donne debbono dare ancora il loro aiuto, trovando sempre nuovi soci.
Per iscriversi alla Croce Rossa, inviare la quota di lire 5 annue ai proprii Comitati o, in mancanza di questi, al Comitato Centrale di Propaganda in Roma.
Ufficiali in licenza
Con vivissimo piacere abbiamo riveduti i nostri egregi amici capitano notar cavaliere Tommaso Tricarico, e il sottotenente avv. Felice De Tommasi, venuti in licenza.
Inviamo loro i l nostro saluto cordialissimo e fervido.
Un soldato che si fa onore
Salvatore Mietitone è uno dei nostri più entusiasti soldati, e merita la nostra considerazione per le tre ferite che ne testimoniano il valore e l’ardimento.
I l nostro bravo, di cuore.
Promozione
É stato promosso al grado di capitano il nostro giovine concittadino Pietro Paolo De Tommasi.
Congratulazioni ed auguri.
Lazzaretto
Per i casi di morbillo qui avvenuti, il Sindaco ha disposto che i profughi sgomberino il Convento dei Cappuccini per poterlo adibire a lazzaretto. Tale fu per più anni questo luogo veramente opportuno alle malattie contagiose; e però era stato fornito di tutto il necessario. Se non che, sullo scorcio del passato anno, si venne dolorosamente a scoprire che più di trenta letti, con la rispettiva non poca biancheria e le varie coperte ed altri oggetti come lavamani, utensili di cucina ecc., erano stati trafugati.
Si che, ora, con l'enorme rincaro che tutti lamentiamo, il Municipio dovrà sostenere una spesa quadrupla per riparare alla grave perdita.
Trattandosi di un furto così considerevole, che non si è potuto commettere né da una sola persona né in una sola notte, riuscirebbe facile scoprire gli autori; onde non sappiamo spiegarci perché si sono abbandonate le indagini che si erano intraprese. Nonostante si è sempre in tempo di ritrovarvi alacremente, con la certezza di poter svelare il mistero e riavere tutta o parte del considerevole bottino.
A noi danno bene a sperare la nota solerzia delle Autorità locali e dell'Ill.mo Procuratore del Re di Rossano, che sappiamo uomo energico quanto coscienzioso e giusto.
Un altro Caduto : Michele Caruso di Luigi
E caduto anche lui, offrendo la sua bella giovinezza alle Mani della Patria!
Ed è salito al sacro concilio dei nuovi eroi, aspettanti chi si tinga la fronte del loro sangue e corra a compierne la vendetta.
Aveva combattuto le più ardue battaglie del pensiero, ornando e rinvigorendo l'animo nella feconda palestra degli studi, e aveva toccato la palma del vincitore.
Da Corigliano, ove l'Istituto «Garopoli» lo accolse fanciullo e gli dié la meritata licenza ginnasiale; a Bari, ove frequentò la Scuola inferiore di commercio; a Venezia, ove, per cinque anni di feconde veglie, seguì il corso commerciale superiore, e si laureò nelle scienze giuridiche ed economiche; all'Istituto del Credito Italiano, ove entrò due anni appresso, e conseguì subito il grado d'ispettore della Succursale in Bari; fu tutta una via di rose, tutta un'ascensione di luce la sua. E la fiamma ardentemente meridionale che gli pervadeva le fibre, lo spinse in su, sempre in su, fino ad esaltarlo, ad entusiasmarlo nell'essenza, nella grandezza, nella gloria pura della Patria.
E quando la Gran Madre tuonò alto in nome del Diritto e della Civiltà, egli, non ultimo a protender l'anima ai nuovi orizzonti, assaporò, non ultimo, la sacra voluttà di quell'ora.
Uscito dalla Scuola Militare di Modena, nell'ottobre del 1916 partecipò sottotenente dell’8° reggimento di fanteria, a tutte le gesta svolte sul basso Isonzo fino al settembre del 1917, quando intraprese in Brescia il corso d'ufficiale mitragliere. Con tal grado, il 26 d'ottobre andò alla fronte e toccò Udine piangente e fuggente per l'immane disastro.
Raggiunto il suo reparto, ne assunse il comando, e oppose salda colonna all'impeto nemico. Fermo sul basso Piave sino alla fine di gennaio ultimo, quando se ne allontanò, lieto di doversi adoperare e — validamente lo fece — a vantaggio del Prestito Nazionale, vi tornò ai primi d'aprile — Il pomeriggio del 5 maggio fu la sua ultima e più gloriosa gesta!
Sospiri di calda e santa tenerezza, più caldi palpiti d'orgoglio sublime si son fermati, in atto di religione, dinanzi al puro zampillo di quel sangue. É l'anima di sua gente, ch'egli avvolse di tanto profumo; l'anima del benemerito Istituto di Bari, e dei colleghi, e dei compagni d'arme, dei quali egli era tanta luce; l'anima dei professori di questo Collegio e degli amici coriglianesi, lieti gli uni di averlo avuto discepolo; gli altri concittadini d'elezione.
Caro e diletto Michelino, quando più vivo mi torna allo spirito l'ardore de' tuoi ventotto anni o del tuo ingegno, quel molo di cultura nuova e varia, quell’odorosa bontà, quell’avvincente gentilezza, quell'ammaliante signorilità, e penso alle bocche rosseggianti delle tue ferite, io non so dire alla lacrima:
— Fermati!
Ma se ti guardo ove sei, in alto, nell'aria e nella luce, con l'indice teso in avanti verso i combattenti della nuova età, e l'occhio fisso nei nostri nuovi destini, io non so tenermi dal dire alla lacrima: — Sta', che offenderesti!
E, tese le braccia in questo divino rapimento, benedico il tuo eroico passaggio all’immortalità.
Domenico Gallerano
24 Maggio
Anche nel nostro Istituto l'anniversario del nuovo natale della Patria è stato degnamente commemorato, tra gli applausi commossi dei professori e degli alunni, dalla parola alta ed ispirata del chiarissimo prof. Sottotenente Bernardino Serra, che ha pure ricordato con intima soddisfazione i giorni dei pericoli e delle prove, a cui egli ha partecipato da valoroso, restandone gravemente ferito, e che, per incarico del Ministero dell'Istruzione, svolge con competenza ed entusiasmo il corso delle lezioni sulla nostra guerra.
A Maggio, come nei mesi scorsi, muoiono per la patria altri due nostri valorosi concittadini :
Cuzzolino Francesco Domenico di Annunziato, soldato 63° reggimento fanteria, nato il 24 novembre 1887 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 24 maggio 1918 sul campo per ferite riportate in combattimento.
Magliarella Alfonso di Fortunato, soldato 141° reggimento fanteria, nato il 25 agosto 1891 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 30 maggio 1918 a Modena per malattia.
Giugno 1918
Questo è il mese della rinascita dell’esercito italiano, avviato finalmente verso la vittoria finale. Si combatte la battaglia del Solstizio o seconda battaglia del Piave. L’ultima offensiva sferrata dagli austo-ungarici contro le nostre truppe, comandate con intelligenza e sagacia dal generale Armando Diaz. È la risposta agli austro-ungarici dell’esercito italiano alla disfatta di Caporetto : 150.000 i morti austro-ungarici. Per i nostri secolari nemici è l’inizio della fine. Di seguito, gli avvenimenti nella mia Città, raccontati dal Popolano.
Il Tenente-Colonnello F. Leonetti
Con decreto 11 luglio, il Presidente della Repubblica francese ha nominato Cavaliere della Legion d'onore il Colonnello Francesco Leonetti, per il suo buon servizio prestato nelle esonerazioni degli italiani residenti in Francia, soggetti al servizio militare, e lavoratori comunque nelle officine degli armamenti e delle industrie francesci.
Così alta onorificenza viene ad aggiungersi ai meriti e alle distinzioni del nostro egregio Concittadino, al quale porgiamo il nostro plauso, esprimendogli la nostra viva compiacenza.
Richiamato in servizio
É stato richiamato in servizio militare, dopo parecchi mesi di licenza di convalescenza per grave fattura riportata al bacino, causatagli da un autocarro, l'egregio nostro amico capitano medico dottor Domenico Fino che ritorna sul campo a prestare l'opera sua salutare e intelligente, e a cui mandiamo il nostro affettuoso saluto augurale.
Giovannino Cimino
La solita breve licenza ci ha procurato il grandissimo piacere di riabbracciare il carissimo simpatico Giovannino Cimino del cav. dott. Antonio, il quale da tre anni, sul fronte di battaglia, dà luminosa prova di infaticabile tenacia e di non trascurabile valore.
La nuova licenza, però, ci ha dato una nuova lieta sorpresa; il tenente Cimino, che da molti mesi è nel quadro d'avanzamento al grado di capitano, è questa volta insignito della croce al merito di guerra, testè conferitagli con ordine del giorno del Comandante il XX corpo d'armata.
Bravo Giovannino! Quando il simpatico viso imberbe avrà la fiera espressione del comandante di compagnia, non ci resterà che metterci sull'attenti; il che facciamo anche ora e volentieri, augurando al carissimo giovine amico nuove e maggiori soddisfazioni.
L'elenco dei 6 nostri valorosi concittadini morti per la Patria:
Lavorato Raffaele di Giovanni, soldato 11.ma compagnia di sanità, nato il 16 marzo 1888 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 1° giugno 1918 a Taranto per malattia.
Marinaro Antonio, caporale 240.ma batteria bombardieri, nato il 23 febbraio 1898 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, disperso il 15 giugno 1918 sul Piave in combattimento.
Cristiano Francesco di Filippo, caporal maggiore 13° reggimento bersaglieri, nato il 12 febbraio 1894 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 17 giugno 1918 a Capo Sile in combattimento.
Noè Vincenzo, soldato 48° reggimento fanteria, nato il 27 agosto 1898 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, disperso il 28 giugno 1918 sul Monte San marco in combattimento.
Mollo Francesco di Giuseppe, soldato 1° reggimento fanteria, nato il 12 gennaio 1899 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 24 giugno 1918 sul campo per ferite riportate in combattimento.
Salatino Arcangelo Vincenzo di Pietro, soldato 59° reggimento fanteria, nato il 14 febbraio 1884 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 24 giugno 1918 sul campo per ferite riportate in combattimento.
Luglio 1918
Nonostante gli avvenimenti bellici positivi del nostro esercito, si continua a morire. Cinque valorosi nostri concittadini muoiono per la Patria : Francesco Orlando, Francesco Gammetta, Agostino Zingone, Francesco Liquori e Giuseppe Colapenne. Quest’ultimo, non ancora diciannovenne, chiamato dagli amici Gigino.
La morte di Gigino Colapenne
Una triste notizia giunta al Sindaco del nostro Comune :
«Egregio sig. Sindaco,
Adempio il doloroso incarico di comunicare a la S.V. la morte di un ottimo soldato di codesto Comune, Colapenne Giuseppe di Onofrio e di Pometti Carolina, avvenuta in un ospedale, in seguito ad infezioni di una ferita avuta ad una gamba da scheggia di granate, il giorno 19 luglio corrente anno. Prego la S.V. di notificare alla povera famiglia la dolorosa notizia con quella prudenza e umanità che il caso richiede (se pur non ne è stata informata) e di voler presentare a detta famiglia le condoglianze sincere mie e degli ufficiali e soldati della batteria, i quali tutti provano grande dolore per la scomparsa del caro e valoroso soldato. In attesa ringrazio.
Con stima
Dev.
Sac. Marcello Boccalatte
Cappellano Militare
L'elenco dei nostri valorosi concittadini morti per la patria :
Orlando Francesco di Giovanni, soldato 8° reggimento bersaglieri, nato il 10 gennaio 1894 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 9 luglio 1918 a Montecatini per ferite riportate in combattimento.
Gammetta Francesco di Pietro, soldato 219° reggimento fanteria, nato il 13 ottobre 1893 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 19 luglio 1918 in prigionia per malattia.
Zingone Agostino di Francesco, soldato 101° reggimento fanteria, nato l’11 maggio 1896 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 25 luglio 1918 sul campo per ferite riportate in combattimento.
Liquori Francesco di Salvatore, tenente 2° vessillo milizie albanesi, nato il 12 dicembre 1896 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 31 luglio 1918 in Albania per ferite riportate in combattimento.
Colapenne Giuseppe di Onofrio, soldato 1° reggimento artiglieria P.C., nato il 28 luglio 1899 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 19 luglio 1918 nell’ospedaletto da campo n° 145 per per ferite riportate in combattimento.
Agosto 1918
Continuano, come nel mese di Luglio, i successi dell’esercito italiano contro quello austro-ungarico. Le nostre batterie abbattono molti aerei nemici. Nella mia Città, oltre alla grande crisi economica, regna la paura dei bombardamenti, perché in questi giorni, per rappresaglia, i nemici avevano bombardato Bari ed altre città italiane. Di seguito la cronaca di questi giorni sul prezioso Popolano.
Per un eroe caduto
Giovedì, 22 corrente, nella chiesa di S. Maria a Piazza, si sono celebrati solenni funerali per l'anniversario dell'eroica fine del giovane e valoroso Capitano Alfredo Tricarico, caduto sul Carso, a soli 24 anni.
Alla famiglia Tricarico le nostre sentite condoglianze.
Gli effetti di guerra
Calmiere del pesce
Che se n'è fatto del calmiere sul pesce? C'è stato, in proposito, una deliberazione del nostro Consiglio, la quale è rimasta lettera morta.
Il pesce intanto diventa tanto più prezioso che raro, e il poco che viene si vende molto caro.
Preghiamo il nostro Sindaco, che ha tanto a cuore le sorti del nostro paese in pace e in guerra, di provvedere e subito.
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Scarpe di stato
Sin dai primi di luglio, il signor Giovanni Mingrone acquistò, dietro nomina del Ministero, una discreta quantità di calzature nazionali a una somma rilevante. Finora esse giacciono invendute nella bottega del sig. Mingrone, perché, quantunque si fossero fatte pressioni alle Autorità competenti per il rilascio dei boni, questi non sono arrivati. Ci si dice che ciò dipenda dalla poco patriottica ... ingordigia di alcuni calzolai, i quali, con una strana pretesa, vorrebbero che le scarpe di stato fossero vendute al pubblico, dopo lo smercio delle calzature che aspettano il compratore nelle vetrine dei loro negozi.
Intanto il pubblico ha bisogno di scarpe.
A quando la vendita di quelle di stato?
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Mancanza di sale
Si deplora la mancanza di sale.
Perché non si fa fermare e scaricare uno dei vagoni di sale che vanno a Rossano alla nostra stazione, invece di far continuare il viaggio di tutti fino alla stazione di Rossano, da cui uno di essi deve far ritorno alla nostra?
Perché questo andare e venire inutile?
Il sale così si potrebbe avere più presto da noi e non si sarebbe costretti a girare per tutte le rivendite dei tabacchi col pericolo di non trovarne.
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Due pesi e due misure
Alcuni con la tessera acquistano grano, altri pane. Ma questo, essendo fatto con farina misturata, non è certamente di quella buona qualità che è data dalla farina di puro grano.
Perché allora non far consumare tutta la farina ai panettieri, e poi cominciare la distribuzione del grano?
Si sarebbe evitato questa diversità di trattamento, la quale permette a chi lo può di mangiare un pane migliore di quello che mangia la povera gente.
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Legna da ardere
Non potrebbe il nostro egregio e solerte Sindaco trovare un modus vivendi per far cessare lo scandaloso mercato della legna da ardere?
Tutti riconosciamo che un aumento nei prezzi è inevitabile, ma aumento giusto; il doppio, il triplo, non dieci volte più di quello che si spendeva una volta.
Continuando di questo passo, un pezzo di legno da ardere costerà più di un pezzo di legno da costruzione.
Si era stabilito un calmiere, perché, secondo noi, la legna da ardere è anche merce di prima necessità; ma non sappiamo che cosa se n'è fatto.
Al nostro egregio Sindaco l'ardua risposta.
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Spezzati di bronzo
É un affare serio questo degli spezzati di bronzo! Non si può avere più una lira di soldi e di doppi soldi ... e un povero diavolo, che scende in piazza per comprare della verdura o della frutta, è costretto a pigliarne per il valore di una, due o più lire intere, perché nessuno ha resto.
E se un disgraziato non ha che una sola lira, e con questa deve comprare un pò di tutto, come fa? A chi la conti? Compri l'intera lira di pomidori, di peperoni o di altro, e mangi questo!...
Dove abbiamo arrivati, diceva un tale dei tali!...
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La piazza
É diventata un bosco ove la povera gente è grassata, è proprio la parola. Si vende tutto a prezzo quadruplicato e decuplicato; ma quel ch'è peggio si è che, mentre una verdura o una frutta si vende a sei soldi in sulle prime ore del mattino, il prezzo aumenta a vista allorché alla vendita si resta in uno o in due.
Dove si arriverà di questo passo?
In Agosto 1918 due nostri valorosi soldati muoiono per la Patria :
Madeo Antonio di Basile, soldato 145° reggimento fanteria, nato il 5 luglio 1899 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 21 agosto 1918 nel 279° reparto someggiato di sanità per ferite riportate in combattimento.
Santoro Salvatore di Francesco, soldato 58° reggimento fanteria, nato il 2 gennaio 1876 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 24 agosto 1918 in prigionia per malattia.
Settembre 1918
A settembre, con l’armistizio chiesto ed ottenuto dalla Bulgaria, inizia finalmente la parte finale di questa drammatica guerra, che ancora porta via dall’affetto dei propri familiari onesti e buoni nostri concittadini. In questo mese muoiono per gravissime ferite riportate in combattimento : Leonardo Ruffo, di 25 anni, Battista Tramonte, di 37 anni, Francesco Gaccione e Francesco Lupinacci, entrambi ventiquattrenni. Segue la cronaca del Popolano.
Visita gradita
É fra noi da qualche giorno, e per breve licenza, per riposarsi un pò delle continue fatiche, che il suo importante ufficio gli impone, e per abbracciare i genitori, il nostro sempre caro amico Cav. Comm. Francesco dottor Leonetti, Tenente Colonnello Commissario negli importanti uffici degli esoneri.
All'egregio amico ed illustre ufficiale che, onorando se stesso, onora la Patria ed il paese natio, il nostro affettuoso saluto e l'augurio di sempre maggiori trionfi.
Croce di guerra
Le più sentite congratulazioni facciamo al nostro caro amico e concittadino tenente Giovan Battista Policastri, cui con recente disposizione è stata conferita la croce al merito di guerra.
L'onorificenza attestazione di valore premia il merito e il coraggio del valoroso giovane che ha servito la Patria con abnegazione.
Ne sono lieti gli amici che gli rinnovano i più fervidi auguri di altri ascensi.
Altra croce di guerra
Un'altra croce al merito di guerra è stata conferita all'amico Bruno Perri.
Anche a lui congratulazioni ed auguri.
Breve licenza
Trovasi in famiglia, per una breve licenza, il tenente Ingegner Gioacchino Spezzano, a cui, per la sua lunga permanenza al fronte, ove ha esposto parecchie volte la vita al pericolo della Patria, è stata conferita la croce al merito di guerra.
Auguri all'egregio giovane
Nuovo capitano
Il nostro caro amico Giorgio Favaro, già tenente di artiglieria, di residenza a Brindisi, è stato promosso, con recente decreto, Capitano.
All'egregio e caro amico le nostre più vive congratulazioni.
Una promozione
Con gran piacere abbiamo appreso la promozione a tenente effettivo, per meriti di guerra, del nostro amico Enrico Labonia di Emilio. Gli atti di eroismo, a cui essa è dovuta, sono comprovati dalla motivazione di tale promozione, che qui appresso riproduciamo :
«Comandante di sezione mitragliatrici, fulgido esempio di eroismo, tu, ovunque e sempre, ove più arduo era il cimento, audace, calmo, nei momenti più critici. Seppe impegnare con retto criterio le armi della Sezione col cui fuoco efficacissimo riuscì a fermare masse nemiche incalzanti e dar tempo ad una batteria, posta immediatamente a tergo, di risalire nelle posizioni di seconda linea. Riusciva quindi con sublime sforzo a ritirarsi con la Sezione in piena efficienza. Ferito, rifiutava ogni cura ed il ricovero in ospedale. Assalito da due austriaci ne pugnalava uno e catturava l'altro»
Nel congratularci col valoroso giovane dell'ambito e meritato premio raggiunto, esprimiamo a lui e alla sua famiglia le nostre più vive congratulazioni.
Muoiono altri nostri quattro valorosi concittadini :
Ruffo Leonardo di Alfonso, soldato 16° reggimento fanteria, nato il 15 maggio 1893 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 7 settembre 1918 nell’ospedaletto da campo n° 24 per malattia.
Tramonte Battista di Antonio, soldato 11° compagnia sanità, nato il 27 giugno 1881 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 14 settembre 1918 a Bologna per malattia.
Gaccione Francesco di Pasquale, caporal maggiore 49° reggimento artiglieria da campagna, nato il 24 giugno 1896 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 21 settembre 1918 a Longobucco per malattia.
Lupinacci Francesco di Alfonso, caporal 141° reggimento fanteria, nato il 31 marzo 1894 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 26 settembre 1918 nell’ospedaletto da campo n° 66 per malattia.
Ottobre 1918
Per i nostri concittadini, e per tutto il Popolo Italiano, mancano pochi giorni alla fine della Grande Guerra. Il contributo dei nostri alleati, e in particolare quello degli Stati Uniti, è stato determinante. Nonostante ciò, anche questo mese, come in tanti altri nel passato, è un mese spietato per 11 famiglie coriglianesi. Muoiono ben 11 nostri valorosi soldati. Ecco i nomi.
Crocco Pietro Paolo di Giuseppe, soldato 280° battaglione M.T., nato il 18 novembre 1887 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 4 ottobre 1918 a Monteleone di Calabria per malattia.
Chiaradia Antonio di Vincenzo, soldato 47° reggimento fanteria, nato il 1° maggio 1888 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 5 ottobre 1918 a Lecce per malattia.
Malagrinò Alfonso di Luigi, soldato 244° reggimento fanteria, nato il 12 agosto 1895 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 7 ottobre 1918 a Corigliano Calabro per malattia.
Florio Francesco di Leonardo, soldato 162° reggimento fanteria, nato il 5 marzo 1888 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 15 ottobre 1918 nell’ospedaletto da campo n° 151 per malattia.
Parisi Vincenzo di Salvatore, soldato 1212.ma compagnia artiglieria Fiat, nato il 15 novembre 1898 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 22 ottobre 1918 a Selvazzano Dentro per malattia.
Pagnotta Giuseppe di Pasquale, soldato 57° reggimento fanteria, nato il 25 settembre 1892 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 25 ottobre 1918 sul campo per ferite riportate in combattimento.
Catapano Antonio di Salvatore, soldato 265° reggimento fanteria, nato il 7 aprile 1898 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 27 ottobre 1918 nell’ospedaletto da campo n° 131 per malattia.
Fusaro Giovanni di Domenico, soldato 8° reggimento bersaglieri, nato il 3 gennaio 1893 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 27 ottobre 1918 nel 148° reparto someggiato di sanità per ferite riportate in combattimento.
Lavorato Francesco di Natale, soldato 15° reggimento artiglieria treno, nato nel 1889 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 27 ottobre 1918 in Macedonia per malattia.
Luzzi Salvatore di Natale, soldato 240° reggimento fanteria, nato il 16 febbraio 1899 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 27 ottobre 1918 sul Monte Pertica per ferite riportate in combattimento.
Nudo Giorgio di Rosario, soldato 1° reggimento artiglieria P.C., nato il 26 luglio 1892 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 27 ottobre 1918 ad Este per malattia.
Novembre 1918
Ai primissimi giorni di novembre, la terza battaglia del Piave o la battaglia di Vittorio Veneto trasforma in rotta non più arginabile l’esercito austro-ungarico, che è allo sfascio. Così finisce la prima Guerra Mondiale, detta anche Grande Guerra per i suoi numerosi morti e feriti. La stima del numero totale delle vittime, per vari motivi, non è certa. In ogni caso, però, si parla tra i 12 e 15 milioni di morti e tra 25 e i 30 milioni di feriti, con stime ancora più alte. Una Catastrofe!... La sera del 3 Novembre, verso le ore 20, la lieta notizia giunge alla mia Città. Ecco come il Popolano racconta questi ultimi avvenimenti.
Dimostrazione patriottica
Domenica a sera (3 novembre) verso le ore venti, non appena giunse e si sparse la notizia della completa vittoria delle nostre armi e dello sfacelo dell’esercito nemico, la popolazione tutta, rapidamente conosciuta la lieta novella, improvvisò una dimostrazione patriottica, imponente e calorosa.
Alla piazza, del Popolo arringò splendidamente la folla entusiasta l’avv. Giuseppe Amato. Indi il popolo commosso, salì per il corso Principe Umberto alla Piazza Vittorio Emanuele, ove, avvistato il Sindaco, in preda alla più viva emozione, per l'arrivo delle belle notizie, con l'intervento della banda cittadina, continuò a dimostrare per le vie principali della città al suono dell'inno reale tra il delirio dei dimostranti. Ritornati in Piazza del Popolo, si sciolse tranquillamente tra la più viva gioia della popolazione
Comitato di assistenza infermi poveri.
Ad iniziativa del nostro egregio e benemerito Sindaco, che non tralascia alcuna occasione per dimostrare che pari alla sua solerzia è solo il suo buon cuore, si è costituito un comitato di assistenza agli infermi poveri, composto dai signori: Barone Guido Compagna, presidente; sig. Carlo Williamson, cassiere; Avv. V. Fino, Maradea, Sac. F. Sangregorio, Avv. F. Policastri, F. Dragosei, Gav. F. Rossi, Cav. G. Attanasio, Cav. A. Cimino, Prof. B. Leoni, G. Impagliazzo, membri.
Non appena costituito il Comitalo ha proceduto ad una sottoscrizione per la raccolta di fondi, per cui, nei tre giorni successivi alla sua costituzione, si sono raccolte lire dodicimila.
Il Comitato già è in piena funzione, distribuendo del latte, sotto l'attiva sorveglianza
del Comitato, in un locale della piazza V. E., e del brodo nella cucina del Convitto Garopoli sotto la vigile sorveglianza del Prof. Leoni.
Elargizione cospicua.
Il nostro amato Barone Guido Compagna, che nei bisogni e nelle calamità del nostro paese, ha sempre dimostralo di essere all'altezza della tradizione di nobiltà e di carità, che vige nella sua illustre Famiglia e si rafforza sempre più col valido soccorso che esso Barone Guido presta alla cittadinanza, in qualsiasi modo, bisognosa, ha voluto aggiungere un altro attestato di riconoscenza a quanti glie ne tributarono il lenimento delle altrui sofferenze e l'ausilio e l’incremento di ogni opera di carità e di pietà.
Egli ha elargito, per sé e per l’Illustre Senatore suo padre lire cinquemila a favore del Comitato di assistenza agli ammalati poveri. Quanti avranno un sollievo dalla cospicua elargizione benediranno l'opera soccorritrice del Barone Compagna, invocando, nella spontaneità della preghiera e nella semplicità delle loro anime, ogni benedizione dal Cielo sul prodigo donatore e sui componenti della sua Famiglia benefattrice
Sottoscrizione per gl'infermi poveri.
Senatore Barone Compagna L. 3000,
Barone Guido Compagna L. 2000,
Senatore Conte d'Alife L. 1000,
Mac Andrews & Forbes L. 1000,
Avv. Franc. Policastri L. 500,
sig. Carlo Williamson L. 250,
Comm. G. Garetti L..300,
Cav. Dottor A. Cimino L. 200,
Barone S. De Rosis L. 200,
Avv. V. Fino L. 250,
Sac. F. Sangregorio L. 200,
Arcip. De Gennaro L. 200,
Dott. V. Fiore L. 150,
A.Maradea L. 100,
R. Pedatella L. 200,
P. Cumino L. 100,
G. Pisani L. 100,
Nic. De Rosis L. 50,
G. Pisani L. 100,
Cav. F. Ro.ssi L. 20,
G. Impagliazzo L. 25,
F. Dragosei L. 20,
Prof. B. Leoni L. 10,
A. Bruno L. 20,
G. De Novellis L. 10,
A. Codino L. 10,
A. Romanelli L. 10,
P. Cavalieri L. 20,
A. Rizzo-Corallo L. 20,
M. Abenante L. 10,
Società Anonima Silva Italica L. 400,
G. Cav. Attanasio L. 100,
P. Policastri L. 100,
F. Palma L. 50,
F. Pugna L. 100,
Lasso P. L. 100,
lannini L. 50,
P. Pisani L. 25,
D. Garasto L. 10,
Meligeni L. 10,
Madeo L. 25,
S. Pisani L. 50,
Argentieri L. 50,
Scarcella L. 50,
Cosenza L. 100,
Malena L. e G. L. 150,
V. Palma L. 100,
Gravina L. 50,
Viteritti L. 100,
Federico L. 100,
Palombaro O. L. 50;
L. Ferrari L.10,
Delegato Arnone L. 50,
G. e F. Cilento L. 50,
G. Pisani L. 100,
R. De Rosis L. 100,
N. De Rosis L. 50,
A. Attanasio L. 10.
Totale L. 12055
La dimostrazione del 12 corrente
Anche Corigliano nostra, che aveva seguito con animo trepido e beneaugurante le vicende fortunose di questi ultimi giorni, e che, all'annunzio della strepitosa vittoria che compiva il sogno dei nostri padri e il voto dei nostri cuori, era esplosa in entusiastiche indimenticabili dimostrazioni, attendeva, dopo il crollo dell'impero austro-ungarico, quello dell'impero germanico. E quando martedì scorso notizie ufficiose assicurarono che il tracotante nemico della Civiltà e della Giustizia aveva finalmente chinato il capo dinanzi alla forza del Diritto, impersonato in noi e nei nostri alleati, e aveva firmato l'armistizio, accettando tutte le condizioni impostagli, fu presa dal più vivo delirio di gioia. Tutta la cittadinanza, senza distinzioni di classi, di età e di sesso, si riversò in piazza Vittorio Emanuele, inneggiando alla Pace vittoriosa che sorrideva nello sventolio del santo tricolore.
Verso le ore 15 tutte le campane della città incominciarono a suonare a festa. Fu un attimo: la fiumana di gente sempre più ingrossando e, con in testa la musica che suonava gl'inni patriottici, s'incamminò per la strada Principe Umberto. Alla biforcazione di questa con via L. Palma, la dimostrazione incontrò il nostro egregio Sindaco che, circondato di bandiere, veniva incontro ai dimostranti. Fu un momento indescrivibile. Il Sindaco, acclamatissimo, corse ad abbracciare e baciare il nostro Direttore Dragosei, e unitosi alla dimostrazione, questa prosegui per piazza del Popolo, Corso Garibaldi tra lo sventolio delle bandiere e le acclamazioni entusiastiche, e si fermò nella chiesa di San Francesco, dove fu cantato un solenne «Te Deum» dì ringraziamento. Dopo il rev. Parroco Spataro disse brevi parole tra la generale commozione. Poi il gran corteo discese per via S. Francesco.
In piazza del Popolo il Sindaco avv. Vincenzo Fino, visibilmente commosso, sorse a parlare tra il religioso silenzio. E salutò i primi eroi e i primi martiri di questa gloriosa quarta guerra d'indipendenza e i mille e mille mutilati, sacri alla Patria, sparsi per l'Itaia, ma tutti stretti nell'impeto meraviglioso che festeggiò l'alba delle nostre più sacre rivendicazioni. Salutò le madri, le spose e gli orfani orbati dai loro cari. Disse anche dell'ultimo despota che aveva abbandonato il trono insanguinante e si era rannicchiato nell’ombra inseguito e soffocato dal rimorso. Inneggiò alla fine di tutte le guerre e alle conquiste e al trionfo della democrazia. Terminò con un saluto alle città redenti.
Ogni periodo fu sottolineato da frenetici applausi e da evviva.
Dopo ciò il corteo riprese il suo giro per le vie del paese pavesate, trionfante di emozione, mentre la musica con l'Inno Reale e l'Inno di Garibaldi accendeva sempre più il sacro entusiasmo.
Per via Roma, Villa Margherita, Gradoni di S. Antonio, Piazza Cavour, via Castello si giunse al Municipio.
Nella vasta sala del Consiglio il Sindaco disse altre belle e ispirale parole. E ricordò i gloriosi eroi di Corigliano immolati sull'altare della Patria, oggi vivi più che mai nella memoria di chiunque senta di appartenere a questa nobile terra, spesso abbattuta dalla sventura, ma sempre forte e gagliarda. Salutò il popolo coriglianese che durante il tempo della guerra seppe mostrarsi forte e sopportò tutte le privazioni.
Finì baciando la bandiera quale segnacolo di fratellanza e di libertà.
Un fremito corse per l'uditorio, un grido di evviva usci da ogni petto, una lagrima bagnò ogni ciglio, mentre tutte le campane gittavano sul paese in festa l'onda del loro suono di gloria.
Al Municipio
Il giorno 13, sotto la presidenza del nostro egregio Sindaco avv. V. Fino si è riunito il Consiglio comunale. Erano presenti i signori: Fiorita, Maradea, Dragosei, Graziani R., Graziani M., Pisani, Sangregorio, Terzi, De Novellis, Ciollaro, Mingrone e Polino.
Aperta la seduta, il Sindaco, commosso dai fausti avvenimenti che precipitavano, ha inneggiato alla vittoria strepitosa delle nostre armi e ha rivolto un caldo e sentito saluto ai nostri valorosi soldati e a quanti esultano in questa gloriosa primavera italica, in cui si riaffermano sempre più i principi del Diritto e della Giustizia.
Ha inviato un saluto ai nostri morti, ai nostri mutilati, ai nostri combattenti , alle eroiche donne che seppero esser forti e seppero vincere.
Le poche parole ispirate al più alto patriottismo furono accolte dalle ovazioni di tutta l'assemblea, di cui l'eletto Capo aveva cosi bene interpretato ed espresso in sintesi mirabile i sentimenti di italianità.
Il Consiglio decise poi di telegrafare a S. M. il Re, al Generale Diaz, a S. E. Orlando, a S. E. Sonnino, a S. E. Salandra, a S.E. Foch, ai Sindaci di Trento e di Trieste italiane.
E la seduta si sarebbe sciolta in segno dì gioia se il Sindaco non avesse sentito il dovere di rivolgere — a nome di tutto il Consiglio — le più sentite condoglianze alla famiglia del consigliere Romanelli, morto recentemente, e di tesserne gli elogi, lodandone le ottime qualità come consigliere e come cittadino; e di fare le condoglianze al consigliere Dragosei, provato dalla sventura proprio in questi momenti epici e solenni da lui attesi, e sospirati con tanta ansia e tanta fede. Il povero Dragosei, che non ha potuto avere la grande gioia di festeggiare a casa, ancora piena di pianto, con la sua buona Signora, troppo presto travolta nei freddi baratri della Morte, il trionfo della più grande Italia ringraziò della solidarietà a lui dimostrata da tutti i colleghi e del delicato pensiero del Sindaco. Il Sindaco commemorò pure il defunto nostro egregio concittadino sig. Carlo Graziani, venuto da Cosenza in questa sua città natia per ristabilirsi da una grave malattia e dove invece trovò la morte. Ne elogiò il galantuomismo come cittadino e come impiegato. Il Consiglio si associò. I consiglieri Graziani R. e M. ringraziarono.
Dopo di che la seduta si scioglie.
Ecco intanto i telegrammi spediti:
A S. E. Aiutante Campo S. M. il Re
Zona di Guerra
A S.M. il Re che per questo giorno radioso condivise tutti i disagi e tutti gli ardimenti degli eroici soldati d'Italia, nonché tutte le ansie della nazione piaccia l’E.V. rassegnare il fervido reverente saluto di questa Rappresentanza Municipale mai come in quest'ora interprete sicura dei sentimenti dell'intera popolazione.
Sindaco Fino
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S. E. Orlando Presidente Consiglio Ministri
Roma
Questa Rappresentanza Municipale raccoglie entusiasta esultante grido intera popolazione Coriglianese che inneggia all’E.V. in questo giorno sacro alla grandezza della Patria nostra nonché alla solenne affermazione nel mondo del diritto e della giustizia contro la forza brutale.
Sindaco Fino
<>
S. E. Sonnino Ministro Esteri
Roma
All'anima eletta dell'E.V. la vittoria sfolgorante dell'Italia in particolare nonché di tutto il mondo civile deve già essa sola tornar sazievole compenso al formidabile lavoro alle veglie ai palpiti dei lunghi anni di guerra sofferti dalla E. V. con indomita fede contro ogni tentennamento ed ogni deviazione. Questi i sentimenti della Rappresentanza Municipale di Corigliano Calabro, dei quali mi onoro rendermi interprete.
Sindaco Fino
<>
S.E. Nitti Ministro Tesoro
Roma
Questa Rappresentanza Municipale saluta nell’E.V. uno fra i primi artefici della Vittoria che mentre scioglie l’antico esasperante voto dell'Italia nostra spezza altresì nel mondo intero le armi della prepotenza e della barbarie innanzi alla maestà del diritto e della giustizia. E confida che come nelle struggenti ore della guerra l'E.V. sarà fervido illuminato patriota nelle faticose e difficili ricostruzioni della pace.
Sindaco Fino
<>
S. E. Antonio Salandra
Roma
La mia città che non conosce oblii vuole associarsi alle consorelle d'Italia che nel tripudio della Patria per le assicurate rivendicazioni e il suo più largo prestigio nel mondo guardano con perenne gratitudine a S. E. Salandra che di questo sogno visse e trionfò nelle memorande giornate del 1915.
Sindaco Fino
<>
S. E. Diaz
Zona di Guerra
All'E.V. che con fine intuito meridionale e sapienza militare seppe rendere granitico sul Piave nostro glorioso esercito e poscia travolgente sul nemico obbligalo a chiedere mercé, riesca anche gradito nel plauso dell'Italia tutto l'omaggio modesto ma caloroso della mia Città.
Sindaco Fino
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S. E. Comandante in Capo della Marina
Roma
La Marina italiana che sapientemente guidata dall'E.V. compì epiche gesta in questa guerra di liberazione e affermazione si abbia col plauso dell'Italia tutta anche il modesto ma fervido omaggio della mia Città.
Sindaco Fino
<>
S.E. Foch
Zona Guerra Francia
Anche il modesto omaggio della mia Città giunga gradito a S.E. Foch che guidando gli eserciti del diritto contro gli eserciti della forza bruta scrisse col riportato trionfo la parola più severamente ammonitrice nella storia dell’umanità.
Sindaco Fino
<>
Sindaco — Trieste
Alla gentile sorella, a Trieste lungamente penosamente sospirata che aggiungemmo alfine sulla via seminata di sacrifici e di sangue il caloroso abbraccio anche della mia città.
Sindaco Fino
<>
Sindaco — Trento.
La gran Madre Italia chiama a raccolta tutte le sue città compresa la mia perché stringano forte al loro cuore la sorella ritrovata dopo lunghi patimenti e gloriosi sacrifizi.
Sindaco Fino
Festa di S. Francesco
Dopo la festa patriottica, Corigliano ha voluto celebrare la festa di ringraziamento al suo patrono S. Francesco.
La sera di sabato, 16 novembre, la musica da piazza Vittorio Emanuele si recò, suonando per la città, nella chiesa del Santo, ove si celebrò il Te Deum. Prima della benedizione, il Preposito Vulcano, che funzionava, fece un patriottico fervorino inneggiando al Re, ai Comandanti l'esercito e l'armata, ai nostri soldati che col coraggio, col valore, avevano finalmente abbattuto il nostro secolare nemico. Il fervorino fu spesse volte applaudito.
Nelle prime ore di domenica, e malgrado il tempo nuvoloso e alquanto freddo, la musichetta cittadina, riorganizzata alla meglio dal nostro Direttore sig. Dragosei, al suono dell'inno reale, si recò a portare il primo saluto al Santo Protettore di Corigliano.
La città si andava rianimando a poco a poco come nelle grandi solennità; e quando, verso le 10, la musica - che sempre suscita entusiasmo nei cuori di tutti - risalì verso la Chiesa del Santo, una folla immensa si riversò in Piazza Plebiscito e poi nella Chiesa per assistere alla messa di ringraziamento.
La chiesa era parata a festa, tutta ornata di bandiere d'ogni grandezza. Il Santo era adornato e contornato dai vivaci tricolori, che facevano esultare di gioia ogni cittadino che non avesse l'animo abietto e la coscienza venduta.
Verso le ore 11, uscì la processione del santo, preceduta dalle confraternite, dalla musica, dal clero, dai parroci e da cento e cento bandiere. Le strade erano tappezzate da drappi di seta di vari colori, che facevano un effetto magnifico, e per tutte le finestre erano bandiere d'ogni dimensione. Chi non aveva potuto averne una dai colori nazionali, aveva appuntato ad un'asta, ad una canna, uno scialle bianco con dei nastri rossi e verdi; altri avevano unito un fazzoletto bianco ed uno rosso con un nastro verde, ed altri uno verde ed uno bianco con nastro rosso. Si vedevano di tanto in tanto anche delle bandiere americane, inglesi e francesi.
Un immenso popolo seguiva la statua del Santo, che parea sorridesse di tenera compiacenza per la fine della terribile carneficina.
La processione, scesa dalla via San Francesco, percorse piazza del Popolo, via Roma, villa Margherita, gradoni Sant'Antonio, largo Costantinopoli, via L. Palma, corso Principe Umberto, piazza Vittorio Emanuele, via Orefici, piazza Cavour, via Toscano, via Capalbo, via Giudecca, via Garopoli, corso Garibaldi. Arrivati a piazza Plebiscito, si portò la statua sullo spiazzale e si fece, come al solito, la benedizione al mare e alle campagne. Rientrati in chiesa verso le ore 13, si cantò un solenne Te Deum e con la benedizione ebbe termine la emozionante e patriottica festa.
Vada il nostro plauso al Cappellano sac. Antonio De Rose e alla Commissione della festa, specie al nostro amico Alfonso Quintieri, il quale, pur essendo in procinto di tornare in Albania, dove presta servizio militare, aveva tutto ordinato perché alla festa non mancasse la dovuta solennità.
Così Corigliano ha voluto dimostrare al suo Santo Protettore la sua viva riconoscenza per la grazia ricevuta.
Il 27 novembre del 1918 muore per malattia a Crevalcore Florio Salvatore di Leonardo, soldato del 2° reggimento artiglieria, nato l'8 novembre del 1884
Dicembre 1918
La Grande Guerra è finita. Ma gli avvenimenti legati a questa drammatica guerra si susseguono ancora per un pò.
Bellucci Pietro di Salvatore
Maresciallo 36° raggruppamento artiglieri, nato il 28 novembre 1889 a Corigliano Calabro, morto il 1° dicembre 1918 a Corigliano Calabro per malattia.
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La morte inesorabile ci ha tolto l'esistenza di un giovane modesto, laborioso e buono, che era tornato da poco tempo nel seno della propria famiglia a godervi una breve licenza dal servizio militare, che aveva prestato con fede ed onore al fronte : Pietro Bellucci.
Lo strazio della famiglia e dei genitori è indicibile per la dipartita del loro Pietro che ha lasciato un vuoto incolmabile nella famiglia e nella larga schiera degli amici che ne apprezzavano la probità e la laboriosità.
I funerali riuscirono imponenti e valsero a dare la misura della stima e dell'affetto, in cui il bravo ed infelice giovane era tenuto.
Moltissime corone furono offerte alla memoria del povero giovane.
Esprimiamo alla famiglia le più sentite condoglianze del «Popolano»
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Alla cara memoria del Compagno : Bellucci Pietro
La falce della morte ha mietuto nel nostro campo. Bellucci Pietro non è più. Di carattere energico, d'idee grandi, sognava un avvenire bello. La sua infanzia trascorse con la mia; troppo lungo sarebbe l'enunciarne le doti che precocemente manifestava d'avere. Io vissi con lui giornate felici, intessute sempre da una grande cordialità.
Venne l'ora di ritemprarsi il carattere nella vita militare, ed eccolo là pronto, attivo, ben voluto da tutti. Scoppiò la guerra, ed insieme lasciammo il focolare domestico per dare alla Patria il nostro braccio e la nostra vita. Per quanto divisi noi vivevamo insieme nella comunanza del nostro pensiero, e consigliandoci vicendevolmente, conoscemmo il suo alto ingegno e le sue nobili idee tanto civili che politiche.
Il suo ritorno alla vita civile doveva ricolmare di gioia quanti lo conobbero; invece lascia nello strazio i suoi cari e noi compagni che abbiamo diviso insieme le gioie e le amarezze.
Nei compagni d'arme lascia un vuoto ed un immenso dolore
Umile Candia
per un Gruppo di Sotto Ufficiali del 2° Regg. Art. Pes. Camp.
Il 1918 si chiude con la morte, per causa della Grande Guerra, di altri tre nostri valorosi concittadini :
De Natale Francesco di Giuseppe, soldato parco aerostieri, nato il 27 febbraio 1896 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 5 novembre 1918 a Gallarate per malattia.
Cofone Domenico di Giovanni, soldato 172° compagnia mitraglieri Fiat, nato il 15 marzo 1899 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 22 novembre 1918 nell’ospedaletto da campo n° 188 per malattia.
Bellucci Pietro di Salvatore, maresciallo 36° raggruppamento artiglieria, nato il 28 novembre 1889 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 1° dicembre 1918 a Corigliano Calabro per malattia.
Ancora sulla Prima Guerra Mondiale - anno 1919
Per il Dottor Domenico Fino
Il Dottor Domenico Fino, il cittadino modello, il soldato valoroso che sui campi di battaglia impavido ha affrontato la morte per soccorrere un ferito, per lenire un dolore, per portare un conforto, è ora seriamente ammalato.
La gravissima ferita riportata sul Carso e che l'obbligò per tanti mesi ad essere ricoverato negli ospedali si è con violenza inaudita riprodotta forse per lo sfibrante lavoro al quale, non guarito ancora, si è sottoposto nell’ospedale di Crotone.
Sicuri interpreti di tutta la cittadinanza Coriglianese facciamo i più sinceri voti per la guarigione dell’egregio amico e gli inviamo il nostro augurio che è di riverenza, di affetto, di ammirazione.
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Per la grave malattia del nostro caro amico Micuccio è venuto da Firenze il valentissimo prof. Nicola Giannattasio, l'eminente chirurgo che tiene alto il nome della nativa Calabria in Toscana. Egli ha già operato il nostro amico, Dottor Fino, che dall'operazione trasse un primo sollievo e giova sperare che egli si ristabilirà completamente fra non molto.
All'illustre prof. Giannattasio il nostro plauso e il nostro reverente saluto.
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Venne anche da Napoli per assistere alla difficile operazione di Micuccio Fino il Dottor Santoro, l'egregio assistente del professor Pasquali.
Anche a lui il nostro saluto.
[Fino Domenico di Giuseppe, capitano medico, nato il 27 ottobre 1879 a Corigliano Calabro, morto il 12 aprile 1919 a Napoli per infortunio per fatto di guerra]
Pierino Cimino
Finalmente, dopo 30 mesi di dure e tormentosa prigionia, è tornalo fra noi il carissimo Dottor Pietro Cimino, il quale, nell'infausta invasione del Trentino del 1916, dal Carso, ove aveva combattuto in prima linea per quasi un anno intiero, trasportato con gli altri a fronteggiare l'invasione nel Trentino, sul Monte Mosciagh, all'alba del 26 maggio, circondato dai nemici, mentre gli cadeva vicino il suo Maggiore P. Gastinelli e ferito mortalmente il suo fido attendente Pietro Fassini, venne ferito gravemente da quattro proiettili di fucile austriaco, e, raccolto in barella dai nemici, fu trasportalo nel campo di medicazione. Intanto, nel trambusto di quella triste giornata, per le premurose ricerche del Barone Guido Compagna, al fronte anche lui, il Generale Giardino, con fonogramma in cifra, al presidio di Tiene, comunicava: «Sottotenente Cimino Pietro del 156° fanteria prima di essere fatto prigioniero fu ferito da proiettili alla schiena e fu visto trasportare in barella da due portaferiti austriaci il mattino del 26 maggio a Monte Mosciagh. Generale Giardino»
Guarito dalle ferite fu mandato nel campo di concentrazione a Mauthausen e dopo circa un anno a Knjucostur in Ungheria.
Il nostro Pierino, allorquando gl’imperi centrali fecero la seconda proposta di pace, animato sempre da nobili sentimenti patriottici, dalla dolorante prigionia, scriveva al padre «se pace dovrà farsi, mi auguro sia pace onorevole, in contrario preferisco soffrire altri 10 e 20 anni di questa prigionia» Ammirevoli sentimenti di amor di patria che animarono sempre i tre giovani figli del Cav. Antonio, il quale, anche lui, malgrado gl'immensi continui dolori ed ansie per i figli combattenti, ha sempre avuto fede e speranza nel trionfo della Patria.
E giustamente per il suo ritorno vi è stata una festa, della famiglia e degli amici.
Egli era atteso a S. Antonio da un largo stuolo di amici e della musica cittadina. Appena arrivato, essi se lo contesero, facendo a gara a chi primo lo baciasse e abbracciasse. La Banda, suonando l'Inno Reale, l'accompagnò fino a casa, dai cui balconi la famiglia fece un profuso gettito di confetti e di soldi, in onore e in festa dell'arrivato.
Grandissimo numero di cittadini di ogni classe sociale si recarono a far visita al caro Pierino che restò commosso della festosa accoglienza tributatagli dalla cittadinanza, e ci ha mandato la seguente lettera di ringraziamento, che volentieri pubblichiamo:
Carissimo D. Ciccio,
Di ritorno, finalmente, dalla lunga prigionia, sono stato accolto dalla cittadinanza con manifestazioni di simpatia così calde e sincere che intimamente confuso e commosso, mi hanno fatto dimenticare lutto il doloroso passato.
Vi prego pertanto di volere comunicare ai miei concittadini, a mezzo del vostro periodico, i più sentiti ringraziamenti miei e della mia famiglia ed i sensi della mia più sincera gratitudine per la benevolenza e gli onori voluti prodigarmi in modo così inaspettato e sincero, che io non credevo aver potuto meritare.
Con tutta stima.
Cimino dottor Pietro
Arrivo di Gaetano Varcaro
Anche l'arrivo dell'altro valoroso nostro amico Gaetano Varcaro, fu rallegrato dall'attesa degli amici e della famiglia. Il bravo giovane ufficiale, arrivato in Corigliano la sera di domenica 12 corrente [gennaio 1919], trovò a S. Antonio e lungo la via, preceduti dalla banda musicale, una larga schiera di amici che lo felicitarono, abbracciandolo, dall'arrivo fin che non giunse a casa, dove la famiglia lo accolse, dopo tanti mesi di attesa, nel suo seno.
Commoventissimo è stato l'incontro del reduce col padre dottor Vincenzo, ancora convalescente per lunga malattia sofferta, con lo zio e le zie.
Il nostro giovane amico, dopo gli abbracci con la famiglia, si affacciò da un balcone e ringraziò la folla degli amici che avevano voluto preparargli la festosa accoglienza.
A lui il nostro benvenuto
Altri 15 nostri valorosi concittadini moriranno tra il 1919 e il 1920 per "comprovata causa di guerra"
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194 furono i nostri valorosi concittadini morti per la Patria :
Per il seguente grafico, il termine "combattimento" riguarda coloro che sono stati feriti mortalmente sul campo di battaglia, il termine "malattia" si riferisce a coloro che sono morti, a seguito di ferite, negli ospedaletti da campo o a casa propria, mentre il termine dispersi si riferisce a chi è stato vittima per cadute di valanghe, affondamento di nave,...
Di seguito la tabella che indica il numero dei nostri valorosi concittadini morti per età. Appena dopo il grafico con le percentuali.
N° 18 |
Meno di 20 anni |
N° 26 |
Tra i 30 e i 35 anni |
N° 55 |
Tra i 20 e i 23 anni |
N° 17 |
Tra i 35 e i 40 anni |
N° 47 |
Tra i 23 e i 26 anni |
N° 2 |
Più di 40 anni |
N° 29 |
Tra i 26 e i 30 anni |
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Il più nostro concittadino più giovane, ancora non diciottenne, morto per la Patria :
Giannuzzi Cosimo di Francesco, soldato 274 battaglione M.T., nato il 4 giugno 1899 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 4 aprile 1917 a Castrovillari per malattia.
Il nostro concittadino più anziano morto per la Patria, all'età di 42 anni e mezzo :
Santoro Salvatore di Francesco, soldato 58° reggimento fanteria, nato il 2 gennaio 1876 a Corigliano Calabro, distretto militare di Castrovillari, morto il 24 agosto 1918 in prigionia per malattia.
Il reggimento più colpito, cioè che fece registrare il maggior numero di morti coriglianesi, ben 12, fu la 19.ma fanteria.
Soldati della Prima Guerra Mondiale
Ringrazio la gentilissima Rosalba Romano per avermi inviato la foto di suo nonno (mi auguro di riceverne altre per onorare i nostri antenati)
I Cavalieri di Vittorio Veneto
Ringrazio il dottor Giuseppe Pellegrino per avermi inviato la foto di suo nonno e il Prof. Salvatore Arena per le foto dei Caduti, dei Combattenti e Reduci e dei mutilati
(cliccare sulla foto per ingrandirla)
CADUTI
(da sinistra in alto) Atesina Francesco; Alesina Francesco; Aversente Antonio; Armono Francesco; Amato Antonio; Bonofiglio Francesco; Biscardi Francesco; Gap. Tricarico Alfredo; Gap. medico Fino
Domenico; Ten. Ferrari Raffaele; Curto Francesco; Caldeo Francesco; Cerano Antonio; Cerano Luigi; Cozza Giuseppe; Casciaro Luigi; Calapenna Giuseppe; Giardinieri Cosimo; De Carlo Fiore; Bruno
Francesco Saverio; Alice Giuseppe; Florio Francesco; Fusaro Giovanni; Fabbiano Salvatore; Madei Antonio; Gambetta Francesco; Graziano Francesco; Gallina Luigino; Grispo Francesco; Gambetta
Antonio; Fusaro Salvatore; Le Pera Giuseppe; Lavorato Raffaele; Marinaro Antonio; Magliarella Alfonso; Marino Antonio; Marino Agostino; Marinaro Giuseppe; Orlando Francesco; Oriolo Giorgio;
Pedace Giuseppe; Polino Emilie; Policastri Giuseppe; Petrone Domenico; Ruffo Leonardo; Risafi Giuseppe; Salvatori Francesco; Spadaro Giovanni; Terrazzano Salvatore; Salatini Leonardo; Santella
Francesco; Ferrara Francesco; Stifelio Antonio; Visciglia Francesco; Chiuradia Antonio.
(cliccare sulla foto per ingrandirla)
COMBATTENTI E REDUCI
(da sinistra in alto) Augusto Leonardo; Alesina Pietro; Arcuro Luigi; Arduini Oliverio; Agrippino Natale; Adimari Salvatore; Amantea Francesco; Arnone Vincenzo; Ardito Gerardo; Aiello Gaetano; Cap. Varcaro Gaetano; Cap. De Tommasi Paolo; Ten. Col. Fino Gaetano; Cap. Tricarico Tommaso; Cap. Leonetti Pasquale; Acri Antonio: Acri Giorgio; Avolio Giuseppe; Amerise Alfonso; Cap. medico Policastri Luca; Cap. Favaro Giorgio; Cap. Marino Pasquale; Cap. Tricarico Nicola; Cap. Tassitano Giovanni; Argieri Giuseppe; Arnone Pietro; Amato Francesco; Amica Giuseppe; S. Ten. Gianzi Francesco; Ten. Cimino Pietro; Ten. medico Marino Giovanni Battista; Ten. medico Salatino Salvatore; S. Ten. medico Fanuele Tommaso; Amica Giuseppe; Alfonso Salvatore; Bontempi Cosimo; Bontempi Alfonso; Martire Attilio; Arangis Giorgio; Martire Francesco; Beato Vincenzo; Berardi Luigi; Benincasa Vincenzo; Borgia Umile: Bruno Antonio; Bruno Antonio; Ten. Genio Tocci (o Tocei) Costantino; Contabile Giorgio; Chirico Leonardo; Cozzolini Luigi; Converso Antonio; Caracciok) Pasquale: Carnicci Giuseppe; Caliantro Vito; Calorosa Pietro; Corigliano Angelo; Cavalcante Francesco; Casciaro Giuseppe; Campana Angelo; Cartasiano Luigi; Zincone Natale; Cicero Felice; Caldeo Francesco; Cervello Francesco; Capalbo Antonio: Como Domenico; Cassano Luigi; Catonzaro Domenico; Curia Francesco: Ciucio Giovanni: Cariati Gennaro; Cozzardo Giovanni; Chiaramente Agostino; Cropanesi Vincenzo; Costante Giulio; Cervino Francesco; Cervino Teodoro: Cervino Alfredo; Colosimo Giuseppe; Campana Angelo; Campana Gaetano; Cropanise Alfonso; Cinti Giovanni; De Natale Francesco; De Luca Antonio; De Angelis Giacomo; Dima Battista; De Simone Francesco; De Simone Salvatore; De Vincenzo Francesco; De Vincenzo Raffaele; De Vincenzo Giuseppe; Napoli Giuseppe; Elia Giorgio; Maiorano Giuseppe; Paraci Francesco; Felicetti Tommaso; Pigola Francesco; Ferrari Luca; Ferrari Infantino; Viteritti Francesco; Fazio Antonio; Fusaro Antonio; Fusaro Alfonso; Fusaro Giovanni; Fusaro Alfonso: Fusaro Vincenzo; Forcineti Luigi; Forcineti Giuseppe; Gabriele Alfonso; Gabriele Cannine; Grispino Pasquale; Grispino Gennaro; Gambella Angelo; De Gennaro Michele; Giuranno Giuseppe; Graziano Domenico; Veronese Sergio; Grillo Antonio; Caiani Francesco; Gradilone Francesco; La Grotta Pietro Paolo; Longo Pasquale; Lazzarano Leonardo; Lavorato Pietro; Lopez Giuseppe; Lente Domenico; Lagana Giovanni; Longobucco Giorgio; Valente Domenico; La Via Stefano; Luzzi Francesco; Luzzi Francesco; Luzzi Antonio; Luzzi Giovanni; Meligeni Carlo; Visciglia Pietro; Vulcano Pasquale; Valente Giorgio; Ventura Giuseppe; Zangari Pietro.
COMBATTENTI E REDUCI
(da sinistra in alto) Marino Vincenzo; Marinaro Salvatore; Montalto Vincenzo: Bellucci Alfonso; serg. Russo Cataldo; serg. Privato Francesco; M.llo Mingrone Pasquale; M.llo Bellucci Pietro; serg. magg. Favaro Nicola; Avolio Alfonso: Don Giorgio Smurra; serg. Cavaliere Ferdinando; serg. Passerini Antonio; serg. magg. Candia Luigi Festivo; serg. Pinto Francesco; serg. Conte Luigi; Mollo Alfonso: Mollo Vincenzo; Monterà Luigi; Fannini Leonardo; Fannini Salvatore: serg. Fannini Francesco: Mazzei Salvatore; Marzullo Giacinto; Murate Giuseppe; Madei Filiberto: Zitrovato Salvatore; Madeo Attilio; Madeo Ferdinando; Magliarello Giuseppe: Malavolta Vincenzo; Magliarello Andrea; Madeo Francesco; Marchese Pietro: Marchese Giovanni: Marchese Luigi; Malavolta Giuseppe; Malavolta Infante; Malavolta Francesco: Maìaiù Francesco; Meligeni Giovanni; Meligeni Antonio: Malagrini Natale: Malagrino Pasquale: Malagrino Giuseppe; Mugaro Domenico: Napoli Antonio: Noè Francesco: Nocito Giuseppe; Noè Pasquale; Orlale Vincenzo; Avella Saverio: Orlale Giovanni: Oliva Giovanni; Oliva Francesco; Orlando Giorgio; Orlando Antonio: Pini Antonio: Pirro Giovanni; Polataccio Antonio; Policastri Giuseppe: Policastri Francesco: Policastro Giovanni; Pisani Giuseppe; Pacini Giovanni; Pipieri Leonardo: Pipieri Giuseppe: Pedaci Alfonso; Pedaci Pietro; Ponte Salvatore; Piro Antonio: Policastri Francesco: Pasqua Francesco; Palmiere Giovanni; Romio Vincenzo: Pignatari Giuseppe: Rugna Salvatore; Rugna Pasquale; Rugna Natale; Ruggieri Francesco: Rito Giorgio: Romio Francesco; Romio Vincenzo; Romio Luigi; Romio Natale; Raimonte Giorgio: Romano Francesco; Reale Francesco; Reale Leonardo; Russo Antonio: Russo Antonio: Rago Gennaro; Santacaterina Attilio; Santo Francesco; Spicagnola Nicola; Santoro Domenico; Severino Pietro; Servidio Cannine; Spataro Rocco; Silvestri Pasquale: Sciarrotta Giuseppe; Schiavella Alfonso; Sanseverino Carmine; Santella Luigi: Salimene Luigi; Salatino Vincenzo; Scarcella Francesco; Scarcella Eugenio; Spezzano Giuseppe; Sosto Pasquale; Simone Serafino; Simone Pasquale; Schiavelli Giuseppe; Spatafora Giuseppe; Spadaro Eugenio; Spadaro Francesco; Salimbene Angelo; Serra Francesco; Signori Emilio; Taverna Vincenzo; Salatini Battista; Salatini Francesco: Sicolo Giovanni; Tarantino Pasquale; Tarantino Antonio; Tassitani Leonardo; Tieri Luigi; Tagliaferri Domenico; Tavernise Pietro; Tavernise Salvatore; Tavernise Battista. Fuori elenco: Donadio Adolfo; Donadio Antonio.
(cliccare sula foto per ingrandirla)
MUTILATI
(da sinistra in alto) Santella Pasquale; Romio Leonardo; Rubino Vincenzo; Oriolo Ottavio; Pozzo Francesco; Pastore Pietro; Cerase Giuseppe; Noè Gennaro; Amica Pietro; Cap. Guidi Costabile; Di Noia Carlo; Cap. Perre Bruno; Ammirato Battista; Carlucci Santo; De Luca Antonio; Filomeni Giuseppe; De Gaetano Francesco; Di Natale Giovanni; Bomparola Giuliano; Casciaro Alfonso; Granirei Luigi; Lettieri Alfonso; Gallina Antonio; Capofitto Domenico; serg. maggiore Scavello Vincenzo; Berardi Infantino; Marone Antonio; Codino Domenico; Orsomarso Natale; Torchiare Alfonso; Sosto Domenico; Salcina Antonio; Vuoto Agostino. Fuori elenco: Donadio Adolfo.
[Nel ringraziare il Prof. Salvatore Arena, per le foto e per l'elenco dei nomi, faccio notare che il numero delle foto e dei nomi, come del resto si può notare dai miei dati precedentemente riportati, sono numericamente inferiori al maggior numero dei Caduti, dei Mutilati, dei Combattenti e dei Reduci]
Onorificenze
MEDAGLIE CONFERITE A RICORDO DELLA GUERRA 1915-1918.
Ballante Pasquale, Bonofiglio Francesco, Candia Antonio, Capristo Farancesco (1), Ceraso Antonio, Ceraso Luigi, Cozza Francesco (1), Cristiano Francesco (1), Curci Natale, De Simone Angelo (1), Gaccione Francesco, De Bernardi Antonio, De Marco Giorgio, Felicetti Riccardo, Fiumarò Francesco, Fusaro Giovanni, Indulgente Giuseppe, La Neve Luigi, Luzzi Paolo, Malagrinò Giorgio, Malagrinò Alfonso, Mangano Domenico, Marmora Oreste, Mazzaferri Natale, Micetti Andrea, Montalto Leonardo, Pacino Salvatore, Perri Luigi, cap. magg. Piacentini Francesco (3). Pipieri Francesco, Romano ?, Sabatino Leonardo, Salatino Arcangelo, Salimbeni Giuseppe, Sapia Giuseppe (1), Scarcella Natale, Spina Giuseppe (2), Starnile Giuseppe (2), Stella Antonio, Straface Leonardo.
CROCI AL MERITO DI GUERRA
Angiolini Demetrio, Ballante Pasquale, Bontempo Pasquale, Buonofiglio Francesco, Cartuziano Luigi, Cassano Antonio, Catanzaro Domenico, Chirico Giuseppe, Cristiano Francesco, D'Andrea Domenico, Di Nardo Vincenzo, Fabbricante Francesco, Falcone Vincenzo, Felicetti Riccardo, Ferrari Raffaele, Ceraci Francesco, Indulgente Giuseppe, La Neve Luigi, Le Pera Antonio, Luzzi Paolo, Luzzi Salvatore, Montalto Leonardo, Marinaro Antonio, Morrone Francesco, Pipieri Francesco, Policastri Luigi, Romanelli Leonardo, Romano Cosimo, Salatino Arcangelo, Salatino Leonardo, Salimbeni Luigi, Schiavelli Francesco, Spina Giuseppe, Starnile Giuseppe, Stella Antonio, Straface Leonardo, Visciglia Francesco.
(1) Alla persona (2) Disperso (3) Diploma di Benemerenza Alleato del Supremo Comando Alleato Teatro del Mediterraneo. Le persone non contrassegnate da alcuna nota hanno ricevuto l'onorificenza alla memoria.
(fonte : Il sacrificio e l'eroismo dei Coriglianesi nelle due Guerre Mondiali di s. Arena)
I Decorati di Corigliano al Valor Militare
Albamonte Costantino
S. Tenente Bersaglieri
Medaglia d'Argento al V.M.
«Con calma, perizia e grande ardimento conduceva il proprio plotone all'assalto di forti trincee nemiche, facendo alcuni prigionieri e catturando 6 lanciabombe e altro materiale. Rimasto ferito mortalmente il proprio Comandante di compagnia, durante un forte contrattacco avversario assumeva il comando del reparto e resisteva accanitamente al nemico, respingendolo e infiggendogli gravi perdite».
Capo Stile, 26 maggio - 1° giugno 1918 (B.U. 1919 - disp. 91)
Medaglia d'Argento al V.M.
«Assunto dall'inizio dell'azione il comando della compagnia, la guidava con mirabile ardimento all'assalto di varie linee avversarie, espugnandone i punti principali di difesa, venutogli mancare il collegamento, con prontezza lo ristabiliva, disponendo personalmente le pattuglie sotto l'intenso fuoco d'artiglieria e mitragliatrici nemiche. Sventava quindi un tentativo di aggiramento dell'avversario e nel contempo, con ferma energia, manteneva salda sulla linea la truppa che stava per cadere sotto la pressione nemica, rimanendo infine gravemente colpito al petto».
Capo Stile, 26 maggio - 1° giugno 1918 (B.U. 1919 - disp. 91)
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Cariato Giuseppe
Soldato 1550.ma Comp. Mitragliat.
Croce di Guerra al V.M.
«Porta arma in varie azioni offensive col suo contegno aggressivo ed improntato a spirito di abnegazione permetteva l'intervento opportuno del fuoco della mitragliatrice».
Trinches, Polentes (Belluno), 31 ottobre - 1° novembre 1918 (B.U. 1926 - disp. 32)
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Carluccio Sante
Soldato 23° Regt. Fanteria
Medaglia d'Argento al V.M.
«Sempre primo fra i primi, attaccava, con lancio di bombe e all'arma bianca, il nemico. Ferito gravemente, rifiutava più volte di farsi portare al posto di medicazione e continuava a combattere, finché cadde sfinito dicendo: Compagni resistete»
Monte Solarolo, quota 1672, 15 luglio 1918 (B.U. 1920 - disp. 21)
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Cofone Alberto
Sergente 23a Sez. Sanità
Medaglia di Bronzo al V.M. (alla memoria)
"Comandante di squadra portaferiti, durante un'azione di controbatteria
nemica, rimaneva gravemente ferito alla coscia sinistra da
scheggia di proiettile. Trasportato all'ospedale, vi decedeva, dopo
aver sopportato con ammirevole coraggio l'amputazione dell'arto e
manifestava il suo altissimo morale con espressioni di dedizione alla
patria".
Km. 25 della rotabile di Valle Shhumini (Fronte Greco)
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Conte Luigi
Sergente 38° Re.to Art. Comp.
Croce di Guerra al V.M.
«Colpito il proprio ricovero da un proiettile a gas, rianimava i serventi e prontamente iniziava un violento fuoco di contropreparazione e di sbarrimento, che prolungava per alcune ore con calòma e sprezzante del pericolo»
Candelù, 15 giugno 1918 (B.U. 1925 - disp. 26)
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D'Agostino Arturo
Capitano 49° Rgt. Art. Comp.
Medaglia d'Argento al V.M.
«Per mirabile e brillante prova di slancio e di ardimento data durante il combattimento, nel quale, pur ferito, continuò a dirigere le azioni della propria batteria».
Dorania (Tripolitania occidentale), 5 aprile 1917 (B.U. 1920 - disp. 42)
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De Luca Giovanni
Soldato 22 Reg.to Art. Comp.
Medaglia di Bronzo al V.M.
«Servente puntatore di un pezzo avanzato, battuto dal tiro nemico, con alto sentimento del dovere e con fermezza, non sostava dal suo servizio per parecchie ore, continuando a tirare sull'avversario, dando prova di coraggio e sprezzo del pericolo».
Montagna Nuova, 15 giugno 1918 (B.U. 1919 - disp. 12)
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Fino Gaetano
Capitano complemento 39° b. compagnia presidiarla
Medaglia di bronzo al V.M.
«Accortosi di un incendio scoppiato improvviso e violento in una polveriera contenente ingenti quantità di munizioni e di esplosivi, penetrava nella polveriera stessa traendone le casse di munizioni già incendiate, incitando all'opera gli altri accorsi, esempio ad essi di sereno ardimento, provvedeva ad estinguere l'incendio evitando così gravi possibili danni".
Vizintini (altopiano carsico), 11 luglio 1917 (B.U. 1919 - disp. 46)
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Fino Giacomo
S.Tenente 383" batteria artiglieria d'assedio
Croce di Guerra al V.M.
«Ufficiale di collegamento durante un'ardita operazione di sorpresa, dava prova di energia e sprezzo del pericolo nel disimpegno del suo compito».
Monte Corno di Vallarsa, 18 ottobre 1918 (B.U. - disp. 22)
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Giannuzzi Cataldo
S.Tenente Reg.to Fanteria
Medaglia di Bronzo al V.M.
«Durante violenti bombardamenti nemici, rimaneva calmo fra le macerie di una trincea conquistata, obbligando i suoi dipendenti a rimanere saldi al loro posto e a difendere strenuamente la posizione».
Selz, 29 giugno - 2 luglio 1916 (B.U. 1917 - disp. 11)
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Guidi Costabile
Tenente 75° Reggimento Fanteria
Medaglia d'Argento al V.M.
«Alla testa della sua compagnia nell'attacco di forte posizione nemica, guidava con slancio ed ardimento i suoi dipendenti, e li incitava poi a mantenere salda la posizione conquistala, lottando con rinnovellato vigore, fino al raggiungimento della vittoria. Combattendo rimaneva gravemente ferito».
Sabotino, 6-7 agosto 1916 (B.U. 1921 -disp. 35)
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Liquori Francesco
Tenente Milizie Albanesi -la Legione
Medaglia d'Argento al V.M.
(In commutazione della medaglia di bronzo conferitagli con Regio decreto 1 ° settembre 1920)
«Comandante di una centuria infondeva nei suoi uomini, scossi dal violento fuoco nemico d'artiglieria, calma e coraggio, mantenendo la posizione anche quando fortemente attaccata dall'avversario. Infine, veniva colpito a morte».
Mali Silores (Albania), 31 luglio 1918 (B.U. 1925- disp. 9)
Medaglia di Bronzo al V.M.
«Comandante di una centuria, con l'esempio e con le parole infondeva nei suoi dipendenti la sicurezza nella vittoria. Al momento dell'assalto si lanciava alla testa dei suoi uomini, attraversando zone intensamente battute, e raggiungeva per primo le posizioni, mettendone in fuga i difensori".
Coprecico (Albania), 15-16 maggio 1918 (B.U. 1920 - disp. 13)
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Marino Pasquale
Capitano 64° Reggimento Fanteria
Medaglia di Bronzo al V.M.
«Ferito il comandante titolare del battaglione, assunto, quale capitano più anziano, il comando interinale del battaglione in momenti particolarmente difficili, seppe con calma, coraggio e con serenità di giudizio affrontare la situazione dando ottime disposizioni per arrestare il contrattacco nemico».
Cer (Serbia), 29 settembre 1918 (B.U. 1925 - disp. 9)
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Pacino Giovanni
Cap.le 38° Regi. Art. Comp.
Medaglia di Bronzo al V.M.
«Di servizio ad un pezzo piazzato allo scoperto e controbattuto all'avversario, eseguiva con calma, precisione e celerità ammirevoli, le varie operazioni di puntamento, permettendo una notevole rapidità di tiro e provocando la completa distruzione del bersaglio».
Boscomalo, 23 agosto 1917 (B.U. 1919 - disp. 12)
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Reale Francesco
Soldato 52° Regg.to Fanteria
Medaglia di Bronzo al V.M.
«In combattimento si segnalò per grande arditezza ed iniziativa. Si offrì spontaneamente per seguire un graduato comandato di pattuglia. Tornato sulla linea di fuoco e visto cadere il proprio ufficiale, non curando il pericolo, accorreva e provvedeva a trasportarlo fuori del combattimento, facendo poi ritorno al suo posto».
Sidi ilal, 20 settembre 1912
(Registrato alla C.C. 5-5-1913 registro 43 – foglio n. 159)
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Reale Giuseppe
Soldato 55° Reparto Assalto
Medaglia di Bronzo al V.M.
«In un vigoroso assalto contro una ben munita posizione, con pochi compagni valorosamente superava forti linee di resistenza, e slanciatosi contro caverne, in cui erano ricoverati degli avversari, dopo breve, ma violenta lotta corpo a corpo faceva un centinaio di prigionieri. Ad un successivo contrattacco di notevoli forze nemiche opponeva tenace resistenza fino all'ultima cartuccia, e quindi apertosi un varco attraverso gli assalitori, raggiungeva la propria compagnia, provvedendo al trasporto dei prigionieri e dei feriti».
Val delle Bocchette (Montegrappa), 24-25 ottobre 1918 (B.U. 1920 - disp. 76)
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Santo Pietro
Soldato Regg.to Fanteria
Medaglia di Bronzo al V.M.
«Durante un violento bombardamento nemico, dopo che ben quattordici portatori di ordini erano stati messi fuori combattimento, si offriva spontaneamente, due volte consecutive, per il recapito di ordini, riuscendo ad eseguire l'incarico, attraverso zone intensamente battute. Già distintosi in precedenti operazioni»
Monte Pasubio, 2 luglio 1916 (B.U. 1917 -disp. 4)
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Stamela Giuseppe
Soldato Regg.to Fanteria
Medaglia di Bronzo al V.M.
«Sotto violento fuoco, si slanciava, tra i primi, su una trincea avversaria, e, conquistatale, vi resisteva valorosamente a contrattacchi, al nemico, fino a quando rimaneva ferito.»
Bosco Lancia (Carso), 4 novembre 1915 (B.U. 1916 – disp. 73)
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Straface Leonardo
Soldato Regg.to Fanteria
Medaglia di Bronzo al V.M.
«Di pattuglia in territorio nemico, affrontava audacemente alcuni borghesi che gli avevano fatto fuoco addosso, uccidendone uno e cooperando alla cattura degli altri»
Agai, 8 luglio 1915 (B.U. 1918 – disp. 10)
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Tricarico Alfredo
S.Tenente Regg.to Fanteria
Medaglia d'Argento al V.M.
«In varie ricognizioni, a cui prese parte volontariamente, si mostrò sempre sprezzante del pericolo. In una di esse, si slanciò all'attacco di un posto avanzato, dando ai compagni esempio di mirabile coraggio, e, benché ferito alla coscia destra, continuò a combattere, finché ricevette l'ordine di ritirarsi».
Monte Zovetto, 9 giugno 1916 (B.U. 1917 - disp. 23)
Medaglia d'Argento al V.M.
"Mirabile esempio di virtù militari, trascinò con la sua calda parola i propri uomini all'assalto di una forte posizione. Giuntovi primo fra i primi ed affermatovisi, la difendeva eroicamente,respingendo i contrattacchi nemici. Ferito al viso, non volle abbandonare i suoi uomini. Venne colpito a morte mentre brillantemente respingeva un successivo contrattacco avversario».
Carso, 22 agosto 1917 (B.U. 1918 - disp. 67)
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Curti Pasquale
Medaglia d'Argetno al V.M.
Giovane eroe, caduto a 19 anni sull'altopiano della Bainsizza
Motivazione: Durante un violento attacco nemico, con calma e fermezza mirabili, cntinuò a far fuoco e a lanciare bombe a mano contro numerosi avversari che avanzavano. Ferito una prima volta non volle abbandonare il posto e continuò a far fuoco, finché colpito nuovamente, incontrava morte gloriosa.
Il monumento ai caduti
1924
2015
Album del Prof. Saverio Ardito