Correva l'anno 1945

(11 novembre 1945)

I "fatti" dell'11 novembre 1945      

Dopo un comizio monarchico in Piazza del Popolo, a Corigliano, spari, violenze ed invasione della sede comunista. Sulla meccanica e sugli autori restano non pochi dubbi

 

Quando nell'aprile del 1945 cessano ufficialmente le operazioni belliche, restano, ovunque, angustie e rancori. Dalle angustie ci sollevano, in parte, lo spirito di intraprendenza e gli aiuti alleati; coi rancori, invece, bisognerà convivere, dal momento che il conflitto mondiale è stato, in molti casi, anche guerra civile. Avviene, così, che, all'interno della stessa comunità cittadina, le fratture ideologiche, che hanno drammaticamente contrapposto, in tempo di guerra, collaborazionisti e resistenti, degenerino ora in odi e scatenino, nel corso del '45 ed oltre, rinnovata violenza. Né la riorganizzazione dei partiti politici, che dovrebbe bonificare il terreno da ogni residua possibilità di scontro, allevia la tensione. Anzi, di fatto e nell'immediato, mantiene vivo il contenzioso e l'aggrava talvolta, essendo presenti sulla scena gli stessi protagonisti di ieri. E ciò, soprattutto, nel Sud della penisola, dove gli incidenti sono numerosi e se non hanno conseguenze gravi, lo si deve, spesso, alla buona sorte. E' questa, almeno, che l'11 novembre 1945 fa sì che a Corigliano un fatto di ordinaria politica non si concluda nei sangue e nel lutto. In tal giorno, si tiene, in piazza del Popolo, alle 15,30, il primo comizio monarchico, ricorrendo il 76esimo genetliaco del Re, Vittorio Em. III. I1 numero degli oratori, quattro per l'appunto, ed il fatto che la folla si sia radunata, prima del comizio, presso la villa Margherita, per portarsi, poi, in corteo, fino a piazza del Popolo, risalendo per via Roma, che è la strada principale del paese, presuppongono una organizzazione accurata e tendente ad accreditare l'immagine di un movimento, quello monarchico, e più in generale di destra, politicamente forte. L'ipotesi trova conferma nel fatto che, a conclusione del comizio, circa un'ora dopo, la folla, anziché disperdersi, si incanala per via Garibaldi, allo scopo di completare, sempre in corteo, il giro delle vie principali del paese. E' a questo punto, quando il corteo ha percorso circa cento metri di via Garibaldi, che si ode chiaro, nella piazza, lo sparo di due-tre colpi di pistola e si constata la caduta di una bomba a mano, che, per fortuna, non esplode. Il panico è naturale: la gente rimasta ripara nei vicoli vicini, mentre la forza pubblica reagisce, sparando ripetutamente, perlopiù, in aria. Il tutto dura pochi minuti. Al cessare degli spari degli agenti in servizio, la piazza si ripopola, ma in maniera caotica. I più inveiscono. Alla fine, numerose persone, attribuendo la responsabilità dell'accaduto ai comunisti, dalla cui sezione sarebbero partiti gli spari e la bomba, ne invadono la sede, al primo piano di palazzo Caruso, e la devastano, malgrado il tentativo di contenimento delle forze dell'ordine, che pur contano 40 unità circa, fra carabinieri, guardie di finanza, guardie forestali e comunali. Quando gli incidenti saranno cessati, si vedrà che grandi sono stati il trambusto e la paura, ma non si registreranno danni alle persone. Eppure, si è rischiata una strage. Dei fatti restano il rapporto dei carabinieri o le testimonianze dei presenti. Il raffronto permette di ricostruire l'accaduto, ma dall'insieme emerge un quadro alquanto complesso e, forse, meritevole d'una attenta rilettura .

 a) La tensione, innanzitutto, che già da alcuni giorni serpeggia e nelle sinistre e nel nascente movimento monarchico è palpabile. Essa, forse, è più marcata nelle sinistre, laddove si ritiene che al comizio monarchico parteciperanno, camuffati , anche ex-fascisti, cui si attribuisce il proposito di una invasione della sede comunista.

 b) II telegramma trasmesso al Prefetto, la sera precedente il comizio, dai partiti socialista, comunista e d'azione ("Pericolosi elementi fascisti, camuffati da monarchici, preparano domani 11 corrente, ore 15,30, comizio pubblico, minacciando invasione camera lavoro e sezione punto Partiti avanguardia decisi respingere qualsiasi violenza punto Scanso responsabilità per possibile grave perturbamento ordine pubblico ne informiamo V.S. punto); le raccomandazioni alla calma rivolte ai social-comunisti, la mattina dell'll, nella sede comunista, dai propri dirigenti; infine, l'aver radunato nel primo pomeriggio, prima del comizio, i propri simpatizzanti ancora nella sezione comunista, di certo come deterrente in ordine alla paventata invasione, sono tre elementi che testimoniano la preoccupazione dei dirigenti di sinistra.

 c) Gli incidenti, verificatisi in piazza prima del comizio e riferibili   ad elementi social-comunisti, sono modesti e non sembrano premeditati.

 d)Gli spari e la bomba partono, secondo alcuni testi, dalla sede comunista. Gli autori, però, resteranno ignoti.

 e) La sparatoria della forza pubblica non viene ordinata né dal maresciallo né dal vice-brigadiere dei carabinieri. Essa è incontrollata. All'ordine di cessare il fuoco, però, tutti obbediscono, tranne alcune guardie municipali, che continuano a sparare contro la sede comunista.

 f) Una ricognizione nella sede comunista, il giorno seguente gli incidenti, porta al ritrovamento di tre pistole, ma alcune perquisizioni domiciliari provano che anche tra i combattenti e reduci, che hanno aderito alla manifestazione monarchica, ci sono stati elementi armati.

 g) Nove persone vengono denunciate, dopo i disordini, all'autorità giudiziaria. Esse appartengono sia alla parte social-comunista che a quella monarchica.

 h) II 23 novembre, a dodici giorni dagli incidenti, per motivi di ordine pubblico, il Prefetto scioglie l'amministrazione comunale e nomina un commissario. Anche il maresciallo dei carabinieri viene destituito. Tutto ciò legittima alcuni interrogativi: in una piazza gremita, è possibile che solo pochi abbiano notato la provenienza degli spari e della bomba della sede comunista? E che valore ha la testimonianza di pochi dinanzi alla quasi totalità che non ha visto? Chi ordina alla forza pubblica di rispondere agli spari? E perché, all'ordine di cessare il fuoco, tutti obbediscono, tranne alcune guardie municipali? Perché restano ignoti gli autori degli spari e del lancio della bomba? Perché il Prefetto scioglie l'amministrazione comunale? E perché, infine, viene destituito il maresciallo dei carabinieri? Le circostanze, per come ricostruite, pur con le omissioni imposte dallo spazio e con i dubbi adombrati, e sempre con l'umano rispetto per gli uomini, appartengono ormai alla storia politica e sociale del paese. Esse sono, altresì, il segno, piccolo ma esemplare, del travaglio che la comunità ha vissuto e superato, prima di diventare comunità libera e democratica. E' doveroso che tutto ciò si approfondisca e si trasmetta, non già come seme di nuovo odio, ma perché non si ripetano gli errori del passato. 
(Giulio Iudicissa-Serratore 46/1997) 

 

30 novembre 1945

nati 48

morti 25

matrimoni 13

Il 1° numero del Cor Bonum

Il 2° numero del Cor Bonum


(13 dicembre 1945)

L'Avv. Costabile Guidi, valoroso Ufficiale mutilato di guerra, Commissario Provinciale e Presidente della locale Sezione Mutilati ed invalidi di Guerra, è stato di recente chiamato a far parte della Federazione Provinciale dei Combattenti di Cosenza.

All'illustre amico le nostre congratulazioni per questo nuovo attestato di stima e di fiducia. (Cor Bonun n.1 del 13 dicembre 1945)

(15 dicembre 1945)

Una festa di beneficenza

Un gruppo di professori del Liceo Ginnasio, la sera del 15 dicembre ha organizzato un ballo a favore degli studenti poveri del nostro Istituto. Noi non abbiamo condiviso l'idea, dati i tempi che attraversiamo, però abbiamo ammirato moltissimo la loro fatica. Non così i soliti disturbatori che hanno voluto dare un'altra prova della loro bravura, cercando di rovinare la festa con due incidenti: interruzione della luce, provocata dallo strappo della valvola e certe scritte apparse la mattina del 15 sui muri dell'istituto, concepite nei seguenti termini: "Gli studenti poveri non hanno bisogno dell'elemosina dei rìcchi"... Al ballo, fattosi in un salone del Convitto Garopoli, parteciparono numerose famiglie della nostra Città. L'orchestrina, diretta dal sig. Gallina Antonio, con il suo scelto programma, ha contribuito alla buona riuscita del trattenimento. Furono sorteggiati anche dei doni. L'incasso sarà devoluto a favore degli studenti poveri del Liceo-Ginnasio.

 

(16 dicembre 1945)

Gruppo Uomo Qualunque

Il 16 dicembre nella sede di Via Tricarico con la partecipazione di tutti gli iscritti s'è costituito il GRUPPO DELL'UOMO QUALUNQUE. Furono eletti il capo gruppo ed il Consiglio provvisorio. Fu designato anche un rappresentante che ha preso già parte al Consiglio Provinciale per la preparazione del Congresso nazionale che si prevede imponente.

Le adesioni sono giornalmente sempre più numerose.

(Cor Bonum n. 2 del 25 dicembre 1945) 

(18 dicembre 1945)

Una banda di mazzieri a Corigliano

Da circa una settimana, si è costituita ed agisce a Corigliano una banda di mazzieri che si prefigge il... nobile compito di bastonare a sangue inermi cittadini, quando non approfitta di favorevoli circostanze per compiere mali più gravi.

I membri conosciuti della banda sono una decina, gli altri non tarderanno a svelarsi.

Il sistema di aggressione è semplice ed... eroico: i mazzieri si mettono in agguato in numero di 4 o 5 sul punto di passeggio della vittima predestinata e, appena questa entra nel raggio d'azione, le si buttano contro e l'abbattono a colpi di bastoni, di pugni, e di calci. Appena le grida della vittima o di qualche passante getta l'allarme, gli... eroi si allontanano. E, subito dopo, si presenta alla vittima un... compare che lo ammonisce a non fare denunzia per evitare guai maggiori - precisamente questo è capitato a un noto barbiere locale. Ad altre vittime, invece, è capitata più pericolosa avventura! Invitate da alcuni affiliati della banda a fare una passeggiata, appena raggiunta una località solitaria, si son viste aggredire, all'improvviso, con bastoni e pugnali, e se la sono cavata con lievi ferite per l'improvviso sopraggiungere di gente. Altra aggressione si è verificata, il giorno successivo a quella di cui sopra, in Via San Francesco. Tra lo stupore e lo spavento della popolazione, che ci chiede angosciata se proprio questi siano i frutti della libertà e della democrazia.

I banditi hanno il loro capo riconosciuto, il quale agisce secondo ordini di gente che manovra la banda per i suoi scopi, di vendetta personale e politica: solo così si spiega come questa teppa che vive in un ozio permanente e che staziona tutto il giorno e tutta la notte in piazza del Popolo abbia la possibilità di gozzovigliare e di bere il vino a 100 lire il litro.

La cosa che noi denunziamo riveste carattere di particolare ed enorme gravità e potrà sboccare in dolorose conseguenze se si pensa che ormai ogni pacifico cittadino è costretto a pensare da sé con mezzi propri alla propria incolumità. Naturalmente, la colpa ricade sulle Autorità di polizia, le quali, pur conoscendo vittime, aggressori e mandanti, preferiscono ignorare ogni cosa. Non ci possiamo spiegare perché, dietro una denunzia particolareggiata e dopo l'arresto di uno di tali banditi colpevole di minaccia di morte con un pugnale, non si sia proceduto al regolare fermo e si sia rilasciato dopo qualche mezz'ora. E a questo assenteismo - per noi inspiegabile - che il Commissario Prefettizio - dott. Cerulo - ha voluto ovviare, impartendo disposizioni precise e categoriche alle Guardie Comunali di provvedere all'ordine pubblico.

E le guardie, pazienti, laboriose, e... maltrattate girano, fanno la ronda... e prendono legnate, ciò che è avvenuto appunto la sera del 22 corrente.

La banda mandò un ragazzo - molto provetto ladruncolo - a invitare il cantoniere Comunale Curti Vincenzo, un povero onesto operaio reduce dalla prigionia, a recarsi al locale ufficio delle guardie, perché desiderato dal brigadiere Pirri. Il Curti, senza perdere tempo e credendo che si trattasse di cose d'ufficio, uscì, ma, a mezza strada, incontrò il Pirri che gli disse di non avere mandato nessuno.

Se ne tornava a casa quando venne aggredito da 5 o 6 individui (sempre i soliti) che lo ridussero in condizioni pietose. Alle grida del Curti e della gente accorsa, sopraggiunse la pattuglia delle guardie, che ebbe la sua parte: percosse, ferite, improprie e minacce che saranno certamente seguite da altri ordini del giorno che chiederanno lo scioglimento del corpo e la destituzione del Commissario.

Noi pensiamo che questo stato di cose debba cessare immediatamente e che la sicurezza pubblica e la legalità debbano venire restituite ad una popolazione pacifica e laboriosa, che ha il diritto di vivere tranquilla.

I componenti della banda e i mandanti sono più che noti; agli organi di polizia non resta di fare il proprio dovere, non fosse altro che per mettere prontamente e doverosamente in esecuzione quanto ha disposto il socialista Ministro dell'Interno con l'ultima sua circolare: "la lotta contro la delinquenza - e qui mandati e mandatari sono volgarissimi delinquenti - deve essere pronta, inesorabile e spietata..."
Cor Bonum n. 2 del 25 dicembre 1945

31 dicembre 1945

nati 23

morti 24

matrimoni 16