Correva l'anno 1908
Il Popolano n.1 del 1 gennaio 1908
Morte del Rev. Pasquale Vulcano
Martedì, 28 dello scaduto gennaio, cessò di vivere il nostro buon Parroco: Rev. Pasquale Vulcano.
Egli era ancora giovane e vigoroso, avendo di poco oltrepassata la cinquantina; ma un male terribile lo assalì tre o quattro anni fa, e, malgrado il più regolare sistema di vita da lui serbato, il male fu inesorabile; lo colpì altre volte e con un ultimo attacco, nella notte del 24 al 25 scorso, ne troncò l'esistenza!
La sua perdita fu compianta da tutta la cittadinanza che lo stimava per la sua bontà; e compianto fu egli dai filiani della sua parrocchia di Ognissanti, che apprezzavano in lui il sacerdote integro, che tutto si era dedicato al bene della sua chiesa.
Fu lui invero che appena chiamato all'alto posto, rinnovò per intero quella chiesa, rendendola degna di un tempio dedicato al culto, non curando le non poche spese occorse. Ed altri miglioramenti si proponeva di farvi se la Parca crudele non gli avesse troncato a mezzo il cammino!!
Al desolato fratello, alle sorelle e parenti tutti mandiamo sentitissime condoglianze.
(Il Popolano n. 4 del febbraio 1908)
Il Popolano n. 8 del 12 marzo 1908
La festa della Madonna di Costantinopoli
Come annunziammo al numero precedente, il 15 fu celebrata la festa della Madonna di Costantinopoli, con una sontuosità che non lasciò nulla a desiderare, sia per la funzione in chiesa, sia per la bella processione, preceduta dalla musica cittadina e seguita da un immenso numero di uomini e di donne che vollero così manifestare la loro devozione verso la Vergine.
Quello che raccolse le maggiori lodi e l’ammirazione del pubblico fu il giovine P. Michelangelo Carbone, nostro concittadino, dell’Ordine dei Minimi, che con le sue dotte conferenze nei giorni del novenario, si manifestò valentissimo nel sacro arringo del pergamo e fece accorrere in chiesa non solo il volgo, ma la parte più eletta della cittadinanza, rimasta desiderosa di ascoltare ed ammirare la sua facile parola, ispirata alla pure fede di Cristo.
Le nostre sincere congratulazioni al caro e bravo amico nostro Padre Carbone, augurandogli di essere sempre più ammirato nella sua evangelica predicazione e al Rev. Sangregorio che ci ha fatto gustare una così simpatica festa.
La festa di San Giuseppe
Altra festa fu quella di San Giuseppe, celebrata il 19 corrente. Il tempo che al mattino si mantenne cupo e piovoso verso le 10 si rasserenò ed il sole comparso sull’orizzonte permise che alla festa non fosse mancata la processione del santo, che riuscì bellissima per concorso di popolo, in musica e spari di bombe carte lungo il percorso nelle vie della città.
Solenne la funzione religiosa, bella la illuminazione ad archi acetilene, e le fiaccolate nei tre giorni che precedettero la festa.
Vi tenne il pergamo con molta competenza nella sera della vigilia e nel giorno della festa l’egregio Canonico della Curia di Rossano, Rev. D. Mariano Renzo.
Un bravo ai solerti amministratori della Congregazione sotto il titolo del santo.
Festa di san Giovanni di Dio
Domenica 8 corrente, si celebrò la consueta festa di San Giovanni di Dio, verso il quale questo popolo ha grande devozione. Il concorso in chiesa fu immenso; riuscitissima la processione, con la banda cittadina e uno straordinario seguito di uomini e di donne, molte delle quali facevano bella mostra nei loro serici vestiti ed aurei monili.
Un bel discorso sul santo vi tenne la sera il Rev. D. Domenico D’Agostino, che lasciò il pubblico molto soddisfatto.
Agli Amministratori della Congrega del Rosario i nostri rallegramenti per la buona riuscita della festa.
Restauro di chiesa
Per le operose cure del Rev. Sangregorio la chiesa degli ex Riformati, di cui è Cappellano, è stata restaurata bellamente tanto all’interno che all’esterno. E poiché nella detta chiesa si venera la Madonna di Costantinopoli, si prepara per essa una non comune solennità, nel prossimo giorno 15. E perciò in corso il novenario in cui il Rev. Padre Michelangelo Carbone tiene ogni sera delle conferenze molto ammirato e per la materia e per la forma.
Un bravo di cuore al Cappellano e al distinto oratore.
(Il Popolano n. 10 dell’aprile 1908)
Il Venerdì Santo
Grandioso spettacolo fu quello del venerdì santo: spettacolo che da noi si rinnova ogni anno, e che ogni anno riesce splendidissimo ed imponente tanto da fare impressione, non solo ai forestieri dei vicini paesi, ma pure a quei che vengono da città grandi e popolose.
Immenso fu il numero dei fedeli che seguivano la lugubre processione, resa più commovente dalle flebili note de la banda musicale. In piazza Cavour predicò il sac. Berardi da Longobucco; in piazza del Popolo il prof. Domenico sac. Vigorita, venuto appositamente da Napoli. Egli, benché non conoscesse la costumanza del paese, predicò più dell’usato attirandosi l’attenzione e l’ammirazione del numeroso pubblico, che gremiva la piazza del Popolo e, per buon tratto, le vie ad esse immettono.
La processione, uscita alle 6 p.m. ritornava in chiesa verso le 9.30. Erano state pertanto illuminate adaceteline le vie per le quali la processione doveva passare, e soprattutto bella era l’illuminazione di piazza del Popolo.
Un bravo di cuore agli Amministratori della Congrega dell’Addolorata per la riuscita della processione.
(Il Popolano n. 12 del maggio 1908)
Ascensione
Il 28 dello scorso maggio, festa dell’Ascensione, accorsero, secondo la vecchia costumanza, nella nostra Marina Schiavonea, numerosissimi fedeli di questa città e dei paesi vicini, molti albanesi, che sogliono perdere in quel giorno un primo bagno al sorgere del sole.
In chiesa la funzione religiosa fu inappuntabile, mercé la sperimentata operosità del bravo Cappellano Rev. Ferraro. Vi funzionò il nostro Arciprete che vi tenne un bellissimo discorso, come li sa fare lui, né vi mancarono continui spari di mortaletti.
All’egregio Rev. Ferraro il nostro compiacimento.
(Il Popolano n. 16 del 1908)
Il Popolano - Supplemento al n. 18 del 29 giugno 1908
Il Popolano n. 19 del 1 luglio 1908
Il grave disastro del 27 Luglio(1908)
Erano le sei del mattino quando un orribile rimbombo da via Pisciotti echeggiò sinistramente nel rione Gradoni di S. Antonio.
Non fummo ultimi né i meno solleciti ad accorrere, ansiosi, paurosi, chiedendo a chiunque si vedesse una notizia; ma tutti tacevano nell'incertezza, tutti avevano l'aria di un gran mistero.
In via Orto del Duca, presso via Pisciotti, era un agitarsi febbrile di gente dai visi smarriti, un mescolarsi, un agglomerarsi confuso, sempre più crescente: quel moto di dolore e di terrore ch'è indizio di grave, immensa sciagura.
Mentre le domande si alternavano con risposte vaghe, ecco, inoltrandoci, un quadro miserando: le case di Antonio Tramonti, poste nell'antica Silica di Pisciottl, erano crollate.
Si disse non doversi deplorare alcuna vittima.
- Meno male! - esclamammo noi: - quando non vi sono esistenze troncate, a tutto si rimedia - Ed affrettammo il passo verso le rovine. Scendemmo dal lato della via Orto del Duca: molti curiosi guardavano, con le mani alla cintola...
Scendemmo sino alla porta dell'antico trappeto Pisciotti, ostruita dalle macerie cadute: il Vice Brigadiere dei RR. Carabinieri, Mirati Luigi, l'aggiunto Scaramuzza Augusto e qualche altro cercavano di tirar fuori pezzi di travi, tavole, calcinacci, mentre altri s'affaticavano a salvare alcuni cavalli chiusi nella seconda stanza del trappeto, adibito a stalla. Si gridò incoraggiando a dare aiuto ai pochissimi carabinieri (quattro solamente che di tanti è composta la nostra sezione!) e parecchi si accinsero all'opera generosa. Girammo alla parte opposta, in via Pisciotti. Erano più i volenterosi, con a capo il nostro egregio Sindaco, Avv. V. Fino, il Delegato, Cav. Ariani, il Tenente dei RR. CC. Grossi Antonino e il Maresciallo Giuseppe Giannini. Purtroppo, sotto quelle case giacevano, vittime innocenti, due donne, madre e figlia, ed un bambino di cinque mesi! E lo sgombro, sotto la direzione del sig. E. Battaglia, procedeva alacremente, e i nostri bravi operai fecero prodigi di abnegazione, di coraggio, minacciati da cadenti grossi avanzi di muri e da pesantissime travi, sospese e penzoloni. Abbattuto, con ogni accortezza, l'enorme peso che, forse, tolse del tutto la vita ai poveri sepolti, schiacciandoli, fu ripresa con maggiore lena l'opera di salvataggio. E, scavando, furono trovate casse piene di biancheria, di vesti, di oggetti d'oro; fu trovato anche del danaro; e tutto fu consegnato all'autorità scrupolosamente. Ma le vittime? E si lavorava senza risentire stanchezza, senza posa, sotto un sole ardentissimo e fra nuvoli di polvere che toglievano il respiro. Ma erano ormai le 11 e ogni prova, ogni sacrifizio, ogni gara di carità, parevano inutili: nessun indizio, nessuna traccia delle vittime, che rimanevano ancora, infelici, sotto quell'ammasso triste e desolante. Ad un tratto si apre un foro fra due travi, si spia, si osserva, ma non si vede che un gran vuoto. Un operaio vi discende, fa tutte le ricerche, ma ne torna poco dopo, senz'aver trovato nulla. E si procede faticosamente nella improba e santa impresa, con maggiore fede e alacrità. Un grido scuote gli animi e ridesta le speranze; - Un piede! - Segue un moto infrenabile, tutti accorrono e si affollano in quel punto, smaniosi di sapere, di vedere, di scoprire. Si chiama l'Arciprete De Gennaro che accorre trafelato... Ahimè, è il piede d'un cadavere. E si scava con una gara che impressiona, che commuove profondamente, una gara spontanea, fraterna, senza fine; il Sindaco, il Delegato, il Tenente confusi coi manovali, i signori cogli operai. All'una, dopo più che sei ore di questa meravigliosa attività, ecco il cadavere della infelice giovane diciottenne Rosaria Palmieri del fu Giuseppe, e poco dopo, quasi vicino, quello di sua madre Carolina Nosdio, fra le cui braccia, quasi dormisse, era il bambino Giuseppe Crocco di Pietro e della povera Rosaria. Gli estinti, pesti, lordi di sangue e di polvere, furono religiosamente trasportati, fra il pianto dell'immenso corteo, alla casa di Francesco Pizzo loro congiunto. Verso le 3, non essendosi potuto recare sul luogo del disastro l'egregio nostro pretore Avv. Zinzi, indisposto, venne, chiamato con telegramma, l'Ill.mo Giudice Istruttore del Tribunale di Rossano, Avv. Domenico d'Amore, accompagnato dal Cancelliere Roberto Zagarese. Giunto sul luogo del disastro, fece chiamare l'ingegnere Granet, e gli diede incarico di redigere una minuta relazione sulle cause e le responsabilità del funesto evento. Non meno commovente e imponente fu il corteo funebre nel giorno appresso quando le tre infelici vittime vennero portate al cimitero. Furono unanimi i segni di lutto con cui tutti, ancor compresi di terrore, richiamando alla memoria la immagine di Pietro Crocco, si dipingevano il suo strazio orrendo al crudele annunzio, in America, ove si trova da pochi mesi con tutt'altro presentimento! Unendo le nostre lagrime con quelle del desolato concittadino lontano, ci permettiamo, intanto, una sincera osservazione, non intesa, certo, ad alterare il giudizio competentissimo e coscienziosissimo che darà l'egregio ingegnere Granet, né a scemare le eventuali responsabilità, a chi spettino. Secondo noi, la principale causa del disastro si deve alla nessuna solidità del fabbricato, grave di parecchi secoli e lesionato in molti punti, che, avendo perduto la resistenza nel muro demolito dalla parte di via Orto del Duca, cedette subito in quel punto al proprio peso andando in frantumi. Provano quest'affermazione i muri non crollati, che sembrano costruiti a secco, tanto sono rosi dal tempo e fors'anche da qualche incendio di molti anni fa. Ed ora ben vada la meritata lode all'illustre nostro giovine Sindaco, Vincenzo avv. Fino, come primo nell'accorrere così straordinario nel moltiplicarsi nell'opera di salvataggio; al Delegato, Cav. Ariani, al Tenente dei RR.CC. sig. Antonio Grossi, al Maresciallo sig. Giuseppe Giannini, al Vice Brigadiere a Cavallo sig. Mirati Luigi, all'aggiunto sig. Scaramuzza Augusto, ai Carabinieri Orlando e Padova, alle Guardie Municipali, Manigrassi, Albamonte e Salcina, i quali tutti non furono secondi a mostrarsi eroi della carità mettendo a rischio la propria vita. Fra gli operai vanno encomiati Alfonso Bellucci, che dette prova singolare ed indimenticabile di coraggio e di abnegazione, e G.B. Candia, Cutignano Pietro, Policastri Antonio, Mollo Francesco e Giuseppe, Tassitano Vincenzo, Decimo Antonio, De Natale Pietro, Stefano ed Angelo Pelino, Bruno Pasquale, Capone Giovanni, Candia Giov., Taranto Giov., Abossida Vincenzo, Arena Gius., Avella Gius., La Grotta Gius, fu Antonio, Covelli Pasquale, Privato Giuseppe e Francesco, Moruso Giovanni, Vulcano Antonio, Crocco Ang., Curti Giov. e Giuseppe, Grispino Francesco, Amedeo Giorgio e Giov., Simone Giuseppe, Tassitano Fr.sco Apolito, Salatino Gius., Abossida Salvatore, Salimbeni Gius., Cicero Pietro, Stella Pietro, Aragona Giorgio, che degnamente lo coadiuvarono. Né parteciparono con minore slancio d'amor fraterno a quella gara memoranda l'Arciprete De Gennaro, il Baroncino Guido Compagna, il Dott. Cimino Giuseppe, Ostilio Lucarini, i consiglieri Comunali Fiorita Vincenzo, Dragosei Francesco, Maradea Alfonso, Cavalieri Gerardo, Adimari Alfonso, e tanti altri di cui c'è impossibile ricordare i nomi. Il certo è che tutti, tutti, furono immensamente colpiti da questo disastro, che segna un'altra pagina nera nella storia contemporanea di questa città bella e ridente, come bersaglio incessante degli odii di fortuna.
(II Popolano, n. 22 del 31 luglio 1908)
Il Popolano n° 22 del 31 luglio 1908
Festa di Santa Chiara
Il 12 corrente in questa chiesa delle Clarisse, fu con solennità celebrata la festa di Santa Chiara, loro fondatrice. Vi funzionò il primicerio Morrone, e vi tenne il pergamo il bravo nostro giovine compaesano P. Giuseppe Avella, generalmente lodato ed ammirato per la modernità del suo discorso.
Al giovine oratore il nostro compiacimento.
Festa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria
Riuscitissima fu la festa di mezzo agosto, celebratasi nella chiesa di S. Maria, a cura esclusiva dell’ottimo Arciprete De Gennaro, che nulla trascurò per la buona riuscita della festa. Bella la processione con la banda cittadina e numeroso seguito di fedeli: continui spari di mortaletti nei giorni precedenti e in quello della festa e solenne, inappuntabile funzione in chiesa con bellissima illuminazione.
Lo stesso Padre Giuseppe Avella vi fece l’orazione panegirica, in cui riscosse il plauso del numeroso pubblico.
L’illuminazione ad acetilene fu fatta come al solito per oblazione di Cosmo Risafi, residente in New York.
Si abbia l’egregio Arciprete una pubblica lode e il nostro compiacimento.
(Il Popolano n. 24 agosto 1908)
Doloroso tafferuglio
Nelle ore pomeridiane del 16 corrente mentre si portava al Camposanto il cadavere, deceduto dopo breve e violento malore, sorse presso piazza del Popolo, quistione fra i portatori del feretro ed altri amici che volevano sostituirsi ai primi.
Nel calore del contrasto, il feretro cade a terra, e si stava per venire a fatti più gravi, se non fossero accorse le guardie municipali che sedarano il doloroso tumulto e ricomposto il funebre
corteo, si andò avanti senz'altro inconveniente.
(Il popolano n. 24 agosto 1908)
Il Popolano n. 32 del 14 novembre 1908
Il Popolano n. 33 del 21 novembre 1908
I nati del 1908
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I morti del
1908
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I matrimoni del
1908
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