Correva l'anno 1894
Il Natale al Castello Compagna
Non una nota armoniosa, non un ballo, non un po' di buon umore avrebbero allietato la cittadinanza Coriglianese nelle scorse feste Natalizie, se le splendide sale del Castello Compagna non si fossero aperte a rendere amena ed indimenticabile una serata che da tempi remoti esercita un fascino irresistibile nell'animo dei mortali!
Il pensiero dì dare una festa fu squisitamente geniale e fortunato, se si badi al numero ed alla distinzione delle persone intervenute. Il castello aveva assunto l'aspetto delle grandi solennità: illuminazione profusa a piene mani; toilettes eleganti delle signore; fraks e cravatte bianche in quasi tutti i cavalieri.
L'albero di Natale, concertato con gusto fine dalla cortese Baronessa e dalla graziosa sua figliola Antonietta, riscosse l’ammirazione ed il plauso di tutti gli intervenuti. La distribuzione dei premii, tutti ricchi e di gusto, fatta e regolata…(?) da quella vaporosa figura che si chiama baronessina, fu spesso argomento di ilarità e di commenti piacevoli … perché si regalarono vestitini di bimbi ad alcune damigelle e pupazzetti ridicoli ad alcuni cavalieri...
Il ballo fu animatissimo, e vi si distinsero, oltrecchè la baronessa, che ballò la prima quadriglia, un valzer; la baronessa che ballò sempre, e molte altre distinte signorine, che sciolsero allora dopo lungo tempo di privazione, un’intimo sospiro di letizia e di risveglio.
Il Cortese Barone, occupalo a rendere gli onori di casa, ebbe appena tempo di ballare una quadriglia. — Furono invece instancabili i giovani suoi figli.
Un bravo di cuore all'egregio maestro Ruggiero che suonò molto bene il piano e seppe comandare una quadriglia modello, ed un evviva al bravo corpo musicale che esegui cosi bene i ballabili da meritare il plauso di tutti.
Scelto e ben servito anche il buffet, ove molti cavalieri, compreso il sottoscritto sciolsero a Lucullo ed a Bacco i migliori loro inni!
Fu notala la lunga permanenza a tavola, delle signorine!.. Oh, jeunesse, comme tu es mangiona!
I divertimenti si protrassero fino alle 5 del mattino.
In complesso, una serata indimenticabile per tutti .... anche per quelli che dall'alto della carrucola del « Corriere di Napoli » il Calo non ha saputo o voluto vedere!... (Bebè)
Una cara visita
Con pieno compiacimento portiamo a conoscenza dei nostri lettori e concittadini che la sera del 5 del corrente gennaio giungerà nella nostra città il Professor Nicola Misasi, grande romanziere calabrese, onore e lustro della provincia nostra e dell'intera calabra regione. Egli viene per visitare l'illustre famiglia Compagna e si tratterrà pochi giorni.
La scuola mista alla Stazione
II vedere qui, nella nostra Corigliano, giungere l'Ispettore scolastico di Castrovillari, sig. Solito de Solis, con lo speciale incarico di installare nella nostra stazione una scuola mista, ci mette nell'obbligo di far conoscere al pubblico la illegalità e l'ingiustizia di siffatto provvedimento. Il Capo della nostra stazione, per provvedere all'educazione dei suoi figli, non volendo più profittare come pel passato delle scuole di questa città, ebbe la felice idea di domandare l'istituzione di una scuola mista nella stazione. Il R. Provveditore rimise la sua domanda al Consiglio Comunale, il quale fu negativo. E bene avea fatto, poiché nella stazione non vi sono che otto o dieci fanciulli, i quali volendo possono profittare delle scuole della città... Questo deliberato, preso il 2 ottobre non piacque, e il Consiglio Scolastico nominò d'ufficio la sig. Matilde De Pasquale a Maestra della voluta scuola mista nella FRAZIONE STAZIONE - MARINA.
(Il Popolano N. 1 del I gennaio 1894)
Il Popolano n° 2 del 18 gennaio 1894
In breve
All’idea di una grandiosa mascherata negli ultimi giorni di carnevale per opera precipua di questa famiglia Compagna, venne, molto felicemente sostituita, quella di un pranzo ai poveri della città. E tale pranzo fu dato alle ore 13 di martedì, nel locale del Ginnasio, a spesa del filantropo Barone Compagna, il quale coi figli, coll’On. D’Alife e con diversi notabili, fece il servizio di tavolo, mentre la musica cittadina rendeva più lieta la festa della carità.
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L’egregio Senatore Compagna, oltre del pranzo dato ai poverelli nell’ultimo giorno di carnevale, avea precedentemente fatto vestire a sue spese circa duecento poveri di ambo i sessi, dando incarico della scelta ai Rev. Parroci della città.
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Anche l’On d’Alife, il giorno 7 corrente, faceva copiosa elemosina ai poveri, della cui sorte il suo caritatevole cuore non poco si interessa.
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L’ottimo baroncino L. Compagna, dopo aver fatto il volontariato di un anno in un reggimento di cavalleria sul finire del passato gennaio, subiva in Bari gli esami di Sottotenente con esito brillantissimo, essendo stato il primo fra gli approvati.
All’egregio giovine, il cui non comune ingegno ci è ben noto, mantiamo i nostri rallegramenti
(Il Popolano N. 3 del 12 febbraio 1984)
Cose nostre
L'abolizione della tassa sulla farina e sul pane ha entusiasmato le donnicciuole del nostro popolo che, poverine, ignare delle tristi condizioni economiche in cui versa lo Stato, non agognavano altro che l'abolizione della gabella. Una dimostrazione di giubilo fu improvvisata, alla quale si associarono il Sindaco, il Senatore Compagna coi figli e qualche altro notabile della città, inneggiandosi al Re ed a Crispi. Ora il popolo è contento: ma lo è ugualmente il Comune che si vede mancare all'impensata uno dei principali cespiti del suo bilancio?
(Il Popolano N. 4 del 2 marzo 1894)
Serata di gala
Per il genetliaco di S.M. Umberto I
Teatro splendidamente illuminalo; trofei di bandiere e corone ad ogni palco; pubblico numerosissimo ed elegantissimo. II Municipio,e per esso il ff. Sindaco signor Dott. Luigi Patari, s'era attivato a più non posso perché'la serata non lasciasse nulla a desiderare, distribuendo esso stesso i biglietti d'ingresso che malauguratamente non bastarono alle richieste.
Nei palchi del Barone Compagna notammo la gentilissima sua figliuola Nanetta; la Signora e le Signorine Abenante. Vi mancava, trattenuta a casa da leggera indisposizione, quella colta ed elegantissima Dama che è la Baronessa Maria Bianca. Nei palchi laterali ed in quelli di seconda fila notammo la Signorina e la signora Meligeni, la signora e signorine la Costa, le Signorine De Muro, la Signora Spadaro, le Signorine Quintieri, la Signora e la figliuola del Delegalo di P.S. ecc. Chiedo venia per qualche involontaria omissione.
I Signori dei palchi, salvo pochissime eccezioni, tutti in frak e cravatta bianca.
Vi erano rappresentati, oltrecché il Municipio con gran numero di Consiglieri, tutte le professioni, tutti gli uffici cosi governativi che comunali e di private Amministrazioni; e vi erano rappresentati il commercio, l'industria, ecc. ecc.
Nel Palco del Municipio, in attesa della marcia Reale, il Barone Senatore Francesco Compagna, in frak e cravatta bianca, fregiato della commenda della croce d'Italia, della croce di Cavaliere de' SS. Maurizio e Lazzaro e della medaglia al valore civile in argento, il ff. di Sindaco Sig. Dottore Luigi Polari,il Segretario Comunale Sig. Rossi Francesco, ed il tenente di complemento vestito in grande uniforme, Avv. Domenico Spadaro.
La platea gremita di sceltissimo pubblico; al posto di Direttore d'orchestra l'instancabile Dragosei; la banda vestita in grande uniforme.
Alle prime note della Marcia Reale, il barone Compagna insieme al Sindaco sorgono in piedi, e tutti imitano, con uno scoppio fragoroso di applausi e con grida di Viva il Re.
Poi il sipario si alza ed il Marinaio Giorgio Gandi ( Cav. Italo Marchetti ) suscita, quando grida Viva l'Italia e Viva il Re, una nuova tempesta di battimani.
II Giorgio Gandi, lavoro adatto alla circostanza, fu mollo bene eseguito dal Cav. Italo Marchetti (Giorgio), dalla Signora Venturini (Margherita), dalla signorina Venturini (Sandrina), dal Sig. Menichelli (il capitano), da Ferruccio Marchetti (papà Stefano), dal Duval (Michelino).
La farsa che seguì, un casino in campagna, fece sbellicar tutti dalle risa; ed in essa presero parte la signora Venturini ed i signori F. Marchetti ed A. Menichelli.
In complesso, una serata degna del grande affetto che la cittadinanza Coriglianese nutre per il magnanimo Re d'Italia Umberto 1°.
Il Suggeritore
(Il Popolano N. 5 del 18 marzo 1894)
Festa di S. Giuseppe e S. Francesco
Festa di San Giuseppe
Domenica, 15, fu solennizzata la festività di S. Giuseppe, che non si era potuto fare il 19 marzo, e possiamo dire d'essere riuscita una festa inappuntabile. Bellissimo l'apparecchio della chiesa, bella l’illuminazione, frequenti gli spari, grande il concorso del pubblico.
Esprimiamo perciò il nostro compiacimento agli Amministratori della Congrega.
San Francesco
II 2 del corrente aprile, si solennizzò la festa di S. Francesco da Paola, come gli altri anni. Recitò un bellissimo discorso il Rev. Primicerio S. Policastri.
Il prossimo 25 poi sarà celebrata la seconda festa di S. Francesco, e
ci aspettiamo il solito concorso dei paesi vicini, essendo anch’essa una festa molto popolare e sempre splendida.
Una Commissione di cui fa parte l'illustre Senatore Compagna coi figli Luigi e Giuseppe ed altri spettabili cittadini, coopererà a rendere sempre più solenne tale festività.
Dall’avviso a stampa di tale Commissione pubblicato , rileviamo che a cominciare dal 22 vi sarà in tutte le sere illuminazione alla veneziana lungo la via che dalla Piazza V.E. per la via P. Umberto e Piazza del Popolo mena a S. Francesco; che vi sarà sparo di cannone e mortaretti, nonché fiaccolate, palloni areostatici e musica. Dallo stesso giorno 22, in chiesa vi sarà un sacro discorso del distinto oratore Monsignor Camillo Gallo, Vicario Gen. della Diocesi di Cassano al Ionio.
La chiesa sarà riccamente addobbata e nel giorno della festa vi saranno diversi giuochi a premi, e la sera un bellissimo fuoco artificiale.
(Il Popolano N. 7 del 21 aprile 1984)
La festa di S. Francesco
Il 2 del corrente aprile, si solennizzò la festa di S. Francesco da Paola, come gli altri anni. Recitò un bellissimo discorso il rev. Primicerio S. Policastri. Il prossimo 25 poi sarà celebrata la seconda festa di S. Francesco, e ci aspettiamo il solito concorso dei paesi vicini, essendo anch’essa una festa molto popolare e sempre splendida.
Una Commissione di cui fa parte l’illustre senatore F. Compagna coi figli Luigi e Giuseppe ed altri spettabili cittadini, coopererà a rendere sempre più solenne tale festività.
Dall’avviso a stampa da tale Commissione, rileviamo che a cominciare dal 22 vi sarà in tutte le sere illuminazione alla veneziana lungo la via che dalla piazza Vittorio Emanuele, per la via di Principe Umberto e Piazza del popolo, mena a S. Francesco: che vi sarà sparo di cannone e mortaletti, nonché fiaccolate, palloni areostatici e musica.
Dallo stesso giorno 22, in chiesa vi sarà un sacro discorso del distinto oratore Monsignor Camillo Gallo, Vicario Gen. della Diocesi di cassano al Ionio.
La chiesa sarà riccamente addobbata e nel giorno della festa vi saranno diversi giuochi a premi, e la sera un bellissimo fuoco artificiale.
(Il Popolano n. 7 del 21 aprile 1894)
Offerte dal Brasile per la festa di S. Francesco
Anche vari nostri concittadini, residenti in S.Paolo del Brasile, vollero prendere parte alla festa, mandando il loro obolo con la lettera che qui appresso pubblichiamo, diretta al nostro Direttore.
Essendo però la lettera giunta la vigilia della festa, dei fuochi artificiali non si potettero avere altro che dieci mila bombe carte, sparate, in piazza V. Ema. per le quali si spesero lire cento, giusta la ricevuta dei fuochisti Albamonte e Compagni.
Il nostro Direttore à domandato perciò agli amici di S. Paolo, cosa deve fare con le altre lire cento.
Ecco la lettera e la nota degli oblatori.
San Paolo 21 marzo 1894.
Carissimo Amico Don Ciccio,
Veniamo con questa nostra a pregarvi di quanto appresso. Prima vi doniamo notizia della nostra buona salute, come lo stesso speriamo di voi e di tutta la famiglia. Secondo vi rimettiamo unito a questa lettera un vaglia di L. 255, ed una nota di contribuenti; della quale somma vi riterrete lire cinquanta voi per complimento alla musica che andrà appresso S. Francesco, e lire cinque per le spese occorrenti per mandarci le figure e qualche copia del Popolano.
Il restante poi in lire 200 servirà per comprarci dei fuochi artificiali, di che vi compiacerete occuparvi.
Vi facciamo anche conoscere di chiamare Pietro Tucci che dovrà metterci altre cinquanta lire, perché qua non ha voluto metterci niente, dicendo che costà ci avrebbe messo lire 50 — Nel caso non le vuole mettere, ce lo farete conoscere.
Non altro. Vi salutiamo caramente unito alla vostra famiglia e siamo Dev. Vostri
Giuseppe Mauro
Alfonso Scarpello
Domenico Todarelli
Vincenzo Pasqua
Oblatori
G.Mauro L.20; D.Todarellii L.20; A. Scarpello L.10; G. Sosto L.10; L. Carro-Maria L.10; F. Scippatacci L.10; G. Stabile L.10; L. Palopoli L.10; S. F. figlio del Sindaco L.10; D. Spaturno L.10; P. Pirilluzzi L.10; S. Lo Logo L.10; L. La Rocca L.10; F. Desimone Canciello L.5; V. Pasqua L.5; P. Romeo L.5; E. Forcinito L.5; P. Palopoli L.5; G.Desimone L.5; G. Barone L.5; G. Pirro L.5; G. Albamonte L.5; G. Marino Monachiello Cent.50; A. Casobuono L.2; P.Porco L.2; Vincenzo Lardaro L.2; V.Casobuono L.2; V.Baffi L.2; Zacoanella L.2; P. P. Paletta cent.70; G. Gesucristi cent.50; A. Amicciuso butrucati L.1; A. Cicheto cent.40; F.Bastuno cent.50; F.Mannara L.1; D. Rizzuto L.1; Vari forestieri L. 15.
II Pietro Tucci, di cui è parola nella lettera sopra riportala, non ha voluto dar nulla di quanto avea promesso agli amici di S. Paolo.
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Ricevuta del fuochista
Io qui sottoscritto Antonio Albamonte dichiaro aver ricevuto dal Sig. Dragosei la somma di Lire cento per una batteria di diecimila colpi, sparata nella festa di S. Francesco, a devozione dei Coriglianesi residenti in S. Paolo-Brasile.
Corigliano Cal. 27 Aprile 94
Antonio Albamonte e Com. fuochisti
La festa di San
Francesco
La festa di ringraziamento a S. Francesco di Paola, Patrono di questa città, celebrata il 25 del decorso mese d'aprile, sorpassò le previsioni. Bello l'apparecchio della chiesa, per opera di
paratori Catanzaresi; buona l'illuminazione e la musica, essendosi alla nostra cittadina accoppiata gentilmente quella di Rossano; innumerevoli gli spari; ammiratissimo il sacro oratore Mons.
Gallo; immenso il concorso dei forastieri: splendida la giornata. Esprimiamo perciò il nostro compiacimento a tutti coloro che concorsero a tanto risultalo.
Da Cosenza
Come nelle altre città del regno, anche qui il primo maggio passò nella massima calma. Gli operai quasi tutti attesero ai loro consueti lavori; solo rimasero chiuse alcune botteghe di calzolai, la legatoria Federici e la tipografia della "Lotta". Si vide anche sventolare per poco dalla finestra dell'ufficio del giornale Humanitas una bandiera rossa e nera, ma fu tolta dietro invito dell'Ispettore di P.S. Vi fu anche una riunione dei pochi nostri socialisti in casa dell'operaio Valentino, e in essa parlarono il prof. Milelli, Giovanni Domanico e gli operai Cavalieri e Marinaio; quest'ultimo in nome dei socialisti di Celico. Parecchi di essi si riunirono la sera in privato banchetto nell'albergo Russo.
(Il Popolano N. 8 dell'8 maggio 1894)
Musica e Clero
Acciò il pubblico possa rettamente giudicare sulla questione sorta tra questo Arciprete e la Manda musicale da me diretta, mi piace esporre i fatti sul mio Popolano, sperando che possano cosi giungere anche a conoscenza di Monsignor Arcivescovo di Rossano, per più opportuni e ragionevoli provvedimenti.
Da che esiste qui una musica cittadina e prima e dopo di essa, quando vi vennero da altri paesi, nelle processioni religiose, la musica ebbe sempre posto tra le confraternite ed il clero. E questo vien praticato in tutti i paesi e città d'Italia; ed anche quando le musiche furono più, una sempre occupò quel posto.
Invitato dunque dal priore della Congrega del Sacramento ad intervenire con la banda nella processione del Corpus, in S. Maria, nel 31 del decorso mese, mi vi recai con la banda vestita in gran gala e suonando. Mentre che si aspettava lo sfilare della processione, l’Arciprete mandò a dirmi che la banda avrebbe dovuto andare dietro il Santissimo. Gli feci rispondere che ciò non era possibile, perché in mezzo alla folla, agli urli ed agli spintoni la banda non avrebbe potuto suonare. Chiamato in sagrestia, feci con bei modi intendere al R. Arciprete quelle ragioni, ma lui, inflessibile, sostenne che, andando la banda avanti il Clero, molta gente vi si sarebbe messa dattorno, e forse col cappello in testa e col sigaro in bocca.
Di rimando gli feci osservare che quello da lui voluto, non era un mezzo opportuno per togliere siffatti inconvenienti, che si sarebbero potuto sempre verificare. Ma l'Arciprete, sempre duro,disse che invece la banda sì sarebbe messa avanti le confraternite, proprio dove, vanno i ragazzi coi campanelli, soggiungendo che per la dignità del clero non poteva far occupare alla banda il solito posto. Allora non potetti astenermi dal dirgli che se lui teneva alla dignità del Clero, io più dì lui tenevo alla dignità della banda, e me ne uscii.
Andato fuori, il R.° Arciprete mandò nuovamente a dirmi col Sagrestano che se la banda non voleva accettare, i posti indicatimi, avrebbe potuto andarsene, che sarebbe stata pagala lo stesso. Preferii andarmene, e il di seguente fui infatti pagato.
Questi i fatti genuini, anzi devo aggiungere che in sagrestia diversi preti del Clero si adoprarono a persuadere l'Arciprete, ma tutto fu inutile. Il pubblico e Monsignor Arcivescovo vedranno di chi sia il torto, di chi la ragione.
E qui l'incidente avrebbe dovuto finire, ma ciò non piacque all'egregio Arciprete, che pur io avevo cominciato a tenere in qualche stima.
Riunitosi in conciliabolo con qualche altro Reverendo Parroco intransigente, a tutt’altro pensando che al proprio ministero di pace e di concordia, spedirono un messo a Monsignore, esponendogli i fatti, certo in modo diverso dal vero, e sollecitando disposizioni proibitive per le processioni in cui la banda non volesse andare dietro le statue dei santi.
E ciò perché sapevano che il 3 corrente, la banda dovea suonare nella processione della Madonna dei fiori. Anzi all'invito fatto dal Parroco di S.Pietro al Rev. Arciprete per intervenire col suo Clero alla detta processione, fu risposto che vi sarebbero venuti se non vi fosse la banda, o se questa fosse andata dietro la statua!
Oh santa legge di Cristo, ove ti ha ridotto il falso zelo di alcuni sacerdoti!!
Quantunque del tutto profano in materia religiosa, ho voluto consultare qualche vecchio zibaldone, e vi ho trovalo le seguenti decisioni: La Sacra Congregazione dei Riti, nel 23 settembre 1837e nel 7 dicembre 1844, decise che, ogni qualvolta, nelle, processioni, precede qualche Banda musicale, questa occuperà il posto che le sarà indicato dal Vescovo, sempre però avanti l'uno e l’altro Clero.
Mi pare che ciò sia proprio quello che si è qui sempre praticato, e che ora io chiedevo.
Che se pure, fosse stato un abuso, ecco quanto la stessa Sacra Gong. dei Riti prescrive sul riguardo, con decisione del 13 maggio 1603:. « Gli abusi antichi nelle processioni si debbono togliere con la massima cantala acciò non ne derivano maggiori scandali.»
E questi scandali si son voluto invece far succedere proprio da chi avrebbe avuto il
dovere di evitarli, anche a costo di tollerare un vecchio abuso!
Mi auguro che il Rev.° Arciprete, mettendo più senno, voglia nell'avvenire far dimenticare questo spiacevole incidente.
F. Dragosei
(Il Popolano N. 10 del 9 giugno 1894)
Non siamo noi....
Nel passato numero esponemmo per filo e per segno la vertenza sorta tra questa banda e il Rev. Arciprete di S. Maria Maggiore, e, per quanto abbiamo potuto apprendere, questo pubblico rimase scandalizzato di questo eccesso di zelo del caro Arciprete. E poiché egli diede ad intendere a qualcuno esser nostra la colpa, perchè dice aver chiesto per favore, e per quella volta sola, che la banda fosse andata dietro la processione, non tanto perché trattavasi del Santissimo, quanto perchè al solito posto della banda vi erano le Verginelle, ci facciamo a dichiarare non esser ciò vero. Le ragioni da lui addotte per la pretesa innovazione furono quelle da noi esposte nel precedente numero.
II Reverendo, però, che si atteggia ad agnello mansueto del gregge di Cristo, ha manifestato nella circostanza una bile ed una stizza degna di miglior causa.
Egli che dice aver preteso un favore per quella sola volta , si rifiuta d'intervenire alla processione della Madonna dei fiori, perché vi era la musica! Egli inculca al Cappellano di S. Antonio, prete del suo Clero a non invitare la musica! Egli si prepara a far lo stesso con le altre prossime feste da lui dipendenti e … poi si alleggia a vittima, ad agnello mansueto!!
No, non siamo noi dunque, ma è lui che provoca, lui che è venuto in casa nostra a portar la discordia, a far nascere attriti e litigi. Lui che, ministro del buon Gesù, dovrebbe essere apportatore di pace e di amore!
Il pubblico di Corigliano che pur come noi, si era lasciato ingannare sulle qualità del nostro Reverendo, si disinganni e sappia che sotto le finte apparenze di carità e mansuetudine, si nasconde un animo battagliero.
Badi però il Reverendo, che non abbia a pentirsi di questa sua cocciutaggine!
(Il Popolano N. 11 del 24 giugno 1894)
La festa del Patire
Per chi non lo sappia, il Patire è un diruto monastero dei Basiliani, eretto da Ruggiero Guiscardo nel secolo X — Esso sorge imponente sulla cima del monte che prende lo stesso nome, in mezzo a fitta selva di alberi boschivi. La vasta tenuta si appartieni a questo illustre Barone Compagna che, pochi anni dietro fece restaurare l'ampia chiesa a tre navate, che era ridotta a ricovero di capre. Del magnifico pavimento a mosaico ne resta solo un pezzo nella navata di mezzo, nel quale si può tuttavia ammirare l'arte antica e la finezza del lavoro. Si acceda in cima al monte per una via mulattiera, fatta recentemente sistemare dal prelodato Sig. Barone, e, quando si è lassù, l'occhio si dilata nell'immensità dello spazio, e un lungo sospiro di sollievo ti si sprigiona dal petto! — Un orizzonte vasto, ampio , ti si para dinnanzi e dal vecchio convento che si specchia nel Ionio, si dominano i territori del nostro e dei vicini paesi. In quella chiesa si conserva tuttora un vecchio Crocifisso di legno, che rimonta ai primi del monastero, verso il quale i fedeli professano una grande devozione, e, dietro il restauro della chiesa, vi si cominciò a celebrare la festa in uno dei venerdi di maggio. Quest'anno invece la festa si fece nel passato venerdì, 6 luglio, e v'intervenne la famiglia Compagna, il Conte d'Alife e molti altri signori di Corigliano. Si andò in carrozza fino al Cino, e poi a cavallo fino al monastero, ed era bello vedere quella lunga fila di cavalli e di asinelli, e, su di questi, la nobile e maestosa Baronessa e la gentilissima sua figlia Nanetta salire su per quell'erta, attraverso le fitte boscaglie del Patire! Si arrivò verso le 7 del mattino, ed una salva di spari accolse la famiglia Compagna — Dopo poco giunse anche la Banda che coi suoi soavi concerti rendeva più allegra quella festa campestre. Quindi si andò in chiesa, ove si assistette ad una messa solenne; finiti la quale la Baronessa accompagnata dal Barone, dal Conte e dai figli, visitò le rovine, del monastero. La Banda ricominciò a suonare fino all'ora della colazione e suonò durante la stessa. Alle 10 si andò a tavola, apparecchiata sotto l'ombra di enormi ciliegi. Gl'invitati erano circa 40. La Sig.ra Baronessa aveva a destra l'On. d'Alife e a sinistra il Cav. G. Garetti — Alla destra del Conte sedeva la gentile Baronessina. La colazione fu abbondante e squisita e durò fino alle 12.12 — A tavola regnò la massima allegria. Il Sig. Barone e l'On. d'Alife erano di un umore assai allegro. La Sig. Baronessa e sua figlia si divertirono molto — Quei boschi un tempo covo di briganti, sembravano una villa signorile. Si stette li fino alle 13.12, e poi si fece ritorno a Corigliano E qui facciamo anche notare che l'ottimo Sig. Barone, oltre di aver dato alla Banda i mezzi di trasporto e la colazione, volle per sua generosità regalarle anche cinquanta lire — Oh se tutti i Signori lo somigliassero! (f.d.)
(Il Popolano N. 12 del 14 luglio 1894)
La festa di
Palombella
Nelle prime ore della mattina pareva volesse piovere, più tardi delle gocce d'acqua scesero anche a rinfrescare la punta di qualche naso alla Gundagnoli. Gli astrologi naturali
promettevano non lontano il Sereno; ma ciò non pertanto più d'uno sentiva stringersi il cuore per tema che la pioggia, tanto avara per lungo tempo, volesse proprio in quel giorno tornare agli
amplessi della terra.
Oh, sarebbe stata una tirannia del Cielo, una tirannia non meritata da chi porta in terra il più bel nome di Santa che esista in cielo, non meritata da quanti s'erano apparecchiati a festeggiare quel nome tra un po' di musica e un po' di ballo all'aria aperta!
Per buona fortuna, non passò molto e Febo riapparve maestoso a dissipare le nubi dell'aria e quelle degli animi nostri. Si andava dunque a Palombella.
Alle ore 16 un'infinito numero di carri era già pronto al largo S. Francesco, ed i buoi pestavano la terra dall'impazienza. Essi non capivano, poveretti, che gli animali graziosi e benigni adorano in singolar modo la toilette!
Poi, mano mano, le Signore e le fanciulle comparvero ed occuparono i carri a loro destinati altrettanto fece il sesso cosiddetto forte, e via per l'erta strada che conduce a Palombella, fra stupende vallale boscose e monti seminati di vigne e di casini.
Lo sfilare dei carri pel viale che dalla strada conduce alla palazzina del Barone Compagna, fu trionfale addirittura, mentre l'intelligente corpo musicale sferzava l'aria d'intorno con note vibrate e robuste.
Primo pensiero di tutti fu quello di vedere subito le baronesse Compagna Maria del Carretto e Maria Bianca Galloni, le regine della festa, per presentar loro i dovuti omaggi ed agurii.
Nell'ampio piazzale avanti la casina, contornato bellamente di lumicini alla Veneziana che si estendevano come una fuga di luce lungo il viale di accesso, tra una selva di gentili Signore, la Baronessa Maria Bianca, lieta più del solito, riceveva e ricambiava, con squisitezza sua propria, le felicitazioni sincere di tutto quel mondo femminile, nel quale notammo con vivissimo piacere quella fine ed intellettuale dama della migliore aristocrazia napoletana che si chiama Donna Isabella Doria d'Angri, moglie del Cav. Alfonso dei Baroni Compagna, distintissimo gentiluomo, che ha saputo sposare mirabilmente la dovizia del censo e del casato alle amenità delle lettere ed alle lotte della vita giornalistica.
Dopo che le baronesse Maria Bianca e Maria Del Carretto ebbero ricevuto i nostri omaggi ed auguri sinceri; dopo che il Barone Compagna ebbe a tutti stretta la mano con la effusione sua solita, e con la solita cordialità ebbero i suoi figli ricambiata il nostro affettuoso saluto, poiché la musica c'era e c'era in noi tutta la volontà di fare due giri all'aria aperta, eccoci sull’attenti ad aspettare gli ordini del Comandante, Capo di quadrilles, Sig.Leone Benedetto della Montà.
E vi presero parte la Baronessa, Donna Isabella Doria, e quell'amore di fanciulla che si chiama Nanetta Compagna, poesia e dolcezza di sesso gentile nella poesia fascinatrice dei monti di Palombella che sovrastano uno dei più belli panorami di che è ricca l'Italia nostra.
Esauritasi la prima quadrille, si dette il segnale del fuoco: e via razzi di ogni colore che serpeggiavano scoppiettando giocondamente sotto il cielo stellato ricadevano come una pioggia di lucciole variamente colorate.
Effetto mirabile, se si badi che al fuoco pirotecnico si alternavano le forti schioppettate dei guardiani del barone, che pareva fossimo in istato d'assedio, mentre la tranquilla luce dei bengala illuminava una delle più belle scene di festa in campagna che sognar possa un poeta a gettare sulla tela la mano di un pittore di grido.
Poi venne la volta del buffet, sceltissimo per pasticcerie e vini, ove tra i fumi dello champagne, i Sig. Dottore Palari ed Oriolo sciolsero all'indirizzo delle Baronesse Compagna nobili parole di felicitazione, facendosi interpreti altresì dei fervidi auguri di lieto avvenire che erano e sono nel cuore di tutti i Coriglianesi per la benefica famiglia del Barone Compagna.
E poi si ricominciò col ballo; e poi di nuovi i fuochi e le schioppettate, e cosi fino alle ore ventitre e mezza in coi parve a tutti di dover far ritorno alla diletta Corigliano, in quel momento addormentata pacificamente sotto gli argentei raggi della luna.
Fra una gaja confusione di saluti rispettosi, di saluti intimi, di strette di mano e corse di qua e di là per ritrovare il proprio carro e gli amici più simpatici, la lieta compagnia si congedò dalla famiglia Compagna, portando in sè uno dei più grati ricordi e la speranza di potere, per molti anni avvenire ritornare a Palombella, il cui Signore non vive che nell'affetto e nella devozione dei suoi conterranei.
Bebè
Luce elettrica
Sono incominciati i lavori per la luce elettrica e si ritiene che coi primi di Novembre la nuova illuminazione possa funzionare.
(Il Popolano n. 15 del 26 agosto 1894)
Albergo del Risorgimento
Tutto quanto accresce lustro e decoro a questa nostra Città, da noi è seguito attentamente, specie quando può soddisfare i desiderii di che vi giunge. Il nostro Amico, Sig. Domenico Bruno proprietario e direttore dell'Albergo Risorgimento che era nella strada S. Francesco lo ha trasferito in Piazza del Popolo ove era l'Albergo la Stella. Il detto locale è stato messo a nuovo, non solo, ma forse con lusso e ben potrebbe stare in Città di primo ordine, ove gli avventori troveranno tutte quelle comodità che possono lasciarli contenti. Era questo un bisogno sentito in questa Città, il Sig. Bruno lo ha fatto sparire, e noi gli diamo un bravo di cuore, augurandogli molti avventori.
(Il Popolano N. 17 del 27 settembre 1894)
La ricomparsa del Brigantaggio
Ha prodotto in tutti gli animi sgomento la notizia di essere stato, il giorno 16 corr. sequestrato da una compagnia di briganti, il sig. Passavanti da Pietrapaola, comune del nostro circondario - Si disse che i briganti erano dieci e bene armati, e che pretendevano dal sequestrato lire cento mila. Molta forza fu spedita in quella località e lo stesso Prefetto di Cosenza vi si recò con agenti di P.S. e carabinieri. Il Passavanti venne però liberato dopo solo tre giorni, mediante il pagamento di L. 40.000, giusta quanto si dice.
(N. 22 del 25 novembre 1894)