Correva l'anno 1891
Da "Il Popolano" N. 1 del 1 gennaio 1891
Lo scioglimento del consiglio
Dopo due mesi di straziante agonia, l’Amministrazione comunale di Corigliano Cal. non è più! Al suo posto or siede un R°. Commissario straordinario, e da esso questa cittadinanza si attende quel bene che dai naturali suoi amministratoci sperò per più tempo invano.
Causa precipua, anzi unica di siffatto straordinario provvedimento, fu il dissesto finanziario. Corigliano, un tempo il più florido dei Comuni della nostra provincia, per aver voluto fare delle opere e sostenere delle spese superiori alle proprie forze, si coinvolse nei debiti. Dal 1886 le cose andarono sempre più giù per la china, e non si trovò una mano vigorosa che avesse potuto frenarne la discesa a valle.
Eppure, non pochi furono i cespiti aggiunti al bilancio, mercé l'imposizione di nuove tasse ed aumento dei vecchi balzelli! Ma, con tutto questo ben di Dio lo squilibrio si è fatto gigante e ci volle proprio la più grande abnegazione per poter durare in mezzo a tanti guai.
Opera precipua del R°. Commissario dev'essere perciò lo assestamento delle finanze e lo equilibrio del bilancio. Quindi, prima d'ogni altra cosa la contrattazione di quei prestiti, di cui si è tanto parlato, senza venirne a capo, e riduzione delle spese a quelle puramente necessarie.
A raggiungere questo duplice intento ci affida il senno e la perizia amministrativa del R. Commissario, Dr. Carosio, della cui scelta ci siamo anche noi compiaciuti, perché, venendo egli da lontana provincia, potrà mantenersi scevro di ogni estranea influenza e lasciare fra noi memoria imperitura di giustizia e di rettitudine.
Connesso strettamente alla quistione finanziaria era l'appalto dei dazii pel quinquennio 91-95. La non curanza della disciolta amministrazione per questo importantissimo cespite è veramente assai censurabile. Vi era da studiarne il capitolato, e non si è fatto, vi era da stabilirne l'ammontare, tenendo conto dei dazii aggiunti, e di ogni possibile modificazione, e tutto si è trascurato!
Lodevole devesi perciò ritenere l'opera del R. Commissario che all'appalto dei dazii rivolse le sue prime cure, e ci auguriamo che siano coronate da buon risultato.
Non di minore importanza, sebbene sotto altro aspetto, è la quistione dei demani comunali.
Noi del Popolano abbiamo invocato più volte e ripetutamente qualche provvedimento per le illegittime occupazioni. Però le amministrazioni che si successero non vollero ascoltarci e lasciarono fare. Ond'è che esse più di ogni altro furon causa della vandalica distruzione dei boschi comunali! Dapprima non erano che pochi gli usurpatori e, se verso di essi si fosse stati inesorabili, farcendo rientrare nel dominio del comune le terre occupate, altri non li avrebbero imitati.
Vero è però che anche l'Autorità prefettizia non se ne diede ultimamente alcun pensiero, quando il Sindaco Sig. Garetti invocava efficaci provvedimenti; e questo fatto imbaldanzì talmente gli usurpatori da rompere il freno ad ogni moderazione.
Se il R. Commissario potesse fare intendere al Ministero la necessità di serii provvedimenti per ridonare in Corigliano l'imperio alle leggi, e far cessare questo anormale stato di cose, farebbe opera assai meritoria.
Che si suddivida o si dia a semina tutto quel terreno atto a coltura, lo ammettiamo, ma che per la smania di seminare si abbiano a distruggere tutti i boschi del Comune, questo non ci pare cosa plausibile.
Corigliano di terreni coltivabili ne ha tanti da superare il bisogno; ma di boschi ne sta restando priva, e già comincia a sentirsi la penuria della legna e dei carboni.
E’ quindi interesse di tutti che i terreni boschivi siano mantenuti sotto il vincolo forestale.
Non vogliamo per ora addentrarci in altro. Seguiremo l'opera del R. Commissario con tutto interesse, e non mancheremo a fargli conoscere anche in seguito i bisogni di questo infelice paese.
(Dottor Ficcanaso)
Visita dell' Ispettore Scolastico
Fu qui per parecchi giorni il nuovo Ispettore scolastico del nostro Circondario, Sig. P. Paolo Recchione, per la visita ordinaria a queste scuole.
Avemmo l'occasione di avvicinarlo e, a dir vero, lo trovammo un perfetto gentiluomo.
L'avea veramente preceduto la fama di un rigorismo facile a sconfinare e a convertirsi in ingiuste vessazioni pei maestri; ma, stando a quello che ne abbiamo potuto sapere, questo rigorismo non consiste in altro che in un procedere giusto, retto ed imparziale.
Egli possiede una cultura non comune, e di scuole ne conosce molto. Vuole che ognuno faccia il suo dovere; che le leggi e i regolamenti siano osservati, e pel resto si dichiara il migliore amico dei maestri.
Delle nostre scuole si è mostrato piuttosto soddisfatto. Vi ha raccomandato l'istituzione delle Casse scolastiche di risparmio e questo suo desiderio è stato subito appagato.
Non possiamo perciò non compiacerci con l'egregio Ispettore Sig. Recchione, e facciamo voti per una sua lunga permanenza nel nostro Circondario.
----
Il R.Commissario, accompagnato dall’Ispettore Scolastico, visitava il 17 dello scaduto mese, queste nostre scuole, e restava compiaciutissimo del numero di alunni che frequentano specialmente le classi maschili.
----
Secondando poi alcune raccomandazioni fattele dal Sig. Ispettore, lo stesso R. Comissario, con verbale del 26 Dicembre nominò Direttore didattico di queste scuole elementari maschili e femminili il Prof. Dragosei Alessandro, al quale ne mandiamo i nostri congratulamenti.
Un'ardita aggressione
Un ardita aggressione avveniva nella note del 21 al 22. Erano ancora le 9 pom. quando Domenico Abbossida e Salvatole Misciagna salivano per il Sopportico di Malavolta. Alla svoltata della strada, vicino la chiesa di S. Maria trovarono appiattati due individui che per la oscurità non furono conosciuti; uno di costoro si avventò al Misciagna; svignatesela costui, i due aggredirono l'Abbossida il quale non potè far uso del due colpi di cui era armato, ed ebbe quattro colpi di coltello. Gli aggressori si presero anche il due colpi e il mantello del ferito e se ne andarono in pace.
Speriamo la giustizia riesca nelle sue ricerche.
Protesta delle donne e di contadini per l'aumento del dazio
Verso le 5,30 pom. del 30 ultimo, un assembramento di più centinaia di donne e contadini, si recarono al Palazzo Municipale per protestare contro l'aumento dei dazii di consumo, e specialmente di quello sulle farine, che tocca più da vicino la povera gente.
Il R. Commissario compenetrato delle critiche condizioni di questa popolazione, ha dato assicurazioni che il dazio sulle farine non sarà col nuovo appalto aumentato e così veramente ha fatto.
Da "Il Popolano" N. 2 gennaio 1891
Le due sommosse
È questo un argomento assai spinoso, che non avremmo voluto affatto trattare, se il nostro ufficio di giornalista non ce lo imponesse. Prevediamo che le nostre parole dispiaceranno a qualcuno; ma per noi innanzi tutto è il dovere, e con esso non possiamo transigere.
E pria di tutto domandiamo: È vero che Corigliano sia divenuto il paese delle rivolte?
Tale veramente lo vogliono far comparire! A noi però sembra che questo misero popolo, cosi poco curato e molto malmenato, lungi dall'avere in mente di ribellarsi alle Autorità costituite ed alle leggi, non abbia fatto che manifestare i proprii bisogni, difendere i proprii dritti.
Son questi i fatti.
Erasi già sparsa la notizia che col primo Gennaio il dazio sulle farine sarebbe stato aumentato della metà, cioè di altri centesimi 80 a quintale. Molti perciò videro la necessità di far rilevare al R°. Commissario, e prima che il nuovo appalto si fosse ultimato, la poca prudenza di siffatto.
Ciò che non avean fatto i più colti e i maggiorenti della città, lo fecero alcune donniciuole, le quali, la sera del 30 dello scorso dicembre, partitesi dal rione S.Francesco, passavano per Piazza del Popolo ed eccitando gli altri a seguirle, si recavano al Palazzo Municipale per chiedere che il dazio sulla farina non venisse più aumentato.
Se quella gente fosse stata diretta e capitanata da persone per bene, la dimostrazione non sarebbe uscita dai limiti delle convenienze verso il Capo straordinario del nostro Comune. Ma da gente ignorante e pertinente quasi tutta agli ultimi strati sociali, non si potea aspettar tanto, e, nella confusione, vi fu qualche sasso tirato alle finestre del palazzo di città. Però questo fatto isolato, dovuto certo a qualche monello od a qualche ubriaco, non è tale da far qualificare per ribelle tutto un paese. Il R. Commissario intanto, che, secondo alcuni, non avea lui stesso conoscenza del lamentato aumento, accontentò i giusti reclami della popolazione, disponendo che il dazio sulla farina restasse nel nuovo, com'era nel vecchio appalto.
E qui sarebbe tutto finito, se non si fosse dato mano alle trombe per ingrandire il fatto, qualificarlo chi sa come, e trovare due capri espiatori delle lastre rotte nei due ragazzi Leonetti F. e Zagordo L. , che vennero tenuti in carcere per circa venti giorni e si vogliono sottoporre anche a giudizio!
Un'altra più curiosa dimostrazione avveniva il mattino del 17 volgente. Da più mesi erasi costituita in Corigliano una società la quale prendeva in fitto tutti questi mulini ad acqua, e fin d'allora si prevedeva un aumento nella mulenda. Parte di questi socii trovavasi già precedentemente fittato il mulino a vapore del Sig. Barone Compagna, il quale per non fare angariare la popolazione, avea proibito nel contratto qualsiasi aumento sul prezzo della mulenda, da lui stabilita a Cet.50 al quintale.
Intanto la società anzidetta, dopo che ebbe in mano tutti i mulini, ottenne anche dal Barone Compagna lo scioglimento del precennato contratto, facendolo obbligare a non mettere in esercizio per quattro anni il suo mulino a vapore.
In tale stato di cose apparì forse alla loro mente assai facile la realizzazione di un aumento, ma forse vi si voleva giungere gradatamente e per una indiretta via, sapendo pur essi quanto più gravoso di ogni altro riesca ogni aggravio sul macinato.
Da più tempo erasi inoltre cominciato a parlare di mancanza di uno, di due, di più chili in ogni tomolo di grano sfarinato, di stadere non esatte portate dai mugnai e di altre magagne, forse ignorate dagli stessi componenti la società, ma che pur formavano oggetto di pubblico lamento e che facevano germinare un serio disgusto verso la società medesima.
A mettere il colmo alla misura un provvedimento sociale, per il quale si dovea ritenere su ciascun quintale di grano sfarinato uno o due chilog. di farina, per il voluto sfrido che va soggetto il grano nello sfarinarsi.
Il modo però come venne ad attuarsi tale misura, fu certamente il più illogico.
Si eresse una baracca, ove un apposito impiegato pesava il grano quando andava al mulino, esigendo la solita mulenda; al ritorno lo ripesava e si prendeva altro chilo di farina per il voluto sfrido. Dicesi da parte della società che ciò sarebbe ridondato anche avvantaggio del pubblico, il quale non avrebbe più perduto il tre, il quattro per certo, ma solo quell'uno o due esatto dall'impiegato.
Però questo vantaggio il pubblico non vi ha saputo trovare, od almeno non ne comprese la ragion sufficiente.
Se il mio grano è uscito dal mulino senza perdita, diceva taluno, perché volete voi prendervi questo chilo di farina? E si soggiungeva: Nel mulino, specialmente ad acqua, il peso del grano aumenta nel ridursi in farina, quindi non di sfrido, ma di aumento dovrebbesi parlare!
Ed ecco che questi fatti, il mattino del 17 volgente, furono, da un gruppo di donne, portati alla conoscenza del R. Commissario, il quale, presi gli opportuni concerti, dispose che la farina non si dovesse toccare. Ma ciò non ostante nella baracca si continua ad esigere; una donna corre gridando al Municipio, e di là una Guardia Municipale vien mandata dal R. Commissario sul luogo.
Alla vista della guardia, la folla che era in piazza del Popolo si versa per la via dei mulini e, credendo che la baracca si dovesse demolire, vi dan mano anch'essi e l'abbattono e ne portano in trionfo gli avanzi recandosi al Municipio per ringraziare il R.Commissario della protezione loro accordata.
Fin qui dunque non vi fu alcuna ribellione, nessun atto contro il governo o le autorità e tutto al più non vi si poteva scorgere che un danneggiamento in pregiudizio di privati cittadini, senza alcun pericolo per la pubblica tranquillità.
Ma non cosi piacque considerarlo, e specialmente alla benemerita, TROPPO BENEMERITA ARMA, che con uno zelo degno di miglior causa cominciò a fare degli arresti senza discernimento, a solo scopo di terrorizzare, con apparato di forza straordinario e non richiesto da nessuna necessità!... E ben trenta individui, fra cui delle donne vecchie e ragazzi, furono gettati in una rigida prigione, lasciando nello squallore e nella miseria tante infelici famiglie e destando nella intera popolazione il più grande disgusto per tanti abusi e capricci. Vi sarebbero altre faccende in cui la predetta benemerita arma potrebbe spiegare la sua energia!
E cattivissimo effetto à prodotto alla popolazione il veder passare la mattina del 20 corrente, tre ragazzi ammanettati in mezzo a due file di RR.CC. a baionetta in canna, comandati da due Marescialli e da un Tenente!
Questi fatti inacerbiscono gli animi delle popolazioni, sazi di soffrire, ed invece di mettervi la calma, le spingono viemmaggiormente a fatti più seri.
Ma chi sa, se anche per questi miserabili potrà levarsi una voce in Parlamento per protestare contro siffatti abusi, e chieder conto degli arresti illegali e della manomessa libertà di tanti cittadini.
Terreni demaniali
Si dice che alcuni occupatori dei demani comunali avessero fatta domanda per essere ammessi alla conciliazione, e che il R. Commissario sia propenso ad aderirvi.
Riteniamo tutto questo una fanfaluca, sia perché le conciliazioni uscirebbero dalla competenza del R. Commissario, essendo devolute al Consiglio comunale, sia perché il R. Commissario non è uomo da compromettere la sua reputazione per favorire soltanto taluni.
L’affare delle illegittime occupazioni è assai spinoso. I provvedimenti che potrebbero dal R. Commissario essere adottati sarebbero quelli di promuovere una verifica dei demani non divisi, per riconoscere la estensione, e delimitarli giusta le piante esistenti in Archivio; determinare quali siano i terreni da conservarsi o da ripristinarsi a bosco, e farne rispettare il vincolo col massimo rigore; proporre la suddivisione degli altri riconosciuti buoni alla coltivazione senza danno delle sottostanti pianure.
La società dei mulini
Dietro la diminuzione di cui si è parlato in altra parte del giornale la società dei mulini avea elevato la mulenda al 16° del grano sfarinato. Il giorno appresso l’ha nuovamente ridotta al prezzo primitivo di Cent. 50 a tomolo, ma si dice ancor possibile un ritorno all’aumento …
Noi confidiamo che la società voglia nella sua prudenza non rincarare la mano sulla povera gente e che si accontenti di un giusto guadagno.
Nomina capo della polizia Urbana
All’egregio nostro Commissario Regio al comune, tutta la lode dell’animo mite, buono ed illuminato ed anche il merito delle buone iniziative tra queste l’aver delle buone iniziative; tra queste l’aver affidato il carico della polizia Urbana al signor Francesco Cimino, che lo disimpegna con zelo ed esattezza.
Da "Il Popolano" N. 3 del 15 gennaio 1891(forse febbraio)
Inondazioni
Quando fu costrutta la nostra ferrovia si apportarono tali modificazioni ai corsi d'acqua del nostro tenimento da rendere molto più facili gli straripamenti e le inondazioni. Da ciò gravissimi danni ne derivano, perché le acque non lasciano sui terreni quel limo che fertilizza, ma sabbia e ghiaia che uccidono ogni vegetazione, nonché acqua stagnante che muta, di anno in anno, questo giardino d'Italia in orrida palude, ove le infermità mietono molte vittime umane.
A questa principale cagione dei danni che lamentiamo, si aggiunge l'ignavia del nostro Comune che non si diede quella premura che conveniva per promuovere dei consorzii obbligatorii, nei quali avrebbe dovuto anche concorrere il governo e la provincia. Anzi ricordiamo delle proposte fatte a tale scopo dal Consigliere Antonio Palma, avversate e combattute in Consiglio, per meri interessi privati.
Ora che il Crati, Fiumarella e Malfrancati in pochi giorni confusero le loro acque, portando la desolazione e lo squallore in fertilissime contrade, e ponendo in grave pericolo uomini ed animali, ora sarebbe tempo che i principali interessati si scuotessero per chiedere al Governo un'equa applicazione delle leggi.
Se i sussidii e l'indennizzo dei danni sono corrisposti dal Governo agl'inondati dell'alta e media Italia, non comprendiamo perché dovrebbero negarsi a noi calabresi. E se noi tutti paghiamo i tributi, anche al di là delle proprie forze, perché nè la Provincia né il Governo non si danno alcun pensiero dei gravi danneggiamenti avvenuti nella fertile pianura di Corigliano?
E ripetiamo che in gran parte tali danni derivano dalla costruzione della ferrovia. Infatti si sa bene che il letto del Crati nel punto dove venne fondato il ponte in ferro era largo ben 181 metri, e la Società Charles e Comp. per economizzare sessanta mila lire lo ridusse a metti 149!
Lo stesso si fece nel letto di Fiumarella, che ridussero da 15 a 10 metri. Però, dopo alcuni anni lo si allargò, con una nuova luce, a metri 21 e con le ali a metri 42; talché l'acqua agglomerata deve correre nello stesso tempo in sezioni assai diverse.
Né miglior trattamento si ebbe il Malfrancati; ove un malaugurato progetto di argini, sconvolgendo tutte le leggi idrauliche, fa vagare l'acqua or da una parte, or dall'altra.
Vogliamo sperare che il R. Commissario si occupi anche un poco di questo importantissimo ramo di servizio, richiamando su di esso la benigna attenzione del Governo, acciò si apporti riparo ai danni sofferti e si procuri di evitarne altri maggiori. (p. c.)
Prestito
Nel riportare sul nostro precedente numero le voci che circolavano, anche fra persone di qualche credito, sulla possibile contrattazione di un prestito da parte del R. Commissario del nostro comune all'esorbitante interesse del 2 per cento al mese, dichiaravamo già di non ritener veridica la notizia conoscendo di quali buone intenzioni fosse animato il R. Commissario Sig. Carosio.
Né maggior fede fu da noi prestata all'altra notizia delle conciliazioni pei terreni demaniali illegalmente occupati.
Non vi sarebbe stato perciò bisogno di ulteriore smentita. Ma poiché se n'è pure occupato il nostro confratello Il Coriglianeto, ripetiamo da parte nostra che, avendo chieste sul riguardo più precise notizie all'Ufficio comunale, siamo stati assicurati non esservi nulla di vero tanto per l'uno, che per l'altro affare.
I mugnai
Gli arrestati pel fatto dei mugnai, di cui ci occupammo nel passato numero, furono tutti scarcerati con libertà provvisoria, dopo circa 20 giorni di prigionia.
Il R. Procuratore e l'Istruttore che per tal fatto s'intrattennero qui per più giorni, àn potuto convincersi che in essi non vi fu alcuna idea di malefizio.
Il grano
Dall’esperimento fatto in uno di questi molini coll’assistenza del Delegato di P.S. e del Maresciallo dei Carabinieri, si venne a conoscere che il grano non sfrida, ma piuttosto acquista maggior peso nello sfarinarsi.
Occupazioni illegittime
Nei giorni 11 e 12 corrente si trattarono in questa Pretura alcune cause forestali per le solite occupazioni illegittime e dissodamenti di terreni comunali sottoposti al vincolo. Questa volta non si poté dagl'imputati accampare l'ormai vecchio ritrovato della ricoltivazione, e furono tutti condannati.
A sostenere le ragioni del Comune questo R. Commissario fece qui venire da Rossano l'ottimo Avv; Rizzuti, e le premure dell'egregio funzionario furono coronate da buon risultato.
Ne esprimiamo al R. Commissario il nostro compiacimento.
Gli abitanti del largo Garopoli
Gli abitanti del Largo Garopoli e sue adiacenze a mezzo nostro rivolgono al nostro R. Commissario la preghiera di voler disporre che sia riattivata la fontanina sita in quella località, e che da più mesi non dà acqua. Ne cade tanta dal cielo, e perché non esaudire la preghiera di chi non cerca altro che dell'acqua?
Anch'essi, son cittadini che contribuiscono a sostenere gli oneri del comune.
Confidiamo non abbiano pregato invano.
Da "Il Popolano" N. 4 del 1 marzo 1891
La ricomposizione del nostro Consiglio
Mentre si riteneva come certa la proroga dei poteri del R. Commissario straordinario del nostro comune, vedemmo l'altro ieri affiggere nelle cantonate un manifesto a stampa col quale si stabiliscono le generali elezioni amministrative, pel prossimo 14 Marzo.
Questo fatto ha destato nei più un senso di gran meraviglia, sapendosi che il R. Commissario, se ha potuto bene avviare molte belle cose, non ha avuto il tempo necessario per portarle a termine. E quello che sopra ogni altra cosa impensierisce molto si è la condizione finanziaria del Comune. Ci si assicura che oltre le spese obbligatorie ed ordinarie, si ànno debiti per più di lire 160 mila, tutti scaduti e che attendono la soddisfazione nel corso di questo anno. E ciò senza contare i grossi debiti estinguibili a rate.
Or, chi vorrà assumere l'amministrazione del Comune in tanto sfacelo? Donde si avrà il danaro per equilibrare il bilancio del comune, per non tornare in quei tristi tempi che ne completarono la ruina? Qual prò dello scioglimento del Consiglio e della missione straordinaria di un R. Commissario, se non si è neppur avuto da essi lo assestamento delle finanze e degli altri importantissimi affari del Comune?
Malgrado gli accresciuti balzelli, si sa essere indispensabile un nuovo prestito; le pratiche per la sua contrattazione si dicono già in corso, ma non si è certi che la nuova Amministrazione riesca a contrattarlo con la prestezza necessaria, e molti giustamente ne dubitano, perché quello che non à potuto fare il R. Commissario non lo farà neanche il nuovo Consiglio, il quale ricomincerà a perdersi in discussioni e tentennamenti.
Quindi gran danno noi prevediamo dall'affrettata convocazione dei comizii, e molto meglio sarebbe se si rimandasse ad altro tempo. Poiché se non si vuole far restare il R. Commissario per dar compimento, degno di lui, alla sua missione, ne seguirà di certo o che nessuno vorrà assumere le redini del nostro dissestato comune, o che in breve tempo vedremo sciolto il nuovo Consiglio.
Ed a questo risultato si arriverà molto più presto se nelle elezioni entreranno i soliti partiti, intenti solo a dilaniarsi ed a preponderare, lasciando andare alla malora tanti seriissimi interessi del comune e della cittadinanza ch'è quella che ne sopporta, in fin dei conti, i danni e le gravezze.
Ci aspettiamo perciò che questa volta tutti i buoni si riuniscano in unico pensiero: La salvezza del Comune!
(Dottor Ficcanaso)
Le elezioni amministrative
Le elezioni generali Amministrative del nostro Comune sono indette pel 14 del prossimo Marzo. Se con ciò si è voluto rispettare la scadenza della missione del R. Commissario Straordinario, il
quale s'insediava nel suo ufficio il 14 Dicembre, non si è tenuto però conto che il 14 Marzo, quantunque festa civile per il genetliaco del nostro augusto Sovrano, è per il popolo giorno di
lavoro.
Sarebbe stato quindi più conveniente stabilire per tale operazione il 15, perché, essendo Domenica, un maggior numero di elettori avrebbe potuto concorrere alle urne.
Raccomandiamo intanto agli elettori di stare vigilanti, e di concorrere uniti al bene del paese.
Trasferimento Delegato di P.S.
L'ottimo nostro Delegato di P. S. sig. Gagliardo Gennaro partì ieri per Viterbo sua nuova residenza. Egli lascia qui cara memoria di sé, essendo stato un funzionario integerrimo e imparziale, intento solo all'esatto adempimento dei sani doveri, nell'interesse del pubblico bene.
Noi lo accompagniamo coi nostri voti per un migliore e più lieto avvenire.
Manca la carne
Si lamenta generalmente la mancanza di carne, né crediamo ci si voglia obbligare ad una quaresima forzata.
Preghiamo il R. Commissario di ricercarne la causa e, se possibile, provvedere.
La fontanina di via Garopoli
Ricordiamo anche al Sig. R. Commissario la preghiera contenuta nel nostro numero precedente per la fontanina di via Garopoli. È cosa tanto necessaria!
Da "Il Popolano" N. 5 del 18 marzo 1891
Quantunque ci fossimo più volte occupati dei boschi e dei demani comunali, pubblichiamo volentieri il seguente articolo, fattoci tenere da un nostro amico.
La direzione
Distruzione dei boschi di Corigliano
Lessi con piacere nell'ultimo numero del Popolano le cose dette sulle inondazioni delle nostre fertilissime pianure, causate precipuamente dagli errori commessi nell'impianto dalla nostra ferrovia.
E’ uopo però convenire che la smania crescente delle occupazioni dei demani comunali, distruggendo i boschi d'intere tenute per addirne il terreno a semina, produce anch'essa non pochi danni alle sottostanti pianure.
Poiché la terra coltivata rende più agevole la frane e gli scoscendimenti, e le acque piovane vengono tosto precipitate a valle, ove ingrossate smodatamente corrono a portare il loro tributo nella pianura. Ciò che non si verificava affatto, o lo era raramente ed in minime proporzioni, quando i demani comunali della montagna si mantenevano a boschi ed a pascolo, perchè l'acqua nei terreni saldi non poteva produrre delle frane, una parte infiltrandosi nella terra per alimentare le sorgenti, cotanto necessarie, e l'altra scendendo giù pian piano senza impeto alcuno.
Ed è molto a deplorarsi che alla distruzione dei boschi comunali siano concorse le passate Amministrazioni dello stesso comune, con delle vendite di alberi ruinosissime e con una imperdonabile non curanza.
Ad un tal Berardi furono venduti 400 alberi di preziosi cerri per solo 400 lire. Ai quotisti si lasciò tutta l'alberatura per la meschinità di lire due ad albero.
Famosa è ancora la insensata distruzione della magnifica Caccia di S. Mauro, 190 moggiate quasi tutte coperte di querce di secolare e straordinaria grossezza. Se ne ricavarono, è vero, Lire 13 mila, se non erro, ma si è perduto il miglior gioiello della nostra campagna, non essendovi dove più provvedersi di legna.
E di legna e di carboni manchiamo già tutti, mentre gli speculatori che comprarono tanta ricchezza di alberi intascarono dei bei quattrini.
Che dire poi dei demani boscosi audacemente occupati prima da pochi, e poi da un maggior numero di rapaci? Anch'io penso che se si fosse usato rigore coi primi, gli altri non avrebbero osato. Ma il Consiglio volle meglio guardare gl'interessi privati, anzicchè quelli del Comune ed ammise quei pochi alla conciliazione. Eppure avrebbero dovuto pensare ai maggiori danni che ne sarebbero derivati, per le crescenti usurpazioni, anche di terreni boscosi e vincolati.
È inutile illudersi! La corruzione e l'immoralità sono arrivate al più alto grado. Nel 1883 i pezzi del Demanio Bonia, non soggetti al vincolo, furono quotizzati; la estensione non divisa rimase quindi vincolata, ed non solo da conservarsi a bosco, ma dovevasi rimboschire in virtù del disposto nella legge dei 1886.
Avvenute invece le usurpazioni e i dissodamenti di tali terreni, noi tutti abbiamo visto che le Guardie forestali fecero il loro dovere, redigendo molti verbali di contravvenzione, ma pochi furono i puniti, sfuggendosene gli altri sia dalla maglia rotta della ricoltivazione sia con la presentazione di certificati rilasciati, con assai leggerezza, dalle amministrazioni comunali, ed attestanti lo svincolo di quei terreni!
Confidiamo che il nuovo Ministro di Agricoltura On. Chimirri voglia presto far eseguire nel nostro Comune la legge sul rimboschimento, e che a ciò pensi anche l'ottimo nostro R. Commissario scrivendone al prelodato Ministro.
Dopo che le Autorità forestali avran determinato i terreni da rifarsi a bosco o da rinsaldire potrà vedersi se ve ne sia da dividersi fra i cittadini per addirsi a coltura.
Ben disse altra volta il Popolano, ed io ripeterò con lui. I boschi son ben pochi, i terreni seminativi moltissimi, e la nostra popolazione ha più bisogno dei primi, che dei secondi.
Si pensi dunque e seriamente ai bisogni del popolo, senza riguardo agli ingordi ed
ambiziosi usurpatoti.
Il Bilancio respinto
Ci si assicura che la Giunta provinciale abbia respinto il bilancio del nostro Comune, radiando da esso tutte le spese non obbligatorie ed altre, proposte dal R. Commissario, delle quali non
abbiamo precisa conoscenza.
Ammiriamo lo spirito di parsimonia che anima l'On. Giunta, ma pure vi sono delle spese che, sebbene facoltative, sono tali da non potersene fare a meno per la loro riconosciuta utilità.
Intanto, la non approvazione del bilancio porta di conseguenza la impossibilità di contrattare il progettato prestito, che dal bilancio dev'essere garantito.
Quindi la permanenza dello squilibrio finanziario, malgrado il governo di un R.Commissario, non deve ripetersi che dalla condizione istessa delle cose.
Una stampa onesta
E ciò diciamo, non per giustificare menomamente il R Commissario, come a taluni piacerà di credere, ma per la realtà delle cose.
Le sue giustificazioni, se di giustificazioni avrà bisogno, il R.Commissario le farà da sè presso i Superiori e dinanzi al nuovo Consiglio, ed allora sarà il caso di giudicare l'opera sua con cognizione piena, e non su fallaci supposizioni.
Noi pertanto seguiremo la nostra via senza discendere a bassi pettegolezzi, indegni di una stampa onesta e di un paese civile. Nello stesso tempo invitiamo tutti coloro che più di noi conoscono i fatti ed ànno fondati motivi di lamentarsi del R.Commissario, a presentarci i loro reclami debitamente sottoscritti, e noi ci faremo, come sempre, il dovere di pubblicarli.
Amici da rieleggere
Per le prossime elezioni non facciamo nomi, fermi nel proposito di voler concorrere con gli altri a fare il meglio possibile per il bene comune. Ove poi non vi possa essere alcuna concordia, riteniamo che i nostri amici che formavano la minoranza del disciolto Consiglio, meritano di essere rieletti, per aver dato prova del loro interessamento per la cosa pubblica.
Da "Il Popolano" N. 6 del 1 aprile 1891
La Proroga
Alla vigilia delle nostre elezioni amministrative, indette pel 22 dello scaduto mese, un manifesto a stampa del R. Commissario avvisava il pubblico di essere stati a lui prorogati i poteri straordinari, e che perciò le elezioni venivano rimandate ad altro tempo.
Questo fatto sebbene abbia in qualche modo prodotto un senso di meraviglia, era però, diremmo, nei voti di molti. Non perché tutti fossero contenti dell'amministrazione del R. Commissario, che anzi molto si censura da taluni qualche suo atto, come l'aumento degli stipendi agli impiegati, di cui tanto si parla, senza ancora sapersi in che esso consista, sol perché a tutti son note le ristrettezze finanziarie del nostro Comune. Si vedeva però da tutti la impossibilità di costituire una nuova Amministrazione, una volta che perdurano le cause che produssero lo scioglimento del Consiglio, e che tutte si compendiano nel dissesto finanziario.
Dal canto suo anche il R. Commissario si vedeva troncati i passi a mezzo del cammino, poiché le opere da lui iniziate, per insufficienza del tempo, non poterono essere portate a compimento. La proroga dunque è venuta per accontentar tutti. E sia!...
È dovere però della stampa onesta di mettere in guardia il R. Commissario acciò non si abbandoni troppo alla soddisfazione avuta con l'accordata proroga. Fa d'uopo che egli più alacremente si adoperi perché subito le finanze del Comune siano assestate in modo duraturo, per non vedersi più il Comune fatto segno dei creditori non soddisfatti, e gl'impiegati patire per la mercede delle durate fatiche.
Noi certo non seguiremo i gridatori di piazza che vedon buio ovunque per il piacere di censurar tutto.
Sappiamo che alla contrattazione del prestito è necessario il Bilancio, e se questo non è prima approvato nulla può farsi. Ma, in ogni modo si tengan pronte e ben avviate le pratiche, acciò dietro l'approvazione del Bilancio si faccia il prestito senza perdere altro tempo.
Altra cosa necessaria ed urgente, a cui il Regio Commissario dovrebbe provvedere, sarebbe la sistemazione delle usurpazioni dei terreni comunali, con poteri straordinari e senza aversi l’assestamento delle finanze del Comune e senza avere aggiustata la questione demaniale, sarebbe questo un grave danno pel paese ed una grande responsabilità pel R. Commissario.
Il nostro Ginnasio
Ha fatto una sinistra impressione la diffida data ai Professori del nostro Ginnasio, e si è giunto a diffondere la falsa notizia della chiusura dello stesso pel venturo anno scolastico.
Possiamo però assicurare i padri di famiglia, e tutti coloro che vi hanno interesse, che nulla vi è di vero in tutto questo, e quantunque il Ginnasio costi molti sacrifizii al Comune, pure non vi sarà alcuno che voglia mai attentare alla sua esistenza, dopo che tanto si è speso per renderlo uno dei più floridi ginnasii pareggiati della nostra Provincia.
La diffida dei Professori è una semplice formalità burocratica che, mentre scioglie il Comune ed i Professori da ogni vicendevole impegno, nulla impedisce che tali impegni siano rinnovati.
Controllo dei prezzi
Corigliano, un tempo veniva chiamata la Conca d'oro della provincia, per l'abbondanza dei generi alimentari e la viltà dei prezzi. Ed ora qual differenza. Comprendiamo gli effetti del progresso fino ad un certo punto, ma quando vediamo il pesce vendersi da noi fino a ventiquattro soldi il chilo e la carne di agnello a diciotto soldi, crediamo che non vi sia più altro ad invidiare alla stessa Cosenza; anzi là il pesce lo si vende anche a minor prezzo.
Pel pesce abbiamo, è vero, piena libertà pei venditori, ma non è vietato all'Autorità municipale la determinazione del tempo, scorso il quale o si proibisce la vendita o si fa vendere a prezzo ridotto. Questo sistema ci sembra esser messo in pratica in Cosenza, e da noi lo si era cominciato a praticare, ma poi non se ne fece più nulla.
Sarebbe proprio il caso di qualche provvedimento.
L’aumento del prezzo del pane
E' stato anche ora aumentato il prezzo del pane, qualunque quello dei grani sia lo stesso. Ma vadano pure i due centesimi di aumento; quello che non può andare con essi è la cattiva qualità del pane. Se si contenta chi vende, si guardino pure gl'interessi di chi compra e che suda una santa giornata per comprare quel pane per la sua famigliola.
Possiamo sperare per questo nella vigilanza delle Guardia municipali? Vedremo.
Muro rotto in via Architello
L'altro giorno un ragazzetto giocarellando, precipitò giù nella valletta adiacente alla via Architello; e ciò avvenne perché il muro che cince quella via è quasi tutto sdrucito.
Quando vi sarà danaro da spendere sarebbe da rifarsi, economicamente, anche quel muro.
Da "Il Popolano" N. 7 del 12 aprile 1891
Il Malcontento
Da più tempo circola nel nostro paese una corrente, molto contraria a questo R. Commissario, il quale, buonissima persona, dotato di squisita gentilezza e di buon cuore, non ha avuto la forza di opporsi a certi atti, togliere taluni inconvenienti che gli hanno attirato sulle spalle la pubblica indignazione.
Egli, dacché venne, si chiuse nei Palazzo municipale, e non pensò che i bisogni di un paese si conoscono meglio col mettersi a contatto dei cittadini di ogni classe. Da qui ne venne che si trovò in un ambiente non rispondente alla pubblica opinione, la quale proruppe finalmente con delle manifestazioni molto ostili.
Noi certamente non siamo di coloro che dicono che il R. Commissario non abbia fatto nulla; perché sappiamo che nell'ufficio comunale del lavoro ne ha fatto, e come altre volte, abbiamo detto, se non si è migliorata ancora la finanza, ciò deriva dal ritardo nell'approvazione del bilancio. Ma non perciò possiamo disconvenire che delle irregolarità ve ne sieno, e molte.
E ci duole che malgrado gli si faccia conoscere e pubblicamente e privatamente di mutar sistema, egli si ostina a veleggiare contro corrente, ed a credere ed a fare quello che non dovrebbe né credere né fare.
Lo abitare nel palazzo municipale con l'intera famiglia, lo adibire al suo privato servizio il Capo delle Guardie Municipali, il custode della villa, il capo-mastro municipale, lasciando che i pubblici servizii restassero per tanti mesi in abbandono, son cose che il R. Commissario non avrebbe dovuto fare; e fatte, avrebbe dovuto subito disfare, in omaggio alle censure della maggioranza del paese.
Noi non volemmo alzar la voce, come altri han fatto, contro l'aumento degli stipendi agl'impiegati, sia perché non ne avevamo piena conoscenza, sia perché non potevamo mai credere che si fosse potuto giungere ad un aumento di 30 e di 50 lire al mese in mezzo a tanta penuria di pubblico danaro.
Ora però riconosciamo la giustezza della critica, e non comprendiamo come dopo una prima riprovazione della Giunta Amministrativa si sia il R. Commissario ostinato a sostener tale aumento per essere una seconda volta riprovato.
Altro motivo di malcontento si fu l'aver visto fra tanti occupatori di terreni comunali ed appropriatori degli alberi e piante, rimesso al potere giudiziario il solo Cristofaro Garasto e nessun altro più!... E questo equità, giustizia, eguaglianza di trattamento!?
E per finirla, per ora, come può dirsi retto il procedere serbato in questi giorni verso i Maestri elementari? Se alcuni di essi, dopo esperimentate inutilmente tutte le convenienze, furono costretti dai propri bisogni ad adire il Magistrato per il pagamento delle rate di stipendio, riferibili ai mesi di febbraio e marzo, ne hanno avuto ben ragione. Poiché non è giusto pagare a taluni degli impiegati e ad altri no; e molto meno giusto anticipare agli uni e negare agli altri quanto loro è dovuto.
Né poi è cosa degna di un pubblico Amministratore ricorrere alle rappresaglie ed alle gherminelle! I Maestri hanno i loro bisogni, e nel Palazzo dei Comune si studia invece il miglior modo come angheriarli. Il sette i maestri mandano l'usciere per chiedere il pagamento, e il nove domandano un attestato per dimostrare le loro ragioni. Ebbene, ciò visto, si pensa nel comune di trarre allora i mandati, con data anticipata del 6, e, risuscitando una disposizione che non ha più vita, incaricare del pagamento l'Esattore che non ha presso di lui danaro del comune!
E come non ricordarsi che i mandati di gennaio erano stati tratti da esso medesimo sulla Cassa comunale e non sulla Esattoria? E come non comprendere la gherminella vedendo i mandati dei maestri in causa tratti su carta da bollo e non sui soliti moduli, per evitare la vera data che vi avrebbe apposta il Ricevitore del Registro?!
Creda pure il R. Commissario che continuando in questa via, egli inscientemente forse, va incontro ad una generale riprovazione.
Pubblichiamo qui appresso il Certificato rilasciato ai Maestri dal R. Commissario acciò il pubblico giudichi della regolarità dello stesso.
Il Regio Commissario Straordinario del Comune di Corigliano Calabro, Circondario di Rossano, Provincia di Calabria Citra, certifica che in data 6 Aprile sono stati tratti i mandati agli Insegnanti Elementari, Sigg. Persiani Giovanni, Guidi Giovanni, Martire Luigi e Minisci Domenico con obbligo del pagamento all'Esattore Fondiario, al quale i mandati medesimi sono stati intestati giusta delegazione superiormente approvata.
Certifico inoltre di non avere conoscenza legale se il prefetto Esattore abbia o pur no effettivamente versate le somma agl'interessati dietro i rispettivi mandati ricevuti.
Ed io accerto ecc.
Corigliano Calabro 9 Aprile 1891
II Regio Commissario Straordinaria
CAROSIO
(Pubblicando la seguente risposta dell'ottimo nostro collaboratore signor Patari, non intendiamo condividere le sue idee.)
Viltà e menzogne
Dopo la Lotta la Giovane Calabria
L'eterno giovane sia il benvenuto, e noi quantunque abbiamo sulle spalle oltre 60 anni, non abbandoniamo l’idea di combattere, qualunque sia il numero degli arversarii, purché si facciano avanti ad uno ad uno, ancorché da vili ci agrediscano alle spalle ipocritamente mascherati. A costoro che cercano insozzarci col fango in cui brotolano, noi da persone civili, che ànno sempre ragioni da vendere, e non da libellisti, diciamo: guardatevi le mani.
Diamo adunque il benvenuto al corrispondente della Giovane Calabria, lieti di potergli dire a prima giunta: SIETE VILE, MENTITORE. Vile, perché nascondendovi nel buio per ferire alle spalle, mostrate non avere quel coraggio civile, che forma la prima qualità dell'uomo onorato. Mentitore, perché mancandovi le buone ragioni per sostenerlo a viso scoperto, da impostore inventate fatti ingiuriosi per discreditare persone, che non sono pari vostro. La menzogna e la viltà vi ànno talmente offuscata la mente, che non sapete quel che dite, ed a traverso entrambe vi rivelate che siete e che volete.
Ve lo dimostriamo da uomo leale ed onesto.
In grazia, da quanto tempo il Commissario è fra noi? da tre, da sei o da nove mesi? Non lo sapete, l'ira e la bile vi ànno talmente guastato le funzioni cerebrali, che scrivete: « È decorso il secondo trimestre che è stato sciolto il consiglio comunale » e poco più sotto « i tre mesi, durante i quali non fece che abborracciare un bilancio, che fu quasi per intiero cassato dalla giunta provinciale». E’ questo un indovinello, non è vero? Se la vostra mente è cosi offuscata, come potete giudicare l'opera del Commissario, il quale secondo voi nulla à fatto?
Ma anche in ciò vi contraddite, anzi vi avvolgete nella stoppa come un pulcino. Fermiamoci un poco, giacché qui e nella finale conclusione del vostro articolo mostrate la vostra natura contraddittoria, malvaggia e ria, che dopo tante tasse à più fame che pria.
II capitolato del dazio consumo fatto in tutta regola con la revisione delle voci, che realmente ànno assicurato al comune 83 m. lire, il bilancio di assestamento, dopo compilati i ruoli diversi, basati su l'equità e la giustizia, gli argini ai fiumi rifatti, e che trascurati, aveano regalato al comune un deficit di circa 12 m. lire, l'accomodo alle strade del paese, la revisione delle liste politiche ed amministrative, ed altro che non ci è caduto sotto i sensi, provano davvero il dolce far niente, da vero governo Turco? Voi rimproverate al Commissario, che il primo atto di debolezza fu l'aver radiato i pochi centesimi di dazio su la sfarinazione de' cereali, cioè lire 60 mila, in grazia dalle grida di poche feminuccie e molte sgualdrine, e soggiungete che quest'atto ritrasse il carattere dell'uomo. Qui non si vede la debolezza di carattere del Commissario, ma emerge chiaro, limpido il vostro carattere di affamatore e sfruttatore del popolo. Voi vi dispiacete che furono tolti i pochi centesimi, perchè il vostro animo insensibile ad ogni sentimento umano è incapace a comprendere, che quei pochi centesimi addizionati avrebbero formato lire Mille al mese e fatto rincarire il pane, quasi del doppio; e cioè a sordi 10 al chilo, onde i poveri operai ed operaie avrebbero sofferto LA FAME.
Ma a voi che preme che la vile plebe muoia dalla fame? Quelle poche femminuccie, che con inaudito cinismo chiamate sgualdrine, e che non avete potuto vedere affamate, l'avete pubblicamente infamate, dichiarandole sgualdrine! Eppure quelle femminuccie, credetelo, sono meglio di voi; se non altro ànno un cuore più nobile del vostro; ed in quella giornata, ricordatelo, con la pioggia, con la neve e la borea, erano state a raccogliere olive per otto soldi, e con otto soldi non avrebbero potuto avere un chilo di pane per sé o pei figli, tutti , sarebbero morti per fame lentamente e fatalmente.
Ah! vi à profondamente addolorato quell'atto generoso e giusto del Commissario, che si ebbe tante benedizioni da quelle affamate donne; perché al pari di tutti gli affamatori e sfruttatori piangete quando gli infelici godono, e gioie quando ai popolani manca il pane, anzi allora vi mettete a lauto desinare. Perciò condannate pure le poche lire mensili che si sono aumentate agli impiegati comunali, che da 25 o 30 anni servono il pubblico a detrimento della propria salute — non se l'abbiano a male gli impiegati se diciamo che quattro tra i cinque farebbero più bella mostra in un gabinetto anatomico - patologico, che nella segreteria comunale. Dopo 30 anni di assiduo ed onorato lavoro si ascrive a delitto avere l'aumento di qualche lira!!!
Ah! caro voi, se alla vostra mente per poco fosse balenato che il primo maggio è vicino, forse l'istituto della propria conservazione non vi avrebbe fatto scrivere tante inumanità. In quel giorno sono gli sfruttati e gli affamati che si uniscono per protestare contro gli sfruttatori e gli affamatori. — Pensateci! le preoccupazioni di tutti i Governi, non escluso il nostro, a nulla valgono per conservare l'ordine pubblico, quando il vulcano degli oppressi erompe minaccioso e terribile.
Dall'esposto chiaramente si vede chi siete. Che volete? la conclusione della vostra corrispondenza lo dice, e dice qualche cosa di più, cioè, perchè gli uomini onesti si sono allontanati dall'amministrazione comunale. Tralasciamo farvi vedere questa verità, perché non vogliamo abusare della cortesia de' lettori, e passiamo brevissimamente alle personali ingiurie di cui ci avete coperto.
Di queste ve ne facciamo complimento, ditene quanto più ne volete, non ci abbassiamo a rispondervi, perché calunniare persone a cui stringete la mano, non vuoi dire discutere affari pubblici — Se amate risposta e vi resta decoro, buttate la schifosa maschera che vi copre — allora, e solo allora, potremo guardarci a viso scoverto e vedere, se il nostro abito talare è sporco come quello di certi arlecchini. Ci siamo intesi? Addio
Dott. Luigi Patari
Lettera aperta
al R. Commissario straordinario
Egregio Sig. Commissario,
Pria che scadesse il termine utile, presentai a questo nostro ufficio di Segreteria Comunale una domanda per l'iscrizione di 246 nuovi elettori, nella lista amministrativa, dei quali una parte erano vecchi elettori cancellati, ingiustamente dalle passate amministrazioni, ed altri erano giovani militari in congedo. Quanta fatica mi costò il ricercare quei nomi e corredarli delle notizie necessarie, lascio a Lei lo immagginarlo. Dopo qualche giorno fui chiamato al Municipio, dove mi si notificò, che chiesto all'Esattoria i certificati di possidenza, risultava che, salvo pochi, quasi tutti coloro, i cui nomi io avea presentati, erano nullatenenti.
Feci osservare che quantunque nullatenenti, buona parte di essi avevano il diritto di essere elettori, per aver prestato il servizio militare. Mi si disse allora che avessi presentato alla Segreteria solo un elenco degli ex militari. E qui altro lavora per me. Presentai nuovamente la nota, nella speranza che questa volta la mia domanda fosse stata accolta. Dopo circa due mesi, mi presentai al Municipio e mi feci dare la lista elettorale per vedere quanti di essi erano stati ammessi. E quale fu la mia sorpresa nel vedere che da 246 nomi da me presentati ne erano stati ammessi solamente tredici!! I 12 apostoli ed il maestro!!!...
Capisco che fra quei nomi ve ne potevano essere di quelli che non sapevano tanto bene scrivere; ma la generalità, ne son certo, sapevano scrivere, e scrivere bene. Diavolo! ve ne sono molti che han fatto i militari col grado di caporale maggiore, e volete che non sappiano scrivere!!
E poi la legge vuole che l'elettore sappia scrivere dei nomi per formare le liste, non che essi debbano essere tanti dottori. Se così fosse, le liste si dovrebbero ridurre del 99 per cento. Oltre a ciò mi si scartarono alcuni nomi di persone che erano stati elettori da 50 anni (quali sono A. Marino, F. Spezzano, F. Pometti, ed altri molti ). Mi si scarta un tal G. Capone sol perché, nell'esame di scrittura, invece di scrivere Michele Redi aveva scritto Michele Reri. E se il Capone era convinto che il Redi si chiamasse Reri, come comunemente suol pronunziarsi dal basso ceto quel cognome, perché farne a lui una colpa?
Avrei altre cose da aggiungere, come p. es. vorrei ricordarle di dare una qualunque risposta ad altra mia domanda fatta con altri miei amici, e che da due mesi dorme sotto qualche polveroso scaffale, ma mi riserbo di farlo nel prossimo numero.
Spero, sig. Commissario, che vorrà accogliere benevoìmente il presente reclamo e che vorrà provvedere acciò sieno inclusi nella lista almeno gli ex militari.
Devotissimo F. Dragosei
Se son rose fioriranno
Sappiamo che il giorno nove la Giunta Amministrativa si occupò del Bilancio del nostro comune. Speriamo non tardi ad essere trasmesso a questo ufficio, sapendosi che da esso dipende il retto andamento dei servizii e lo assestamento della finanza.
Si dice che la spesa par l'Aiutante telegrafico, non ripresentata dal R. Commissario, sia stata riammessa d'ufficio, e che gli aumenti degli stipendii agli impiegati non siano stati approvati. Se son rose fioriranno!
La luce ... fra le nuvole
È il maledetto ponente o è l'incuria e la malizia degl'incaricati? Chi lo sa! Il certo si è che l'illuminazione da più tempo va male.
Ed il peggio si è che si lasciano al buio alcuni vicoli e vie, ove più si sente il bisogno di un pò di luce.
Ma il danaro si spende, il petrolio si consuma, e la luce?...fra le nuvole!...
Attività, sorveglianza, interessamento per la cosa pubblica ci vuole, non bevande papaveriche!!...
Saremo intesi?...
1200 mandati in pagamento
Ci si assicura che l'appaltatore dei dazii abbia nel corso del passato mese pagato direttamente e per incarico del R. Commissario, anche con anticipazione, circa lire 1200 di mandati. Si prometteva che così sì sarebbe praticato anche pei mandati dei Maestri; ma poi...si cambiò via…, e si mandarono dall'esattore...E gli altri impiegati?. Ah!...per essi è un altro paio di maniche!!!.
Giustizia di Dio, dove sei?!...
E' arrivato il Sottoprefetto del Circondario
Venerdì, 10, fu qui l'egregio Sottoprefetto del Circondario, e dicesi debba ritornarvi per il servizio degli esposti.
Raccomandiamo anche a lui i bisogni del nostro comune.
Da "Il Popolano" N. 13 del 18 giugno 1891
II risultato
Splendido, anzi splendidissimo dobbiamo dire il risultato delle nostre generali elezioni amministrative... Gli elettori operai hanno questa volta mostrato di aver meglio compreso i loro diritti e prima di andare a deporre la loro scheda nell'urna molti di essi hanno fatto un coscienzioso scrutinio delle qualità del candidato. Non sono andati più, come una volta, a deporre le schede come lor venivano date dai padroni, senza variarne un nome, senza neanche leggerle. No, questa volta l'indipendenza dell'operaio si è molto ben affermata; anche i salariati dei maggiori possidenti hanno cancellato ed aggiunto dei nomi secondo la propria coscienza, senza curare le superiori ingiunzioni e perciò abbiamo avuto il piacere di veder rieletti non solo i vecchi consiglieri popolari, ma il partito rafforzarsi con altri elementi nuovi... La maggioranza degli elettori è stata dalla parte del Popolano, accordando al suo Direttore i maggiori voti. Protesta solenne contro i carosiani. Poiché essa dimostra che il nostro giornale, nel combattere gli atti del R° Commissario sig. Carosio, non lo ha fatto per livori personali, come si volle far credere, ma anche quegli atti erano di danno all'intera cit tadinanza. Ecco l'elenco degli eletti: Dragosei Francesco con voti 334, Quintieri Giuseppe v. 317, De Rosis Francesco v. 308, Cavalieri Luigi v. 289, Cimino dott. Antonio v. 274, Attanasio Gaetano v. 248, Spezzano Eugenio v. 244, Calabrese Antonio v. 242, Bombini Ben. v. 235, Servidio Giovanni v. 234, Redi dott. Michele v. 233, Oraziani Francesco v. 231, Garetti Pasquale v. 227, Bruno Domenico v. 226, Varcaro Vincenzo v. 217, De Novellis Giovanni v. 216, Tricarico Alessandro v. 215, Abenante Luigi v. 215, Arena Antonio v. 213, Sassone Giuseppe v. 209, Oraziani Ruggero v. 205, Milano Giuseppe v. 199, Stabile Severino v. 195, Cimino Pasquale v. 193, Policastri ing. Giovanni v. 188, Terzi Vincenzo v. 185, Fino Giuseppe v. 184, De Tommasi Alfonso v. 183, Patari Luigi v. 181, Garetti Luigi v. 175.
Da "Il Popolano" N. 14 del 6 luglio 1891
Da Rossano
La costruzione della strada Rossano-Piana dei Venti è respinta dalla maggior parte della cittadinanza. Se bisogna si dia lavoro al popolo e si faccian delle cose che migliorano il paese ed il territorio, non è dato che si costruiscano a spese obbligatorie, quando di essi ne usufruiscono pochi, mentre due terzi della popolazione è costretta a pagare senza averne alcun prò. Una buona strada mulattiera basterebbe per contentare le esigenze e supplire ai bisogni. Essa serve solo per uso e consumo dei proprietari di quella località... sarebbe meglio impiegare tutto il denaro occorrente per questa strada lussuosa in accomodi per la città.
Il Popolano n. 15 del 9 agosto 1891
Supplemento al n. 16 del 23 agosto 1891
Il Popolano n. 17 del 20 settembre 1891
Gruppo Socialista Cosentino
S'è costituito in Cosenza un gruppo Socialista Anarchico, formato da gagliardi ed intrepidi giovani che accanitamente combattono pel santo ideale dell'Uguaglianza, superando gli ostacoli opposti dal feudalismo ancora regnante in queste misere regioni. I monti della Sila separano questi valorosi giovani dagli amici d'Italia e dell'Estero; onde preghiamo i lontani compagni a non dimenticare questi pochi fratelli, ma indirizzar qualche esemplare delle loro pubblicazioni al distinto giovane Luigi Caputo, Cosenza. A cura di questo gruppo fu stampato un numero unico di propaganda, dal titolo Natale, che contiene scritti dei più valorosi campioni del partito Socialista. Avanti sempre, o rappresentanti delle calabre terre, avanti, avanti: mostrate che anche in quest'ultime e abbandonate regioni vi sono dei cuori generosi, che sanno combattere, sanno soffrire per un santo e nobile ideale!
(Il Popolano n. 25 del 22 dicembre 1891)
La visita a Corigliano nel 1891, di sua Altezza Reale Vittorio Emanuele III, Principe ereditario:
Il sindaco della città ha già ricevuto la comunicazione ufficiale, perciò è d'obbligo per lui, il 19 novembre, convocare il consiglio comunale,per partecipare la notizia al popolo e ai
suoi rappresentanti:il Principe di Napoli, S.A.R. Vittorio Emanuele III, principe ereditario, trascorrerà una breve vacanza a Corigliano, per dar la caccia al cinghiale, com'è suo desiderio e secondo l'uso del tempo. Il comune, quantunque la visita avrà carattere privato, soggiornando il principe presso il castello del barone Compagna, decide di preparare le accoglienze più degne, per ciò deliberando la somma di quattromila lire, ragguardevole senz'altro, in un momento di penuria per le casse comunali. La venuta, inizialmente programmata per fine novembre, viene, poi, definitivamente fissata a venerdì 11 dicembre. Sua Altezza si fermerà
a Corigliano fino a martedì 15. La mobilitazione, pari all'entusiasmo, è generale. Il comune, la famiglia Compagna, il comitato per le feste, i cittadini tutti, ciascuno secondo l'avere, si attivano per un evento, che per la magnificenza dell'ospite, si preannuncia straordinario. A Corigliano confluiranno centinaia di forestieri dai paesi vicini, insieme ad autorità civili e militari, ed il nome della città sarà sulla migliore stampa. Nella consapevolezza, perciò, di tanta ripercussione, s'abbelliscono gli edifici, specie quelli patrizi, e si rendono più decorose le vie. Il tratto, poi, che va da Villa Margherita al castello, attraverso via Roma e Via Principe Umberto, sarà tutto addobbato conarchi, che reggeranno 10 mila lumi alla veneziana; una stella s'accenderà di sera in
Piazza del Popolo e 5 grosse lampade, collegate ad una macchina appositamente fatta
venire da Bari, illumineranno elettricamente Piazza Castello. Quando alle 18,04 dell'11dicembre del 1891 il principe giunge alla Stazione con un vagone speciale,salutato da un colpo di cannone, tutto ormai è pronto. Sono
arrivati i carabinieri a cavallo, nonché il prefetto, il sotto-prefetto del circondario, il presidente del tribunale di Rossano, la deputazione
provinciale, numerosi sindaci, il sen. Pietro Compagna ed il conte d'Alifé. Già dalle 10 la banda musicale di Bari è
schierata in Piazza Castello e dalle 3 pomeridiane la banda cittadina allieta le vie della
città. Lo spettacolo che si offre a Sua Altezza è sfarzoso e poco ha da commentargli il barone, che lo hanno accompagnato durante il viaggio e che ora fa gli onori di casa. La
strada dalla stazione al paese è illuminata da fuochi e fiaccole di legno ed archi di aranci e mirto rendono ancor più suggestivo
il percorso. In paese, poi, la carrozza principesca e le altre quattro del seguito
devono procedere a fatica, tra la gente festante, che per strada sventola bandierine colorate. Numerosi risultano anche i forestieri, che durante la loro permanenza a Corigliano, potranno fruire di un ottimo servizio di ristorazione, presso la sala dell'ex-convento dei Riformati, concessa dal comune in via eccezionale al sig. Domenico Bruno, gestore del ristorante Risorgimento. Sabato sera, una fiaccolata con musica attraverserà le vie cittadine e domenica e lunedì, nelLargo Plebiscito, si farà festa
con giunchi e premi. Nel castello, già sontuoso e per l'occasione più aggraziato, al
principe viene accordata la migliore ospitalità: una camera da letto tappezzata di damasco rosso con materassi di seta e coperta di tessuto londinese imbottita di penne di Duvet ed una tavola imbandita con servizio d'oro e d'argento, con piatti di 500 grammi. Al castello riceve anche il saluto delle autorità e l'omaggio dei signori e, l'ultima sera, ha modo di apprezzare la bellezza delle donne albanesi nei loro costumi tradizionali,
accogliendone un gruppo, accompagnato dal cav. Guglielmo Tocci. Lunedì, di buon'ora, alle 7, prima di avviarsi all'ultima
delle tre battute di caccia, nei boschi di Apollinara, nelle quali si distinguerà abbattendo ben
sette cinghiali, si reca in visita al Ginnasio Garopoli, gloria della città. Il direttore
Vinacci, il rettore Calabrese, i Proff. Marino, Mortati, Raulli, Leone e Gallerano lo accolgono con accenti di entusiasmo e dopo avergli mostrato le camerate e le aule scolastiche, tappezzate con iscrizioni inneggiatiti ai fasti della monarchia, gli presentano i 65 alunni interni, che, ai saluti del principe, rispondono declamando un breve componimento poetico, per la circostanza
composto. All'indomani della partenza, all'alba, salutata da un colpo di cannone, nonché dalla banda cittadina e dalla folla nelle strade, Sua Altezza si degna di lasciar la
firma su di un album, presso il castello "in ricordo delle gentilissime accoglienze ricevute dal barone e dalla baronessa Compagna durante il soggiorno in Corigliano
Calabro". Dell'evento restò segno certo in città e la sua memoria i padri la trasmisero, orgogliosi, ai figli , ai quali avemmo modo anche di attingere. In un tempo,
oggi, in cui Corigliano mostra la sua decadenza e la discordia, ci è parso di buon auspicio recuperare una vicenda, che la vide, in passato, bella nell’aspettc e concorde negli animi, sia pure per breve.
(Giulio Iudicissa)