Correva l'anno 1889
IMPORTANTE In questa pagina, pubblico solo un numero del quindicinale Il Popolano del 1889, di Francesco Dragosei. Gli altri non sono facilmente leggibili. Pertanto, li metterò a disposizione di chi ne farà richiesta, affinché questi altri siano (pazientemente) trascritti. (Sarebbe molto utile, se qualche scuola di Corigliano promuovesse un progetto in merito al recupero di questi quindicinali che raccontano avvenimenti importanti della nostra Corigliano)
Il Popolano n. 1 de 1 gennaio 1889
COSE NOSTRE
La sera di venerdì, 11, il nostro Consiglio comunale veniva adunato di urgenza per aver conoscenza di un aumento da apportarsi, per superiore disposizione, al dazio sul grano sfarinato nei nostri mulini. Per coloro che non lo sappiano, crediamo utile il far conoscere che, fin da quando si attuarono i dazi di consumo, Corigliano, per renderli meno pesanti ai suoi cittadini, non fece pagare a rigore quello sulla sfarinazione dei cereali. E fino a che si ebbe pure il macinato si fece pagare per il consumo solo cent. 60, il quinto poi fu elevato al doppio; ora vi si sono aggiunti altri centesimi 50 circa.
Certo vi è stato la solita coda del diavolo che si è messo in mezzo a questo affare. Da ben 24 anni nessuno avea pensato a provocare un parere del Consiglio di Stato e un Decreto reale per ingiungere l’obbligo al Comune di Corigliano di esigere il dazio sulla sfarinazione a rigore di truffa. Questo diavolo avrebbe dovuto pensare che non si stanca così la pazienza di una cittadinanza che manca di pane e di lavoro.
In ogni modo, ci piace essere assicurati che l’Amministrazione ha fatto quanto doveva in questa circostanza, per allontanare questo aggravio al paese.
Vogliamo sperare che questo maggiore introito vada almeno ad impinguare le non prospere finanze comunali, e non le tasche di qualche appaltatore.
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Nei passati giorni fu qui il Direttore Prof. Tommasi con alquanti allievi della Scuola Agraria di Cosenza, i quali vennero per un giro d’istruzione nella nostra campagna ed in altre località del Circondario.
Visitarono gli stabilimenti olearii del nostro territorio, fra cui primeggia quello del Sig. Barone Compagna, e l'egregio Professore ne restò compiaciutissimo per la buona qualità degli olii fini.
Fece voti che anche qui fosse istituita una scuola agraria, vantaggiosissima per la condizione essenzialmente agricola del nostro paese.
Nel prossimo numero pubblicheremo un articolo del prof. Palma su questo argomento.
(Il Popolano n° 2 del 17 gennaio 1889)
Pubblica sicurezza
Ci fece non poca pena l'aver appreso dalla statistica dei reati commessi nel nostro Circondario, nel passato anno, che la nostra Corigliano occupa, pei reati di sangue, il primo posto — Sembra incredibile che una città distinta sempre per la mitezza dei suoi abitanti, debba ora essere ritenuta per la più sanguinaria del Circondario di Rossano — Ma, è veramente mutata l'indole dei cittadini, tanto da autorizzare siffatto discredito della città nostra? — A noi sembra di no; poichè la gran maggioranza di questi naturali è sempre buona e laboriosa; nè i pochi casi di ferimenti e di omicidi avvenuti nel passato anno e nel corrente posson far giudicare male l’intero paese.
Più che da malvagità di animo, a noi pare che qui i reati di sangue avvengono, per lo più, nell'ebbrezza, e per una certa fatale abitudine oramai acquistata di trarre con facilità il coltello, senza calcolarne le conseguenze— A ciò influisce anche, e non poco, la tenuità della pena, con cui le assise puniscono gli omicidi. Tre anni o quattro di relegazione o dì carcere sono un nulla di fronte alla vita spenta di un povero padre di famiglia, di in figlio che formava forse l'unica consolazione dei suoi genitori.
Si, questi fatti hanno non poco influenza nell'animo di gente ignorante che, senza esaminare le ragioni che han potuto determinare le Corti ad infliggere quelle pene, ritengono dover essere anche per essi lo stesso.
Quindi l'abuso del vino da una parte o dell'altra una piena libertà di asportare coltelli, anche fuor di misura, ed un falso concetto sulla mitezza delle pene danno un dispiacevole incremento ai reati che lamentiamo.
Intanto, qual rimedio si può apportare a tanto male? — Ci si dirà nessuno: perchè non è possibile prevenire ed impedire tutti questi reati.
Eppure noi pensiamo che, se si potesse usare una maggior sorveglianza sull'abusivo porto d'armi si verrebbe forse a togliere la causa precipua dei reati di sangue.
Quasi tutti i nostri contadini vanno armati di coltello; perciò quando sono ubriachi, alla prima parola, invece di farsela a pugni, traggono l'arma e danno colpi da orbi — Ora, su quest'arma venisse loro tolta e proibita, sarebbe certo tanto di guadagnato.
Tale sorveglianza dovrebbe essere esercitata dai Reali Carabinieri; ma sgraziatamente nell'attualità neanche lo potrebbero, lasciandosi la nostra stazione quasi in egual numero di quel di Vaccarizzo Albanese — E’ incredibile, ma vero!
Corigliano coi suoi 15 m. abitanti deve essere trattata alla pari di un comune di due mila — II bravo Maresciallo, o i pochi Carabinieri che vi sono fanno più del dovere; l'ottimo Delegato di P. S. dimostra tutta la buona volontà e solerzia; ma possono essi multiplicarsi? ad impossibilia nemo tenetur.
È pur ciò che noi più volte abbiamo invocato dalle competenti autorità un aumento di forza nella nostra Stazione, e, se fosse possibile anche una Sottotenza dell'Arma benemerita.
Or questi voti esprimiamo un’altra volta in vista dei tre recenti omicidi commessi a breve distanza l’uno dall’altro e fiduciando precipuamente nei buoni uffici dell'egregio Sig. Tenente di Rossano, speriamo di vederli presto esauditi. Se deve il governo tutelare la roba e la vita dei cittadini, è cero che in un centro di quindici mila abitanti con cinque Carabinieri questa tulela non può verificarsi.
(Il Popolano 1889)
Teatro
Non ridete, lettori cari, se questa volta leggete nelle colonne del nostro giornaletto questa rubrica.
In Corigliano c’è il teatro?
Sissignore!
Ma dov’è questo teatro? Nelle nuvole forse?
Nossignore; nel nostro Garopoli.
Dacché la nostra egregia Amministrazione Comunale fece demolire il teatrino fatto a spesa dei giovani dilettanti, nell’ex convento di San Francesco, non avevamo più inteso parlare di teatro. Vennero diversi impresari, ma dovettero ritornarsene donde eran venuti, perché in Corigliano non ci era teatro!
E quest’anno il Carnevale sarebbe passato senza nemmeno accorgercene, se non veniva in mente a questo bravo Direttore del nostro Collegio di farci passare qualche serata meno triste delle altre.
E infatti, per rispondere al cortese invito a stampa gentilmente mandatoci da quella Direzione, ci recammo la sera del 27 p.p. nel nostro Collegio per assistere ad un trattenimento drammatico.
Si rappresentava il non mai abbastanza lodato dramma in 3 atti : I due sergenti.
In verità non ci trovammo pentiti di essere andati. Si passò una serata piacevolissima.
Il dramma fu recitato con molta accortezza ed arte drammatica, meno in qualche parte secondaria.
La parte del sergente Guglielmo fu sostenuta da vecchio artista, dal bravo professore Benucci che riscosse molti applausi.
Interpretate benissimo furono le parti di Valentino, sostenuta dal Censore Basile, che ci fece ridere a crepapelle, e quella della moglie di Guglielmo, cambiata in padre, sostenuta dal bravo prof. Gallerano, che strappò più volte al pubblico lagrime ed applausi.
Né meno bravamente furono sostenute le parti del sergente Roberto e dell’Incognito, rappresentate la prima dal sig. Cesare Impagliazzo e la seconda dal prof. Caterino.
Le altre parti così, così.
Se il dramma avesse avuto qualche altro concerto sarebbe andato meglio, specialmente per i coloriti, e sovente nascono nelle recite dei dilettanti.
Non mancò tra le altre cose la buona musica; un piano e due violini. E a tutto questo se si aggiunge un numeroso e scelto pubblico, dove brillavano una ventina di signore e signorine con eleganti toelette, la serata si può dir completa.
Un bravo di cuore agli egregi dilettanti ed al simpatico Direttore Serao che ci ha procurato il piacere di farci passare una serata divertentissima.
(Il Popolano n° 5 del 10 marzo 1889)
La fontanina di piazza Cavour
Da più giorni manca l’acqua alla fontanina di piazza Cavour.
Tutti sanno di quanta importanza sia per gli abitanti di quel quartiere, essendovi stati sempre dei canali, forse fin dai tempi di San Francesco.
A nome di tutti che vi hanno interesse, rivolgiamo all’on. Amministrazione la preghiera di farvi subito rimettere l’acqua; che se manca il pane per togliere la fame, ci si dia almeno da estinguere la sete.
Si dice che a causa di tale mancanza sia la rottura dei canali; ma questa, che è opera di qualche ubriaco, non deve ricadere a danno dei più. Speriamo di essere esauditi.
Incendio doloso
Un grave incendio fu questa notte evitato per opera dei solerti Carabinieri, Cileo e Scopel.
Si ritiravano essi, verso le 2,40 dalla pattuglia notturna, quando si avvidero che dal negozio di Ciro Landi, in Via Garopoli, usciva molto fumo. Corsero quindi subito a chiamare il Landi, che abita lì vicino, svegliano i proprietari del fabbricato, Sig. Dragosei, che dormivano nel piano soprapposto, e con l’aiuto dei vicini accorsi riescono fortunatamente a spegnere il fuoco pria che divampasse. Alle grida erano anche accorsi gli altri Carabinieri.
La causa dell’incendio sembra essere dolosa, poiché la porta fu trovata scassinata, e del petrolio sparso sui generi del negozio.
Segnaliamo intanto i due bravi Carabinieri alla pubblica benemerenza.
(Il Popolano n° 6 del 25 marzo 1889)
Altro incendio doloso
Altro incendio nella notte del 6 al 7 corrente a danno del nostro concittadino Luigi Pasqua. Il fuoco era stato appiccato nella stalla sottoposta alla sua abitazione con la quale era in comunicazione. Fu perciò che se ne accorse subito e poté spegnerlo in tempo.
Questi fatti dovrebbero far vedere alle autorità superiori quanto sia necessario lo accrescere un pò di forza in questa stazione di Carabinieri, essendovene veramente troppo poco. Lo speriamo.
(Il Popolano n° 7 del 9 aprile 1889)
Negozio di Ciro Landi
Nel negozio di Ciro Landi, presso la Piazza del Popolo, vendesi pasta di buonissima qualità, venuta pochi giorni dalla fabbrica. Ed all’uopo il Landi assicura la sua vecchia clientela ed il pubblico tutto che tanto la pasta, che altri generi avariati nel mancato incendio del 25 marzo ultimo, furono tolti via dal negozio, sostituendoli con generi nuovi.
Confida perciò di essere tuttavia onorato dalla fiducia di questa cittadinanza.
(Il Poipolano n° 9 del 5 maggio 1889)
Ginnasio Garopoli
Si è già avuto il Decreto pel pareggiamento del nostro Ginnasio, e pel nuovo anno scolastico il personale è tutto al completo coi requisiti voluti dai Regolamenti.
I padri di famiglia potranno quindi esserne contenti, e certo non mancheranno di profittare del nostro istituto, che ha con sé anche la bellezza del locale ed un arredamento non comune.
Ed all’uopo doniam loro un’altra lieta notizia. Nella tornata del 27 volgente, il nostro Consiglio nominò il Rettore del detto Ginnasio, l’egregio Prof. Giuseppe Calabrese, le cui ottime qualità di mente e di cuore, son note abbastanza. E noi confidiamo che, accettando egli il difficile ed onorifico mandato e spieghi per esso quell’attività ed energia che ha dimostrato.
Siamo pertanto sicuri che il nostro Sig. Calabrese col Direttore e con i suoi bravi insegnanti possa offrire le più serie guarentigie pel suo regolare andamento, sia nella parte amministrativa e disciplinare, che in quella didattica ed istruttiva.
Lettera al Direttore del Popolano
Egregio Sig. Direttore,
Sul vostro simpatico giornale compiacetevi pubblicare questa mia lettera, che potrei intitolare la strage dei cani innocenti.
Se Iddio ha creato gli uomini sul mondo, ha creato ancora i cani, i porci (con rispetto parlando), ed altri animali.
Ora non si comprendono gli abusi di questo Municipio, il quale non fa altro che far debiti sopra debiti, e poi mettono la tassa sui cani, per sciuparla a pagare tanti oziosi vagabondi.
Vergogna per il nostro paese. Questo non si fa nemmeno nei paesi più poveri.
Intanto, l’altro giorno si hanno preso una mia cagnolina, quantunque l’avessi rivelata, e me l’hanno uccisa.
Uccidono però solo i cani che appartengono agli operai e contadini, ma non quelli delle giamberghe, perché sono cani che appartengono ai municipalisti, i quali non pagano neppure la
tassa!
La croce si porta solo da noi altri!
Vi ringrazio del favore e credetemi.
Vostro Dev.mo
Salvatore Misciagna
(Il Popolano n° 12 del 20 giugno 1889)
COSE NOSTRE
Abbiamo avuto in questi giorni a deplorare altri tre omicidi; il primo in persona di tal Bruno Giuseppe, ucciso dallo stesso nipote Jannino Francesco; il secondo, in persona di un certo Russo Giovanni, avvenuto in rissa ed accompagnato da altri ferimenti, anche gravi; l’altro in persona di Fusaro Angelo, massaro, ucciso con un colpo di fucile, mentre mangiava, di sera, pacificamente sulla porta della sua pagliaia – L’uccisore di costui è finora ignoto; però dietro le indagini dell’ottimo Delegato di P.S. e del bravo Maresciallo dei R. Carabinieri, furono arrestati, per sospetto, due individui, coi quali passava una vecchia ruggine – I rei dei due primi omicidi si costituirono alla giustizia; il Iannini, a mezzo del Cav. Compagna, e il secondo, Risafi Giuseppe, a mezzo del bravo Segretario di questa Società Operaia, sig. Bruno Domenico, al quale esprimiamo il più vivo compiacimento per la sua cooperazione a pro della sicurezza del paese.
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Apprendiamo con dispiacere il trasloco del distinto R. Ispettore scolastico del nostro Circondario, sig. E.G. Pirrongelli. Alle preclari doti che adornano la sua mente ed il suo cuore, egli accoppiava il più vivo interesse nel disimpegno del suo ufficio; e se esigeva che anche i maestri facessero il loro dovere, potevan questi star però sicuri di trovar in lui, più che il superiore austero, il padre, il fratello, l’amico, che li avrebbe difesi contro ogni ingiusto attacco.
In breve tempo si aveva perciò meritata la stima e l’affetto di tutt’i Maestri del Circondario, i quali, siam certi, fan voti perché, se tanta perdita non può essere risparmiata, possa il successore rassomigliare all’ottimo sig. Pirrongelli.
Si abbia intanto l’egregio Funzionario il nostro affettuoso commiato, mentre gli auguriamo sempre prospero l’avvenire.
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Nell’ora che andiamo in macchina, apprendiamo da un testimone oculare la notizia della disgrazia di Cosenza. Mentre i soldati chiamati sotto le armi per 15 giorni stavano per pigliarsi la paga in un salone del convento di S. francesco, sfondò il pavimento trascinandosi appresso tutti coloro che vi erano. Dalle prime notizie assunte si vuole che vi siano cinque morti e venti feriti
(Il Popolano n° 18 del 22 settembre 1889)