Correva l'anno 1882

IMPORTANTE
In questa pagina, sono riportati i primi numeri de Il Popolano; il quindicinale di Francesco Dragosei, che racconta avvenimenti importanti della nostra Corigliano, dalla fine del 1882 fino al 1932. È un invito alle scuole, almeno a quelle di Corigliano, per fare leggere ai propri studenti ciò che succedeva, oltre un secolo fa, nella nostra Città. E, perché no, promuovere qualche progetto per recuperare tutti gli altri numeri di questo storico quindicinale.

AVVISO AI LETTORI

Sono interessato a scambiare (uno a uno) i miei numeri de Il Popolano, che non sono pubblicati su queste pagine web, con altri collezionisti di questo glorioso giornale di Francesco Dragosei (basta contattarmi: giovanniscorzafave@libero.it) 
(la mia collezione va oltre l'80%, di cui molti originali)

Il Popolano n. 1 del 15 dicembre 1882

Corigliano Calabro 15 Dicembre 1882                                               Num. 1.

 

 

IL POPOLANO

 

GIORNALETTO QUINDICINALE

 

Programma

 

Era da più tempo sentito il bisogno di avere anche nel nostro paese un organo di pubblicità, che nelle occorrenze facesse giungere alle Autorità costituite i reclami dei poveri cittadini, massime contro gli abusi delle Amministrazioni locali; ma questo bisogno non era stato finora soddisfatto. Avemmo per qualche tempo  L’Operaio Elettore; ma, uscito alla luce collo scopo precipuo di coadiuvare gli Elettori nel difficile computo della scelta dei propri Rappresentanti, terminò le sue pubblicazioni non appena le elezioni politiche furon un fatto compiuto. Sorse quindi in alcuni giovani operai il pensiero di dar essi vita ad un giornale di piccolo formato, che ora si presenta al pubblico col modesto titolo di POPOLANO; titolo che in sé racchiude tutto il suo programma.

Il Popolano infatti senza alcuna alterigia e senza pompa di erudizione, discuterà alla buona i bisogni di questa cittadinanza, e ne propugnerà i diritti. Occupandosi precipuamente delle cose locali, spingerà, occorrendo, il suo sguardo anche in quelle del Circondario e della Provincia. Di politica generale se ne occuperà per quanto basta a tenere informati i lettori delle quistioni che si agitano nel Parlamento e fuori. Darà da ultimo anche posto a qualche lavoro letterario, per quanto li comporta il formato del giornale.

Eccovi pertanto senza molte parole il nostro programma. Confidiamo che Il POPOLANO trovi benigna accoglienza presso il pubblico, al quale si raccomanda per vivere una lunga vita. L’abbonamento annuo non costa che due lire soltanto, pagabili in due rate, cioè, metà dopo il 2° e metà dopo il 12° numero. Agli abbonati si accorda il diritto d’inserire gratuitamente nel giornale degli articoli, purchè consentanei all’indole dello stesso.

Il POPOLANO per ora si pubblicherà due volte al mese.

Si considera come abbonato chi non respinge il primo numero.

La DIREZIONE

 

L'Accattonaggio

 

Non pochi e robusti e grandi ingegni hanno anatomizzato dalle fibre sociali le piaghe della mendicità, da cui sono invasi un buon numero di cittadini.

Anche noi, non mai con l'orgoglio di volerci annoverare nella serie dei grandi scrittori, che illustrarono i popoli con le loro opere colossali intorno a sì vasto argomento, anche noi , ripeto, abusando della gentilezza dei nostri lettori, vorremmo combattere almeno il più che ci renderà possibile, il male che questa cancrena ci produce.

Quanta compassione non c'ispira la vista di un povero vecchio mendico?

Egli è quell'infelice, che, lacero, pezzente, vagabondo và chiedendo un tozzo di pane per sfamarsi; Egli è quel misero che non ha famiglia, non ha tetto, non ha amici; Egli ha bisogno di tutto e scorre di casa in casa, di podere in podere, accattando per amor di Dio.

La pietosa giovinetta, osservandolo ridotto a tanta miseria, impietosendosi a quella vista, gli porge la sua piccola merenda che la mamma le aveva dato per la scuola. L'operaio, sebbene anche lui afflitto, non può negargli una parte del guadagno del suo lavoro; ed il padre di famiglia ordina al suo figliuolo di porgere allo sventurato mendico una moneta , affinché si abitui, per l'età matura, a soccorrere l'indigente.

Ed oh! come godono dell'opera loro, quella giovinetta, quell'operaio, quel padre di famiglia!

È veramente opera meritoria e sublime il soccorrere i veri mendicanti, il dare aiuto a coloro i quali affranti dal peso degli anni, dallo stato di miseria in cui hanno vissuto, dalla mancanza del lavoro e dalla infermità, implorando il soccorso, e ne hanno ragione giacché ad altro mezzo più onesto non possono rivolgersi, se nonché all'altrui compassione.

Ma di soccorso e di compassione non sono meritevoli coloro, che volontariamente si danno alla mendicità, senza altro scopo che quello di crescersi nell'ozio e nella pigrizia, di buttarsi anima e corpo nel giuoco, e di abbandonarsi alle più vili crapule, senza arrossire, e senza darsi alcun pensiero de' doveri di un onesto cittadino.

Oh! di quanti falsi mendichi, di quanti oziosi vagabondi non sono oppresse le nazioni, e specialmente la nostra Italia!

Ma quali cause possono indurre molti cittadini ad abbandonare l'onesto lavoro per darsi al vagabondaggio ed alla umiliante vita dell'accattone?

La causa principale che induce questi sciagurati a darsi all'accattonaggio è, secondo noi, l'avversione al lavoro.

Coloro che non vogliono e non sanno adattarsi al lavoro, debbono necessariamente cadere nella classe dei mendichi.

Quindi, noi riteniamo che il mendico volontario è un furbo, un miserabile ignorante. Egli è l'assassino di se stesso; egli è un infame, che affoga nei vizii quel poco di educazione che gli fu trasmessa nei primi suoi anni.

L'accattonaggio corrompe l'anima ed il cuore di coloro che vi si abbandonano.

Il mendico volontario è infatti l'uomo nel cui cuore si annidano la sfacciataggine e il disonore, l'uomo che si rende di peso alla società, l'uomo infine che ad ogni istante può farsi reo di furto, reo di qualunque cattiva azione, senza nemmeno arrossirne!

Oh! se ogni persona , prima di dare il suo obolo, scrutasse bene negli occhi di colui che gli stende la mano! Come rimetterebbe nuovamente in saccoccia quel soldo, che, con false parole gli si voleva scroccare; e quanti vagabondi di meno si vedrebbero gironzolare per le strade!!

Il vero mendico, o cieco, o storpio, o sordo-muto, o decrepito, si adatta volentieri a qualsiasi specie di lavoro; e, sebbene in piccolissime proporzioni, aiuta la società, non così il falso mendico. Egli o si rifiuta di lavorare o cerca il lavoro più materiale e leggiero.

Oggi, le più grandi città, presentano il triste spettacolo di una classe d'infelici, che gemono nei loro tugurii, senza che nessuno gli gitti un tozzo di pane per satollarsi. E questa moltitudine di derelitti, perché poveri davvero, si vergognano di andare pitoccando, e geme tuttodì nella miseria, e, benché cenciosa, vive meschinamente, ma vive di onesto lavoro.

Sappiamo pur troppo che non tutti sono nati col santo proponimento di vivere col sudore della propria fronte; fa d'uopo guidarveli. È necessario, insinuare a poco a poco nei loro cuori, il santo amore per il lavoro e così sperare di poter un giorno vedere la società sollevata dalla miserie e le strade spazzate dal falso accattonaggio.

Vi sono, è vero, delle leggi che a ciò anche provvedono, comminando delle pene contro coloro che privi di mezzi e validi di corpo, non si danno a stabile lavoro; ma non sempre, né in ogni paese le leggi fanno una stretta e rigorosa osservanza. Onde non possiamo che invocare una maggior sorveglianza dalle Autorità, cui compete.

Riepilogando ciò che abbiamo detto, ripetiamo che per essere veramente bisognoso si deve essere assolutamente impotente al lavoro, o per infermità o per vecchiezza.

Che, fino a quando, in ogni Comune, od almeno in ogni Capoluogo di Circondario, non si vedranno stabiliti degli Ospizi per i bambini orfani, e degli Asili per vecchi e per gl'inabili al lavoro, è necessario che la carità pubblica e privata venga in loro soccorso, che con severità dobbiamo, invece, comportarci verso coloro che si danno a chiedere l'elemosina per professione, affinché possano essi ravvedersi, e procurarsi un onesto sostentamento col proprio lavoro.

F.D.

 

NOTIZIE DIVERSE

L’on. Costa interroga il Ministro Zanardelli se sono in sua conoscenza i maltrattamenti che si fanno ai detenuti nelle carceri di Girgenti.

Il Ministro Zanardelli risponde non saperne nulla. Il Ministro Depretis invece dice essere a conoscenza dei fatti e di aver telegrafato al Prefetto di Girgenti per pigliare sul riguardo le più minute ed esatte informazioni per poi punire i colpevoli.

L’On. Costa si dichiara soddisfatto.

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Si sono votati ed approvati i seguenti progetti di legge.

Proroga dell’esercizio provvisorio delle ferrovie Romane ed Alta Italia.

Concorsi speciali ai posti di sottotenenti di artiglieria

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Il Ministro Depretis, in seguito alla proposta dell’on. Pierantoni, presenta un progetto di legge col quale s’intende annullata la elezione di quei Deputati che, o si rifiutano di giurare o non hanno prestato ancora giuramento dopo due mesi dalle elezioni.

L’On. Pierantoni ritira la sua proposta.

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La commissione del bilancio ha accettato un aumento di 19 milioni nelle spese ordinarie e di 29 milioni d’aumento di entrata. Come si vede, coi dieci milioni di avanzo il Ministero delle Finanze provvede ai due milioni di spese apportata dai nuovi organici, alle spese imprevedute ed a quelle causate dall’inondazione.

 

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Sappiamo che il Deputato operaio on. Maffi fu molto spiritoso nel suo lungo e misurato discorso circa la stampa della Gazzetta Ufficiale e del Calendario generale. Non ebbe nessuna risposta dal Ministro delle Finanze, assente; ma fu assicurato d’averla in una delle prossime sedute.

 

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L’on. Senatore Pantaleone ha annunziato un’interrogazione all’on. Presidente del Consiglio, intorno ai provvedimenti per l’emigrazione. Noi facciamo plauso a questo annunzio, sperando che l’interrogazione, opportunamente considerata, sia seguita d’un progetto di legge, d’iniziativa del Ministero, che regoli, almeno, l’emigrazione stessa, disonore della Nazione, cancro delle famiglie e fonte di disagi ed umiliazioni per tanti nostri poveri confratelli italiani

 

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Il Municipio di Genova ha accolta la domanda dei figli di Paolo Giacometti, che chiedono essere collocati in un istituto di educazione a spese del comune.

Con questo atto generoso, i componenti dell’amministrazione comunale di Genova, hanno reso un nobile attestato di riconoscenza alla memoria dell’illustre italiano, che seppe fare del teatro nazionale una scuola popolare di educazione.

 

PARTE LETTERARIA

 

Pregiatissimo Direttore

Accetto l’invito che Ella mi fa di collaborare nel suo giornaletto Il Popolano. Sarò fortunato di aggiungere anche la mia pietruzza al grande edificio del risorgimento della classe oppressa. Voglia per ora inserirvi questo mio povero sonettuccio, con cui saluto, per la prima volta, i popolani, Lei, i signori collaboratori, ed a rivederla nel prossimo numero.

Di Lei Devotissimo

T.

 

AI POPOLANI

 

Svegliatevi, una volta, o popolani,

E lo sguardo volgete agli oppressori

In voi fate rivivere gli ardori,

Che scaldarono ai padri un dì le mani.

 

Più render non vi fate sordi e nani

In braccia a freddi e disonesti amori!

Flagellate i potenti, ai vostri cuori

Di libertà i ricordi non sien vani.

 

 

Non pensare per te, pensa pe’ figli

Almeno, o plebe minacciata e afflitta,

Novo campo prepara a’ freschi gigli.

 

La parola d’un libero pensiero

Animi i petti de la terra invitta,

E al povero ed al ricco parli il vero

 

 

SOGNO

 

Questa notte nel sogno l’ho veduta

Come vermiglia rosa del mattino,

Gaia, ridente, presso me venuta,

T’amo, mi disse, d’un amor divino.

 

Quasi in celeste illusion rapito

Quella donna sublime io contemplava,

Né d’un passo avanzare dal mio sito

Né lieve accento profferire osava.

 

Era la donna della mente mia

La donna del mio cor, della mia vita,

Fra l’angelo che in seno mi nudrìa

L’ardente fiamma che non fla sopita.

 

Ella, inebbriata mi guardava in viso,

Con quello sguardo che discende in core,

Finché partissi con soave riso

Rispargendomi in sen luce ed amore.

 

Luigi Ferrari (fu Vincenzo)

 

VARIETÀ

 

PESCI CANTANTI D’AMERICA

Un giornale americano portava il racconto che fa di un suo viaggio un cittadino del nuovo mondo. Vogliamo raccontarlo ai nostri cortesi lettori, senza renderci garanti della verità, essendo un americano.

Nel corso del viaggio più volte fummo obbligati di ancorare alla costa, ed ogni sera godemmo, dal crepuscolo alla mezzanotte, di una dolcissima musica quasi d’arpa eolia. Invano cercai d’indagare di dove provenissero codesti suoni, che pareano venire da lontano, e quasi dalle profondità inaccessibili del mare. Una notte, mentre immerso in tale esame m’occupavo a pescare, in men d’un ora presi una gran quantità di pesci bianchi, che posi vicino a me sul cassero in un secchione riempito d’acqua, poscia m’addormentai. Ma ben presto fui svegliato dai più dolci suoni che avessi mai udito, ma questa volta in mia vicinanza. Allora mi alzai, e rimasi attonito nel riconoscere che codesti suoni enigmatici provenivano da quei pesci. Fatta un’attenta ed accurata ispezione nella loro bocca, osservai con meraviglia che quei pesci avevano nel labbro inferiore una escrescenza divisa da molli fibre filiformi, sulle quali nell’aspirare la pressione del labbro superiore produceva una singolare vibrazione.

Se questo fosse vero, sarebbe una bella e nuova scoperta per la scienza. Ma è roba d’America e c’è poco da fidarsene!

FERROVIA IN AMERICA

I giornali di New York descrivono una ferrovia unica al mondo e che forma una delle curiosità più caratteristica della California.

Questa ferrovia che si trova nella contea di Sonora, comincia in una profonda vallata vicino al mare e poi passa fischiando e correndo a tutto vapore sulla sommità di grossi alberi, le cui radici da secoli si sono straordinariamente sprofondate nel suolo, mentre all’occhio dell’atterrito viaggiatore si svolge uno dei più selvaggi e pittoreschi panorami.

Su questi alberi, precisamente come se fossero degli enormi piloni di un viadotto, poggiano le lunghe traverse di ferro sulle quali corrono continuamente i più pesanti vagoni.

I giornali di America aggiungono che questa linea è forse la più solida di tutto le altre della California.

Oh! L’America!...

PICCOLO DIALOGO FILOSOFICO fra due amici.

Del resto, mio caro, ricordati che l’uomo è un animale.

Questo è quello che mi dice mia moglie tutte le sere.

UN’INSEGNA

Un dentista mise al balcone di una camera dell’Albergo, dove aveva preso stanza, il seguente avviso :

ESTRAZIONI DI DENTI

Senza dolore …………………………… Lire 3,00

Con dolore ………………………………. Lire 1,50

 

COSE NOSTRE

 

Con piacere abbiamo appreso che con decreto reale degli ultimi giorni del mese di Novembre, il Sig. Luigi Lettieri, veniva nominato Sindaco Titolare del nostro Comune.

La scelta sembra non essere sbagliata, giacché il Sig. Lettieri alla colta intelligenza, di cui è dotato, accoppia i modi più garbati e gentili che contraddistinguono un gentiluomo.

I Coriglianesi sperano che il nuovo Sindaco, da uomo integerrimo ed amico del popolo qual'è, ne volesse anche sostenere le ragioni.

Anche il Popolano, da parte sua, invia al Sig. Lettieri, le più sentite congratulazioni, riservandosi giudicarlo dai fatti.

***

CONSIGLIO COMUNALE

Nella seduta straordinaria del 6 Dicembre, il nostro Consiglio Comunale, si occupò del disbrigo dei seguenti affari :

  • Aumento del 6% sulla somma totale, in lire 38,000, della perizia d'appalto pel nuovo camposanto.
  • Accurata sorveglianza della zona arginale dei fiumi del territorio.
  • Istanza alla Direzione Generale dei Telegrafi per un Impiegato aiutante nel nostro ufficio.
  • Invio al Direttore del Collegio Garopoli della domanda e dei titoli del Prof. Vinacci, che chiede occupare il posto di Quinta Classe Ginnasiale nel Collegio istesso

Ed in ultimo deliberò mettersi d'accordo coi comuni di Rossano e S. Giorgio Albanese, per agire di concerto avverso il deliberato che aumenta, in modo insopportabile, la tassa dei centesimi provinciali.

 

***

 

A proposito del nuovo camposanto, sappiamo che questa Amministrazione Comunale non accolse la domanda di un tal di Rossano con la quale chiedeva stipulare il contratto d'appalto pei lavori a trattative private, sobbarcandosi, però, il Municipio alle sole spese di registro, che potevano ascendere a un due mila lire. S'è vero ciò, domandiamo sapere, perché il Municipio ha preferito aumentare del 6% la somma totale della perizia, sborsare dippiù qualche centinaio di lire e ritardare i lavori di due o più mesi?

 

***

 

Da fonte sicura, sappiamo che questa giunta Municipale, in seguito ad un ufficio avuto dal Sig. Sotto-Prefetto, giustamente puniva queste Guardie Municipali con la sospensione di servizio, e ciò perché le stesse tennero chiuse, per un'intera nottata, nell'Ufficio di Polizia Urbana, due donne forestiere.

***

 

Preghiamo i Signori componenti la Giunta Municipale, dare ordine a chi è dovuto, per fare tenere pulito quel luogo dirimpetto il fabbricato del Sig. Terzi, e precisamente allo sbocco della strada Orto del Duca. E' cosa che fa schifo, e tutti i forestieri che transitano per quella strada si fanno un bel concetto della pulitezza in cui è mantenuto il nostro paese!

Speriamo che le nostre preghiere venissero accolte ed appagati, per quanto più è possibile, i nostri desideri.

Raccomandiamo anche al Delegato della Pulizia Urbana la nettezza generale delle vie di questa Città, essendo un pò trascurata.

Apprendiamo con vivo dolore, da un giornale di Torino, la morte del popolare autore della Stella Confidente, e di molte altre armoniche romanze, maggior generale Vincenzo Rabaudi

Gerente responsabile Vincenzo Bellucci – Corigliano Calabro – Tip. Letteraria

Il Popolano n. 2 del 30 dicembre 1882

Anno  I. Corigliano Calabro 30 Dicembre 1882                       Num. 2

 

 

IL POPOLANO

 

GIORNALETTO QUINDICINALE

 

14 Milioni

La nostra Provincia, o meglio, la Deputazione provinciale, vuole proporre al Consiglio un debito di 14 milioni per completare i lavori stradali, nel più breve tempo possibile, ed il Consiglio certamente approverà. Noi diciamo prosit, ma, crediamo che un pò di critica o di esame non fa male a nessuno.

La Deputazione provinciale propone un debito di 14 milioni, estinguibile in 50 anni, con l'interesse del 6 per cento a scalare, e ciò per completare tutte le reti stradali della provincia nel più breve tempo possibile, cioè, in otto o dieci anni, e così dare maggior sviluppo all’industria, al commercio e alla ricchezza della provincia.

Benissimo, tutto ciò stà bene in astratto, vediamo se corrisponde al concreto, se tutto ciò è in relazione con la pratica, e quindi s’è ragionevole.

Per risolvere la quistione bisogna vedere :

1°- Quanto costano i 14 milioni che si vogliono prendere a prestito.

2°- Quali sono le condizioni dell’Ente Provincia.

3°- Qual è la condizione dei contribuenti.

Incominciamo dalla prima.

La Provincia nel prendersi 14 milioni da una Cassa pubblica vi deve corrispondere almeno il 6 per cento, e vogliamo esser generosi che nel 6 per cento vada anche compreso la ricchezza mobile, e tutte le altre spese, ciò che noi non crediamo; quindi la Provincia deve pagare di solo interesse la bagattella di Lre 840 mila all’anno per la durata di 50 anni, più 14 milioni divisi per 50 anni, che sarebbe la restituzione del capitale, e darebbero 280 mila lire all’anno, che uniti alle L. 840 mila, formerebbero un totale di un milione cento venti mila lire all’anno, al quale, moltiplicato per 50 anni, avremo la bella cifra di 56 milioni. Dunque la Provincia per 14 milioni ne paga 56, cioè 42 milioni di più di ciò che si prende.  Ma adagio, ci si dice : avete sbagliato; avete preso un errore ch’è un vero orrore; voi nel vostro conto non avete tenuto presente l’interesse a scalare, ciò che porta una differenza positivissima. Sissignore, si devono sottrarre lire 280 mila all’anno, col rispettivo interesse;  ma è verissimo del pari che la Cassa la quale dà i 14 milioni calcola tutti gli interessi de’ 50 anni sempre a scalare e li unisce alla somma mutuata e ne forma un totale che divide per 50; quindi la Cassa conformandosi per tale calcolo ha chiesto, secondo alcuni, 600 mila lire all’anno, secondo altri, 800 mila, e noi ci teniamo alla minor cifra, che ci sembra la minima, cioè alle 600 mila, la quale, moltiplicata per 50 anni, dà 30 milioni.  Dunque, voltate e rivoltate le cose come volete, si ottiene sempre una cifra che spaventa, vale a dire per 14 milioni si fanno pagare 16 milioni d’interesse ai felicissimi contribuenti della provincia.

Ora non potrebbe farsi una domanda. La Provincia può spendere per strade 14 milioni in 8 o 10 anni? Noi crediamo di no, ed ammesso pure la possibilità, non sarebbe meglio che spendesse, e spendesse bene, solo le 600 mila lire all’anno, che dovrebbe pagare d’interesse, ed in 10 anni avrebbe speso 6 milioni, cioè la metà della somma, che vorrebbe maturare senza gravare d’un centesimo i contribuenti; ciò sarebbe non solo ragionevole, ma anche prudente. Ma via; ragione e prudenza sono vocaboli i quali non si trovano nel dizionario dei nostri bravi Amministratori. Noi intanto passiamo oltre.

Quali sono le condizioni finanziarie dell’Ente Provincia? A tale domanda si arresta qualunque investigazione de’ profani non iniziati ai gran misteri del Consiglio Provinciale. In Cina si sono fabbricate le muraglie per impedire a chiunque l’accesso nel sacro Impero. Quella buon’anima di Ferdinando secondo avea isolato l’ex regno di Napoli per non contaminare i fedeli sudditi della invadente pestifera civiltà, che da ogni parte volea penetrare. La nostra provincia à superato i Cinesi e Ferdinando II, e si è circoscritta un tale isolamento, in tale buio e vuoto, ch’è impossibile conoscere la benché minima cosa. Però due fatti sono passati nella coscienza di tutti : il primo è, che il Consiglio  da cinque o sei anni non ha dato i conti; il secondo è, che da cinque o sei anni, e forse più, i nostri bravi amministratori ogni anno fecero un debito per covrire le spese fatte nel corso dell’anno, il quale debito non è stato mai minore di 7 od 8 cento mila lire. Ora un corpo morale, un’Amministrazione, la quale per dippiù si dice autorità tutoria della provincia, che non dà i conti, che non fa conoscere agli amministratori ove si spende il danaro de’ contribuenti, e fa debiti ogni anno; che razza di amministrazione sia, lo facciamo rispondere ai posteri. Così non turbiamo la quiete de’ felici gaudenti, i quali si godono la posizione che si hanno creata, spendendo come meglio credono, ed aumentando i balzelli a loro talento, tanto che la nostra Provincia forse è la sola che, tra imposte Erariali, provinciali e comunali, paga il 56 per cento. Si domanda : vi è oppur no, una provincia fuori Legge nel regno d’Italia? Si risponde : Si; è questa provincia si chiama Cosenza.

Quali sono, infine, le condizioni de’ contribuenti? Una semplice e breve risposta dice tutto. Chi puole fuggire dalla nostra Provincia, fugge nella lontana America, per domandare a quelle terre, un tozzo di pane che gli è impossibile avere nella terra natale, perché tutto è assorbito dallo Stato, dalla Provincia e da Comune. Ecco le condizioni nelle quali si vuole fare un debito di 14 milioni per pagarlo in 50 anni, sacrificandovi da 16 milioni in sopra.

Né si dica che non si vuole la viabilità, che si grida sempre per puro spirito di opposizione. No, tali insinuazioni sono bugìe e calunnie; quello che non si vuole, è la cattiva amministrazione, è lo sciupo del danaro del povero contribuente. Dateci prima i conti, fateci conoscere ove avete speso tanti milioni, quale sia il vero stato finanziario della Provincia, ed allora vi diciamo : fate le strade, ma fatele con i mezzi possibili di cui potete disporre, e non ispingete una nobile, ricca ed onorata Provincia alla bancarotta. Ecco ciò che si dice agli amministratori, nel mentre che a voi elettori diciamo : ricordate quei tali Signori che vi amministrano, e nella prima occasione date loro non uno, ma due voti per riconfermarli nel glorioso posto che si hanno meritato.

 

NOTIZIE DIVERSE

 

IL TUNNEL SOTTOMARINO PER LA SICILIA.

La Società Veneta ha compiuto il progetto per il tunnel sottomarino allo stretto del Faro, che sarà a giorni inviato al Ministero pe l’approvazione.

La lunghezza precisa del traforo sarebbe di metri 12.546, 17 .

La spesa è calcolata in 71,115,450 lire compreso il tratto della lunghezza di circa dieci chilometri per allacciare la grande galleria alla stazione di Messina. Dalla parte della Calabria si allaccerebbe appena uscita all’aperto colla nuova linea già in costruzione fra Reggio e Bagnara.

Il tronco di riaccordamento essendo periziato in L. 5,265,449, sarebbe il costo della grande galleria di lire 65,753,000. 

 

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Nel 1. Numero del nostro giornaletto, abbiamo fatto conoscere la proposta del Senatore Pantaleoni all’on. Presidente dei Ministri, intorno ai provvedimenti per l’emigrazione.

Riportiamo qui il numero degl’italiani, tra maschi e femmine, vecchi e giovani, che emigrarono nell’anno 1881. Essi sono : trentacinquemilaottocentotrentadue.

 

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A Bologna, presso il Don Chisciotte, si è costituito un comitato promotore per onoranze a Guglielmo Oberdank. Ne è presidente Giosué Carducci, vice-presidente Saffi e Ceneri, segretario Guerrini, cassiere Ghelli

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Il giorno 27 corrente ha avuto luogo, com’era stabilito, il ricevimento del nuovo ambasciatore francese. L’ambasciatore s’intrattenne col Re per circa mezz’ora

 

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Sappiamo che Giers ottenne una dilazione al suo congedo di 12 giorni.

Partirà da palermo il 13 gennaio; si fermerà due giorni a Roma, e indi ripartirà per Vienna e Pietroburgo

 

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Il Papa ha ricevuto in udienza speciale il Cardinale Simon, primate d’Ungheria

 

 

PARTE LETTERARIA

 

AL POPOLO

Sonetto

 

O tu che mai la propria voce udisti,

popol negletto da la casta altera,

ergi baldo la fronte, e sfida i tristi,

che fecer lor ragion quanta non era.

 

Carco di rie catene, assai languisti;

or su di te la sola Legge impera:

giammai, muto forzato, il labbro apristi;

or puol vibrar la voce alta e severa.

 

Sciogli dunque la lingua! e sia l’accento

al cor degli oppressor dardo infocato,

spada che atterra e uccide in un momento.

 

Non più tremante, no! Non più prostrato!

Ti guida a libertà l’amica mano

del protettor tuo vero

Urrà

 

IN MORTE DEL GIOVINE VENTENNE

ANTONIO SANSONE

Sonetto

Lo stame di tua vita or or conquiso

Era stelo d’un boccio in pieni umori

Che la falce fatal volle reciso

Pria che sbocciasse e diffondesse odor!

Le son fila di Dio! Per te il sorriso

Di questa vita tramutava in fiori

L’Eterno, e te nel suo beato Eliso

Infiammò di novelli e pieni ardori.

Le son fila di Dio, dicesti, e in croce

Le scarnite manine avevi al petto

Quando ti venne men anche la voce.

« Vuolsi così Colà » ripeto anch’io,

Depongo un fior sul tuo feretro, o eletto,

Ma non so dir con te: fila di Dio!

Fuscaldo, Ottobre 82

Prof. Pietrangeo Nesi

 

NOTIZIE ARTISTICHE

 

Giovanni Strauss ha fatto qualche tempo addietro il suo testamento. Una gran parte delle sue ricchezze, duecento cinquantamila fiorini, sono destinati per fondare un istituto musicale, che per tutti i secoli porterà il suo nome.

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Il monumento per Vincenzo Bellini, inaugurato il 27 Settembre u.s. in Catania, sua patria, rappresenta il Maestro assiso al Pianoforte; colla sinistra tiene un foglio di carta musicale sul ginocchio, e colla destra tocca i tasti.

Il piedistallo mostra quattro figure; la Norma, la Sonnambula, Arturo nei Puritani ed il Pirata, alle quali è aggiunto il primo verso delle loro cavatine principali come motto.

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Come scrivono da Parigi, Sarah Bernhardt, che cammina sul globo senza riposo, come Asvero, stà nuovamente in trattative, per scritturarsi per tre mesi, partendo dal 22 aprile 1883. L’insaziabile artista per quel trimestre, richiede un milione e settecento mila lire; niente meno! Arriverà ancora a farsi pagare un mensile d’un miliardo, questa tragedia modestissima.

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Carlotta Patti ed Ernesto de Munk, hanno incominciato un ciclo di accademie nelle città principali della Germania. Com’è noto Carlotta è sorella maggiore di Adelina Patti; è esimia artista di canto, ma per un difetto fisico impedita a calcare le scene.

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La giovine violinista, Teresa Tua, ha avuto uno splendido successo a Berlino

 

VARIETÀ

 

I lupini e la febbre – Riproduciamo dalla Gazzetta ufficiale del Regno il seguente articoletto che non ci sembra senza interesse per i nostri contadini ed artigiani poveri, che, colti da febbri, non hanno mezzi sufficienti per provvedersi di chinina.

L’Economia Rurale scrive che un colono, essendo affetto da febbre intermittente a tipo terzenario, non volle prendere il solfato di chinina, ma inghiottì diversi semi di lupini e guarì dalla febbre.

Molti e molti villani delle Calabrie, per risparmiare la spesa della chinina, prendono i semi amari di lupini, principiando da uno sino a tredici, accrescendo la dose sempre di un lupino di più ogni giorno, e guariscono dalla febbre. Prescelgono però il lupino silvestre che dicono più attivo, ed anche perché più piccolo e quasi rotondo come una pillola. Le febbri a tipo terziario guariscono più facilmente.

Queste osservazioni sono certissime, perché verificate molte volte. Diversi però ammettere nel seme di lupino un principio attivo che potrebbe applicarsi alla terapia dietro uno studio più preciso, potendosene estrarre un alcaloide e formarne Sali.

 

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Leggiamo in un giornale francese che il Khan di Balonchistan, il quale, come si sa, è più o meno vassallo della Gran Bretagna, ha simpatia colle invenzioni europee, ed ha fatto costruire nel suo paese alcune linee telegrafiche.

I suoi sudditi, più accorti, sospettando che tali innovazioni potessero conseguire la perdita totale della loro indipendenza, hanno recentemente abbattuti i pali telegrafici. Ma il Khan li ha fatti sostituire, e per suo ordine ai nuovi pali sono state conficcate le teste dei 50 agitatori più arditi del movimento ostile alla civilizzazione dell’Occidente.

 

COSE NOSTRE

 

Nella ricorrenza del Capodanno, Il Popolano manda ai suoi gentili abbonati le più sincere felicitazioni, e si augura poterlo fare per lunghi anni.

 

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Il nostro Consiglio Comunale sembra oramai deciso a volere la sollecita attuazione dell’orario completo di giorno in questo ufficio Telegrafico. Dopo aver precedentemente votata la somma per lo stipendio dell’Aiutante, nella seduta del corrente mese, votava anche le maggiori spese di scrittoio, ridotte da questo Capo Ufficio, sig. Graziani, al paro necessario; riteneva inoltre la proposta già fatta dallo stesso Capo Ufficio per la nomina di suo fratello Luigi ad Aiutante.

Sappiamo però che a tale immegliamento del nostro Ufficio Telegrafico, abbia molto contribuito questo egregio Sig. Barone Compagna, il quale si è anche offerto di concorrere alla metà dello spesato.

                                                                 

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Questa Stazione dei RR. Carabinieri, stante il preso congedo dell’ottimo Maresciallo Sig. Colombo Alessandro, trovasi ora ridotta a 3 soli Carabinieri ed un Vice Brigadiere!! In una Città di 14 mila abitanti, la vita e le sostanze dei cittadini non possono essere sufficientemente tutelate da 
quattro individui, i quali, malgrado tutta la loro buona volontà, non bastano al servizio ordinario di corrispondenza.

Indirizziamo perciò le più vive istanze al nostro Sindaco, acciò voglia far le opportune pratiche presso il Capo della provincia, per stabilirsi nella nostra Città la sede di una Compagnia di soldati, mandandone fraditanto un qualche numero per aiuto a questi Carabinieri.

                                                                    
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Nel giorno 28 andante, la Baronessa Compagna, nata Tricaso, fu a visitare il nostro Collegio Garopoli, accompagnato dal marito Sig. Barone Francesco Compagna, dal cognato Sig. Gennaro Compagna, dal Marchese di Rivadebro e dal Principe di Cerenzia.

Il Direttore del Collegio, Prof. Cadicamo, non risparmiò cura alcuna perché il ricevimento fosse fatto con quel decoro degno dell’Illustra famiglia.

Visitarono le camerate, le sale da studio, le scuole, il guardaroba e gli altri locali dello stabile, e restarono oltremodo compiaciuti dell’ordine e della pulitezza che regna dappertutto.

Per tale occasione fu presentato, in omaggio alla Baronessa, un bellissimo inno che, messo in musica dal prof. Emilio Reinhold, fu cantato da un coro di ben quaranta alunni con una esattezza degna veramente degli applausi riscossi.

Un bravo di cuore al Prof. Cadicamo, che vincendo ogni ostacolo, ha saputo in breve tempo, rendere modello il nostro Collegio; ed un altro bravo, al Prof. Reinhold per le assidue cure che prodiga ai giovanetti nell’insegnamento della musica e del canto.

 

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Nei passati giorni Natalizii, le illustre famiglie Compagna e D’Alife mostrarono sempre più quanto hanno a cuore la sorte degli infelici.

La prima, nel giorno di Natale, distribuì abbondanti sussidi di denaro e la seconda diede, due giorni fa, un lauto pranzo a molte povere orfanelle, nel proprio palazzo.

Oh! Se tutti i ricchi facessero altrettanto!!

 

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Si prega il Sig. Sindaco, ora che i rami dell’Amministrazione sono divisi, richiamare l’attenzione dell’Assessore Delegato su la nettezza delle strade in generale, e della Piazza del popolo in particolare. E’ questo un ramo molto abbandonato, più di tutti gli altri, mentre dovrebbe essere il più sorvegliato, perché fa anche parte della pubblica igiene, e la nostra piazza  è talmente sporca, che, quando piove specialmente, ci bisogna lo stivalone per passarvi. Se l’essere Consigliere ed Assessore è un onore, impone anche dei doveri.

 

AVVISO

 

In questa Città, e propriamente nel negozio dell’Orefice Sig. Francesco Sapia, strada Principe Umberto, trovasi un deposito di armi da fuoco coi rispettivi accessorii.

Chi vuole farne acquisto si diriga dallo stesso Sapia

 

 

Gerente responsabile Vincenzo Bellucci – Corigliano Calabro – Tip. Letteraria