Il Quadrato Compagna
La storia del Quadrato Compagna: da sede di osteria a potenziale turistico ancora inespresso
Imponente costruzione con quattro porte a colonnato, edificato nel 1850 per dare impulso alle due grandi fiere che si tenevano ogni anno a Corigliano, il Quadrato Compagna situato all’ingresso di Schiavonea è il biglietto da visita del borgo marinaro e turistico.
Dirimpetto al Santuario di Maria ad Nives, l’antico Palazzo delle Fiere è uno dei più importanti monumenti che il centro sibarita può vantare. Dai locali ampi e accoglienti, è ricco di spazi verdi al suo interno nonché di muretti funzionali e locali-box adibiti a sede di associazioni socio-culturali, ricreative e di solidarietà sociale. L’opera, interessata da anni da interventi di restauro che ancora non si sono definitivamente conclusi, si configura anche quale precursore del turismo a Corigliano. Circa 130 anni fa, nel 1880, proprio nella struttura, si mossero i primi passi del settore, mediante coraggiose iniziative in ambito ristorativo (e non solo). Prima di allora, infatti, a Schiavonea c’era soltanto una cantina per la vendita al dettaglio di vino di produzione cassanese (le vigne coriglianesi erano state distrutte, anni prima, dalla peronospora, una delle più gravi e diffuse avversità della vite), ma dal 1880 aprì i battenti l’Osteria di Donna Maria in un pianoterra del Quadrato Compagna, lato Porta di Rossano. Gli affari si rivelarono subito esaltanti, specie nei mesi estivi, e donna Maria poté accumulare congrui risparmi, che le consentirono di acquistare alla cosiddetta “Stazione” la “Locanda della Ferrovia”. L’osteria del Quadrato rimase chiusa per alcuni anni e nel 1899 si insediò negli stessi locali Elisa Rizzo, un’intelligente operaia delle “spiritiere” (estrazione dell’alcol), arrivata da Milazzo di Messina assieme al marito, “don” Turi. Nel mese di agosto dello stesso anno il Regio Commissario Prefettizio Paolo Bossolo tagliò il nastro augurale della “Gelateria della Marina” con un vasto assortimento di sorbetti alla frutta e di granite al limone. Una curiosità: il sorbetto al mirtillo, fatto con i frutticini raccolti sulle pendici del Patire, riscosse il consenso entusiasta del Regio Commissario e del professore Francesco Maradea. E l’anno dopo alla gelateria fu annessa “La Pizzeria di Napoli”, con l’attiva presenza di un provetto pizzaiolo di Sorrento. Nel 1902 fu istituito, presso la gelateria, il servizio di noleggio di salvagenti in sughero e di tende triangolari per la spiaggia. Grazie anzitutto alla collaborazione del sottobrigadiere della Finanza Alfredo Siepe e della guardia Vincenzo Rendo, nel 1904 ebbe il suo felice debutto lo stabilimento balneare “La Marinella”, gestito personalmente da donna Lisetta. Nel 1906, la Gelateria divenne il “Caffè della Marina”, sempre gestito da donna Lisetta, che subito fece affari d’oro con le tisane di erbe per la digestione e contro l’insonnia. Don Turi, il marito, che si interessava attivamente della pizzeria, nello stesso anno introdusse la produzione di pagnottelle, poi imbottite con salumi o latticini locali. Molto apprezzato e consumato il vino moscato in botti di rovere che arrivava da Milazzo. Nello stesso anno, e nello spazio prospiciente al “Caffè”, si esibì a cavallo di un grande triciclo di ferro il giovane Alfonso Cimino, proprietario anche dalla prima barca a vela da diporto apparsa sul mare locale. Storie d’altri tempi, sicuramente, ma che testimoniano l’intraprendenza di ieri a fronte dell’odierno potenziale inespresso del Quadrato Compagna, che del turismo, invece, ne fu proprio la fucina.
Fonte : Fabio Pistoia