La Cappella di S.Agostino
Così, nel 1884, su Crono-Istoria di Corigliano Calabro,
Giuseppe Amato scriveva :
La nona chiesa è quella di S. Agostino, di cui ho parlato altrove descrivendo il Castello. Solo aggiungo qui che le pitture del Varna sono scomparse, essendo stata tutta imbiancheggiata ed
adornata con linee di oro di zecchino agli angoli ed intorno intorno al cornicione. Era essa ufficiata da sei sacerdoti, come dice il Pugliese, e da un capo col nome di Rettore; ora è pure
ufficiata benissimo. Si conserva in essa una croce di cristallo di Rocca, tutto un pezzo, cosa preziosissima e rarissima, avendo dentro un pezzo di legno della S. Croce, ed altre
reliquie.
LA CAPPELLA DI SANT’AGOSTINO venne costruita nel 1650 dal Barone Giacomo Saluzzo e continuata dal figlio Agostino, primo duca di Corigliano. Per la cappella fu utilizzata una delle quattro torri del Castello. Sulla posta d’ingresso, che affaccia sul Piazzale delle Armi, inserita in una nicchia, vi è la statua a mezzo busto di marmo bianco di Sant’Agostino. La cappella divenne chiesa pubblica nel 1655 ed ebbe un proprio cappellano, del quale sono rimasti alcuni paramenti sacri. Un corridoio conduce in un’ampia stanza, prima di giungere nella cappella. Il piccolo altare in legno, in stile gotico, fu fatto costruire in memoria di Gerardino Compagna, morto in età precoce per una grave malattia. La cappella ha forma ottagonale, per riprendere meglio adattarsi alla forma circolare della torre. La stessa pianta poligonale la si trova anche nel Santuario della Madonna di Schiavonea, fatto costruire dallo stesso Agostino Saluzzo. Nell’800 il barone Luigi Compagna incaricò il bravo pittore fiorentino Girolamo Varni, di affrescare la cupola della cappella con scene dell’A.T., che rimasero coperte da un manto di pittura rosa fino all’ultimo restauro. L’artista partenopeo Domenico Morelli pretese dal barone Compagna che venisse coperto da pittura l’affresco dell’intera cupola per paura che il visitatore potesse distogliere lo sguardo dalla sua opera. Girolamo Varni affrescò la cupola con scene dell’A.T. Al centro, in corrispondenza dell’altare, è rappresentata la SS. Trinità nella persona del Cristo con le braccia aperte ha sullo sfondo la croce. Angeli, santi, apostoli, grandi personalità dell’ambito ecclesiastico, ma anche uomini illustri vennero rappresentati dall’artista. Tra gli affreschi, in una cornice di angeli e fiori, vi è una grata di cui si serviva la baronessa per seguire le celebrazioni quando la cappella veniva aperta al pubblico durante le grandi festività. L’altare, in marmo bianco e intarsi in nero e arancio, è impreziosito da bei candelieri in ottone, sistemati sulla mensa e sotto i gradini. Sull’altare il famoso trittico è costituito da tre pale ad olio inserite in una ricca cornice in legno dorata, disegnata, in stile gotico, da Emilio Franceschi. Al centro, la Madonna delle Rose, o Salve Regina, è stata realizzata dal Morelli nel 1872 ed è una delle sue opere giovanili. Ai lati della Madonna, altre due pale più piccole raffigurano Sant’Antonio Abate e Sant’Agostino. Nella stanza che precede la cappella sono conservati un piccolo organo a canne e un confessionale, entrambi ottocenteschi. Tra i paramenti sacri, settecenteschi, appartenuti probabilmente al cappellano del Castello, si possono ammirare un piviale